5° giorno di navigazione in acque filippine per Nave Vespucci
Oggi 22 settembre è il giorno dell’ EQUINOZIO : dal punto di vista astronomico, alle 14.43 (ora italiana), comincerà l’autunno e in quell’istante il Sole si troverà ‘a picco’ sull’Equatore, così come si vede dai simboli e dai colori della figura:
🌞= Sole allo zenit (verticale) sull’Equatore Colore azzurro = Dì Colore blu = Notte Colore grigio = Crepuscolo
L’equinozio è, nel significato letterale della parola, il giorno in cui il dì e la notte hanno la medesima durata di 12 ore. Ma é proprio così?
EQUILUX Nella realtà una notte e un dì lunghi 12 ore ciascuno avvengono in un giorno diverso dall’equinozio: è il giorno dell’ equiluce , che cade qualche giorno dopo l’equinozio di autunno (e qualche giorno prima di quello di primavera) e la data esatta dipende dalla latitudine del luogo. A Roma, per esempio, avremo la stessa durata del dì (dal sorgere al tramonto) e della notte (dal tramonto al sorgere successivo) giovedì prossimo 26 settembre, 4 giorni dopo l’equinozio!
Un’altra particolarità: Le date degli equinozi non sono fisse. L’equinozio di settembre, ad esempio, può variare tra il 21 e il 24. Questo cambiamento è dovuto ai moti “irregolari” della Terra che determinano una diversa durata dell’anno solare (365,25 giorni) rispetto a quella dell’ anno calendariale (365 o 366 giorni). Le date più ricorrenti sono il 22 e 23. Per avere un equinozio autunnale nel giorno 21 settembre dovremo attendere il 2092 (e poi nel 2096)! mentre si verificherà il 24 di settembre nel 2303 ! (l’ultima volta è stato nel 1931).
CURIOSITÀ Un altro risultato dell’ equinozio è l’aumento delle probabilità di osservare le aurore boreali, note anche come northern lights. Questo fenomeno si manifesta come brillanti tende di luci che si agitano nel cielo notturno e variano di colore dal verde al rosa. Per spiegarlo in maniera semplice, durante gli equinozi, i poli magnetici della Terra sono situati in modo tale da posizionarsi quasi perpendicolarmente al vento solare (la causa delle aurore), rendendo più probabile per la Terra di “catturarlo” e generare lo spettacolo.
Cieli sereni PG
Coda di Cane e coda di Ratto, a bordo
Mercoledì 18 settembre 2024✍️
Nave Vespucci ha lasciato il porto di Manila ed è in navigazione con destinazione Darwin (Australia) 🇵🇭 —–> 🇦🇺
Dopo il BUCO DEL GATTO (13 agosto 2023), la BARBA DI GATTO (8 novembre 2023) e la TESTA DI GATTO (31 gennaio 2024) – in parentesi la data di quando Bitta scripsit – ci siamo ancora una volta imbattuti in altri “animali” di bordo.
CODA DI CANE 🐶 È chiamata così l’impiombatura all’indietro della parte finale di un cavo/cima, per fermarla ed evitare che si sfilacci.
CODA DI RATTO 🐭 Assottigliamento dell’estremità di un cavo formato con un intreccio di filacce che viene fatto affinché non si sfiocchi e per inserirlo più agevolmente nei bozzelli, golfari, ecc.
Cieli sereni PG
Yedo, Jeddo, Yeddo…oggi TOKYO!
Venerdì 30 agosto 2024✍️ – Nave Vespucci ha lasciato il porto di Tokyo e sta navigando verso Manila (Filippine) 🇵🇭
Goodbye Edo!
Yedo, Jeddo, Yeddo…oggi TOKYO!
Edo (江戸, inizialmente ゑど, letteralmente “entrata della baia” o “estuario”), o Yeddo, erano i nomi originari della città di Tokyo. Sono rimasti in uso fino al 1868 quando, a seguito della restaurazione Meiji, (ritorno al potere dell’imperatore dopo secoli di dominio degli shōgun) divenne la residenza dell’imperatore e perciò ribattezzata Tōkyō (東京, letteralmente “capitale orientale”).
Nel disegno a destra il Castello di Edo, esempio di architettura militare costruito nel XV secolo: fu prima quartier generale degli shōgun e poi palazzo imperiale. Nel 1873 il castello fu distrutto da un incendio nelle parti più antiche.
In basso a sinistra la Grande Onda di Katsushika Hokusai, considerata l’opera più rappresentativa dell’arte giapponese. Hokusai nacque nel 1760 proprio a Edo sotto lo shogunato Tokugawa, l’ultimo governo feudale del Giappone.
Cieli sereni PG
Kuroshio e Oyashio
Giovedì 22 agosto 2024✍️ – Il Vespucci è oramai a soli 3 giorni di navigazione da Tokyo
LA KUROSHIO
La nave è entrata nella zona di influenza della Corrente del Kuroshio (黒潮 in giapponese “corrente nera”), la seconda corrente oceanica più grande al mondo, dopo la Corrente Circumpolare Antartica. Nasce nell’Oceano Pacifico occidentale a largo delle coste di Taiwan e si muove in direzione Nord-Est verso il Giappone, dove si unisce alla corrente del Pacifico settentrionale. È il corrispettivo della Corrente del Golfo per l’Oceano Atlantico: trasporta acqua calda tropicale verso le regioni nord-polari. Questa corrente è chiamata “corrente nera” ( Black Stream nella traduzione inglese), per il blu intenso delle sue acque. Le acque calde della Kuroshio rendono possibile la vita alla barriera corallina del Giappone, la più a Nord delle barriere coralline del mondo.
CURIOSITÀ Una corrente fredda ( Oyashio ) proveniente dal Polo Nord si incunea tra il Giappone e le acque calde della Kuroshio che scorre più a largo. Anche questa corrente è analoga a quella fredda, e più nota, del Labrador (contrapposta alla corrente calda del Golfo) che rende New York molto più fredda di Napoli pur trovandosi alla stessa latitudine! A proposito di latitudine: Tokyo, che spesso registra degli inverni assai rigidi, si trova alla stessa latitudine di Lampedusa (35°,5 N) e ambedue …ben più a Sud di Tunisi (36°.8 N) !
Cieli sereni PG
Dal mito di Leandro, a Tarzan
Tra le pieghe, i significati. La Bandiera USA.
.
✍ Nave Vespucci in porto a Los Angeles 🇺🇸
Domenica 7 luglio 2024 – LA BANDIERA USA
Gli onori funebri militari di chiunque abbia servito nelle Forze Armate USA, prevede, su richiesta dei familiari, un determinato rituale. Per prima cosa la salma viene accolta da un drappello d’onore in alta uniforme che spara 21 colpi a salve: questo numero è la somma di 1+7+7+6, le cifre dell’anno dell’indipendenza americana.
La Bandiera viene piegata per 13 volte così come furono 13 le prime colonie indipendentiste. È un rituale antico e formale, che termina con la bandiera piegata triangolarmente che può essere così conservata.
La 1^ piega viene fatta esattamente a metà nel senso della lunghezza e simboleggia la vita.
La 2^ piega simboleggia il credere nella vita eterna ed è la metà della precedente.
La 3^ piega è in onore e ricordo dei veterani che hanno dedicato la loro vita alla difesa del Paese.
La 4^ piega rappresenta la fiducia che i cittadini americani hanno in Dio, è a Lui che si affidano nella morte così come si sono affidati alla Sua guida divina nella vita ed in guerra.
La 5^ piega è un tributo al Paese, e all’eroico abbordaggio e incendio della Philadelphia catturata al largo di Tripoli da parte del comandante Stephen Decatur comandante della Intrepid il 16 febbraio 1804.
La 6^ piega è in onore della terra dove i cuori giacciono. È col cuore che si giura fedeltà alla bandiera degli Stati Uniti d’America.
La 7^ piega è il tributo alle Forze Armate che proteggono il Paese e la Bandiera contro tutti i suoi nemici, dentro o fuori i confini della Repubblica.
L’ 8^ piega ricorda chi sta entrando nella valle dell’ombra dopo la morte, è per dirgli che presto vedrà la luce di Dio.
La 9^ piega è un omaggio alle Donne e alle Madri. È stato attraverso la loro fede, amore, lealtà e devozione che è stato plasmato il carattere delle persone che hanno reso grande il Paese.
La 10^ piega è un tributo al padre, perchè anche lui ha dato i suoi figli e le sue figlie per la difesa del Paese.
L’ 11^ piega rappresenta la parte più bassa del sigillo di Re Davide e Re Solomone e glorifica agli occhi degli ebrei, il Dio di Abramo, Isacco e Jacobbe.
La 12^ piega rappresenta l’emblema della Trinità e glorifica, negli occhi di un cristiano, Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
La 13^ piega, l’ultima, mostra solamente le stelle, ancora più alte di noi, che ricordano quanto piccoli siamo in terra e imprimono nei cuori il motto della nazione, “In God We Trust.” (In Dio confidiamo).
Quando la bandiera è completamente piegata prende l’aspetto di un cappello a tre punte (figura), ricordando i soldati del generale George Washington e i marinai al servizio del capitano John Paul Jones e che sono stati seguiti dai loro commilitoni e compagni di nave nelle forze armate degli Stati Uniti,
Ancora oggi questo semplice gesto ha un significato importante e profondo per tutti i militari USA. In futuro, quando vedremo, anche solo in un film, piegare la “Old Glory“,(è così che viene anche chiamata la bandiera USA), sapremo cosa essa rappresenti per gli americani.
Cieli sereni PG
Il pollo fritto
✍️ Sabato 6 luglio 2024.
Nave Vespucci in porto a Los Angeles
Il 6 luglio si celebra il Fried Chicken Day, giornata internazionale dedicata al pollo fritto, che a dispetto dello stereotipo sulla cucina “stelle e strisce” tutta hamburger e patatine fritte, è la carne più consumata dagli Americani. 🇺🇲
Non tutti sanno che questo simbolo della cucina statunitense, è stato in realtà inventato dagli scozzesi 🏴, noti per friggere diversi alimenti senza condimento, chiamati genericamente fritters. Molti di loro nel Settecento si trasferirono nel Sud America per la tratta degli schiavi e dettero agli afroamericani l’ occasione di rendere questo piatto così famoso e popolare, ma soprattutto saporito.
Il piatto simbolo della schiavitù americana
I polli erano gli unici animali che gli schiavi potevano allevare per cibarsene: per via delle dimensioni contenute degli allevamenti, non andavano ad invadere le proprietà dei padroni. Così, iniziarono a condire la carne con paprika e altre spezie, friggendola poi in olio di palma. Così i piatti erano molto più gustosi di quelli preparati dagli scozzesi, che alla fine assunsero molti degli schiavi come cuochi personali.
Il pollo fritto del Kentucky
In America quando si parla di pollo, si parla soprattutto di pollo fritto, in particolare di quello del Kentucky, reso poi famoso dalla nota catena di fast food che usa una ricetta segreta, più protetta di quella della Coca-Cola, secondo la leggenda custodita in una pergamena scritta a mano negli anni ’40 e conservata in una cassaforte tenuta sotto continua sorveglianza da sensori e telecamere.
Cieli sereni PG
San Diego
✍️ 30 giugno 2024 – Nave Vespucci sta navigando nelle acque prossime a San Diego 🇺🇸
Nel 1542, l’esploratore Juan Rodríguez Cabrillo, sbarcò in quella che oggi è SAN DIEGO, chiamandola “San Miguel”. Risalendo la costa Ovest del Nord America, navigò attraverso il Canale di Santa Barbara e doppiò Punta Conception fino a quando le prime tempeste autunnali non lo costrinsero a ritornare, mancando l’esplorazione del Golden Gate, della baia di San Francisco e quella di Monterey. È ricordato comunque quale primo europeo a navigare lungo le coste di quella che oggi è la California.
CURIOSITÀ Dai resoconti di quella navigazione si può capire che Cabrillo fu anche il primo a sperimentare e descrivere, pur non conoscendola, quella corrente che, oltre al maltempo, gli rese difficile la navigazione verso Nord: si tratta della Corrente della California.
(Continua …)
Cieli sereni PG
Le Grand Bleu
“Happy is the man, I thought, who, before dying, has the good fortune to sail the Aegean sea”
Nikos Kazantzakis, Zorba the Greek
(Tribute to the island of Amorgos, Aegean sea, Greece)
Chora, Amorgos Island (Greece)
Panagia Hozoviotissa Monastery, Amorgos Island, (Greece)
Panagia Hozoviotissa Monastery, Amorgos Island, (Greece)
Panagia Hozoviotissa Monastery, Amorgos Island, (Greece)
Panagia Hozoviotissa Monastery, Amorgos Island, (Greece)
Panagia Hozoviotissa Monastery, Amorgos Island, (Greece)
The breeze comes stippling the sea. Simonides (556 b.C.)
ACCADDE OGGI…TONGA!
4 GIUGNO – Festa nazionale per l’indipendenza di Tonga 🇹🇴
TONGA
Questo piccolo Regno, il cui nome deriva dalla parola polinesiana “Sud”, saltò alla ribalta delle cronache nel 2022 quando il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai eruttò con la potenza equivalente a centinaia di bombe atomiche (la più forte mai registrata con le moderne attrezzature), provocando uno tsunami alto 15 metri.
Nel Gennaio del 1643 vi approdò per la prima volta il navigatore, esploratore e cartografo olandese Abel TASMAN, famoso anche per aver scoperto la Nuova Zelanda e dato il nome alla Tasmania.
Il paese è costituito da un arcipelago di 169 (!) isole sparse nell’Oceano Pacifico meridionale (vedi disegno) ma solo 36 di queste sono abitate da una popolazione totale di circa 100 mila abitanti.
LA BANDIERA DI TONGA 🇹🇴 Il disegno iniziale, che prevedeva solo una croce rossa su fondo bianco, fu ideato dal re Tupou I, nel 1862, per celebrare la cristianità del suo popolo. Un anno dopo, però, Henry Dunant scelse lo stesso vessillo per l’organizzazione internazionale da lui fondata: la Croce Rossa. Per evitare confusione, nel 1864, fu deciso di spostare il precedente disegno nell’angolo in alto a sinistra e riempire il resto dello spazio con uno sfondo rosso.
CURIOSITÀ Lo Stato di Tonga è detto anche Isole degli Amici, per via del carattere cordiale degli abitanti notato all’arrivo dai primi esploratori.
Cieli sereni PG
Il navigatore, esploratore e cartografo olandese Abel TASMAN, famoso per aver scoperto la Nuova Zelanda e dato il nome alla Tasmania, approda a TONGA. 🇹🇴
Il paese è costituito da un arcipelago di 169 (!) isole sparse nell’Oceano Pacifico meridionale ma solo 36 di queste sono abitate da una popolazione totale di circa 100 mila abitanti.
Questo piccolo Regno, il cui nome deriva dalla parola polinesiana “Sud”, saltò alla ribalta delle cronache lo scorso anno quando il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai eruttò con la potenza equivalente a centinaia di bombe atomiche (la più forte mai registrata con le moderne attrezzature), provocando uno tsunami alto 15 metri.
CURIOSITÀ Lo Stato di Tonga è detto anche Isole degli Amici, per via del carattere cordiale degli abitanti notato all’arrivo dai primi esploratori.
Cieli sereni PG
I fuochi di Sant’Elmo
Lunedì 3 giugno 2024 – Nave Vespucci ho lasciato Panama e sta navigando verso il Messico 🇲🇽
I FUOCHI DI SANT’ELMO
I fuochi di Sant’Elmo sono una delle più spettacolari manifestazioni della presenza di elettricità nell’atmosfera. Si tratta di lampi, a volte blu, che durano pochi secondi. Compaiono poco prima dei temporali nei pressi degli alberi maestri delle navi o alla sommità delle antenne. Intorno alle punte, infatti, si crea l’effetto corona: linee di forza che amplificano la maggior carica elettrica atmosferica dovuta all’arrivo della tempesta. In particolare il fenomeno è provocato da una ionizzazione delle molecole di ossigeno (O2) e di azoto atmosferico (N2), che si caricano e, quando tornano nello stato iniziale, emettono un bagliore. L’effetto è visibile quando l’aria è priva di umidità e accumula più facilmente elettricità. Per questo, non appena arriva la pioggia, il bagliore scompare. Sant’Elmo, altro nome di Sant’Erasmo, era il patrono dei marinai del Mediterraneo e anticamente le luci erano considerate segno della sua presenza.
LA LEGGENDA La leggenda narra che il santo morì sul ponte di una nave durante una tempesta. Prima della sua morte promise che dall’altro mondo avrebbe pregato per i marinai e dato segni sul loro destino. Il santo mantenne la parola data: da allora, le luci che salivano sugli alberi della nave durante una tempesta predicevano l’imminente fine del maltempo e servivano di buon augurio ai naviganti. Se invece scendevano dall’albero sul ponte o brillavano su una persona, questo era considerato un avvertimento di imminente disgrazia o addirittura di morte.
(Bitta scripsit II VI MMXXI)
Cieli sereni PG
Il canale di Panama
✍ Martedì 28 maggio 2024 – Nave Vespucci sta navigando in acque panamensi per giungere a Balboa. Vi ritorna dopo 22 anni, quando fece sosta dal 4 all’8 luglio 2002 dopo l’attraversamento del Canale di Panama durante il Giro del Mondo del 2002-03 🇵🇦
IL CANALE DI PANAMA
Il Canale di Panama è una mirabile opera ingegneristica non solo per le sue dimensioni ma anche per le sue soluzioni innovative. Il canale è formato da acqua dolce e non permette che le acque salate, la flora e la fauna dei due oceani si incontrino. Il lago artificiale Gatun, ad una quota più elevata, ha la funzione di bacino per fare confluire nel canale l’acqua piovana e quella proveniente dalle foreste pluviali circostanti.
Come funziona ?
Una serie di chiuse permettono alle navi di ‘scalare’ la collina, alta circa 40 metri, dove si trova il lago. Sia in salita che in discesa 3 bacini si riempiono o calano di livello a seconda della necessità. In pratica la nave entra nel primo bacino, il livello dell’acqua, per caduta, viene alzato fino a quello del secondo bacino e la nave entra nel secondo bacino. Poi il livello dell’acqua viene alzato fino al livello del terzo ed il processo prosegue. Il contrario avviene quando la nave ha superato la parte più alta del canale.
CURIOSITÀ
Da “Ovest a Est” ? 🤔 Chi percorre il canale entrando dall’Oceano Atlantico, quando sbuca nell’Oceano Pacifico si ritrova più a Est di quando è entrato. Questo perché l’istmo di Panama, nel suo punto più stretto interessato dal canale, si ripiega su se stesso come una grossa S adagiata, e il suo andamento è da sud-ovest verso nord-est, anziché da nord-ovest verso sud-est. Chi ha le idee confuse può semplicemente vedere la carta.
Con orgoglio patrio notiamo, poi, che le nuove paratoie giganti utilizzate qualche anno fa per l’ampliamento del canale sono state realizzate in Italia da un consorzio italo-spagnolo (Gupc), all’interno del quale c’era il gruppo Salini-Impregilo.
Le paratoie sono lunghe 57,60 metri, larghe 11, alte 30 metri e pesanti 3mila tonnellate ciascuna e fanno parte del progetto ‘Terzo set di chiuse’ che ha permesso dall’inizio del 2016 il transito tra i due oceani a navi lunghe quasi 400 metri e capaci di trasportare 13.000 container, il triplo di quelli precedenti.
Cieli sereni PG
Il colore delle nuvole
✍ 27 maggio 2024 – Nave Vespucci è in arrivo a Panama 🇵🇦
PERCHÈ LE NUVOLE SONO BIANCHE ?
Le nuvole, (ma anche la nebbia e la foschia) ci appaiono bianche perché formate da particelle più grandi delle lunghezze d’onda della radiazione visibile, e diffondono tutti i colori allo stesso modo. Tuttavia è possibile che vi si trovino particelle più piccole come in estate quando, sopra gli alberi, vicino alle chiome, si forma un aerosol che filtra la luce solare, respingendo gli ultravioletti e mostrando una nebbia azzurrognola, detta FOSCHIA BLU: sono i raggi di luce del vicino ultravioletto dispersi dai terpeni (*) rilasciati dagli alberi.
