ACCADDE OGGI…TONGA! 21 GENNAIO 1643

Il navigatore, esploratore e cartografo olandese Abel TASMAN, famoso per aver scoperto la Nuova Zelanda e dato il nome alla Tasmania, approda a TONGA. 🇹🇴

Il paese è costituito da un arcipelago di 169 (!) isole sparse nell’Oceano Pacifico meridionale ma solo 36 di queste sono abitate da una popolazione totale di circa 100 mila abitanti.

Questo piccolo Regno, il cui nome deriva dalla parola polinesiana “Sud”, saltò alla ribalta delle cronache lo scorso anno quando il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai eruttò con la potenza equivalente a centinaia di bombe atomiche (la più forte mai registrata con le moderne attrezzature), provocando uno tsunami alto 15 metri.

CURIOSITÀ
Lo Stato di Tonga è detto anche Isole degli Amici, per via del carattere cordiale degli abitanti notato all’arrivo dai primi esploratori.

Cieli sereni
PG




Alba e Tramonto

Pari non sono…
Qual è l’una e quale l’altro?

Le luci dell’alba e del tramonto hanno spesso un colore molto diverso tra di loro. In fondo si tratta di uno stesso fenomeno, quindi, la luce e i colori non dovrebbero diffondersi alla stessa maniera ?

Dato che le leggi fisiche restano invariate in entrambi i casi, a parità di condizioni atmosferiche, dovremmo avere albe identiche ai tramonti, ma questo accade solamente in particolari situazioni – ad esempio – in mare aperto.
Se invece ci troviamo sulla costa, come appare nelle foto, il colore dell’alba (a sinistra) puó essere diverso da quello del tramonto (a destra). Perchè?
All’alba, il sole attraversa quasi tangenzialmente gli strati dell’atmosfera già sottoposti al raffreddamento notturno, mentre al tramonto gli stessi raggi percorrono la stessa traiettoria nell’atmosfera ma attraverso strati d’aria che sono stati riscaldati durante il giorno.
La luce più rossa del tramonto deriva dunque dalla maggiore temperatura dell’aria.

Ma questa non è l’unica causa. Entra in gioco anche la minore o maggiore quantità di polveri in sospensione nell’atmosfera: al mattino queste ultime si possono trovare in parte depositate durante la notte, permettendo alla luce di penetrare meglio nell’atmosfera, mentre alla sera, con le polveri al massimo della sospensione, i raggi solari vengono in parte assorbiti (specialmente nella banda del blu) diffondendo una luce rossastra che diviene poi via via sempre più scura.
Anche l’ umidità dell’aria ha un ruolo fondamentale secondo il seguente schema semplificato di “causa – – > effetto”.

Aria piu’ secca –> Colore piu’ rosso
Aria piu’ umida –> Colore piu’ pallido (bianco-giallo)

Dato che normalmente le perturbazioni (alle nostre latitudini) provengono da Ovest, l’aria secca eventualmente presente in quella direzione (verso ponente = al tramonto) è presagio di bel tempo per le ore successive e ciò spiega il proverbio: “rosso di sera bel tempo si spera”

In mezzo a tutte queste spiegazioni di leggi fisiche di diffusione e rifrazione, entra in gioco anche il nostro occhio, che si adatta diversamente quando la luminosità ambientale è in aumento o in diminuizione (dopo la notte l’occhio è in grado di cogliere molte più sfumature di colori), e il nostro cervello, che interpreta il tutto in modo indipendente, dà percezioni di colore che spesso sono diverse da persona a persona.

Cieli sereni
PG




#PRENDIPOSIZIONE



di Redazione Online

Amleta è un’associazione di promozione sociale il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo.

È stata fondata da 28 attrici distribuite su tutto il territorio nazionale.

Amleta è un collettivo femminista intersezionale che punta i riflettori sulla presenza femminile nel mondo dello spettacolo, sulla rappresentazione della donna nella drammaturgia classica e contemporanea ed è un osservatorio vigile e costante per combattere violenza e molestie nei luoghi di lavoro.

Discriminazioni, stereotipi, sessismo, abusi, gender gap, gender pay gap, gestione dei fondi pubblici: questo è il problema!