(*) I terpeni sono molecole prodotte da molte piante e sono i componenti principali delle resine e degli oli essenziali, che conferiscono a ogni pianta il suo odore o aroma caratteristico.
A volte, per l’incendio di una foresta o per un’eruzione vulcanica (un esempio è stato il Krakatoa), particelle di ceneri possono raggiungere l’alta atmosfera ed essere in grado di disperdere la luce rossa, provocando un effetto opposto a quello usuale. In questo caso è la luce rossa ad essere diffusa e provocare, in rarissimi casi, una colorazione bluastra della Luna! Questo effetto sulla luna, nella lingua inglese, è preso ad esempio per definire un evento raro: “once in a blue moon”, una volta ogni luna blu è l’analogo del nostro “una volta ogni morte di papa”. ( Bitta scripsit XX XI MMXXIII )
Cieli sereni PG
Le tartarughe giganti delle Galapagos
✍ Mercoledì 22 maggio 2024. Nave Vespucci a Port Ayora (Isole Galapagos) 🇪🇨
Oggi, 22 maggio, viene celebrata la Giornata Mondiale della Biodiversità (in inglese International Day for Biological Diversity). L’arcipelago delle isole Galápagos è uno dei santuari della biodiversità del Pianeta ed ospita specie endemiche come le TARTARUGHE GIGANTI famose in tutto il mondo.
Alle Galapagos ce ne sono 13 specie: sono tra i vertebrati terrestri più longevi, con una media di oltre cento anni. Il più vecchio esemplare registrato ha vissuto fino a 175 anni. Sono anche le tartarughe più grandi del mondo: alcune superano i 2 metri di lunghezza e pesano più di 500 chili.
Le Isole Galápagos, note anche come Arcipelago di Colombo, apparvero per la prima volta sulle mappe di Gerardus Mercator (Mercatore) e Abraham Ortelius molto dopo la loro scoperta, intorno al 1570. Da allora molti esploratori, oltre a pirati, balenieri e cacciatori di foche, passarono o si fermarono nelle isole per legna da ardere, cibo e acqua. I marinai spesso, quando partivano, portavano con sé le tartarughe perché quelle straordinarie creature potevano sopravvivere per più di un anno a bordo di una nave, fornendo agli equipaggi carne fresca, anche quando erano in alto mare. Si stima che tra il 1811 e il 1844 ne furono catturate più di 100.000. 🐢
Cieli sereni e… auguri a chi si chiama Rita PG
IL GIRO DEL MONDO DELLA B.A.P. UNION!
✍ Domenica 12 aprile 2024 – In acque peruviane si sono incontrate le due navi scuola della Marina Militare Italiana e della Armata Peruviana
UN ALTRO GIRO DEL MONDO!
Si tratta di quello appena concluso il 22 aprile scorso compiuto dalla B.A.P. (Buque Armada Peruana) UNION, la nave scuola della marina peruviana nonchè il veliero più grande e veloce dell’America Latina. Partita il 18 giugno 2023, in 10 mesi ha visitato 22 porti di 16 Paesi diversi e percorso circa 66.000 miglia; Ha fatto scalo anche in tre porti italiani: é giunta a Taranto via Canale di Suez provenendo dall’India, ha poi sostato a Civitavecchia (12 – 17 dicembre) ed infine a La Spezia (19 – 22 dicembre).
È classificata come nave a palo cioè con quattro alberi (più bompresso): i primi tre armati con vele quadre, il quarto, detto appunto “palo”, con vele auriche, di forma trapezoidale.
Ecco i dati della nave con a fianco (tra parentesi) i corrispettivi di Nave Vespucci :
Anno del varo 2014 (1931)
Dislocamento 3.200 (4300) ton
Lunghezza 115,50 (101) metri
Vele 34 (26) per una superficie totale di 3.402 (2. 635) m²
Cieli sereni PG
LA BANDIERA DEL PERÙ
✍ Sabato 11 maggio 2024 – Nave Vespucci si sta preparando per entrare nel porto di Callao (Perù). 🇵🇪
La bandiera del Perù venne creata da José de San Martín e adottata nel 1825. Nel corso della guerra contro la Spagna, osservando il volo di uno stormo di fenicotteri dal petto bianco e dalle ali rosse, egli avrebbe esclamato: “Ecco la bandiera della libertà !”🦩
LO STEMMA PERUVIANO
La bandiera di Stato e quella navale presentano al centro uno scudo. Esso é diviso in tre campi: uno celeste, a sinistra, su cui é raffigurata una vigogna, un altro bianco a destra, dove é rappresentato un albero di china (o cinchona) e, ancora in basso, uno rosso e più piccolo in cui si vede una cornucopia che elargisce monete. Questi simboli indicano i tesori del Perù nei tre regni naturali.
CURIOSITÀ La vigogna ( Vicugna vicugna ) è un camelide artiodattilo andino. Talvolta, viene usato per questo animale il termine generico “lama” senza sapere che nella famiglia dei camelidi esistono quattro distinte specie sudamericane: il lama propriamente detto, la vigogna, l’alpaca e il guanaco.
Cieli sereni PG
10 maggio 2024 – Nave Vespucci sta navigando nel Pacifico e si trova in prossimità del porto di Callao (Perù) 🇵🇪
ACCADDE OGGI
Il 10 maggio 1497 Amerigo Vespucci lascia Cadice, in Andalusia, per il suo primo viaggio nel Nuovo Mondo. Fu la prima di altre spedizioni, che permisero al fiorentino di capire che le terre da poco scoperte da Cristoforo Colombo non erano porzioni di territorio dell’Asia.
Vespucci, effettuò questo viaggio, che venne finanziato dal re Ferdinando II di Aragona, in compagnia di Juan de la Cosa e sotto il comando di Juan Diaz de Solis. Le navi fecero ritorno in Europa nel 1498 navigando tra le attuali Florida e Cuba, dimostrando per la prima volta l’insularità di quest’ultima.
Cieli sereni PG
Il colore del mare
✍️ 9 maggio 2024 – Continua la navigazione di Nave Vespucci nelle acque del Pacifico a circa 200 miglia da Callao
IL COLORE DEL MARE
Il colore blu del mare è dovuto sia alla diffusione molecolare che a quella delle particelle sospese nell’acqua, le quali scompongono la luce bianca in tonalità di blu. Inoltre il colore del mare può variare con lo stato del cielo e delle condizioni meteorologiche.
Casi particolari
Se nell’acqua è presente della sabbia in sospensione il colore è verde, tendente al giallognolo.
Presso le foci e gli estuari dei fiumi, si hanno tonalità più gialle, tendenti al marrone, per l’effetto della riflessione del fondo sabbioso. Ad esempio il Mar Giallo è così chiamato a causa del limo giallastro riversato dai fiumi cinesi.
Alcune alghe sviluppano toni verdi, rossi e gialli, tanto che quando la loro diffusione è eccezionale conferiscono all’acqua questo tipo di colore. Il Mar Rosso, ad esempio, prende questo nome perchè vi si possono trovare ampie zone di colore rossastro, dovuto appunto alla diffusione delle alghe rosso-brune.
In Italia accade spesso che l’Adriatico assuma un colore tale da essere definito “mare sporco”. Il fenomeno è dovuto a un tipo di alga che in particolari situazioni, soprattutto in estate, sviluppa una massa gelatinosa generata dall’ossigeno imprigionato, che la porta a galleggiare in superficie.
LA SCALA FOREL
Uno dei metodi usati in oceanografia per ‘valutare’ il colore del mare è costituito da un set di fiale contenenti liquidi colorati secondo una gradazione standard. Questi contenitori sono fissati su una tavoletta sulla quale sono praticate delle finestrelle in corrispondenza di ciascuna fiala: attraverso queste si può osservare la superficie del mare per confrontarne le tonaltà (vedi immagine). La scala va da 0 a 20. Fino a 2 il colore dell’acqua presenta una tonalità azzurra. Da 3 a 5 il colore è di una tonalità azzurro pallido. Da 6 a 9 tende dall’azzurro al verde. Da 10 a 20 il colore dell’acqua sarà verde, fino ad arrivare, in vicinanza delle coste, a una tonalità tendente al giallo superiore a 20.
CURIOSITÀ Il blu e l’azzurro più intenso, (0-2 della scala Forel), sono presenti nel Mar dei Caraibi, negli altri mari tropicali e nel bacino del Mediterraneo.
Cieli sereni… e mari azzurri PG
Il Tropico del Capricorno
✍️ Sabato 4 maggio 2024 – Secondo attraversamento del Tropico del Capricorno per Nave Vespucci durante questa campagna Il primo era avvenuto (da Nord a Sud) il 23 ottobre dello scorso anno durante la navigazione da Rio de Janeiro a La Plata.
IL TROPICO DEL CAPRICORNO
Il Tropico del Capricorno è il parallelo terrestre (latitudine 23° 27′ Sud) costituito dai punti nei quali il Sole culmina allo zenit (sulla verticale) al mezzodì del Solstizio di Dicembre (il 21 o il 22 a seconda degli anni). Quando il Sole è allo zenit al Tropico del Capricorno si ha l’inizio dell’estate australe (e, per converso, quello dell’inverno boreale). A Sud del Tropico del Capricorno, così come a Nord del Tropico del Cancro, la condizione del Sole allo zenit non si verifica mai.
Il Tropico viene definito “del Capricorno” perché circa 2000 anni fa, quando fu così chiamato, il Sole era “davanti” alla costellazione del Capricorno nel giorno del solstizio d’inverno. Oggi non è più così a causa del fenomeno della precessione per cui, il 21 dicembre, la costellazione che fa ‘da sfondo’ al Sole è quella del Sagittario.
CURIOSITÀ Il Vespucci, in questa campagna, non attraverserà più il Tropico del Capricorno rimanendo sempre a Nord di quel parallelo.
Cieli sereni PG
l’Esmeralda
Sabato 27 aprile 2024 ✍️ Nave Vespucci si trova nel porto di Valparaiso (Cile). Nei pressi è ormeggiata l’ Esmeralda.
L’ ESMERALDA
L’ Esmeralda è la nave-scuola della Marina Militare Cilena. Si tratta di una “nave goletta a quattro alberi” (il trinchetto armato con vele quadre e i restanti tre alberi con vele auriche), costruita nel 1952 a Cadice per divenire nave scuola della Marina Spagnola con il nome di Don Juan de Austria. Durante l’allestimento venne ceduta alla Marina Cilena che la rese operativa nel 1954. L’ equipaggio è formato da 271 marinai ed 80 cadetti.
Ha una lunghezza di 109,80 (101) metri, una larghezza di 13,10 (15,50) ed un immersione di 7 (7,3) metri. Disloca 3.754 (4300) tonnellate ed ha una superficie velica di 2.870 (2.635) mq.
(Tra parentesi le rispettive misure del Vespucci).
Cieli sereni
PG
Mercoledì 24 aprile 2024 – La Luna Rosa di Aprile
✍️ 24 aprile 2024 – Nave Vespucci è in navigazione verso Valparaíso.
LA LUNA ROSA DI APRILE
È chiamata “rosa” la luna piena di questo 24 aprile, la quarta dell’anno, ma chi pensa di vedere il nostro satellite colorato di rosa rimarrà deluso: il nome di questo plenilunio non è infatti legato alle tonalità del disco lunare ma ad altri motivi. Aprile, è il mese in cui le vallate americane si riempivano di piccoli fiori simili alle ortensie: un muschio rosa colorava le verdi colline ed il plenilunio del mese veniva appunto chiamato, dai nativi americani, “Luna Rosa”.
Il plenilunio di aprile si è verificato nella notte appena trascorsa, precisamente alle 1.49 ora italiana mentre a bordo della nostra nave gli orologi segnavano le 19.49 …ancora del 23 aprile. In quel momento il nostro satellite naturale si è trovato dalla parte opposta del Sole rispetto alla Terra (ha formato un angolo di 180° esatti di longitudine celeste con il Sole). Nonostante il ‘clou’ sia già trascorso, anche questa sera, cielo sereno permettendo, potremo puntare lo sguardo al cielo per ammirare la Luna che apparirà ancora piena fino all’alba di domani giovedì 25 aprile.
Cieli sereni PG
Cervantes e Shakespeare, 23 aprile 1616
CURIOSITÀ Miguel de Cervantes morì il 23 aprile 1616, di sabato; William Shakespeare lo stesso giorno, il 23 aprile 1616, ma… di martedi !
Com’è possibile? 🤔
A quell’epoca in Spagna vigeva il calendario gregoriano entrato in vigore già dal 1582 mentre l’Inghilterra conservava ancora quello giuliano, in uso dai tempi dell’Impero romano, e di conseguenza era indietro di 10 giorni rispetto agli altri paesi occidentali: il 23 aprile inglese corrispondeva dunque al 3 maggio spagnolo. Così Shakespeare morì effettivamente dieci giorni dopo Cervantes e avrebbe potuto teoricamente partecipare ai funerali dello spagnolo ma i bizzari computi dei calendari sono riusciti a fare incrociare, in qualche modo, i destini di questi due grandi scrittori dell’epoca, e forse di tutti i tempi.
NOTA L’ Inghilterra e i paesi compresi nel suo Impero adottarono il calendario gregoriano solamente nel 1752.
Cieli sereni PG
13 aprile: giornata internazionale del bacio!
Il 13 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale del Bacio. 😚 Questa data è stata scelta per ricordare il bacio più lungo della storia, che è durò 46 ore 24 minuti e 9 secondi. Il record fu stabilito in quel giorno del 2011, durante una gara, da una coppia thailandese. La stessa coppia si superò due anni dopo (il 6 luglio 2013) baciandosi per ben 58 ore 35 minuti e 58 secondi di fila!
Nella foto la statua del “Bacio della Memoria di un Porto”, situata nel Porto di CIVITAVECCHIA (ROMA).
CURIOSITÀ Anche il 6 luglio è stato dichiarato il Giorno Internazionale del Bacio ma, in questo caso, la data è stata decisa nel Regno Unito 🇬🇧 dove si indica il 6 luglio come National Kissing Day, generando una certa confusione perchè è spesso indicato come la ricorrenza a livello mondiale.
🇺🇸 Negli Stati Uniti, la Giornata Nazionale del Bacio è celebrata il 22 giugno.
🇮🇳 In India sono soliti considerare come Giornata del Bacio il 13 febbraio, il giorno che precede San Valentino.
(Bitta scripsit XIII IV MMXXII)
Cieli sereni e.. baci PG
Selfie da Saturno
✍️ 13 aprile 2024:Nave Vespucci in navigazione verso Valparaiso
ACCADDE OGGI.. 13 APRILE 2017
Esattamente 7 anni fa, il 13 aprile 2017 viene diffusa dalla NASA la foto che vediamo in figura. Lo scatto arriva da 1,4 miliardi di chilometri di distanza, dalla sonda spaziale Cassini, lanciata 20 anni prima (nel 1997!) per l’esplorazione di Saturno, le sue lune e i suoi anelli.
Si tratta della Terra e della Luna, riprese tra gli anelli di Saturno che appaiono come due minuscoli punti di luce nel buio dell’universo. La Terra in quel momento mostrava la parte meridionale dell’Oceano Atlantico e alla sua sinistra (più visibile se si effettua uno zoom sulla foto) si vede la Luna. La suggestiva immagine è ripresa tra gli anelli A (in alto) e F di Saturno, con la luce del Sole che si riflette su quest’ultimo.
La sonda Cassini, nata dalla collaborazione tra Nasa 🇺🇸 e Agenzie Spaziali europea 🇪🇺 e italiana 🇮🇹, aveva tra i suoi compiti quello di «bucare» gli anelli e l’atmosfera del pianeta per analizzarne la composizione. La missione terminò il successivo 15 settembre quando la sonda fu inviata nell’atmosfera superiore di Saturno e distrutta per evitare ogni rischio di contaminazione delle lune di Saturno da parte di microrganismi terrestri eventualmente presenti sulla sonda.
Cieli sereni PG
L’onda canaglia
Venerdì 12 aprile 2024
✍️ Navigazione del Vespucci nello Stretto di Magellano
ACCADDE OGGI 12 aprile 1966
Quel giorno un’onda eccezionale colpisce il transatlantico italiano MICHELANGELO durante una burrasca in Oceano Atlantico causando 3 morti e numerosi feriti.
La Michelangelo era partita da Genova il 7 aprile e dopo alcuni scali stava navigando in pieno oceano verso New York con a bordo 775 passeggeri e 710 persone di equipaggio. Le previsioni metereologiche già avevano segnalato la presenza di una forte perturbazione. Alle 10.20 del 12 aprile un’ondata scavalcò la prua che era alta circa 18 metri sul livello del mare e colpì la parte prodiera della nave (vedi foto autentica). Il comandante stesso descriverà poi quel momento come se la nave fosse stata centrata da un colpo di cannone. L’onda raggiunse addirittura il ponte di comando (a 25 metri dalla linea di galleggiamento!) e il comandante, gli altri ufficiali e il timoniere, furono investiti dalle schegge di vetro dei finestroni (spessi quasi 2 centimetri) che andarono in frantumi.
Due passeggeri e un membro dell’ equipaggio che si trovavano nelle cabine del ponte sottostante, persero la vita. I feriti furono una cinquantina.
I danni riportati furono lo sfondamento del ponte frontale (distante più di 70 metri dalla estremità della prua!) e la distruzione di un notevole numero di cabine oltre all’avaria dei radar e di molte apparecchiature di navigazione.
LE ONDE “CANAGLIA”
Si tratta delle cosiddette “ONDE ANOMALE” che si verificano in maniera sporadica durante una tempesta in mare aperto. Queste onde hanno la particolarità di essere il doppio dell’altezza media delle onde circostanti: in caso di tempesta una onda media è di circa 12 metri mentre un’onda “canaglia” può essere alta circa 30 metri Questi mostri si formano quando due diversi fronti d’onda si incontrano con un certo angolo. In quel caso si verifica il fenomeno dell’ “Onda Draupner” ovvero Onda del Nuovo Anno. Questo nome è dovuto alla piattaforma petrolifera Draupner E, posta nel Mare del Nord al largo delle coste norvegesi che venne investita da una violenta tempesta il 1º gennaio 1995, nel giorno di Capodanno per l’appunto.
Queste onde, possono sviluppare pressioni fenomenali. Per fare un esempio un’onda di 3 metri esercita una pressione di 6 tonnellate per m², un’onda di 10 metri può esercitarne 12 tonnellate per m² e un’onda anomala di 30 metri, può arrivare fino a 100 tonnellate! (Bitta scripsit XXI IV MMXXI)
Cieli sereni.. e mari calmi PG
Lo stretto di Magellano
✍️ 11 aprile 2024 – Il Vespucci ha lasciato Punta Arenas per navigare nel secondo tratto dello Stretto di Magellano e dirigere verso il Pacifico: destinazione Valparaiso (Cile).
LO STRETTO DI MAGELLANO
A Magellano ci vollero circa 37 giorni, (dal 21 ottobre al 28 novembre del 1520) tra imprevisti, soste e difficoltà, per raggiungere il Mar del Sud, poi detto, proprio da lui stesso, “Pacifico”.
Nella “Relazione del Primo Viaggio Attorno al Mondo” di Antonio Pigafetta, compare la prima rappresentazione dello stretto (vedi figura): la mappa deve essere vista capovolta, dato che è disegnata con il Sud in alto, come la maggior parte della cartografia di quel tempo.
Magellano e la sua “Armata delle Molucche”, ridotta a tre sole navi dopo la perdita della Santiago e la diserzione della Sant’Antonio, riuscirono a vincere una tra le sfide più difficili nella navigazione. Le raffiche di vento continue (a proposito, il termine “raffica” compare per la prima volta proprio nella relazione di Pigafetta), le forti correnti e un dedalo di canali ( angosture ), avrebbero scoraggiato chiunque, ma la tenacia di Magellano portò al traguardo tanto atteso e finalmente, come riporta Pigafetta, …. “il capitano generale lacrimò per allegrezza”.