Amleta è nata per raccogliere dati e monitorare le differenze di trattamento tra donne e uomini nel mondo dello spettacolo, per chiedere spazi in cui le donne possano esprimere i loro talenti ed esercitare la loro intelligenza.

Amleta è nata tutte le volte che sopra un molestatore o un abusante è stata messa la vernice glitterata dell’artista genio a cui tutto è concesso.

Amleta è nata da tanto tempo e in tanti luoghi.

A questo link il manifesto della associazione, che noi di FUORI invitiamo a sostenere divulgando e soprattuto esercitando quotidianamente, nella vita e nel lavoro, i principi fondanti dell’Organizzazione.





7 GENNAIO
FESTA DEL TRICOLORE

Oggi 7 gennaio si celebra la FESTA DEL TRICOLORE.

È necessario un vessillo nazionale, tra un popolo che risorge a libertà; necessarissimo a noi, nella lotta che stiamo per incominciare;
a noi che quasi stranieri ci guardiamo fra un popolo e l’altro….Un tale vessillo dobbiamo creare….
Il 16 luglio 1789 il rosso ed il turchino, colori della città di Parigi, erano decretati colori nazionali; ad essi univasi il bianco in onore del re, e così componevasi la bandiera di Francia.
Noi al bianco ed al rosso, colori della nostra Bologna, uniamo il verde, in segno della speranza che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione nazionale da noi iniziata, che cancelli que’ confini segnati dalla tirannide forestiera.

(Luigi Zamboni, 16 settembre 1794)

Queste parole spiegano il perché la bandiera italiana, simile a quella francese, è VERDE, BIANCA e ROSSA: nel 1794 due studenti dell’università di Bologna – Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis – furono i primi ad apporre in una coccarda i tre colori bianco, rosso e verde modificando quella francese: la speranza era quella di restituire l’indipendenza a Bologna.
Il bianco e il rosso ricordavano il colore delle rispettive città di provenienza (Bologna e Castell’Alfero – Asti) mentre il verde era il colore della speranza. Speranza ben presto infranta, perché i due giovani patrioti furono scoperti e giustiziati.

CURIOSITÀ
I colori della bandiera italiana hanno anche un significato religioso legato alle tre virtù teologali fede, speranza e carità. L’accostamento è intuibile: il bianco è la fede, il verde la speranza e il rosso la carità.

Cieli Sereni 🇮🇹
PG




Oggi 7 Gennaio – Natale Ortodosso

Oggi, 7 gennaio, è il giorno di Natale per le Chiese orientali cattoliche e le Chiese ortodosse.

Dietro a questa difformità nella data del Natale non ci sono affatto ragioni scismatiche ma si tratta, semplicemente, dell’uso di un diverso calendario.

PERCHÉ IL 7 GENNAIO?
Nel 1582 papa Gregorio XIII fece modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare, chiamato in suo onore giuliano. I giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582 furono cancellati.
Per quella decisione, adesso, il 7 gennaio corrisponde al 25 dicembre per cui l’Epifania corrisponde alla Vigilia del Natale che cade in ritardo di 13 giorni.

Il Natale oggi si festeggia in Medioriente e anche (per la Chiesa cattolica greco-ucraina e per i cristiani ortodossi che ci vivono) in Russia, Bielorussia, Serbia, Croazia, Macedonia e altri Paesi.
In Grecia, ad esempio, il Natale coincide con quello cattolico anche se la maggior parte delle chiese ortodosse utilizzano ancora il calendario giuliano.
In Egitto, poi, vi è una situazione particolare: i cattolici del Cairo e di Alessandria, con le rispettive province, hanno già celebrato la nascita di Gesù il 25 dicembre, mentre quelli che vivono nell’Alto Egitto festeggiano oggi 7 gennaio, insieme agli ortodossi.

CURIOSITÀ
A differenza dalla Chiesa cattolica, nei paesi ortodossi non esiste il presepe come rappresentazione della nascita di Cristo. Addobbare l’albero di Natale è invece una tradizione comune. Le usanze variano, comunque, da Paese a Paese:

🇬🇷 In Grecia, invece di Babbo Natale, i bambini ricevono i regali da San Basilio il 1° di gennaio.