Cieli sereni PG
Punta Arenas, “Circumnavigation”, le Orionidi e il popolo Selknam
✍️ Martedì 9 aprile 2024 – Il Vespucci, dopo aver doppiato Capo Horn e circumnavigato la Terra del Fuoco, è rientrato a Punta Arenas (Cile), sullo Stretto di Magellano,
Domenica scorsa, 7 aprile, in Cile è avvenuto il cambio di orario da estivo a invernale (eh sì, siamo nell’emisfero Sud e le stagioni sono ‘invertite’!) Le lancette degli orologi sono state dunque spostate indietro di un’ora MA non in tutto il Paese ! Punta Arenas, per la sua particolare posizione geografica, costituisce un’eccezione mantenendo l’ora standard GMT-3h della vicina Argentina e non effettua cambi di ora durante l’anno. Dunque la differenza con l’Italia (dove adesso è in vigore l’ora GMT+2h) è tale che, quando nel nostro Paese è mezzogiorno, a bordo di Nave Vespucci, ormeggiata nel porto cileno, sono le 7 del mattino. 🥱
NOTA: Per GMT si intende l’ora di riferimento ( Tempo Medio di Greenwich )
UN MONUMENTO A PUNTA ARENAS
Tra i tanti monumenti presenti nella città di Punta Arenas ve n’è uno che è stato eretto nel 2020 per commemorare i 500 anni della prima navigazione attraverso lo Stretto di Magellano.
Con un’altezza di 17 metri, un diametro di 12 metri e un peso di oltre 25 tonnellate, la scultura dal titolo Circumnavigation, è un opera dell’artista Francisco Gazitúa ed è collocata sulla Avenida Costanera del Estrecho.
Il monumento è ispirato ad una sfera armillare, strumento astronomico utilizzato fino alla fine del Medioevo: un globo che contiene al suo interno una rappresentazione della Victoria, la nave di Magellano con la prua orientata verso Ovest e l’albero maestro nella posizione dell’asse terrestre, inclinato allo stesso modo di 53 gradi (la latitudine del luogo).
I cerchi d’acciaio che la contengono mostrano il suo viaggio di circumnavigazione su una rotta verso Ovest, fino al ritorno al porto di partenza, dopo 2 anni, grazie al suo eroico equipaggio e carico di una grande verità: la sfericità della terra. Quest’opera d’arte è stata anche concepita come un omaggio ai popoli indigeni, che popolarono la Patagonia e la Terra del Fuoco più di diecimila anni fa. Infatti le luci che la notte illuminano l’opera, sono disposte a terra secondo lo schema delle stelle di Orione, la costellazione che faceva parte della mitologia del popolo Selknam.
Cieli sereni PG
Domenica 7 aprile 2024 – Il Canale di Beagle
✍️ Nave Vespucci sta navigando verso W nel Canale di Beagle
Il Canale di Beagle è uno stretto che seziona l’arcipelago della Terra del Fuoco, all’estrema punta meridionale del Sudamerica (Figura).
Il nome di questo passaggio deriva dalla nave inglese HMS BEAGLE che compì la circumnavigazione del globo dal 27 dicembre 1831 al 2 ottobre 1836 (quasi 5 anni!). Alla spedizione partecipò anche Charles Darwin, allora giovane naturalista, e i suoi appunti su luoghi, animali e specie vegetali mai osservati prima si trasformarono nel libro che lo fece conoscere alla comunità scientifica: The Voyage of the Beagle, pubblicato nel 1839. Venti anni dopo quel diario di viaggio, nel 1859, egli pubblicò il suo libro più importante, il famoso On the Origin of Species: un trattato sulla evoluzione delle specie (animali e vegetali) per cui la selezione naturale agisce sulla variabilità dei caratteri ereditari e della loro diversificazione e moltiplicazione, per discendenza da un antenato comune.
Cieli ser
Ma come fanno i marinai…con gli orecchini?
Sabato 6 aprile 2024
✍️ Dopo aver doppiato Capo Horn attraverso il Passaggio di Drake, Nave Vespucci ha ripreso la sua navigazione verso Ovest entrando nel Canale di Beagle. Un’altro spettacolare, ma altrettanto impegnativo, passaggio che è stato percorso l’ultima volta dalle navi della Marina Militare Italiana (Durand de La Penne e Bersagliere) durante il Periplo del Mondo nel 1996/97.
L’ ORECCHINO DEI MARINAI
Leggendo vari testi e consultando il web, capita di imbattersi nelle più svariate teorie sul perché i marinai, in passato, indossassero gli orecchini. Secondo un’usanza della vecchia marineria, i marinai portavano un orecchino d’oro, e a volte più di uno, in ricordo di navigazioni importanti, come l’attraversamento dell’Equatore o il doppiaggio di Capo Horn. In quest’ultimo caso se il passaggio era avvenuto da Ovest verso Est si forava l’orecchio sinistro (quello rivolto verso il Capo), mentre il destro si forava per il passaggio da Est verso Ovest (assai più arduo contro venti e correnti predominanti).
Il massimo numero di orecchini era 4, due per lobo, e venivano indossati dopo aver doppiato ciascuno dei seguenti 4 Capi:
Capo HORN (Sud America)
Capo di BUONA SPERANZA (Sud Africa)
Capo FINISTERRE (Nord della Spagna)
Capo LEUWEEN (Sud-Ovest Australia).
Più orecchini venivano sfoggiati, più si dimostrava di essere un “Lupo di Mare” così da incutere timore e ottenere rispetto dai subalterni oltre che darsi un’ aria… furbesca. Si legge, inoltre, che “i marinai omosessuali dichiaravano la loro disponibilità a rapporti al resto dell’equipaggio con l’orecchino indossato sul lobo destro”. Ma qualunque sia la verità, gli orecchini dei marinai, erano sempre a forma di anello per testimoniare, infine, il loro…….sposalizio con il mare! ( Bitta scripsit XXIV VII MMXXI )
Cieli sereni PG
San Francesco di Paola
(Dall’oblò virtuale del Comandante Bitta: Martedì 2 aprile 2024✍️Nave Vespucci in porto a Punta Arenas 🇨🇱)
Il 2 APRILE si celebra San Francesco da Paola, eremita e PROTETTORE DELLA GENTE DI MARE, nella ricorrenza del giorno della sua ascesa al Cielo nel 1507.
LA LEGGENDA Si narra che Francesco, volendo attraversare lo stretto di Messina ed essendosi i pescatori rifiutati di aiutarlo, stese il mantello e con due fraticelli solcò le acque.
CURIOSITÀ Per tradizione, sul ponte di comando di molte navi è fissata una targa (vedi foto) ideata e progettata per onorare il Santo da Paola. Quando il 2 aprile ricorre in Quaresima, nei paesi in cui il Santo è patrono, la festa si svolge nell’anniversario della sua canonizzazione, che avvenne il 1 maggio del 1519.
Cieli sereni e auguri ai Francesco che festeggiano oggi l’onomastico.
PG
Capo Horn!
Giovedì 4 aprile 2024
✍️ Nave Vespucci ha lasciato il porto di Punta Arenas e sta navigando nello Stretto di Magellano verso l’Oceano Pacifico.
L’intento è quello di raggiungere USHUAIA in favore di vento e passare CAPO HORN. Lascerà quindi lo Stretto a circa metà strada per attraversare il labirinto di canali che definiscono l’estremo sud della Terra del Fuoco. La navigazione, anche se molto impegnativa, offrirà la vista del Parco Naturale di Karukinka, i fiordi profondi e le ampie baie del Parco Nazionale Alberto de Agostini, Ainsworth Bay, dove vivono gli elefanti marini e i castori. Presso le Islote Tuckers, si potranno ammirare i pinguini di Magellano, i cormorani reali, le beccacce di mare, le skuas cilene, le oche di fuco, i gabbiani di delfino, le aquile e, con un po’ di fortuna, il condor andino. Passando poi in prossimità del Ghiacciaio del Pia, uno dei più spettacolari della regione, la navigazione porterà al Parco Nazionale di Capo Horn, che si affaccia sul Passaggio di Drake chiamato la “Fine della Terra”: luogo segnalato da un faro dove vive un guardiano con la sua famiglia.
Cieli sereni PG
La Terra del Fuoco
Lunedì 1 aprile 2024
✍️ Il Vespucci è ormeggiato a Punta Arenas (Cile), il porto più meridionale mai toccato nella lunga vita della nave: latitudine 53° 10′ S !
“LA TERRA DEL FUOCO”
Il nome Terra del Fuoco è da attribuire a Magellano il quale, nel 1520 scorse dalla sua nave, la Victoria, i fuochi e il fumo dei numerosi falò accesi dagli indigeni Selknam lungo la costa dell’Isla Grande, l’isola maggiore dell’arcipelago.
Un trattato del 1881 divise la Terra del Fuoco tra Cile e Argentina ed in seguito a quello nacquero le due province: la Provincia di Magellano e del Territorio Antartico Cileno e la Terra del Fuoco, Antartide e Isole dell’Atlantico del Sud provincia argentina, con capitale Ushuaia.
CURIOSITÀ Le bandiere ufficiali delle due Province hanno in comune la figura della CROCE DEL SUD, la costellazione che fa parte, da millenni, della cosmologia indigena dei popoli dell’emisfero australe. Invisibile nell’emisfero Nord, questa costellazione fu osservata dagli stessi navigatori europei alla fine del XV secolo e considerata un segno di benedizione divina per le loro imprese.
Cieli sereni e Buon Lunedì dell’Angelo PG
Lo Stretto di Magellano. Domenica di Pasqua, 31 marzo 2024.
✍️ _Il Vespucci si sta inoltrando nello Stretto di Magellano per raggiungere Punta Arenas (Cile) 🇨🇱.
LO STRETTO DI MAGELLANO
È un canale, lungo circa 270 miglia, sotto la sovranità del Cile. A circa metà del suo tragitto si trova il porto di Punta Arenas.
È un percorso navigabile fra il continente del Sud America (a Nord) e la Terra del Fuoco (a Sud): costituisce un passaggio naturale tra l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico, in alternativa al Canale di Beagle (interno all’arcipelago della Terra del Fuoco) e al Canale di Drake (il tratto di oceano tra Capo Horn e l’Antartide notoriamente molto turbolento). Il passaggio è considerato una rotta impegnativa per i forti venti, le correnti marine e per la ristrettezza dei passaggi.
Cieli sereni PG
Il Cielo capovolto
✍️ Nave Vespucci in navigazione tra Buenos Aires 🇦🇷 e Punta Arenas 🇨🇱 lungo le coste della Patagonia.
IL CIELO ‘CAPOVOLTO’
Nave Vespucci sta navigando nell’emisfero Sud dove, di notte, tutte le figure delle costellazioni celesti appaiono all’equipaggio ‘ribaltate’ rispetto al punto di vista delle nostre latitudini.
Se prendiamo, ad esempio, la costellazione di Boote (detta anche il Bifolco o Guardiano dell’Orsa ) che è visibile in entrambi gli emisferi, ci accorgiamo che la stessa tramonta sull’orizzonte occidentale della nostra nave in posizione “capovolta” ! (nel disegno sono circa le 07.00 UTC di oggi). Anche il suo arco apparente sulla volta celeste, così come quello del Sole e di tutte le altre stelle, alle latitudini meridionali, hanno un percorso diverso, culminando a Nord anzichè a Sud come accade nel nostro emisfero.
CURIOSITÀ
PATAGONIA, perchè si chiama così? Il nome deriva dagli abitanti della regione chiamati Patagoni (da patagones “piedoni” ) dagli Spagnoli durante la spedizione di Magellano a causa della grandezza delle orme lasciate dai loro piedi data la loro elevata statura. La loro cultura originaria era caratterizzata dalla caccia e dal nomadismo.
Cieli sereni PG
I pinguini di Magellano e la Penisola di Valdes
✍️ 26 marzo 2024 – Nave Vespucci è in navigazione nell’Oceano Atlantico lungo le coste della Patagonia argentina all’altezza della Penisola di Valdes.
LA PENISOLA DI VALDES
È una riserva naturale nominata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. La costa è abitata da particolari mammiferi come il leone marino sudamericano, l’elefante marino e la foca sudamericana. Negli specchi d’acqua protetti, situati fra la penisola e la terraferma della Patagonia, può essere inoltre avvistata la balena bianca. Queste balene migrano in questo luogo, fra maggio e dicembre, per l’accoppiamento e il parto, poiché le acque nei golfi sono più calme e più calde mentre in mare aperto è visibile anche l’orca. Nella penisola è presente anche una grande varietà di uccelli: almeno 181 specie, 66 delle quali migratorie. Tra questi i Pinguini di Magellano osservabili a perdita d’occhio nella Riserva Naturale di Punta Tombo e a San Lorenzo dove se ne contano circa un milione di esemplari. Proprio in questo periodo, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, terminata la muta annuale del piumaggio, la colonia sta abbandonando la terraferma per ritornare in oceano, dirigendosi probabilmente verso nord, lungo le coste del Brasile e dell’Uruguay.
Il Pinguino di Magellano è una delle 18 specie di pinguino esistenti ed è così chiamato perchè fu avvistato e descritto per la prima volta proprio su quelle coste da Antonio Pigafetta al seguito della spedizione di Magellano.
Cieli sereni PG
IL PAMPERO
Il PAMPERO è un vento forte e freddo di origine polare, che spira in Sud America, da Sud SudOvest specialmente nel periodo autunno-inverno.
I primi a provarne gli effetti furono i colonizzatori spagnoli che si trovavano nella zona del Río de la Plata; essi ne percepivano la provenienza dalle zone più interne e meridionali, le pampas (praterie), e dunque lo battezzarono pampero.
Gli effetti meteorologici del pampero sono costituiti da raffiche intense, bruschi cali di temperatura, cielo coperto e alta umidità nell’aria.
Generalmente il “Pampero” si innesca quando un promontorio anticiclonico (un’ Alta pressione) si forma sul Pacifico meridionale, davanti alle coste del Cile centro-meridionale e, quasi contemporaneamente, si determina una profonda area depressionaria (una Bassa pressione) sull’Atlantico meridionale, all’altezza delle isole Falkland che spinge aria fredda verso Nord (Figura). Le due opposte figure bariche sopra citate, che agiscono come due ‘rotori’ di aria, determinano quindi i forti venti del Pampero.
Cieli sereni PG
Straight!
Architetture che ci mettono la faccia(ta)
Cliccare sul tempio per una meravigliosa fotogalleria ;-). Naturalmente…in continuo aggiornamento!
14 marzo 2024 – Il Vespucci a Montevideo
✍️ Nave Vespucci è giunta nel porto di MONTEVIDEO in Uruguay 🇺🇾
LA BANDIERA DELL’ URUGUAY
La bandiera, adottata nel 1828, è composta da 9 strisce orizzontali, 5 bianche e 4 blu. Nel cantone superiore vicino all’asta è presente un quadrato bianco recante il Sol de Mayo (sole di maggio), a 16 raggi (8 dritti ed 8 ondulati).
Il “sole di maggio” è il simbolo dell’indipendenza argentina mentre i tratti della bandiera si ispirano a quelli degli Stati Uniti richiamando le 9 Province Unite del Rio della Plata in cui all’epoca era diviso il paese.
CURIOSITÀ Originariamente le strisce erano 19 e il sole aveva 32 raggi. Poi il numero fu ridotto a nove, perché le originarie 19 erano troppo fitte e risultavano poco distinguibili a distanza. Anche il disegno del sole nel cantone fu modificato nel 1930, quando assunse l’aspetto attuale. 🇺🇾
Cieli sereni PG
11 marzo 2011: Lo tsunami in Giappone
L’ 11 marzo del 2011 in Giappone si verificó una violenta scossa di terremoto, il più grande sisma registrato in quel Paese in epoca moderna. L’ epicentro fu individuato in mare a 100 km dalla costa. La violenta scossa causò danni ingenti a diverse centrali nucleari, in primis quella di Fukushima. Si generò una grossissima onda che, dopo appena dieci minuti si abbattè violentemente sulle coste giapponesi con onde alte fino a 10 metri !! Il triste bilancio fu di 10000 morti e altrettanti dispersi, oltre a circa 700mila sfollati.
COS’ È UNO TSUNAMI ?
Un anomalo moto ondoso del mare che si genera da un terremoto sottomarino o prossimo alla costa è chiamato maremoto. Si usa questo termine, in maniera impropria, anche quando si generano grandi onde generate da altri eventi come, per esempio, una frana o un’eruzione vulcanica sottomarina o una caduta di una grossa meteorite.
Recentemente è entrato nell’ uso comune il termine giapponese TSUNAMI (津波 = “onda del porto”) come sinonimo di ‘onda di maremoto’.
Lo spostamento d’acqua prodotto da un terremoto si propaga progressivamente in superficie creando in mare aperto lunghissime onde superficiali, anche di qualche centinaio di chilometri quindi molto superiori alle comuni onde marine che osserviamo e che hanno lunghezze di pochi metri fino al massimo di 150m per quelle di tempesta. Alle lunghezze d’onda di centinaia di chilometri corrispondono però altezze quasi impercettibili (centimetri) anche per una nave che le ‘cavalca’. La velocità di propagazione di un’ onda di maremoto in pieno oceano è elevatissima (500 – 1000 km/h!).
In prossimità delle coste (bassi fondali), per attrito con il fondo, le onde rallentano fino a circa 90 km/h e lunghezze d’onda di qualche chilometro. Per un principio di conservazione dell’energia, aumenta l’altezza, a volte addirittura di molte decine di metri, quando raggiungono la linea di costa. (Bitta scripsit XI III MMXXI)
Cieli sereni PG
La Cometa “flop-Kohoutek” – 7 marzo 1973
Il 7 marzo 1973 una nuova cometa venne osservata dall’astronomo ceco Luboš Kohoutek da cui prese il nome. Dopo l’avvistamento, man mano che la cometa si avvicinava verso la nostra stella, gli astronomi si entusiasmarono per lo spettacolo tanto atteso da soprannominarla la “cometa del secolo“. Al suo perielio (punto più vicino al Sole), calcolato per il successivo 26 dicembre, la cometa avrebbe dovuto mostrare tutto il suo spettacolo per l’evaporazione dei materiali ghiacciati di cui era composta. In realtà, la cometa divenne un vero e proprio flop: diventò più brillante nelle sere successive al transito ma ben al di sotto delle aspettative. Fortunatamente le aspettative tradite riguardarono anche le sventure che, si pensò, avrebbe dovuto portare ma che non si verificarono.
CURIOSITÀ La cometa venne anche osservata dall’equipaggio dello Skylab 4 diventando così la prima cometa ad essere fotografata da una navicella spaziale.
Cieli sereni PG
4 marzo 1943
ACCADDE OGGI… … il 4 MARZO 1943
🎼 Dice che era un bell’uomo e veniva dal mare… 🎶
“4 marzo 1943” è una delle canzoni più amate di Lucio Dalla. In origine doveva chiamarsi “Gesubambino” ma, per colpa della censura, per poter gareggiare al Festival di Sanremo del 1971, prese come titolo la data di nascita del cantante. La copertina del disco raffigura il porto di Manfredonia: una foto in bianco e nero del luogo dove Lucio Dalla trascorse le sue vacanze estive da bambino e da adolescente. Una freccia indica la casa dove il cantautore alloggiava con la sua mamma.
Cieli sereni PG
Ascoltiamo la canzone ☺️ 👇
Invicti
ACCADDE OGGI… …il 3 marzo 1977
Quel giorno, in occasione di un volo di ambientamento su un velivolo della 46^ Aerobrigata di Pisa che si schianta contro la sommità del Monte Serra, perdono la vita 38 allievi del primo anno dell’Accademia Navale di Livorno. Nella sciagura periscono, oltre ai cadetti, anche l’ufficiale accompagnatore e i cinque membri dell’equipaggio dell’Aeronautica Militare.
L’evento segnò particolarmente gli allievi del corso Invicti che decisero, al rientro della campagna addestrativa sul Vespucci, di disegnare, come da tradizione, la bandiera del corso inserendovi elementi che richiamavano quella tragedia ed i compagni caduti.
La bandiera, su fondo azzurro, presenta al centro una spada e una stella. Alla destra vi è una Lira greca a metà, (Vega è il nome di una stella della costellazione della Lira ed anche il nominativo radio del C-130 coinvolto nell’incidente), a rappresentare la parte del corso che perì nella sciagura del Monte Serra. A sinistra, invece, vi è la prora di una Nave che simboleggia la restante parte del corso in navigazione su nave Vespucci. La lira e la prora sono unite tra loro, a simboleggiare il legame indissolubile tra tutti gli appartenenti al corso.
RIP Cieli sereni PG
Anita e Carolina, 2 marzo 1848
ACCADDE OGGI.. 2 marzo 1848
A bordo del CAROLINA (vedi immagine) Anita Garibaldi giunge a Genova assieme ai figli Teresita (3 anni) e Ricciotti (1 anno). Si erano imbarcati a Montevideo per raggiungere, poi, Nizza ed essere ospitati dalla madre di Garibaldi. Il generale raggiungerà Anita, imbarcandosi su un altro bastimento, qualche mese più tardi.
IL CAROLINA
Già dal 1818, anche in Italia, le navi con motrici a vapore e propulsione a pale avevano iniziato a solcare il mare per servizi commerciali. Tra questi il CAROLINA costruito in legno nello ‘squero’ Panfilli di Trieste, lo stesso cantiere che dieci anni dopo avrebbe costruito il “Civetta”, primo esperimento di nave ad elica. Il “Carolina”, lungo circa 22 metri, aveva un albero per la vela, e a centro nave, in corrispondenza della caldaia e delle pale un altissimo fumaiolo, caratteristica questa che resterà quasi immutata per più di un secolo per tutti i piroscafi (tecnicamente chiamate navi con motrice a vapore e caldaie alimentate a carbone), e che avrà la funzione di non far cadere sul ponte della nave eventuali residui di combustione del carbone. Il 4 dicembre 1818 il “Carolina” era partito da Trieste e arrivato a Venezia in 22 ore! Con i parametri odierni potremmo sorriderne, ma al tempo, lo stesso viaggio via terra (in diligenza) durava più di 24 ore ma i bagagli e le merci al seguito dovevano essere quelli strettamente indispensabili e il numero dei viaggiatori estremamente limitato. Questo nuovo mezzo navale poteva imbarcare decine e decine di persone, bagagli e tonnellate di merci. La vita a bordo era sicuramente più agevole che stretti in una carrozza, a bordo si può dormire e mangiare, rendendo inutili le fermate di posta per il riposo dei viaggiatori e dei cavalli. Anche a bordo del “Carolina” c’erano imbarcati 10 “cavalli”… Ma erano cavalli meccanici, ovvero la misura, a quel tempo, della potenza di un motore [1 cavallo (CV), in inglese HP (Horse Power) = la forza necessaria per sollevare ad 1 metro 75 kg in 1 secondo]. Così la mancanza di vento, che bloccava nei porti le navi, non fu più un problema e il mondo del commercio mondiale si aprì a nuovi orizzonti.
Cieli sereni PG
29 febbraio
OGGI 29 FEBBRAIO, È IL GIORNO CHE NON (SEMPRE) C’È !
Perché il 29 febbraio compare ogni quattro anni?
Fu introdotto nel calendario promulgato da Giulio Cesare che entró in vigore nel 45 a.C. e che prevedeva degli anni di 365 giorni e uno di 366 giorni ogni quattro. Si trattò di una scelta fatta per rimanere allineati al calendario astronomico, considerando che, dai calcoli, risultava che un anno in realtà non dura esattamente 365 giorni ma 365 giorni e 6 ore: così il giorno in più, inserito ogni 4 anni, serviva proprio a compensare quelle 6 ore di “disavanzo” di ogni anno (6×4 = 24h = 1 giorno).
Nel 1582 Papa Gregorio XIII, con l’introduzione del calendario gregoriano, (anno calcolato di 365 giorni 5 ore 49 minuti e 6 secondi) corresse ulteriormente il tiro eliminando tre anni bisestili ogni 400, sempre all’inizio del secolo. La regola, da allora, divenne questa: un anno è bisestile se il suo numero è divisibile per 4, con l’eccezione degli anni secolari (divisibili per 100) che non siano divisibili per 400. Ciò significa, ad esempio, che il 2100 (divisibile per 4 ma NON per 400) sarà un anno normale e non ci sarà il 29 febbraio così come non c’è stato nel 1900.
CURIOSITÀ Nella lingua inglese l’anno bisestile è chiamato Leap Year, ossia l’ “anno del salto” e, secondo la credenza irlandese legata a S. Patrizio, il 29 febbraio è il Bachelor’s Day ossia il giorno in cui le ragazze possano chiedere al fidanzato di sposarle. Chi non accetta paga pegno, con 12 paia di guanti, uno al mese, per nascondere la mano della donna ancora senza anello.
Inoltre, quest’anno, i nati il 29 febbraio (attualmente nel mondo ci sono più di 4 milioni di persone) potranno finalmente festeggiare il proprio compleanno nel giorno giusto, visto che l’ultima occasione era stata nel 2020 e si ripresenterà nel 2028.
Cieli sereni PG
La Luna piena della neve. E non solo…
LA LUNA PIENA DELLA NEVE❄️
Oggi, 24 febbraio, la Luna raggiungerà la sua fase di pienezza alle 13.30 circa, ora italiana: il nostro satellite sarà posizionato davanti alla costellazione del Leone ma non sarà possibile osservarla in quel momento preciso perchè ancora sotto l’orizzonte: dovremo così aspettare il crepuscolo serale per vederla sorgere (immagine).
Questa Luna piena sarà una “Microluna”, la prima del 2024. È così chiamata quando la ‘pienezza’ coincide con il suo passaggio in apogeo, ossia nel punto della sua orbita più lontano dalla Terra, a circa 400000 km (la distanza media é di circa 384000). Ciò significa che ai nostri occhi la Luna apparirà un po’ meno grande (7%) e meno luminosa (14%) del solito.
Nel nostro emisfero siamo in pieno inverno e può capitare che nevichi. Per questo la luna piena di febbraio è tradizionalmente chiamata la Luna della Neve. Le tribù indiane del Nord America la chiamavano anche Luna della Fame poichè in questa stagione la caccia diventava difficoltosa. La luna piena di febbraio ha anche altri nomi secondo le diverse culture. Eccone alcuni:
Cinese: Luna dei Germogli Celtico: Luna del Ghiaccio Creek: Luna dell’Aquila
Nell’emisfero Sud, dove adesso è estate, è chiamata Luna del Grano, Luna dell’Orzo, Luna Rossa, Luna del Segugio.
Ecco di seguito gli orari (di Roma) per osservare la Luna piena:
Oggi (sabato) 24 feb, sorgerà alle 17.53 e tramonterà domani, domenica, alle 07.09;
Domani domenica 25 feb, sorgerà alle 18.54 e tramonterà lunedì 26 mattina alle 07.29;
Cieli sereni PG
Galileo Day
15 febbraio 1564 – 460° compleanno di Galileo Galilei
Il 15 febbraio cade l’anniversario della nascita di Galileo (1564) uno degli scienziati più grandi della storia. Fu il primo ad osservare la frastagliata superficie lunare, notandone i crateri e le montagne: fu una scoperta rivoluzionaria per i tempi dato che, sino a quel momento, si credeva che la Luna fosse completamente liscia e priva di rilievi. Galileo riuscì a descrivere e fare schizzi accurati dei crateri, delle valli e degli altri elementi della superficie lunare.
Le fasi di Venere Galileo Galilei osservò anche le diverse fasi del pianeta Venere (falcetti, quarti, piena… così come la Luna) e constatò che tutto ciò era in linea con l’idea che Venere ruotasse attorno al Sole e non alla Terra: prova cruciale a sostegno della teoria copernicana.
Le quattro Lune galileiane Avvistò le prime quattro lune che orbitano attorno a Giove (Europa, Callisto, Io e Ganimede): osservando per diverse notti il gigante gassoso notò che il pianeta era circondato da quattro piccoli corpi celesti dimostrando che anche altri pianeti potevano avere i loro satelliti naturali.
Le stelle della Via Lattea Galileo diede il suo contributo anche alla comprensione della struttura della Via Lattea: prima si pensava che la Via Lattea fosse una striscia di nuvole fisse che avvolgevano il cielo; lui invece notò che, in realtà, era un agglomerato di un’infinità di singole stelle.
Macchie solari Le macchie solari sono aree scure che si trovano sulla superficie della nostra stella, le quali, prima che Galileo le notasse, non erano molto conosciute, né tantomeno studiate. Egli puntò il suo rudimentale telescopio verso il Sole, osservando che esso presentava, sulla sua superficie, delle macchie nere, di cui poi fece una mappatura e dei disegni. Tale scoperta sconvolse l’opinione pubblica, perché a quei tempi il Sole veniva visto come un oggetto immutabile mentre Galileo provava, con il suo studio, che anche la nostra stella era soggetta a cambiamenti ed imperfezioni.
Le librazioni lunari Galileo Galilei studiò le piccole oscillazioni che la Luna compie mentre orbita intorno alla Terra: osservò la Luna con il suo telescopio e la riprodusse accuratamente nei suoi disegni, che però molto spesso erano leggermente diversi l’uno dall’altro. Egli capì così che i cambiamenti delle porzioni a noi visibili della Luna erano dovute al diverso orientamento della superficie lunare rispetto al pianeta, causate da piccole irregolarità della rotazione e della rivoluzione lunari che battezzò librazioni. La scoperta di Galileo contribuì notevolmente alla comprensione dei moti lunari a supporto della teoria eliocentrica.
Le idee di Galileo erano sì rivoluzionarie per quel tempo ma anche limitate dalla conoscenza scientifica e dall’attrezzatura disponibile all’epoca; quindi alcune delle sue teorie si sono dimostrate successivamente errate.
Ad esempio La teoria delle maree Galileo credeva che le maree fossero causate dal movimento dell’acqua degli oceani causato dalla rotazione terrestre ma è stato dimostrato in seguito che esse sono dovute dall’attrazione gravitazionale del Sole e della Luna.
La natura delle comete Galileo credeva che le comete fossero fenomeni atmosferici; oggi sappiamo che le comete sono, di fatto, corpi celesti che hanno origine nelle aree più remote del Sistema Solare.
Cieli sereni PG
Il Canada e la foglia d’Acero – 15 febbraio 1965
ACCADDE OGGI 15 FEBBRAIO 1965
Il Canada sostituisce il vecchio emblema con la bandiera bianca e rossa con la “foglia di acero”. 🇨🇦 La nuova bandiera fu scelta sulla base di un disegno ideato da George Stanley, con la foglia d’acero che costituisce un emblema distintivo del territorio del Canada. La nuova bandiera venne ufficialmente proclamata dalla stessa regina Elisabetta II il 15 febbraio 1965. Dal 1996, in Canada, il 15 febbraio è la “Giornata Nazionale della Bandiera”.
Cieli sereni PG
Uomo con barba, e fotocamera
Dice che ha la barba, cammina e fotografa. Sulle prime due affermazioni non possiamo mettere la mano sul fuoco (..nel frattempo sarà andato dal barbiere? Prenderà talvolta anche il tram?), ma ci basta (e avanza…) la terza, per aprire una finestra qui…a voi!
I GIORNI DELLA MERLA Secondo la tradizione gli ultimi tre giorni di Gennaio (29, 30 e 31) sono detti “I GIORNI DELLA MERLA” e si tramanda che siano i giorni più freddi dell’anno. Sul motivo per cui questi giorni siano chiamati così esistono diverse leggende. Si racconta che una merla, insieme ai suoi pulcini, per ripararsi dal freddo, durante gli ultimi giorni di gennaio, si nascosero dentro ad un comignolo. Il primo giorno di febbraio, usciti fuori, si ritrovarono tutti grigi per la fuliggine e da allora si cominció a definire i ‘giorni della merla’ come i più freddi dell’anno e a motivare la differenza nei colori tra la femmina (grigia) e il maschio (nero) del merlo.
Un’altra storia è quella in cui sempre una merla decise di fare provviste per quei giorni durante i quali, l’anno precedente, aveva sofferto. Un gennaio molto rigido, infatti, le aveva recato non poche sofferenze e così decise che facendo una buona scorta di cibo sarebbe potuta restare sicura al caldo fino alla fine del mese. Quando uscì pensò finalmente di aver scampato quei giorni più freddi e iniziò a cantare felicemente deridendo quel Gennaio tanto crudele. Gennaio però, che prima aveva 28 giorni, si risentì e decise di scatenare l’inverno chiedendo a Febbraio tre giorni di intenso gelo. La merla dovette di nuovo ripararsi e quando il 1 Febbraio tornò allo scoperto dopo che il freddo se ne era andato, lei si ritrovò le piume grigie per sempre.
In passato, si osservavano le condizioni meteorologiche di questi 3 giorni e si diceva che il tempo del giorno 29 rispecchiava le condizioni dello stesso mese di gennaio ormai al termine; quelle del giorno 30 indicavano le condizioni previste per il mese di febbraio; infine le caratteristiche del 31 anticipavano l’andamento del successivo mese di marzo. In sintesi la previsione era che, se i Giorni della Merla erano freddi, la primavera sarebbe stata bella, se caldi, la primavera sarebbe arrivata in ritardo. A questo proposito un antico proverbio recitava Dolce invernata, poca derrata.
Cieli sereni PG
26 gennaio 1802: Milano Capitale, Napoleone Presidente!
ACCADDE OGGI… Il 26 GENNAIO 1802 viene proclamata dalla Consulta cisalpina, convocata a Lione, la Repubblica Italiana e Milano ne diviene la capitale. La repubblica, sorella della Francia rivoluzionaria, comprendeva parte dell’Italia settentrionale preunitaria. Contemporaneamente fu promulgata la Carta costituzionale e si provvide alla nomina del Presidente.
CURIOSITÀ Chi fu dunque il primo nella storia ad avere il titolo di Presidente della Repubblica Italiana?
Fu proprio l’allora primo console di Francia, Napoleone Bonaparte !! Nonostante ciò, Napoleone non è annoverato nell’elenco dei Presidenti, che parte solamente dalla Repubblica Italiana costituita a partire dal 1946, dopo la caduta del fascismo e la fine della seconda guerra mondiale e dotata della Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948. [Nell’immagine la medaglia di Bonaparte Presidente della Repubblica italiana dal 1802 al 1805]
Cieli sereni PG
Il “Chenisco”, o “Aplustro”: buon galleggiamento!
“Quell’ornamento fatto come anitrella, o altro simile uccello acquatico, che gli antichi mettevano per lo più alla poppa: augurio di perpetuo galleggiamento”(A. Guglielmotti)
Parlando delle navi antiche, il comandante Bitta già ha descritto, tempo fa, questo particolare costruttivo che è chiamato anche aplustro : l’ornamento in legno a forma di animale a collo ritorto presente a poppa delle navi greche e romane. 🦢
Cieli sereni PG
Domenica 7 gennaio 2024 – Natale Ortodosso!
Oggi, 7 GENNAIO, è NATALE per la Chiesa ortodossa.
Questa difformità nella data del Natale non dipende affatto da ragioni scismatiche ma semplicemente dall’uso di un diverso calendario.
PERCHÉ IL 7 GENNAIO E NON IL 25 DICEMBRE ?
Nel 1582 papa Gregorio XIII fece modificare il vecchio calendario introdotto da Giulio Cesare, chiamato in suo onore giuliano, cancellando i 10 giorni tra il 5 ed il 14 ottobre 1582. Per quella decisione, il 7 gennaio di adesso corrisponde al 25 dicembre di allora, per cui la nostra Epifania corrisponde alla Vigilia del Natale ortodosso che cade in ritardo di 13 giorni.
Il Natale si festeggia oggi in Russia, Bielorussia, Serbia, Croazia, Moldavia, Macedonia e altri Paesi.
UNA DOMANDA ! Perchè tra le due diverse date del Natale c’è uno scarto di 13 giorni mentre quelli “saltati” nel 1582 furono 10? 🤔
La risposta sta nel fatto che in questi ultimi 400 anni circa (dal 1582 ad oggi), il divario tra i due calendari è ulteriormente aumentato proprio per il difetto del precedente per il quale, pur prevedendo il mese bisestile, la durata dell’anno era calcolata (per “difetto”) in 365 giorni e 6 ore (365,25), e non con il più preciso valore di 365,2425 dell’anno ‘gregoriano’, più corto di circa 10 minuti.
Questo ‘aggiustamento’ avviene omettendo i bisestili ogni 400 anni (omissione non prevista nel c.alendario giuliano). Il calendario gregoriano guadagna quindi un giorno rispetto a quello giuliano ogni volta che si “omette” l’anno bisestile: così la differenza, che era di 10 giorni nel 1582, è diventata di 11 nel 1800, di 12 nel 1900; di 13 nel 2000 e 2100, sarà di 14 giorni nel 2200 e così via…
CURIOSITÀ A differenza della Chiesa cattolica, nei Paesi ortodossi non esiste il presepe come rappresentazione della nascita di Cristo, mentre l’albero di Natale è una tradizione comune. Inoltre, passeggiando in una città greca nel periodo natalizio è facile incrociare, insieme a quelli tradizionali, degli originali ornamenti: le case sono addobbate con degli splendidi modellini in legno illuminati di varie dimensioni, che riproducono fedelmente le imbarcazioni a vela. E’ semplice capirne il motivo: in Grecia esiste un forte attaccamento al mare e una forte propensione a celebrare e ringraziare il mare per tutto quello che è in grado di offrire: cibo, lavoro, trasporti, turismo e altro.
Cieli sereni PG
Festa del Tricolore! – Domenica 7 gennaio 2024
FESTA DEL TRICOLORE!
Oggi 7 gennaio è la FESTA DEL TRICOLORE. È ufficialmente denominata ‘Giornata nazionale della bandiera’ o ‘Giornata Tricolore’ ed è stata istituita per ricordare la nascita della nostra bandiera nazionale. Le celebrazioni ufficiali avvengono a Reggio Emilia, città dove venne approvata per la prima volta (7 gennaio 1797) l’adozione del Tricolore da parte di uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana: uno stato napoleonico nato l’anno precedente e dipendente dalla Prima Repubblica francese.
Perché la bandiera italiana è verde bianca e rossa?
Fin dai tempi della scuola elementare ci viene insegnato che il Tricolore richiama il verde delle montagne, il bianco delle nevi e il rosso del fuoco dei vulcani e il sangue dei martiri. Questo significato dei colori della nostra bandiera è rimarcato in poesia dal discorso che fece il Carducci nel centenario della nascita della bandiera italiana. Il poeta paragonò, infatti, il tricolore a “le nevi delle alpi, l’aprile delle valli, le fiamme dei vulcani”.
Ma la vera storia dei colori è la seguente. La bandiera italiana è molto simile a quella francese da cui deriva: nel 1794 due studenti dell’università di Bologna – Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis – furono i primi ad apporre in una coccarda i tre colori bianco, rosso e verde modificando quella francese: la speranza era quella di restituire l’indipendenza a Bologna.
Ma vediamo il significato di quei tre colori. Il bianco e il rosso ricordavano il colore delle rispettive città di provenienza (Bologna e Castell’Alfero – Asti) mentre il verde era il colore della speranza. Speranza ben presto infranta, perché i due giovani patrioti furono scoperti e giustiziati.
Significato religioso della bandiera italiana I colori della bandiera italiana hanno anche un significato religioso legato alle tre virtù teologali fede, speranza e carità. L’accostamento è intuibile: il bianco è la fede ➕, il verde la speranza⚓ e il rosso la carità ❤️.
Cieli Sereni 🇮🇹 PG
Giovedì 4 gennaio 2024 – Le Quadrantidi!
Ecco le QUADRANTIDI !
Intorno alle 14 (ora italiana) di oggi 4 gennaio si verificherà il picco delle QUADRANTIDI, uno sciame meteorico su cui impatterà la Terra lungo la sua orbita. A quell’ora da noi è ancora pieno giorno ma potendo il fenomeno durare delle ore, c’è la possibilità di vederlo questa notte.