🇧🇬 In Bulgaria viene bruciato un tronco di legno per tutta la notte della vigilia, e le scintille simboleggiano la prosperità dell’anno nuovo e alla fine del pranzo non sparecchiano il tavolo, per lasciare gli avanzi per i cari defunti.

🇷🇺 In Russia, durante la cena della vigilia, si consumano il miele e l’aglio, che simboleggiano la dolcezza e l’amarezza della vita.

UNA DOMANDA !
Il comandante Bitta si è posto questa domanda: perchè tra i due Natali c’è uno scarto di 13 giorni mentre quelli “saltati” nel 1582 furono 10? 🤔

La risposta sta nel fatto che in questi ultimi 400 anni circa (dal 1582 ad oggi), il divario tra i due calendari è ulteriormente aumentato proprio per il difetto del precedente per il quale, pur prevedendo il mese bisestile, la durata dell’anno era calcolata in 365 giorni e 6 ore (365,25), e non con il più preciso valore di 365,2425 dell’anno ‘gregoriano’, più corto di circa 10 minuti (circa 0,0075 giorni).

Questo ‘aggiustamento’ avviene omettendo i bisestili ogni 400 anni (cosa che non prevedeva il c. giuliano).
Il calendario gregoriano guadagna quindi un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che si “omette” l’anno bisestile: così la differenza, che era di 10 giorni nel 1582, è diventata di 11 nel 1800, di 12 nel 1900; di 13 nel 2000 e 2100 e sarà di 14 giorni nel 2200 e così via…

Ecco la sequenza delle differenze:
10 gg nel 1600 (4×400)
10 gg nel 1700
11 gg nel 1800
12 gg nel 1900
13 gg nel 2000 (5×400)
13 gg nel 2100
14 gg nel 2200
15 gg nel 2300
e così via…

Cieli sereni
PG




7 GENNAIO 2023
LA LUNA PIENA DEL LUPO

Oggi 7 Gennaio siamo al PLENILUNIO.
Il plenilunio è la fase della Luna durante la quale l’emisfero lunare che è illuminato dal Sole è interamente visibile dalla Terra. Ciò avviene perchè in quel momento la Luna si trova “in opposizione” rispetto al Sole ed è detta LUNA PIENA .
Quella di gennaio è definita la LUNA DEL LUPO, così chiamata dai nativi americani che in questa stagione sentivano i lupi affamati ululare vicino ai loro villaggi.

LA LEGGENDA
Una leggenda racconta che un giorno la Luna, scesa sulla Terra, mentre si trovava in un bosco, rimase impigliata ad un ramo. Un lupo la liberò e per tutta la notte la Luna e il lupo rimasero insieme raccontandosi mille storie. La Luna si innamorò di quell’animale, ma sapendo che doveva andarsene e presa dall’egoismo, rubò l’ombra al lupo per non dimenticare quell’ incontro. Da allora, il lupo ulula alla Luna perché vuole indietro la sua ombra.

L’ULULATO
A parte la leggenda, l’ululato del lupo è un fenomeno molto curioso. Ogni lupo ha il suo ululato, unico e inimitabile, con cui comunica con gli altri esemplari del branco. Affinché si possa udire il più lontano possibile il lupo alza la testa e da qui è nata la credenza che i lupi ululino alla Luna.
Inoltre l’ululato è una forma di controllo; se, ad esempio, si ritrovano lontani dal resto del branco, i lupi ululano per “rassicurarsi” a vicenda in vista di ricongiungersi. Inoltre si è constatato che la Luna influenza effettivamente l’ululato dei lupi, soprattutto nella sua intensità e frequenza, specialmente quando è piena.

Cieli sereni
PG




FU DAVVERO UNA STELLA COMETA A GUIDARE I RE MAGI?

In questi giorni, nubi permettendo, osservando il cielo notturno verso Sud, é facile riconoscere la costellazione di ORIONE (o del CACCIATORE) la cui forma ricorda quella di una clessidra ⏳.
Al centro sono visibili, ben allineate, tre stelle di uguale luminosità: è la cosiddetta CINTURA DI ORIONE.