COS’È UNO SCIAME? Uno sciame meteorico avviene quando la Terra, nel suo moto orbitale intorno al Sole, attraversa una scia di detriti lasciati da una cometa sulla sua orbita. Entrando a contatto con l’atmosfera a una velocità di alcune decine di chilometri al secondo, questi piccoli frammenti di roccia ( meteoroidi ) si incendiano per attrito con l’atmosfera, lasciando delle spettacolari scie luminose (ovvero le meteore, dette anche stelle cadenti ).
Questa volta gli esperti consigliano di scrutare il cielo dopo la mezzanotte, quando il radiante (ossia la zona di cielo da cui le Quadrantidi sembrano originarsi) si alza sull’orizzonte di Nord-Est (vedi disegno), aumentando così la frequenza degli avvistamenti.
L’attività delle QUADRANTIDI, con un tasso orario di 60-200 meteore, durerà fino a circa il 12 gennaio, manifestandosi anche con brillanti palle di fuoco nei giorni dopo il picco previsto.
CURIOSITÀ Lo sciame delle Quadrantidi potrebbe aver avuto origine dalla disintegrazione di una cometa avvenuta circa un secolo dopo il suo primo avvistamento da parte di astronomi cinesi, giapponesi e coreani.
L’EVENTO DI CH’ING-YANG Il termine “Evento di Ch’ing-yang”, si riferisce a una pioggia di meteore avvenuta sulla città cinese di Qingyang tra il 21 marzo e il 19 aprile del 1490. Secondo i resoconti storici la pioggia di meteore causata dalla disintegrazione della citata cometa dopo la sua entrata nell’atmosfera terrestre, avrebbe provocato oltre 10000 morti.
Cieli sereni PG
Il galletto svita/avvita
Un galletto che non canta ma si avvita !🐓
Continua la rassegna delle attrezzature di bordo dai nomi un po’ curiosi che rimandano al mondo animale. Un GALLETTO è un dado munito di un anello superiore o di due protuberanze laterali per essere stretto a mano. Se ne trovano a bordo di varie forme e misure e sono montati su portelli, oblò e simili.
Cieli sereni PG
Domenica 31 dicembre 2023…quando si potrà riutilizzare una vecchia agenda?
Nave Vespucci all’ormeggio di Ensenada (Puerto La Plata) 🇦🇷
Dopo quanti anni si può riutilizzare una vecchia agenda?
L’agenda di questo 2023 che sta per finire si potrà riutilizzare più volte in anni futuri, cioè quando i giorni del mese torneranno a corrispondere con esattezza con quelli della settimana. In altre parole, se il 1 gennaio 2023 è stato di domenica, quando si ripeterà che il capodanno sia di nuovo domenica?
La regola più generale è che il tempo necessario affinchè un calendario ritorni ad essere valido, è di 28 ANNI perchè 28 è il minimo comune multiplo di 4 (il ciclo degli anni bisestili), e 7 (i giorni della settimana). Dato che un anno si compone di 52 settimane (52 x 7 = 364 gg) + 1 giorno, proprio questo giorno in più fa cadere ogni primo dell’anno con il giorno della settimana successivo al precedente. Esempio: il 2018 iniziò di lunedì, il 2019 di martedì, il 2020 di mercoledì… MA il 2021 iniziò di venerdì ! Perchè? Il giovedì, in quel caso, ‘saltò’ per il fatto che il 2020 era bisestile e aveva 366 giorni. Quindi ogni quattro anni si produce un doppio salto fra il giorno della settimana dell’anno precedente e il successivo. Continuando poi regolarmente, il 2022 iniziò di sabato, il 2023 di domenica e il 2024 inizierà di lunedì. Ci sono però delle eccezioni alla “regola del 28”, e in certi anni la vecchia agenda può essere riutilizzata molto prima!
1^ ECCEZIONE Gli anni che precedono di 3 anni un bisestile (recentemente, il 2021), tornano con la stessa combinazione di giorni della settimana 3 anni dopo il bisestile: nel caso citato del 2021, 6 anni dopo, nel 2027.
2^ ECCEZIONE Gli anni che precedono di 1 o 2 anni un bisestile tornano con la stessa disposizione dei giorni della settimana dopo 11 anni. Per esempio: il 2022, che ha preceduto di 2 anni il 2024 (bisestile), tornerà nella stessa combinazione nel 2033! Ma anche l’agenda del 2023 potrà essere riutilizzata tra 11 anni, nel 2034.
NOTA Nel calendario gregoriano attualmente in uso gli anni bisestili si ripetono ogni 4 anni ma sono bisestili soltanto gli anni di inizio secolo divisibili per 400: per esempio, il 1900 non è stato un anno bisestile mentre il 2000 sì (perché si può dividere per 400). Nel 2100 quindi, si romperà la “regola dei 28 anni” perché quell’anno non sarà bisestile (non si può dividere 2100 per 400).
Nel 2024 potranno essere riutilizzate le agende degli anni bisestili 1940, 1968 e 1996.
Cieli sereni e Buon 2024 PG
Il giorno sparito: 30 dicembre 2011, a Samoa!
ACCADDE.. OGGI 30 DICEMBRE 2011
IL GIORNO MAI ESISTITO !
Per gli abitanti di SAMOA, uno Stato arcipelago del Pacifico situato a circa 3000 km a nord della Nuova Zelanda, il giorno 30 dicembre 2011… NON È MAI ESISTITO! Il governo di Samoa, dodici anni fa, decise di abolire la data di venerdì 30 dicembre 2011 per passare direttamente da giovedì 29, a sabato 31. Questa misura fu necessaria per “passare” ad Ovest della Linea Internazionale del Cambiamento di Data. Precedentemente, per il fatto di essere assegnato per convenzione sul fuso orario del meridiano 180° (opposto a Greenwich), lo Stato di Samoa aveva non pochi inconvenienti: distante 3 ore di volo dall’Australia e 4 dalla Nuova Zelanda, gli orologi erano impostati con 21 ore di differenza dalla prima e con 23 dalla seconda (!). Si possono immaginare i contrattempi che ne derivavano nei rapporti commerciali e, in generale, nei collegamenti tra gli altri Paesi. Per esempio, quando a Samoa era venerdì, in Nuova Zelanda e Australia era sabato, giorno non lavorativo, e quando a Samoa era domenica, in Nuova Zelanda e Australia la settimana lavorativa era già cominciata. Queste difficoltà vennero finalmente superate… facendo finta che venerdì 30 dicembre 2011 non fosse mai esistito e si potè festeggiare il Capodanno 2012 in concomitanza con i vicini Australiani e Neo Zelandesi grazie all’utilizzo dello stesso calendario. [Il lavoro non svolto per quella giornata persa fu comunque pagato ai samoani…😊]
CURIOSITÀ Le Isole Samoa, erano già ad Ovest della linea di cambio data prima del 1892, quando l’allora re Malietoa Laupepa fu convinto da affaristi americani che commerciavano in quella regione ad adottare la data degli Stati Uniti invece di quella asiatica. In seguito a lusinghe diplomatiche, fu emesso un proclama reale e quella volta, il 4 luglio 1892, un lunedì, fu… REPLICATO !!
Cieli sereni PG
29 dicembre 1911, indipendenza della Mongolia. Il suo simbolo: il Sojombo.
ACCADDE OGGI… … il 29 DICEMBRE 1911
Il 29 dicembre è la festa nazionale della MONGOLIA in memoria del giorno dell’indipendenza dalla Dinastia Qing, nel 1911. La Mongolia (ᠮᠣᠩᠭᠣᠯ ᠤᠯᠤᠰ in scrittura mongola) ha una bandiera composta da tre bande verticali di uguali dimensioni: una centrale blu, colore nazionale, che rappresenta il cielo, e due laterali di colore rosso. Al centro della banda rossa sul lato del pennone, in giallo, è posto l’emblema nazionale, il Sojombo – una disposizione di elementi astratti che rappresentano Fuoco, Sole, Luna, Terra, Acqua e il simbolo dello Yin-Yang.
Il Sojombo è un simbolo speciale della scrittura mongola inventata dal monaco Zanabazar nel 1686. Il nome, che deriva dal sanscrito, significa “creato da sé”. Si compone di dieci motivi astratti e geometrici ai quali viene attribuito il seguente significato:
Il FUOCO (🔥): è un simbolo di ricchezza e di successo. Le tre lingue della fiamma rappresentano il passato, il presente e il futuro.
Il SOLE (●) e la LUNA (☽): antichi simboli che rappresentano il cielo padre e, quindi, l’origine del popolo mongolo.
Due TRIANGOLI (▼), simili all’estremità di una freccia o di una lancia, puntano verso il basso per indicare la sconfitta dei nemici.
Due RETTANGOLI ORIZZONTALI (▬) rappresentano l’onestà e l’equità per il popolo mongolo, sia che si trovi ai vertici sia che occupi la base della società.
Il simbolo TAIJITU (☯), noto anche come Yin e Yang, illustra la reciproca complementarità tra uomini e donne.
Due RETTANGOLI VERTICALI (▮▮) sono interpretabili come le mura di una fortezza. Rappresentano unità e forza e si basano sul proverbio mongolo: “L’ amicizia reciproca è più forte dei muri di pietra”.
Il Sojombo, nel suo insieme, rappresenta dunque l’immutabilità e la costanza: il simbolo nazionale della libertà e dell’indipendenza. 🇲🇳
Cieli sereni PG
28 dicembre 1908 – Terremoto a Messina e Reggio Calabria
ACCADDE OGGI… … il 28 dicembre 1908
Lunedì 28 dicembre 1908 alle 05:20 del mattino un violentissimo terremoto si abbatté sullo stretto tra Messina e Reggio Calabria. Metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese persero la vita. In quei giorni una squadra navale russa, impegnata in una campagna intorno al mondo, si trovava alla fonda ad Augusta con le corazzate Cesarevtch e Slava e l’incrociatore Makaroff (foto). Così il sindaco di Augusta, Antonio Omodei, raggiunse la nave ammiraglia e convinse l’ammiraglio Livitnov a portare immediato aiuto alle popolazioni terremotate senza aspettare il via libera da Pietroburgo. Furono caricati in tutta fretta viveri, coperte, medicinali, badili, picconi raccolti dalla città di Augusta e le navi russe diressero a tutta forza a Messina risultando la prima forza organizzata ad intervenire. L’evento è ricordato come la più grave catastrofe naturale in Europa, a memoria d’uomo, per numero di vittime. 😔 🙏
Cieli sereni PG
Il nodo “Piè di pollo”
Il nodo “PIÈ DI POLLO”🐔
È il nodo che si ottiene ripiegando e intrecciando i legnoli di una cima, in vari modi secondo i tre passi descritti nel disegno, ma sempre per ottenere un ringrosso che faciliti l’appiglio. È un nodo di origine settecentesca che fa parte della famiglia dei nodi di arresto o terminali .
Cieli sereni PG
Le Geminidi, 14 dicembre 2023
Nave Vespucci in sosta a La Plata (Argentina)
LE GEMINIDI
Eccoci di nuovo all’appuntamento annuale con le GEMINIDI, le ‘stelle cadenti di dicembre’. Le Geminidi sono la pioggia di meteore più intensa dell’anno insieme alle Perseidi di agosto (le “lacrime di San Lorenzo”).
Questo sciame meteorico, già visibile in cielo dai primi del mese, toccherà il suo picco questa sera e continuerà a mostrarsi fino al giorno 19. È prevista una ‘pioggia’ di circa 100 meteore all’ora, (circa una al minuto!) e per ammirare le Geminidi non ci sarà bisogno di telescopio né di conoscere tutte le costellazioni. È importante trovare un cielo buio, lontano dalle luci della città e con poco inquinamento luminoso ed individuare il cosiddetto “Radiante“, cioè il punto dal quale sembrano provenire le meteore: si trova vicino alla stella più luminosa Alfa dei Gemelli (Gemini) da cui il nome Geminidi e si trova in alto a sinistra della ben riconoscibile Cintura di Orione (vedi immagine).
CURIOSITÀ Le Geminidi, anche se chiamate “stelle cadenti”… NON SONO STELLE! A dispetto del nome comune, si tratta di detriti, polveri e rocce (METEORE) rilasciate dall’asteroide 3200 PHAETON (indicato in italiano come Fetonte) che impattano ad alta velocità nell’atmosfera della Terra regalandoci questo spettacolo suggestivo. Saranno visibili ovunque sulla Terra anche se dall’emisfero Sud, come ad esempio sul Vespucci, riusciranno a scorgerne di meno dal momento che in quelle zone il radiante non salirà molto in alto nel cielo.
Cieli sereni! PG
7 dicembre 2023 – Sant’Ambrogio e le api
Qual è il simbolo di Sant’Ambrogio?
Tra gli attributi con cui viene rappresentato Sant’Ambrogio ci sono le api perché ne è il protettore, come degli apicoltori e dei fabbricanti di cera. Questo deriva da una leggenda legata ad Ambrogio: da bambino, uno sciame si posò sulla sua bocca, non per pungerlo, ma per iniettare del miele, metafora della dolcezza della sua futura eloquenza.
È patrono di Milano (con lui ci sono anche San Carlo Borromeo e San Galdino) come richiamo all’operosità degli abitanti di quella città e di tutti coloro che si impegnano nel lavoro, con abnegazione e spirito di sacrificio.
Cieli sereni 🐝🐝🐝 PG
Lunedì 4 dicembre 2023 – SANTA BARBARA
“Santa Barbara benedetta, liberaci dal tuono e dalla saetta“
Oggi 4 dicembre è il giorno dedicato a Santa Barbara, nata nel 273 a Nicomedia, all’epoca in Turchia, e per questo il suo nome, Barbara, deriva dal greco e vuol dire straniera, “non romana”. È la patrona della Marina Militare a cui si lega dall’inizio dell’uso della polvere da sparo. Infatti, in tutti i magazzini di munizioni, in particolare sulle navi militari, per devozione alla Santa, viene affissa sulle pareti una sua immagine perché siano preservati dal fuoco e dai fulmini i depositi delle polveri e delle munizioni che prendono, appunto, il nome di ”santabarbara”. È lei, infatti, la patrona di “coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa” ed in particolare di chi usa la polvere da sparo. Per questo, oltre che la Marina Militare, Santa Barbara protegge gli artiglieri, gli armaioli, i cannonieri, i minatori, i pirotecnici, i metallurgici, i carpentieri, ma anche i campanari, gli ombrellai, i tessitori, i geologi e gli architetti.
La Santa Barbara di Raffaello Sanzio nella celeberrina “Madonna Sistina” (1513 – 1514, olio su tela, 265 x 196 cm.) Dresda, Gemaldegalerie
Buona Santa Barbara e… …Cieli sereni! PG
Santa Bibiana – 2 dicembre 2023
Ogni 2 dicembre si festeggia Santa Bibiana, protettrice dell’epilessia e delle malattie mentali. Questo giorno è oggetto di un proverbio “meteorologico” che recita: Se piove il giorno di Santa Bibiana piove 40 giorni e una settimana.
Nelle varie regioni d’Italia, il proverbio è citato nel dialetto locale:
Santa Bibian-a, quaranta dì e na sman-a (Piemonte)
Da santa Bibiana quaranta di e na setimana (Veneto)
Suj’è e sol e dè ad Santa Bibiena e sol uj stà quarenta dè e una sman-a (Emilia-Romagna)
C chiov all dì d Sanda B’bbjn, va chiov quaranda dì e na stt’mn (Puglia)
Ci chiovi ti Santa Bibbiana chiovi nu giurnu, nu mesi e na sittimana (Salento)
Si chiovi a Santa Bibiana chiovi pi un jornu un misi e na simana (Calabria)
Santa Bibiana, quaranta jorna e na simana (Sicilia)
Il proverbio non ha fondamento scientifico ma è bene ricordarlo come parte integrante della nostra cultura popolare e delle tradizioni locali.
CURIOSITÀ A Roma, nel quartiere Esquilino, vicino alla stazione Termini, vi è una piccola chiesa intitolata a S. Bibiana. Sull’altare maggiore vi è posta una statua in marmo bianco della Santa, opera di Gian Lorenzo Bernini.
Cieli sereni PG
La Luna piena del Castoro
27 novembre 2023
LA LUNA PIENA DEL CASTORO
Oggi 27 novembre, alle 10:16 ora italiana, avremo la Luna Piena del Castoro. Il nome deriva dalle trappole che venivano messe proprio in questo periodo dell’anno, a novembre, per catturare i castori e procurarsi la pelliccia da usare durante i mesi freddi invernali. Nella cultura nativo-americana gli altri nomi usati per la Luna Piena di novembre sono “Luna della Brina” o “Luna Gelida”, mentre in altre parti del mondo viene chiamata “Luna Bianca” (in Cina), “Luna Oscura” (nella cultura celtica).
Nell’emisfero sud, dove si trova adesso il Vespucci, è primavera e i nomi più comuni sono “Luna del Mais”, “Luna del Latte”, “Luna dei Fiori” e “Luna della Lepre”.
CURIOSITÀ Questa sera la luna piena si troverà nella costellazione del Toro, vicino alle Pleaidi, in una congiunzione facilmente riconoscibile senza nuvole. Le Pleaidi sono un ammasso stellare piuttosto ‘vicino’ a noi (440 anni luce), che conta diverse stelle visibili ad occhio nudo: non è difficile riconoscerne 5 o 6, ma in zone senza inquinamento luminoso, si può arrivare a contarne anche 12.
Cieli sereni PG
La Tasmania – 24 novembre 1642
ACCADDE OGGI… il 24 novembre 1642
Il 24 novembre 1642, Abel Tasman, navigatore, esploratore e cartografo olandese, alla ricerca di terre ad Est dell’Australia nell’ Oceano Pacifico, avvista la costa occidentale dell’attuale TASMANIA. Chiama la nuova terra Van Diemen’s Land (Terra di Van Diemen), in onore del governatore delle Indie Olandesi. Durante quel viaggio Abel Tasman scoprirà anche la Nuova Zelanda e le Isole Figi.
Cieli sereni PG
La Fossa dei Leoni
18 novembre 2023 – Vespucci all’ormeggio nei cantieri Rio Santiago di Ensenada sul Rio della Plata
Nelle navi a vela, la fossa dei leoni (o fossa del nostromo), è l’espressione usata per designare la cala del nostromo, ovvero il deposito dove sono raccolti e conservati i generi di consumo e le cime in dotazione e di scorta dell’attrezzatura della nave. L’accesso a questa cala è strettamente riservato ai nocchieri, e solamente a quelli, ai quali il nostromo può consegnare la chiave. 🦁⚓
Cieli sereni PG
Japan (photogallery in progress)
Oltre 90 foto originali di Tolomeus/Zum Zug in uno spettacolare album su Flickr….se vi va di perdere tempo…cliccate sul portale rosso! 😉
I numeri del Vespucci
9 novembre 2023 – Ormeggio sul Rio della Plata presso i cantieri Rio Santiago di Ensenada
Quante corde ci sono sul Vespucci? In marina NON si chiamano ‘corde’! Per la manovra delle vele si utilizzano “cime” o cavi che sul Vespucci ammontano, in totale, a 36 chilometri di lunghezza. L’unico cavo ammesso con il nome di corda è quello spezzone di qualche decina di centimetri che pende legato al batacchio della campana di bordo.
CURIOSITÀ Se tutte le cime venissero stese lungo una pista di atletica occorrerebbe fare 90 giri della stessa.
Cieli sereni PG
6 novembre 1881 – nasce l’Accademia Navale di Livorno
ACCADDE OGGI 142 anni fa, il 6 Novembre 1881, nasceva l’Accademia Navale
L’Istituto, quale erede delle antiche tradizioni delle quattro Repubbliche Marinare, fu voluto dall’allora Ministro della Marina, l’ammiraglio Benedetto Brin, sotto l’auspicio del Conte Camillo Benso di Cavour per creare un’unica Scuola per la formazione degli ufficiali di Marina del nuovo Stato unitario convogliando la preparazione degli Ufficiali delle Marine del Regno di Sardegna e del Regno Borbonico.