Le tre stelle allineate sono MINTAKA, ALNILAM e ALNITAK (le ultime due grandi 30 volte il Sole) e, prolungando verso il basso il loro allineamento, si trova la brillante stella SIRIO.
Nella credenza popolare, queste tre stelle vengono anche chiamate i TRE RE MAGI per il seguente motivo.
Nel giorni prossimi al Natale, infatti, le tre stelle oltre ad indicare Sirio, si allineano, verso Est, sul punto dell’orizzonte dove sorge il Sole.

Probabilmente a quei tempi i Re Magi tennero a riferimento la LEVATA ELIACA di Sirio.
Di cosa si trattò? Fu la prima apparizione di Sirio subito prima del sorgere del Sole, dopo un periodo di tempo durante il quale la stella non era stata visibile in quanto sopra l’orizzonte soltanto nelle ore diurne.

Fu dunque una cometa o Sirio la ”stella maestra” che guidò i tre Re Magi verso Cristo, verso la luce, verso la divinità?
Qualunque sia stata, la levata eliaca della stella segnò l’inizio di una nuova era, quella dei Pesci, ed il segno ( logos ) dei Pesci fu proprio quello di Gesù.

Cieli sereni
PG

Altre letture
👇
http://www.ocean4future.org/savetheocean/archives/38375




4 GENNAIO 2023
SIAMO AL PERIELIO !

Alle 17:19 di oggi 4 gennaio 2023 la Terra sarà alla minima distanza dal Sole, circa 147 milioni di chilometri.
Saremo al PERIELIO!
La parola PERIELIO deriva dal greco “περί” perì = vicino e “Hλιος” helios = sole.

AFELIO-PERIELIO
Data l’orbita ellittica descritta dalla Terra intorno al Sole, quest’ultima può trovarsi ad una massima e ad una minima distanza dal Sole (in Afelio e Perielio, rispettivamente) e la congiungente di questi due punti si chiama Linea degli Absidi.

I SOLSTIZI
La Terra mantiene il proprio asse inclinato (23°27′) rispetto al piano dell’orbita che percorre intorno al Sole. Essendo l’asse sempre puntato in una direzione, nel corso dell’anno capita un preciso momento in cui il Polo e l’emisfero Nord sono più “protesi” verso il Sole e in un altro momento (dopo 6 mesi) è la volta del PoloSud e del relativo emisfero ad essere più diretti verso il sole.
Il modo differente con cui la Terra si rivolge alla nostra stella nei diversi mesi dell’anno, dà origine proprio all’ alternanza delle stagioni.
La linea che unisce questi due istanti si chiama Linea dei Solstizi.

CURIOSITÀ
La linea degli absidi e quella dei solstizi NON COINCIDONO (sono scostate di circa 15°).
Il perielio arriva circa 2 settimane dopo il solstizio d’inverno (tra il 3 e il 5 gennaio), e l’afelio altrettanto tempo dopo il solstizio d’estate (tra il 3 e il 7 luglio).
Tra circa 5000 anni la linea degli absidi si sarà ancora più discostata dalla linea dei solstizi e coinciderà con la Linea degli Equinozi: saremo in Perielio intorno al 21 marzo e in Afelio verso il 21 settembre.

Cieli Sereni
PG




I villaggi di Asterix, quello vero.

Breden, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

58-52 a.C.: Giulio Cesare conquista la Gallia. Tutta? (cit.) Si, proprio tutta, con buona pace dei galli e galletti di cartone Goscinny, Uderzo, Asterix e Obelix. I limiti orientali della Gallia, e quindi del dominio di Roma, vengono fissati sul Reno. Reno che comunque viene occasionalmente passato almeno un paio di volte dalle legioni romane (grazie ad incredibili ponti allestiti in pochi giorni, descritti accuratamente dallo stesso Cesare) solo – per “convincere” i Germani, diciamo con modi un tantinello spicci – di rimanere più tranquilli nei loro villaggetti al di là del fiume, evitando di commettere scorribande in Gallia. Ecco, appunto, villaggetti. Al di là del Reno non c’erano infatti delle città, ma degli insediamenti abitativi molto più rarefatti: come Giulio Cesare aveva già notato, e come spiega ancor meglio Tacito (98 d.c.) nel suo “De origine et situ Germanorum”:

È notorio che le popolazioni germaniche non hanno vere e proprie città e che non amano neppure case fra loro contigue. Vivono in dimore isolate e sparse, a seconda che li attragga una fonte, un campo, un bosco. Non costruiscono, come noi, villaggi con edifici vicini e addossati gli uni agli altri: ciascuno lascia uno spazio intorno alla propria casa o per precauzione contro possibili incendi o per imperizia nella costruzione.
Non impiegano pietre tagliate o mattoni: per ogni cosa si servono di legname grezzo, incuranti di assicurare un aspetto accogliente.

Ehrsen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Testimoniando così l’esistenza di edifici simili a quella che sarebbe poi diventata la fachwerkhaus, la casa caratteristica dei popoli germanici. Per rendere l’idea, nell’odierna Geimar-Fritzlar, in Turingia, esiste una ricostruzione di un insediamento abitativo tipico della tribù dei Catti, allora posizionati tra il Reno e il Meno al tempo di Augusto.

(fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c3/Geismar_Mittelalterdorf.jpg)

Come sappiamo, i programmi di Cesare che, secondo Plutarco, dopo queste escursioni dimostrative aveva in mente di rimettere le cose definitivamente a posto nella “Germania Magna” (quella oltre il Reno), furono bruscamente interrotti da Bruto e Cassio nelle ben note Idi di Marzo del 44 a.C.

A sua volta Augusto, dopo qualche anno e una volta “chiarita” nel Mediterraneo la situazione con Marco Antonio e Cleopatra, riprese il programma di Cesare nel nord Europa, spostando il confine orientale dell’Impero dal Reno all’Elba e provando ad imporre il “lifestyle” romano anche alle tribù barbariche dislocate tra questi due grandi fiumi. Fu decisamente un fallimento: il governatore Varo, avido ed ottuso, proveniente dalla Siria e abituato alle corruzioni e alle mollezze dei regni mediorentali, non capì nulla dello spirito libero, selvaggio ed indomito dei Germani che nel 9 d.c. si unirono sotto la guida di Arminio (Hermann der Cherusker) per ribellarsi a Roma, annientando tre legioni in quella che sarebbe diventata la “Clades Variana”, la disfatta di Teutoburgo. La peggiore sconfitta subita da Roma dai tempi di Annibale.

Si è giustamente detto che queste circostanze (la congiura contro Cesare, la ribellione – o il vile tradimento, a seconda del punto di vista – di Arminio) abbiano radicalmente cambiato il corso della Storia, sottolineando che se Roma ha perso la Germania, allo stesso modo la Germania perse Roma, con tutte le conseguenze del caso: tralasciando gli aspetti politici, filosofici, religiosi, culturali e linguistici che ne sarebbero conseguiti, tra Reno ed Elba non furono più costruiti edifici pubblici, terme, ponti, strade, acquedotti, fortificazioni, accampamenti, mura, città. Quindi, niente “Insulae”, nessuna “Domus”. Le abitudini dei Germani sarebbero infatti rimaste sostanzialmente quelle descritte da Cesare e Tacito ancora per diversi secoli se non millenni; ancora oggi possiamo facilmente rintracciare il DNA delle abitazioni di duemila anni fa nell’ odierna “casa a graticcio”, la fachwerkhaus.

Gutersloh, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Ehrsen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Fachwerk, in tedesco, è il termine che si usa per definire questa artigianale e plurisecolare metodologia costruttiva in cui l’edificio è sorretto da una struttura lignea portante, fatta di montanti, travi e puntelli, sapientemente assemblati tra loro. Lo scheletro a vista – che si direbbe oggi “eco-friendly” – grazie all’elasticità propria del legno riesce a resistere anche a grandi sollecitazioni di neve e vento. Le tamponature tra le travi e i pannelli (Gefach), sono di norma riempite con un graticcio o una cannicciata di rami sottili rivestita di argilla su entrambi i lati, oppure – meno frequentemente – con un impasto di ciottoli e/o laterizi.

Presso Hollenstein (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

La struttura così evidente, non diversamente da quella propria della tradizione giapponese alla quale per certi versi un poco assomiglia, assume anche una forte valenza decorativa, smentendo così l’ingeneroso giudizio estetico di Tacito (nota a sua discolpa: era abituato a ben altro stile, quello imperale di bronzi e marmi; si pensi che allora il Colosseo era nuovo di zecca…)

Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Questo principio costruttivo, di uso corrente fino all’Ottocento, è stato declinato in molte variazioni e trasformazioni influenzate dalle caratteristiche storiche e geografiche delle diverse regioni tedesche (e anche francesi: già Cesare aveva scritto che le case dei Galli, dei Britanni e dei Germani si assomigliavano: la continua osmosi culturale tra le due rive del Reno ha fatto il resto),

Gutersloh, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Le case a graticcio in Germania si trovano ancora in una stupefacente varietà di forme, intrecci e decorazioni, a volte figurative, altre puramente ornamentali, tutte diverse tra loro a causa delle caratteristiche spiccatamente artigianali; anche a cercarle col lanternino, non si trovano infatti due case Fachwerk uguali tra loro.

Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland

Il periodo di massimo splendore dell’edificio a graticcio è senz’altro quello tra il XVI e l’inizio del XVII secolo. Esiste addirittura una strada delle case a graticcio (“Fachwerkstraße”) che attraversa per 2.800 km tutta la Germania, dal nord al sud, collegando quasi 100 città tedesche, attraversando ben 6 Lander: Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt, Turingia, Assia, Baden-Württemberg, Baviera. Ma, e questo per noi è davvero tanto sorprendente quanto incomprensibile, escludendo proprio la Renania settentrionale-Vestfalia, cioè proprio quella regione appena al di là del Reno, e cioè quella più direttamente interessata dalle vicende descritte da Cesare e Tacito.

Nel cuore della Nordrhein-Westfalen (questo il nome attuale del Land, in tedesco) e segnatamente nella provincia della Lippe, sono invece conservati un gran numero di edifici a graticcio, nei piccoli centri storici o dispersi tra boschi e campi: ne abbiamo quindi fotografati alcuni che si trovano fuori delle grandi rotte turistiche, nelle località di Ehrsen, Breden, Bad Salzuflen, Schotmar, Gutersloh, Bergkirchen, Hollenstein, Schwalenberg, Herford. Edifici che, non a caso, si trovano disseminati nella Selva di Teutoburgo, sì, proprio la foresta teatro della battaglia tra Germani e Romani del 9.d.C.

Al centro della quale, sulla sommità di una collina, svetta un ciclopico monumento dedicato ad Arminio, l’Asterix teutone capo della resistenza militare – e culturale – contro i Romani: in ultima analisi, è anche merito suo se le case a graticcio si sono continuate a costruire e sono arrivate fino a noi secondo la tradizione locale, quella raccontataci da Giulio Cesare e Publio Cornelio Tacito.

Monumento ad Arminio presso Detmold (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland © Tourismus NRW e.V.\/Teutoburger Wald Tourismus



ACCADDE OGGI: 2 Gennaio 1839

Il 2 gennaio 1839 Louis Jacques Mandé Daguerre, un chimico e fisico francese, realizza la prima fotografia della luna. Quel giorno diviene una data storica per il mondo dell’astronomia.

L’immagine del satellite terrestre realizzata da Daguerre fu in realtà
ottenuta utilizzando una lastra di rame su cui venne applicato uno strato di argento poi sensibilizzato alla luce tramite vapori di iodio. La lastra venne esposta per circa dieci minuti, ma lo sviluppo vero e proprio avvenne tramite vapori di mercurio a 60° C. Il fissaggio conclusivo fu ottenuto con una soluzione di iodio e argento.
Questa tecnica, allora inedita, di fissaggio dell’immagine, prese proprio il nome dal suo inventore, ovvero la DAGHERROTIPIA.

Cieli sereni
PG