CURIOSITA’ Sul bavero delle uniformi degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno è presente il NODO PIANO. Il nodo è sormontato da un numero che sta ad indicare l’anno di corso (1° o 2°). Dal 1881 al 1946 tale simbolo era raffigurato dal NODO SAVOIA.
Cieli sereni PG
La Libertad, “sorella” del Vespucci
Il Vespucci, con il favore dell’alta marea, è entrato a Ensenada e si è ormeggiato nel cantiere Artillero Rio Santiago che prende il nome dal fiume Santiago che nelle vicinanze sfocia sul Rio della Plata
UNA (QUASI) GEMELLA Il cantiere navale Río Santiago, nato nel 1953, è tra i più importanti dell’America latina. Vi è stata costruita, nel 1962, la Libertad, una fregata a tre alberi di 3765 tonnellate per 103 metri, utilizzata come nave scuola dalla Marina argentina similmente al nostro Vespucci (4300 t per 101 m). Nel 1966 la Libertad ottenne il record mondiale di velocità di navigazione a vela (circa 10 nodi!) attraverso il Nord Atlantico, coprendo una distanza di 2060 miglia nautiche in 8 giorni e 12 ore da Cape Race, in Canada, ad una linea immaginaria tra Dublino e Liverpool.
Cieli sereni PG
La Luna piena del Cacciatore
Questa notte – 28 ottobre 2023 – la Luna raggiungerà la sua pienezza alle 22:24 ora italiana. L’orologio di bordo di Nave Vespucci, in navigazione nell’ Atlantico, segnerà, invece, le 17:24. La Luna Piena, per la posizione della nave, sarà ancora sotto l’orizzonte e sorgerà alle 18 circa
LA LUNA PIENA DEL CACCIATORE
Il nome di questo plenilunio di ottobre si riferisce alla tradizione dei nativi americani, che chiamavano così la Luna Piena che donava loro molto più tempo per cacciare le prede in vista della stagione invernale. Ma questo plenilunio non è conosciuto solo come quello del Cacciatore. Poiché si verifica subito prima del Samhain – il festival gaelico di metà autunno (l’odierno Halloween) – il plenilunio viene anche identificato con il nome di ‘Luna di Sangue’ o Blood Moon.
In concomitanza con la Luna Piena, tra le 20 e le 00.26 (sempre ora italiana), si verificherà una eclissi parziale di Luna e il nostro satellite apparirà oscurato al 6%. Non è un caso che l’eclissi lunare parziale avvenga in concomitanza con la Luna del Cacciatore, poiché la prima condizione affichè il fenomeno si verifichi è il plenilunio. Tuttavia non tutte le lune piene generano un’eclissi lunare, perché il percorso orbitale della Luna attorno alla Terra ha un’inclinazione di 5 gradi rispetto al piano dell’orbita del nostro pianeta attorno al Sole. Per potersi verificare un’eclissi di Luna è anche necessario che il nostro satellite in fase di piena si trovi in prossimità dei punti in cui le orbite della Terra e della Luna si intersecano. Quei punti sono chiamati nodi lunari.
OSSERVAZIONE DELL’ ECLISSI
L’eclissi sarà anche visibile in Asia, Australia, Africa, Nord America, Oceano Pacifico, Indiano, Artide e Antartide: una piccola parte della faccia illuminata della Luna sarà adombrata dalla Terra, come se qualcuno “avesse morso” il nostro satellite.
Cieli sereni PG
Le Orionidi
23 ottobre 2023 – Nave Vespucci è a Rio de Janeiro, ormeggiato al molo Mauà Porto Maravilha
In queste notti, all’equipaggio di Nave Vespucci, potrebbe capitare, scrutando il cielo, di ammirare le “ORIONIDI”, uno sciame di meteore che appare periodicamente fra il 2 ottobre e il 7 novembre, con il massimo dell’attività intorno al 20-23 di ottobre;
Perché si chiamano ORIONIDI?
Le ORIONIDI devono il proprio nome alla zona del cielo dal quale sembrano provenire (chiamata ‘radiante’) e occupata dalla costellazione di Orione. Le migliori condizioni (nubi e inquinamento luminoso permettendo) si avranno dopo mezzanotte, quando Orione sorgerà sull’orizzonte di Levante (Est) e la Luna sarà oramai tramontata (vedi Figura).
L’ origine delle ORIONIDI
Si tratta dei detriti della Cometa di Halley che entrano nell’atmosfera terrestre incendiandosi. La famosa cometa di Halley, è una delle più brillanti comete osservabili e ‘passa’ in prossimità del nostro pianeta ogni 75/76 anni. I meno giovani ricorderanno il suo ultimo passaggio nel 1986 mentre il prossimo “appuntamento” è previsto per il 2061.
Continua…
Cieli sereni PG
Domenica 22 ottobre 2023 – Il Vespucci a Rio de Janeiro
🇧🇷
ACCADDE OGGI
Era il 1952 e la nave era al comando del Capitano di Vascello Emilio Olivieri. In quella campagna (partenza 25 giugno ritorno 10 novembre) dopo una sosta a Gibilterra e a Capo Verde, il Vespucci giunse a RIO DE JANEIRO il 13 agosto (foto) dopo la traversata atlantica che era durata ben 28 giorni (!) In Sudamerica, la comunita’ italiana riservò all’equipaggio un’ accoglienza straordinaria!
CURIOSITÀ A bordo erano imbarcati gli allievi dell’Accademia Navale del corso “AUSTRALI” (1951-1955). Quel nome si deve proprio al fatto che la crociera si svolse prevalentemente nell’America meridionale (emisfero australe). Il passaggio dell’Equatore fu celebrato, come da tradizione, con una festa a bordo, dai membri dell’equipaggio mascherati, chi da pirata, chi da hawaiano.
Cieli sereni PG
Brazil!
18 ottobre 2023 – Navigazione di Nave Vespucci verso Rio de Janeiro
Siamo qui 📌
Cieli sereni PG
Aglio a bordo!
È noto che i marinai sono molto superstiziosi in merito a oggetti o situazioni che credono portino sfortuna e ricorrono ad amuleti per allontanare la cattiva sorte o il malocchio. Il comandante Bitta ha scoperto che a bordo di molte navi viene fatto largo uso di …aglio!🤔 Prima ancora che per la cucina, è considerato un ottimo antidoto contro streghe, diavoli, serpenti e come generico portafortuna. Una particolare usanza è quella di riporlo dentro la campana di bordo come si può vedere dalle foto di due distinte navi.
Cieli sereni PG
Rodrigo de Triana, 12 ottobre 1492
Alle 2 di notte circa, del 12 ottobre 1492, una lingua di terra illuminata dalla luna si profila all’orizzonte. Sulla coffa di una piccola imbarcazione, un uomo sgrana gli occhi e si mette ad urlare “terra! terra!”. L’uomo è Rodrigo de Triana, la nave è la Pinta, e la terra avvistata è un’isoletta che verrà battezzata San Salvador, ovvero il primo lembo di terra del Nuovo Continente raggiunto per la prima volta “ufficialmente” da Cristoforo Colombo con la sua piccola flotta di navi.
Rodrigo de Triana, imbarcato sulle navi di Colombo all’età di 23 anni, fu l’uomo che per primo avvistò le Americhe. Si legge che, essendo di religione islamica, per poter partecipare alla missione a bordo della Pinta, dovette convertirsi al Cristianesimo.
CURIOSITÀ Rodrigo non ricevette mai la ricompensa promessa da Colombo a chi avesse avvistato per primo terra ossia una rendita di 10.000 maravedis annui: Colombo si disse infatti convinto di aver lui intravisto in lontananza, la sera prima, una luce «como una candelilla que se levava y se adelantaba».
Nella sua città natale, LEPE, in Andalusia, Rodrigo de Triana è rappresentato nella parte inferiore dello stemma della città, immortalato nel momento della scoperta (figura).
[Bitta scripsit A. D. MMXXII]
Cieli sereni PG
Quante ancore ha il Vespucci?
Giovedì 5 ottobre 2023 –
Nave Vespucci è all’ormeggio a Fortaleza
Le due foto di archivio, apparentemente identiche, ritraggono il Vespucci ormeggiato. Nella prima, la nostra Nave è in banchina come si può capire dai cavi di ormeggio in primo piano e nella seconda è all’ancora come si evince dalla catena dell’ancora filata a mare visibile in secondo piano, dal ‘jack’ issato alla base del bompresso e dal pallone nero ⚫ mostrato a riva come previsto dalle regole dei segnali in mare.
Ma c’è un altro particolare, nelle foto, che non convince il comandante Bitta…Possiamo aiutarlo?
Nella foto di sinistra si vedono due ancore e in quella di destra una sola! Come è possibile?🤔
Ecco la spiegazione
L’immagine a sinistra è stata ‘per scherzo’ ribaltata facendo sembrare che le due ancore, in dotazione sul lato dritto del Vespucci, risultino a sinistra. Nella realtà il Vespucci, a prora, ha in totale tre ancore: 1 sulla sinistra e 2 sulla dritta (foto in basso correttamente orientata).
Cieli sereni PG
Dislocamento e stazza
Domani arriviamo a Fortaleza A bordo è stato effettuato un altro cambio di ora (in avanti) e adesso la differenza con l’Italia è di 5 ore: quando a Roma sono le 12, a bordo sono le 7 del mattino
Il passaggio dell’Equatore ha lasciato delle questioni aperte. Una di queste è
QUANTO PESA IL VESPUCCI?
Parlando di navi capita spesso di cadere in confusione per definirne o comprenderne la loro “grandezza”. Nello specifico, leggendo le caratteristiche di Nave Vespucci capita di trovare “cifre” apparentemente discordi tra loro che vanno dalle 1200 alle 4000…”tonnellate”!
Come è possibile?
Prima di tutto dobbiamo definire due parametri ben distinti che caratterizzano una nave: il suo DISLOCAMENTO e la sua STAZZA.
Cos’è il DISLOCAMENTO (D) ? E’ semplicemente il peso della nave. Dal momento che non si può mettere una nave su una bilancia, la si osserva al galleggiamento. Tale equilibrio è raggiunto tra il peso che vogliamo calcolare e la spinta idrostatica che, secondo il Principio di Archimede, è pari al peso del volume dell’acqua spostata dalla carena (dislocata) espresso in tonnellate di peso. Il peso si ottiene moltiplicando il volume della carena immersa per il peso specifico dell’acqua, che nel caso del mare è di circa 1.026 t/m³.
La formula è
[ D (t) = 1,026 (t/m³) x V(m³) ];
Con parole semplici, 1 metro cubo (1 m³) di acqua di mare pesa 1,026 tonnellate. Detto questo il dislocamento varia, ovviamente, a seconda che la nave sia carica o scarica, e quindi varia la sua immersione.
Cos’è la STAZZA (S)? E’ il volume interno di una nave.
Se consideriamo il volume di tutti i locali chiusi e chiudibili si parla di stazza lorda (SL).
Il volume degli spazi utili per il carico è, invece, la stazza netta (SN).
La stazza si misura in tonnellate di stazza, ma attenzione NON è una unità di misura del peso MA di volume!! dove 1 tonnellata di s. = 2,832 m³.
La confusione nasce dal fatto che, per un volume, si usa l’espressione tonnellata, che è, per quanto detto sopra, una unità di peso: un’errata traduzione della parola francese tonneaux (barili). Un tempo il barile era il contenitore più comune per stivare il carico a bordo e si calcolava quanti se ne potevano imbarcare.
Adesso potrà risultare più chiaro se leggiamo che l’Amerigo Vespucci ha un dislocamento a pieno carico di 4300 tonnellate, una stazza lorda di 3410 tonn. di stazza lorda ed una stazza netta di 1 202 tonnellare di stazza netta.
Cieli sereni PG
L’ombra sparita…sotto i piedi!
Nave Vespucci è all’ultimo giorno di navigazione prima dell’arrivo in Brasile a Fortaleza
Oggi l’equipaggio vivrà un’ insolita esperienza: la cosiddetta “OMBRA SOTTO I PIEDI”!
Vediamo di cosa si tratta con l’aiuto del disegno del comandante Bitta.
In astronomia si definisce la declinazione solare come l’angolo che i raggi del Sole formano con il piano equatoriale terrestre: positivo se il Sole è al di sopra del piano e negativo se al di sotto. La declinazione varia continuamente nel corso dell’anno fra +23° 27′ (al solstizio d’estate, generalmente il 21 giugno) e -23° 27′ (al solstizio d’inverno, di solito il 21 dicembre). Lo scorso 23 settembre, giorno dell’Equinozio, la declinazione è stata 0° 00′ (raggi del Sole perpendicolari all’Equatore) ed ha iniziato ad assumere valori negativi. Perchè questo angolo? Perchè 23° 27′ è proprio l’inclinazione che ha l’asse della Terra sul piano dell’orbita intorno al Sole.
Chi si trova, in un dato giorno, in una località che ha una latitudine uguale alla declinazione del Sole, può sperimentare, al mezzodì di quel giorno, la cosiddetta “ombra sotto i piedi!”.
È quello che accadrà oggi all’equipaggio di Nave Vespucci quando la nave, scendendo verso Fortaleza, si troverà in latitudine -3° 12′ (📌), che è anche il valore di declinazione che avrà oggi il Sole. Quale rara coincidenza! Sulla nave, al mezzodì, il Sole sarà esattamente “a picco” (allo zenit) e a bordo, in quel preciso istante, avranno, come si dice in gergo, l’ombra sotto i piedi anche se, nello specifico caso, sarebbe più appropriato dire… “sotto la chiglia”!
Cieli sereni PG
Wordroom, Quarter…Quadrato!
27 settembre 2023.
Il Vespucci è al nono giorno di navigazione da Port of Spain La vita di bordo procede regolarmente tra turni di guardia, servizi e momenti di ritrovo in quadrato
COS’ È IL QUADRATO ?
Con questo nome ci si riferisce ad un locale di bordo dove si svolge la mensa mentre, negli altri orari, è dedicato al ritrovo e alle riunioni degli Ufficiali e dei Sottufficiali.
L’origine del termine è da ricercarsi nel fatto che questo locale, in passato, generalmente posto a poppa, aveva una pianta quadrata e su tale salone si aprivano i camerini (le cabine) degli Ufficiali. In inglese è definito wordroom anche se l’altro termine quarter (locale) potrebbe essere l’origine della parola “quadrato”.
Dal Vocabolario Marino e Militare (A. Guglielmotti, 1889) Quadrato: Chiamano i marinari l’alloggiameno degli ufficiali a poppa, che ordinariamente ha nel mezzo un salone quadrato
Nell’ immagine una scena del film Master & Commander – Sfida ai confini del mare (2003)
Cieli sereni PGu
La Corrente della Guyana
24 settembre 2023 – Il Vespucci sta navigando nel bel mezzo della Corrente della Guyana
Si tratta di una corrente marina dell’Oceano Atlantico, che puó raggiungere una velocità di 2,4 nodi (4,4 Km/h). Fluisce parallelamente alle coste dei tre Stati omonimi (nell’ordine Guyana Francese, Guyana Olandese e Guyana Britannica). Gli ultimi due, dopo l’indipendenza, hanno cambiato il nome in Suriname 🇸🇷 e Guyana 🇬🇾 rispettivamente, mentre il primo è un Territorio d’Oltremare della Francia 🇫🇷.
La Corrente della Guyana è una diramazione di quella Atlantica Nord Equatoriale che riceve i contibuti del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco. A causa del drenaggio di questi due grandi fiumi la salinità è relativamente bassa, mentre la temperatura superficiale si mantiene tra i 26°C e i 28°C.
Nonostante la sua potenziale piacevolezza, questa corrente è diretta nel senso contrario alla rotta che sta tenendo il Vespucci: un rallentamento comunque messo in conto sulla tabella di marcia verso Fortaleza.
Cieli sereni PG
L’Alba di oggi, sul Vespucci, e il “Terminatore” – 24 settembre 2023
L’ ALBA DI OGGI SUL VESPUCCI
Questa immagine rappresenta il sorgere del Sole di oggi (Equinozio di settembre) sulle coste atlantiche del Sud America, e del progressivo avanzare della luce del giorno sulla superficie terrestre.
La linea che separa la parte illuminata (diurna) dalla parte in ombra (notturna) è il TERMINATORE: una linea che, a causa della rotazione terrestre, ‘viaggia’ sulla superficie del pianeta da Levante verso Ponente due volte al giorno: una volta portando l’alba e una volta il tramonto.
Nell’ immagine è rappresentato il terminatore al suo passaggio, all’alba, su Nave Vespucci in navigazione (📌) alle 05:42, ora di bordo. Si può notare che, a quell’ora in Brasile (Brasilia) il Sole era già sorto (05:01 ora di bordo) mentre in Colombia (a Bogotà) era ancora sotto l’orizzonte (alba alle 06:45 ora di bordo). Questo ci mostra che il terminatore, per andare dal meridiano di Brasilia a quello di Bogotà (differenza di longitudine di circa 26°), ha impiegato 1 ora e 44 minuti: quindi muovendosi ad una velocità di 1650 km/h !!
Chi lo avrebbe detto, dato che comunemente percepiamo le albe e i tramonti sopraggiungere così lentamente!
Cieli sereni PG
23 settembre 2023 – Siamo all’Equinozio!
Oggi 23 settembre è il giorno dell’ EQUINOZIO: dal punto di vista astronomico, precisamente alle 08.50 (ora italiana) di questa mattina, è iniziato l’autunno!
Il termine “equinozio” deriva dal latino aequĭnoctĭum a sua volta da aequa nox, ovvero “notte uguale” al giorno. Infatti negli equinozi, teoricamente, la durata del giorno, in tutto il mondo, è uguale a quella della notte (12 ore e 12 ore) dato che i raggi solari incidono perpendicolarmente all’asse terrestre (immagine).
Ma è proprio così? No. Oggi ci sarà una differenza di qualche minuto tra il dì e la notte, e il giorno esatto in cui avremo la stessa durata cadrà in una data successiva, che dipende dalla latitudine in cui ci troviamo.
Questo perchè, nel giorno dell’equinozio, le dodici ore sono calcolate ‘astronomicamente’, cioè quando sulla linea dell’orizzonte (immaginiamo di essere in mare aperto) vediamo il centro del disco solare. Le dodici ore NON vanno quindi considerate dal momento in cui il Sole mostra il lembo superiore (alba) fino a quando il lembo superiore scompare (tramonto), MA da quando metà del Sole si rende visibile al mattino fino a quando metà del Sole è ancora visibile alla sera. Detto ciò, le ore in cui il Sole è in qualche modo sopra l’orizzonte diffondendo la sua luce, sono un po’ più di dodici. (Da questo ragionamento è escluso l’eventuale effetto dei crepuscoli).
A Roma (latitudine 42° Nord) avremo la stessa durata del dì (dal sorgere al tramonto) e della notte (dal tramonto al sorgere successivo) il prossimo 27 settembre, 4 giorni dopo l’Equinozio!
CAPIRE L’EQUINOZIO
Per capire l’equinozio astronomico bisogna pensare che l’inclinazione della Terra, rispetto ai raggi solari, varia in modo continuo durante l’anno; nel passaggio dall’estate all’autunno tale inclinazione, che fino ad oggi ha esposto di più l’emisfero settentrionale ai raggi del sole (la nostra estate), da domani in poi comincerà a esporlo di meno. Nel momento di transizione tra le due situazioni, quando l’inclinazione dell’ asse della Terra fa sì che il globo sia per metà illuminato e metà in ombra, si determina l’equinozio.
EQUINOZIO DI SETTEMBRE O D’AUTUNNO ?
L’equinozio non è un giorno, ma è un preciso istante: è quel momento, durante la rivoluzione terrestre intorno al Sole, in cui quest’ultimo al mezzodì si trova allo zenit (‘a picco’) sull’equatore. Accade due volte l’anno (a sei mesi di distanza, a Marzo e Settembre). Nell’emisfero boreale all’equinozio di settembre (oggi) termina l’estate mentre l’equinozio di marzo segna la fine dell’inverno. Il contrario accade nell’emisfero australe, dove l’autunno entra all’equinozio di marzo e la primavera a quello di settembre. Per questo, tornando alla domanda iniziale, è più corretto parlare di equinozio di settembre anzichè equinozio di autunno.
CURIOSITÀ: LA DATA PUÒ ESSERE DIVERSA Quando è accaduto l’equinozio gli orologi del mondo segnavano, per convenzione, un’ora diversa. In questo caso, alle 08:50 ora italiana di oggi 23 settembre, in California, tanto per fare un esempio, erano ancora le 23:50…. del 22 settembre!
Cieli sereni PG
Nave Vespucci in Oceano Atlantico
Il Vespucci è uscito dal Mar dei Caraibi e sta navigando in Oceano Atlantico a Nord delle coste del Venezuela e della Guyana.
Queste acque furono solcate da Amerigo Vespucci durante il suo secondo viaggio nel 1499. Costeggiando l’attuale Guyana e il Brasile, il navigatore fiorentino giunse per primo all’estuario del Rio delle Amazzoni all’incirca a 6° Sud di latitudine. Intuì la presenza di questo grandissimo fiume perchè rimase estremamente colpito dal colore diverso delle acque e dalla loro bassissima salinità che si sentiva anche molte miglia a largo. A bordo delle navi esistevano dei veri e propri “assaggiatori” di acqua di mare in grado di distinguere anche la pur minima variazione di salinità della superficie del mare che poteva essere l’indizio della presenza della foce di un fiume, quindi di acqua dolce come provvista essenziale per il bordo. Erano dei veri antesignani dei sommelier di acque minerali tanto di moda ai nostri giorni!
Cieli sereni PG
Un’ora in meno…
17 settembre:navigazione di Nave Vespucci verso Port of Spain (Trinidad e Tobago)
A bordo di Nave Vespucci, per la prima volta, dopo la partenza da Genova per il Giro del Mondo, tutti gli orologi vengono spostati un’ora avanti anzichè indietro. Questo si è reso necessario perchè la rotta del Vespucci in questa tratta è diretta verso Est, quindi verso un Paese con l’ora standard più avanzata.
L’ORA “NON VISSUTA” A bordo avverrà quello che succede ogni anno nell’ultima domenica di marzo, quando si passa dall’ora solare all’ora estiva e le lancette degli orologi sono portate avanti di 1 ora. Il cambio dell’ora viene annunciato all’equipaggio con messaggio interfonico: un brevo conteggio alla rovescia di pochi secondi con “stop orario”. Ne trarrà un vantaggio il personale che si troverà di guardia in quel momento che svolgerà il proprio turno per un’ora di meno (3 anzichè 4!).
Cieli sereni PG
15 settembre 1494 – L’Hurakan di Cristoforo Colombo
ACCADDE OGGI…
Il 15 settembre 1494, circa due anni dopo la scoperta del nuovo continente, Cristoforo Colombo si imbatte per la prima volta in un uragano.
HURAKAN !!! Cristoforo Colombo si trovava nelle vicinanze dell’isola Catalina, da lui così chiamata in onore della figlia dei Re Cattolici, e dell’isola Saona. Grazie al suo intuito e talento di navigatore, l’ammiraglio si rese conto di uno strano comportamento degli animali marini e avvertì anche dei cambiamenti nell’atmosfera. In quel momento gli indiani Tainos, che portava con sé come interpreti sul ponte di comando, improvvisamente si inginocchiarono davanti a lui spaventati, urlando : “hurakan, hurakan” e lo indirizzarono velocemente verso il canale che separa l’isola Saona dalla terraferma, per ripararvisi.
Era la prima volta che un europeo sperimentava sulla propria pelle il significato terribile di quella parola di origine taina. Hurakan era il nome di una divinità: il “Signore dei venti” e i tainos pronunciavano questa parola con timore e riverenza per la sua ira.
Al mattino del 16 settembre, le forti raffiche di vento, la pioggia battente e la furia del mare si riversarono sulle navi e il maltempo durò diversi giorni. Colombo si salvò miracolosamente, ma questa esperienza, mai vista prima nella sua vita di marinaio, rimase profondamente impressa nella sua mente. Da quel giorno pronunciò anche lui la parola Hurakan con lo stesso rispetto con cui lo facevano i Tainos.
Otto anni dopo, il 29 giugno 1502, nel suo quarto e ultimo viaggio, arrivò nella città di Santo Domingo al comando di una flotta di quattro navi. Colombo avvertì il governatore Nicolas de Ovando che si stava avvicinando un grande uragano e chiese permesso per ripararsi nel porto di Santo Domingo prima di continuare la sua rotta. Ovando gli negò questo permesso perché nella città si trovavano i grandi nemici dell’Ammiraglio, l’ex governatore Francisco Bobadilla, che lo aveva fatto arrestare, e Francesco Roldan che aveva capeggiato la rivolta contro di lui. Costoro erano in procinto di imbarcarsi alla guida di una grande flotta di 32 navi diretta verso la Spagna. Colombo avvertì comunque Nicolas de Ovando di non lasciare partire la flotta perché sarebbe stata sorpresa dall’uragano in arrivo, ma i suoi nemici si beffarono di questo suo avvertimento e la grande flotta mollò gli ormeggi con le stive delle navi piene zeppe di oro. Colombo invece condusse velocemente le sue navi verso Ovest per rifugiarsi nella baia di Puerto Hermoso presso Azua, mentre la grande flotta partì verso Est alla volta della Spagna e si imbatté nell’uragano che la distrusse completamente. Nei giorni seguenti fu rasa al suolo anche la città di Santo Domingo. In tutto si contarono 500 morti oltre alla perdita delle navi, dell’oro e di molti importanti documenti storici. L’Ammiraglio invece riuscì a partire dalla baia dove si era rifugiato, con le sue quattro navi intatte, continuando il suo viaggio verso le coste del Centro America e navigando, da quel giorno, riverente nelle rotte dove signoreggia Hurakan, il Signore dei Venti. (da Comitaliasantodomingo )
Cieli sereni PG
THE PALE BLUE DOT – LA TERRA A 6 MILIARDI DI CHILOMETRI
Questa immagine si riferisce alla prima foto della Terra scattata dai confini del sistema solare dalla sonda Voyager. Era il 14 febbraio 1990 quando il Voyager 1, a sei miliardi di chilometri di distanza (!), prima di continuare il suo cammino nell’abisso del cosmo, “si girò” e scattò questa foto: il soggetto era la Terra. L’idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra fu dell’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan.
L’immagine è conosciuta come THE PALE BLUE DOT (il “pallido puntino blu”), nome che fu usato da Sagan per il suo libro del 1994 Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space
Si seguito un ‘copia e incolla’ dal web delle riflessioni di Sagan.
Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L’insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni “superstar”, ogni “comandante supremo”, ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole.
Cieli sereni PG
Vespucci e Gloria
Continua la navigazione di Nave Vespucci verso Cartagena de Indias, la base della nave scuola della Marina colombiana GLORIA.
Confrontando le due unità (in foto), esse presentano le seguenti sostanziali differenze:
GLORIA Dislocamento 1300 t Lunghezza 76 metri Equipaggio 80 c.
VESPUCCI Dislocamento 4300 t Lunghezza 101 metri Equipaggio 250 c.
Pur avendo entrambe 3 alberi, le forme delle vele delle due unità sono diverse: si tratta, in un caso, di un Brigantino a Palo e nell’ altro di una Nave.
Il Brigantino a Palo Gloria ha tre alberi: due armati con pennoni e vele quadre e un terzo albero, a poppa, armato con vela aurica.
Il Vespucci è invece definito, secondo nomenclatura, Nave perchè armato con tre alberi, tutti con pennoni a vele quadre.
CURIOSITÀ La nave colombiana è una delle quattro unità simili costruite nei cantieri Astilleros Celaya S.A di Bilbao, in Spagna. Le sue ‘sorelle’, anch’esse impiegate come navi-scuola, sono la messicana Cuauhtémoc🇲🇽, la venezuelana Simón Bolívar🇻🇪 e la ecuadoriana BAE Guayas🇪🇨.
Chissà se il Vespucci e il Gloria riusciranno ad incrociare le loro rotte in acque caraibiche. La nave scuola colombiana si trova adesso in navigazione di ritorno dalla campagna addestrativa negli Stati Uniti. Arriverà a Cuba, dove resterà dall’8 all’11 settembre. Effettivamente un po’ lontano dalla rotta del Vespucci che il giorno 10 sarà già in navigazione verso il Brasile. Peccato….sarà per una prossima volta! Buon vento!
Cieli sereni PG
Le Isole ABC: Aruba, Bonaire e Curaçao
Navigazione nel Mar dei Caraibi
LE ISOLE ABC Con questo acronimo si intendono le tre isole situate nella parte meridionale del Mar dei Caraibi, al largo della costa nord-occidentale del Venezuela. “ABC” sono le iniziali delle isole principali del gruppo: si tratta di Aruba (A) 🇦🇼, Bonaire (B) e Curaçao (C) 🇨🇼. Tutte e tre fanno parte del Regno dei Paesi Bassi 🇳🇱 sotto il nome ufficiale di Dutch Caribbean (Caraibi Olandesi), mentre un tempo si chiamavano Antille Olandesi.
Aruba e Curaçao sono nazioni costitutive del Regno, mentre Bonaire è una municipalità speciale dei Paesi Bassi.
CURIOSITÀ Aruba, Bonaire e Curacao, si trovano tranquillamente lontane dalla cintura degli uragani nei Caraibi e pertanto sempre molto visitate!
Cieli sereni PG
VOYAGER 1 – 5 settembre 1977
Il 5 settembre 1977 viene messa in orbita la sonda VOYAGER 1: obiettivo principale della missione è il sorvolo dei due pianeti giganti Giove e Saturno, per studiarne i campi magnetici, gli anelli e fotografarne i satelliti. Dopo il sorvolo di Saturno, nel 1980, la missione è stata estesa ai limiti del sistema solare.
Ad oggi 5 settembre 2023, la sonda continua a trasmettere dati alle stazioni a terra da esattamente 46 anni (!) mentre sta viaggiando all’esterno del sistema solare a oltre 24 miliardi e 48 milioni di km dal Sole (160 volte la distanza Terra-Sole) risultando l’oggetto artificiale più lontano dalla Terra ed è previsto che continuerà a operare fino al 2025.
CURIOSITÀ La Voyager porta con se il Golden Record (nella foto) un disco registrato, placcato in oro, contenente immagini e suoni della Terra. I contenuti della registrazione furono selezionati da un comitato e le istruzioni per accedere alle registrazioni sono incise sulla custodia del disco, nel caso… “qualcuno lo trovasse”.
Cieli sereni PG
Verso Cartagena de Indias
Nave Vespucci sta attraversando il Mar dei Caraibi per raggiungere Cartagena de Indias
Navigando verso Ovest, verrà effettuato un altro cambio di ora: gli orologi di bordo saranno spostati ulteriormente di 1 ora indietro portando a – 7 ore la differenza con l’Italia.
Continua..
Cieli sereni PG
Chiamate video e audio Arriveranno su X: Elon Musk rivela le nuove funzionalità.
di Redazione Online_
Presto sarà possibile effettuare chiamate video e audio su X (fino a poco tempo fa conosciuta come Twitter).
Le nuove funzionalità in arrivo sulla piattaforma sono state annunciate dal CEO di Twitter Inc., Elon Musk.
“Chiamate video e audio in arrivo su X: saranno disponibili su iOS, Android, Mac e PC; non sarà necessario un numero di telefono. X diventerà un efficace elenco globale di contatti”,
ha annunciato il patron di Tesla sui social media.
Inoltre, Musk ha definito questa combinazione di funzionalità ‘unica’.
Non è un segreto che la sua ambizione sia quella di trasformare la piattaforma in un’applicazione completa, che copra tutto, dall’esperienza tradizionale dei social media ai videogiochi e ai servizi finanziari.
Nel libro si parla anche dell’acquisizione del social network e vengono rivelate alcune indiscrezioni.
Ad esempio, emerge la frase che Musk ha detto al CEO dell’epoca, Parag Agrawal, il 31 marzo 2022
‘Quello che Twitter ha bisogno è un drago che sputa fuoco’.
All’epoca, l’ipotesi di acquisto non era ancora ufficialmente sul tavolo: Musk voleva agire dall’esterno per realizzare il suo sogno, cioè creare quel X.com che aveva cercato di realizzare per decenni.
Tuttavia, in pochi giorni, le sue intenzioni sono cambiate, e con esse il destino del social network.
Parque Colon, Santo Domingo
3° giorno di sosta per Nave Vespucci nel porto di Santo Domingo L’ equipaggio visita la città e il monumento a Cristoforo Colombo nel Parque Colon nella Zona Coloniale.
Il comandante Bitta si è imbattuto in un libro (vedi immagine) che parla della storia della presenza degli Italiani a Santo Domingo che ha profonde e antiche radici. Sin dalla ‘scoperta’ di Cristoforo Colombo molte personalità di origine italiana, hanno contribuito, con il loro operato, alla costruzione dell’identità nazionale del Paese sotto molti aspetti: sociale, culturale, artistico, politico, religioso ed economico. Proviamo a citarne alcuni.
Nel 1519 giunse a Santo Domingo l’umbro Alessandro Geraldini, primo Vescovo residente delle Americhe, che propose la costruzione della Cattedrale, all’ingegnere militare Giovanni Battista Antonelli, artefice delle fortificazioni della città;
Due marinai e armatori genovesi, dei quali si è già parlato, Giovanni Battista Cambiaso (fondatore della Marina Militare Dominicana) e Giovanni Battista Maggiolo, furono protagonisti della guerra d’indipendenza nel XIX secolo;
Sono stati Presidenti della Repubblica Dominicana due discendenti di italiani: Francisco Gregorio Billini (1844- 1898) e Juan Bautista Vicini Burgos (1871 – 1935);
Guido D’Alessandro (1895 – 1954) è stato il progettista del Palazzo presidenziale;
Raffaele Ciferri (1897 – 1964) scienziato marchigiano, è stato direttore di una pionieristica stazione agronomica e autore della prima Carta Geobotanica dell’isola;
I Pellerano, dinastia di imprenditori, il cui capostipite Arturo Alfau fondò nel 1899 il diffusissimo quotidiano Listín Diario uno dei più antichi quotidiani della Repubblica Dominicana, l’unico ancora esistente fra quelli della sua epoca;
I Vicini, i Rainieri e i Marranzini, famiglie titolari di grandi imprese nei campi dell’editoria, delle telecomunicazioni, del turismo e dell’industria alimentare;
Anche nel cinema c’è molto dell’Italia, non solo per le tante produzioni di storie ambientate nel Paese caraibico: si deve anche ricordare il commerciante Francesco Greco che, nel 1900, fece conoscere ai dominicani la magia dell’invenzione (il primo film) dei fratelli Lumière;
🇮🇹🇩🇴 Cieli sereni PG
Ottimizza il Tuo Profilo su LinkedIn con ChatGPT per Massimizzare le Opportunità Professionali”
di redazione online_
Nel mondo digitale di oggi, la prima impressione è fondamentale, soprattutto quando si tratta del tuo profilo LinkedIn.
Con soli pochi istanti a disposizione per catturare l’attenzione di chi visita il tuo profilo, è essenziale che esso sia solido e coinvolgente.
Ma sappiamo tutti quanto lavoro possa richiedere, vero? Ecco dove entra in gioco ChatGPT. Questo strumento di intelligenza artificiale (IA) ti è probabilmente già noto grazie a menzioni da amici, media e social media. Sebbene le migliorie nell’ambito dell’IA, in particolare con ChatGPT, siano incredibilmente affascinanti, molte persone possono ancora sentirsi incerte riguardo a cosa sia esattamente, se sia sicuro da utilizzare e se possa davvero essere utile.
Non preoccuparti, siamo qui per darti una mano! In questo articolo, esploreremo dettagliatamente ChatGPT, valutando se sia adatto per te come professionista e come puoi sfruttarlo al meglio (e sì, puoi usarlo per LinkedIn!).
Vantaggi di ChatGPT per LinkedIn e la Tua Carriera
Se sei un professionista in un’azienda, tu o la tua azienda state probabilmente considerando le potenziali applicazioni di ChatGPT per semplificare le operazioni quotidiane.
Questa tecnologia può automatizzare molte attività noiose in modo rapido ed accurato, rendendo le tue giornate più efficienti.
Se lavori nel settore delle connessioni professionali, ci sono molteplici modi in cui puoi sfruttare ChatGPT senza sforzi eccessivi. Ad esempio, potresti risparmiare tempo utilizzandolo nella ricerca di lavoro per scrivere obiettivi nel tuo curriculum, sintetizzare un riepilogo professionale, o redigere testi per il tuo portfolio o sito web.
Potresti addirittura contare su ChatGPT per aiutarti a comporre la tua lettera di presentazione o per prepararti per un colloquio. In questo modo, potresti dedicare meno tempo a compiti ripetitivi e lunghe descrizioni, e invece focalizzarti su attività più strategiche.
LinkedIn: Il Terreno di Gioco Perfetto per ChatGPT
Con oltre 875 milioni di profili professionali, LinkedIn offre un’enorme opportunità di connessione e di sviluppo delle tue prospettive future. Tutto, dalla ricerca di lavoro alla costruzione del tuo brand personale, è alla portata grazie a questa piattaforma. E se hai già esperienza con LinkedIn, probabilmente hai notato quanto possa essere impegnativo mantenere un profilo ottimizzato e aggiornato nel tempo.
Proprio qui, ChatGPT può darti una mano.
LinkedIn rappresenta la scelta perfetta per prendere confidenza con ChatGPT come professionista. È facilmente accessibile ed è efficacissimo per ottenere risultati positivi. Puoi sperimentare senza dover chiedere revisioni ad altri, sia che si tratti di revisori aziendali, colleghi o esperti tecnici.
Come Utilizzare ChatGPT su LinkedIn Ecco alcune modalità concrete per utilizzare ChatGPT per migliorare il tuo profilo LinkedIn:
Sintetizzare la Sezione “About me”: Utilizza ChatGPT per creare una bozza della sezione “About me” utilizzando il contenuto del tuo curriculum. Dopo aver ricevuto la risposta, personalizzala per renderla autentica e coerente con la tua personalità.
Evidenziare i Tuoi Successi: Richiedi a ChatGPT di scrivere i successi relativi al tuo curriculum, ad esempio quelli di un Senior Marketing Manager. Personalizza i risultati ottenuti e trasferiscili nel tuo profilo LinkedIn.
Creare un Titolo Coinvolgente: Chiedi a ChatGPT di creare un titolo per il tuo profilo LinkedIn. Puoi anche specificare uno stile di scrittura o termini chiave da includere. L’obiettivo è catturare l’attenzione dei visitatori con un breve, ma efficace, titolo.
Messaggi di LinkedIn: Utilizza ChatGPT per scrivere messaggi di follow-up o di ringraziamento a nuove connessioni. Personalizza il contenuto generato per assicurarti che rispecchi te stesso e i tuoi obiettivi.
Assicurati che il Tuo Profilo Sia Ottimizzato Prima di applicare le modifiche suggerite da ChatGPT al tuo profilo LinkedIn, ti consigliamo di utilizzare lo strumento gratuito LinkedIn Profile Review. Questo strumento ti fornirà feedback personalizzati sul tuo profilo e suggerimenti su come migliorarlo ulteriormente. Una volta identificate le aree che necessitano di miglioramenti, puoi sfruttare ChatGPT per ottimizzare il tuo profilo in modo mirato.
Conclusione: sfruttaa le Opportunità con ChatGPT Avere un profilo LinkedIn ottimizzato può aprire porte a nuove opportunità e connessioni. E con gli strumenti giusti a disposizione, puoi fare tutto questo in modo più efficiente ed efficace. Sia che tu sia un professionista alla ricerca di nuove sfide o che desideri migliorare la tua presenza online, ChatGPT è davvero molto utile.
Nota: Mentre ChatGPT offre notevoli vantaggi, è importante ricordare che è ancora una tecnologia in evoluzione. Assicurati di rivedere e personalizzare il contenuto generato per garantire che rispecchi te stesso e le tue intenzioni. Consulta sempre l’informativa sulla privacy dell’azienda per comprendere come i dati vengono utilizzati.
Lettura Consigliata Se vuoi approfondire l’argomento, ti consigliamo di dare un’occhiata agli articoli che trovi facilmente in rete su ChatGPT e su come utilizzarlo al meglio per migliorare la tua presenza professionale online.
Elon Musk: Visionario e Innovatore – L’impatto della sua Leadership sul Futuro.
di Redazione Online_
La leadership esemplare di Elon Musk è caratterizzata da una serie di attributi distintivi che lo definiscono come un leader straordinario e innovativo.
In primo luogo, Musk dimostra un coraggio intellettuale straordinario attraverso il suo pensiero audace.
Non si accontenta delle convenzioni esistenti, ma osa immaginare possibilità che altri potrebbero considerare irreali o troppo ambiziose. La sua visione di colonizzare Marte, creare una rete di tunnel ad alta velocità in tutto il mondo e sviluppare interfacce cervello-computer per potenziare la mente umana evidenzia la sua audacia senza precedenti.
La prontezza di Musk a sfidare le norme costituisce un’altra chiave della sua leadership.
Non teme di sfidare il tradizionale status quo e affronta sfide complesse con soluzioni innovative. Questa inclinazione a pensare fuori dagli schemi lo ha spinto a rivoluzionare settori come l’energia e l’industria aerospaziale.
La dedizione incrollabile di Musk al lavoro è altrettanto impressionante.
Si impegna in maniera totale e costante nei progetti che intraprende, lavorando molto e dimostrando un coinvolgimento diretto in ogni aspetto delle sue imprese. Questa dedizione si estende dall’ingegneria al marketing e si riflette nella sua continua ricerca di perfezionamento.
La sua leadership è ancora evidente nel suo approccio pratico e orientato alla soluzione.
Musk è noto per affrontare le sfide concretamente, prendendo in mano problemi complessi e affrontandoli con determinazione. Questo approccio non solo ispira i suoi team, ma dimostra anche la sua capacità di portare avanti le sue visioni in modo tangibile.
Una caratteristica fondamentale della leadership di Musk è il suo forte senso di responsabilità sociale e la sua generosità.
Egli riconosce le questioni globali cruciali, come il cambiamento climatico e l’istruzione, e si impegna attivamente nel contribuire a risolverle. La sua filantropia, espressa attraverso donazioni significative e iniziative benefiche, dimostra il suo desiderio di utilizzare la sua influenza per il bene comune.
L’effetto di Elon Musk come leader visionario è palpabile, in quanto la sua audace visione, la sua etica di lavoro instancabile e il suo impegno per il progresso sociale si combinano per creare un impatto profondo.
Egli incarna il potenziale trasformativo delle idee e delle azioni di un individuo. Ispirando gli altri a perseguire le proprie passioni e a contribuire al progresso dell’umanità, Musk si erge come un faro di innovazione e speranza.
Mercoledì 23 agosto 2023 – La Fossa di Porto Rico e l’anomalia gravitazionale
18° giorno di mare. Nave Vespucci sta navigando sulla Fossa di Porto Rico.
LA FOSSA DI PORTORICO
È la più grande e la più profonda dell’Oceano Atlantico, avendo una lunghezza di 1.800 km e una larghezza di 100 km; il suo punto più profondo, chiamato Abisso Milwaukee, si trova ad una profondità di circa 8.300 metri sotto il livello del mare: una profondità quasi uguale all’altezza del Monte Everest! L’abisso prende il nome dall’incrociatore americano USS Milwaukee, che il 14 febbraio 1939 registrò con il suo scandaglio, il punto più profondo dell’Oceano Atlantico.
Geologicamente, la fossa segna una parte del confine fra la placca nordamericana e quella caraibica. Quest’ultima sta sprofondando lentamente al di sotto della prima, per un processo chiamato subduzione.
Che succede quando ci si trova sopra il punto più profondo dell’Atlantico?
Premessa: Tutti gli uomini, gli animali, le piante e gli oggetti sulla Terra sono sottoposti ad una accelerazione che li attrae verso il centro del pianeta: la gravità. Per questo parametro è fissato un valore convenzionale, pari a 9,8 m/s² ma l’effettiva accelerazione che la Terra esercita su un corpo varia al variare del luogo in cui questa è misurata.
Un’ anomalia gravitazionale è la differenza tra il valore misurato dell’accelerazione di gravità e il corrispondente valore teorico calcolato su un modello del campo gravitazionale del nostro pianeta ipotizzato con una massa uniformemente distribuita al suo interno e perfettamente sferico.
Una anomalia positiva indica un valore effettivo di gravità superiore a quello previsto dal modello teorico, suggerendo la presenza di un ‘esubero’ di massa al di sotto della superficie terrestre; al contrario, una anomalia negativa è indice, invece, di un valore inferiore al previsto, dovuto a un ‘deficit’ di massa subsuperficiale, (come appunto le zone di subduzione delle placche).
L’ ANOMALIA GRAVITAZIONALE DI PORTO RICO
Sulla fossa di Porto Rico, l’anomalia di gravità risulta avere un elevatissimo valore negativo (- 380 milliGal), la più grande in assoluto sulla Terra. Il segno negativo indica che, un corpo risulta pesare di meno in quel punto che non in qualsiasi altro luogo della Terra.
A questo punto c’è da domandarsi: l’equipaggio del Vespucci sentirà questa… leggerezza ?
Cieli sereni PG
1960: La Fiamma Olimpica sul Vespucci!
In navigazione verso Santo Domingo, a bordo di Nave Vespucci si ricorda questo giorno di 63 anni fa!
IL VESPUCCI E LE OLIMPIADI
ACCADDE OGGI 18 agosto 1960
La fiamma olimpica, partita da Olimpia il 12 agosto, dopo essere passata per Pyrgo, Patrasso e Corinto, giunge ad Atene. La traversata via mare della fiamma, dal porto della capitale (Falero), è compiuta a bordo dell’Amerigo Vespucci fino a Siracusa, dove sbarca il 18 agosto.
Cieli sereni PG
Mercoledì 16 agosto 2023 – Coltellacci, Coltellaccini e Scopamare
9° giorno di navigazione del Vespucci in rotta verso Santo Domingo
GLI “SCOPAMARE” Gli SCOPAMARE sono vele rettangolari o trapezoidali aggiuntive, che il Vespucci può issare lateralmente a entrambe le estremità del pennone di trinchetto (o di maestra). Sono dette vele di “bel tempo” e sono impiegate con vento largo per aumentare la velocità.
CURIOSITÀ Fanno parte delle vele “di bel tempo” anche le seguenti: COLTELLACCI Vele trapezoidali, che si aggiungono ai due lati delle vele di media altezza per accrescerne la superficie. COLTELLACCINI Analoghi al coltellaccio, si aggiungono ai lati delle vele ancora più alte.
Cieli sereni PG
Guida pratica alla scrittura di prompt efficaci per Intelligenze Artificiali: Strategie e Consigli
un articolo di Jonathan AI Writer_
Per sfruttare appieno le potenzialità delle intelligenze artificiali generative, come Chat-GPT e Bard, è indispensabile padroneggiare l’arte di creare prompt efficaci. Il prompt è il punto di partenza che guida l’IA nella generazione di risultati, quindi la sua formulazione gioca un ruolo cruciale nel definire il prodotto finale.
Ma cos’è esattamente un prompt? È un’istruzione o un input che presentiamo al modello per ottenere una risposta desiderata.
Per le IA che lavorano con il testo, un prompt può essere una frase come “Scrivimi una storia di fantascienza che inizia con un ufo che rapisce una mucca“.
Per quelle che generano immagini, potremmo fornire una foto accompagnata da una descrizione scritta.
Un prompt ben costruito è la chiave per ottenere risultati soddisfacenti dalle IA.
È come scrivere una guida dettagliata per farci condurre esattamente dove vogliamo arrivare.
Ad esempio, se vogliamo suggerimenti per un viaggio in Messico, dettagli come la durata del viaggio e i mezzi di trasporto che intendiamo utilizzare diventano fondamentali per ottenere suggerimenti pertinenti.
Oltre alla specificità, possiamo plasmare il tono e lo stile delle risposte.
Immagina di chiedere all’IA di spiegare il ciclo di vita di una pianta a un bambino di cinque anni o a un pubblico specializzato nella materia: il risultato sarà notevolmente diverso in entrambi i casi.
La tecnica del “chained prompting” è un’ottima strategia. In pratica, si tratta di interazioni iterative con l’IA, guidandola passo dopo passo verso l’output desiderato. Ad esempio, per spiegare il ciclo dell’acqua, potremmo chiedere prima come l’acqua reagisce al calore del sole, quindi procedere a descrivere l’evaporazione, e così via.
Inoltre, è importante evitare negazioni o ambiguità nei prompt, poiché l’IA potrebbe fraintenderle.
Dobbiamo anche considerare la lunghezza del prompt: se è troppo lungo, potrebbero ignorare le parti finali. L’equilibrio tra dettaglio e lunghezza è essenziale.
Questo approccio ai prompt si sta trasformando in una professione emergente: l’ “ingegnere dei prompt”. Questi esperti ottimizzano l’interazione tra umani e IA, contribuendo al perfezionamento dei modelli.
È un ruolo che richiede creatività e competenze tecniche, e sta attirando sempre più interesse.
In conclusione, la scelta delle parole giuste nei prompt è fondamentale per ottenere il massimo dalle intelligenze artificiali. È un’abilità che può essere appresa e perfezionata attraverso corsi e pratica. Mentre il mondo delle IA continua a evolversi, gli ingegneri dei prompt potrebbero diventare le guide essenziali per comunicare con le macchine e ottenere risultati straordinari.
Andare in vacanza fa bene.
un articolo di JourneyWell Hub_
Alcuni preferiscono l’abuso, altri il lavoro con pochi giorni a casa.
Ma almeno una volta all’anno andare in vacanza è salutare.
Uno studio su Psychosomatic Medicine dimostra che il 21% degli uomini di mezza età ad alto rischio di malattie coronariche, che si prende una pausa, ha il 32% in meno di mortalità legata al cuore.
Lo stress provoca malattie e invecchiamento, ma una pausa aiuta.
Uno studio dell’Università di Calgary su avvocati stressati mostra benefici nel prendersi una pausa per evitare la depressione.
In sintesi, una pausa annuale o periodica può influenzare positivamente la salute sia fisica che mentale.
Dall’abbassamento del rischio di malattie cardiache alla stimolazione della creatività, prendersi del tempo lontano dalla routine può favorire il benessere complessivo.
Considerate queste evidenze, non sottovalutate l’importanza di staccare la spina e concedervi il meritato riposo, affrontando così la vita quotidiana con maggiore vigore e equilibrio.
Domenica 13 agosto 2023 – “Il buco del Gatto”
7° giorno di navigazione in Atlantico per Nave Vespucci
IL “BUCO DEL GATTO” (Dal Diario del comandante Bitta del 17 giugno 2020)
Il “BUCO DEL GATTO” è il nome dato all’apertura nella coffa, la piattaforma situata sulla parte alta di ogni albero, usata dai marinai addetti alle vele e dalle vedette.
Il termine coffa deriva dalla cesta presente nei galeoni del XVII e XVIII secolo, adatta a contenere gli uomini di vedetta.
Salendo vi si accede, dalle draglie, anche attraverso un buco sul fondo senza doversi sporgere in fuori dal bordo. Questo “passaggio” era utilizzato prevalentemente da quei marinai (si chiamavano “terrazzani”) che erano reclutati a forza nei porti e non erano molto confidenti nell’arrampicarsi: un esperto marinaio o un ufficiale mai sarebbe passato dal “buco del gatto” e tuttora, tale passaggio non è consentito ai cadetti.
Cieli sereni PG
10 Strategie Efficaci per Imparare una Lingua velocemente
Se stai cercando di espandere i tuoi orizzonti e padroneggiare una nuova lingua, non c’è niente di meglio che seguire i consigli di chi l’ha fatto con successo*.
Ecco quindi 10 preziosi consigli per l’apprendimento linguistico.
1.Inizia dialoghi semplici: Comincia il tuo percorso linguistico con dialoghi brevi e chiari. Questo approccio ti consentirà di acquisire familiarità con il nuovo idioma in meno di 90 giorni.
2. Leggi e Sottolinea : inizia leggendo testi al tuo livello di conoscenza o leggermente più avanzato. Concentrati sulle frasi più comprensibili per un apprendimento efficace e sottolinea quelle che non capisci (noterai con il tempo che saranno sempre meno).
3.Prova a parlare (senza temere di sbagliare): Investi tempo nella corretta pronuncia fin dall’inizio. Apprendi dalle voci dei madrelingua e ripeti gli stessi suoni per acquisire una pronuncia naturale.
4.Lettura mirata: Leggi consapevolmente, concentrandoti su argomenti che ti interessano e rispecchiano le tue passioni. Questo rende l’apprendimento più coinvolgente e divertente.
5.Parla fin dall’inizio: Non trascurare l’importanza del parlare. Inizia le conversazioni quotidiane subito per ottenere risultati rapidi. Prova, sbaglia, ripeti, sbaglia. Così funziona….
6.Immergiti nel contesto: Crea un contesto “familiare” leggendo e ascoltando in modo intensivo, ed immergendoti metaforicamente nel Paese del quale stai studiando la lingua. Lo puoi fare tranquillamente da casa, attraverso il Web.
7. Focus su una Lingua: Concentrati su una lingua alla volta per massimizzare la tua attenzione e apprendimento. Evita di disperdere le tue energie su più lingue contemporaneamente.
8.Studia seriamente: evita scorciatoie poco efficaci e impegna te stesso nello studio serio. Ignora falsi miti, rimedi facili, e concentrati sull’apprendimento metodico.
9.Guarda senza sottotitoli: Guarda film o la TV nella lingua che stai studiando, ma leva i sottotitoli per una reale comprensione dell’idioma (all’inizio non ci capirai un granchè, è normale).
10.Accetta l’ambiguità: . Non cercare di capire ogni singola parola, ma accogli il “senso” di una frase per un apprendimento più profondo.
Ricorda, l’apprendimento linguistico può richiedere tempo.
Quindi, apprezza e festeggia anche ogni piccolo progresso lungo il tuo percorso.
Imparare una lingua è un viaggio emozionante, quindi come ogni viaggio, cerca di divertirti.!
*Il testo offre 10 preziosi consigli per imparare una lingua in modo rapido ed efficace, basati sull’esperienza di Olly Richards, un esperto poliglotta che ha imparato otto lingue con successo.
Sabato 12 agosto 2023 – La “Pazienza” e lo “Strangolacane”
6° giorno di traversata in Atlantico Il Vespucci continua la navigazione a vela manovrato dal suo equipaggio sotto la spinta degli Alisei
A bordo ogni cima ha un nome ed una posizione ben precisi ed inequivocabili: è molto importante saperla individuare immediatamente, una volta ricevuto l’ordine per le manovre.
LA “PAZIENZA” La pazienza è una specie di rastrelliera posta ai piedi di ciascun albero dove sono infilate le caviglie alle quali si dà volta alle varie manovre per fissarle nella posizione d’impiego. Per quello è detta anche cavigliera
COS’ È LO “STRANGOLACANE” ? È così chiamato il cavo per “imbrogliare” (chiudere) le vele quadre basse ed è usato come ausilio ai caricabolina (disegno) per raccogliere e ‘sventare’ le vele (toglierle dall’azione del vento) il più rapidamente possibile.
Come tutte le manovre, gli STRANGOLACANE terminano ai piedi di ciascun albero, su entrambi i lati della PAZIENZA, dove sono facilmente.. individuabili! 😉 (vedi foto).
Cieli sereni PG
Venerdì 11 agosto 2023 – 6° giorno di navigazione in Oceano Atlantico
L’orario di bordo di Nave Vespucci, oramai di qualche ora ‘indietro’ rispetto all’Italia, scandisce le attività in navigazione. Tra queste anche la mensa dell’ equipaggio.
LA GAMELLA La parola deriva dallo spagnolo gamella, che viene a sua volta dal latino camella. Si tratta di un vassoio di alluminio (una volta di latta) a comparti, nel quale, fino a tempi recenti, i marinai consumavano il rancio, quello che per i soldati era la gavetta. Nel linguaggio di marina, la gamella indica anche l’insieme delle stoviglie e delle posaterie delle mense di bordo.
CURIOSITÀ Sul Vespucci, come su tutte le Unità della Marina Militare, in navigazione, prima di servire il pasto all’equipaggio veniva effettuata la “prova gamella”. Una porzione delle pietanze appena preparate per la mensa, era portato in plancia, all’Ufficile di Guardia, per l’assaggio, l’approvazione (su delega del comandante) e l’eventuale successivo ordine per la distribuzione.
Dallo stesso nome deriva la figura del “Capo Gamella” vale a dire il maresciallo responsabile del buon funzionamento della cambusa e della cucina di bordo.
Cieli sereni e buon appetito PG
Giovedì 10 agosto 2023 – 5° giorno di navigazione in Atlantico, con le “Lacrime di San Lorenzo”
In questa notte, e in quelle a venire, il nostro equipaggionon potrà mancare all’ appuntamento con le “stelle cadenti” di agosto
LE LACRIME DI S. LORENZO
Si tratta dei resti della cometa Swift-Tuttle (dal nome dei suoi scopritori), che ha seminato nello spazio cosmico, questi piccoli “sassi ghiacciati”. Questa cometa orbita nello spazio e rientra nel nostro sistema solare ogni 130 anni: l’ultima volta è stato nel 1992. La ”pioggia di stelle” avviene perchè ogni anno la Terra attraversa la scia di polveri lasciata dalla cometa sul proprio percorso .
Il “radiante”, cioè la zona da cui tali “stelle” apparentemente provengono, è la costellazione di Perseo (per questo chiamate PERSEIDI) che si trova in direzione Nord-Est a oltre 60° di altezza nelle ore prima dell’alba. È facile da individuare trovandosi proprio sotto Cassiopea, la costellazione riconoscibile per la sua tipica forma a “W”.
LE PERSEIDI
Le Perseidi si verificano ogni anno tra la metà di luglio e la fine di agosto. Quest’anno la pioggia di meteore potrà essere osservata in qualsiasi notte dal 14 luglio al 24 agosto ma il numero massimo di meteore è previsto per il 13 agosto. Al suo picco, la pioggia può produrre anche 100 meteore all’ora.
Inoltre, il 16 agosto, si verificherà la Luna Nuova 🌑, quindi la settimana intorno a questa data sarà perfetta per le osservazioni, dato che le meteore sono più visibili nel cielo scuro senza luna.
Cosa sono le “stelle cadenti”? In realtà, non sono stelle: si tratta di meteoriti che impattano nell’ atmosfera a 60 Km al secondo ovvero circa 210.000 km orari (!). Il calore prodotto dall’attrito fa sì che i meteoriti si infiammino e si sfaldino prima di raggiungere la Terra: ecco perché vediamo una scia luminosa.
Il nome popolare dello sciame deriva dalla ricorrenza del martirio di San Lorenzo, avvenuto il 10 agosto del 238, le cui lacrime sono nella tradizione riconducibili a queste “stelle cadenti”.
Cieli sereni e auguri ai ‘Lorenzo’ e alle ‘Lorenza’
PG
Mercoledì 9 agosto 2023 – 4 ° giorno di navigazione in Atlantico per Nave Vespucci
LA VAREA Nel lessico marinaresco per VAREA s’intende la parte estrema, affusolata, di un’asta cui è collegata di solito una vela. In particolare, l’estremità del pennone delle vele quadre o quella superiore del boma, del picco e dell’antenna delle vele di taglio;
Le varee sono attrezzate con un risalto, (sporgenza) destinata a dare appoggio agli amantigli (i cavi che reggono i pennoni), mentre le più grandi sono munite di una cavatoia (cavità), praticata per alloggiare pulegge e farvi passare i cavi di manovra.
CURIOSITÀ Alla varea del pennone più alto, si impiccavano in mare i pirati catturati, dopo un rapido e poco formale processo condotto in base alle usanze e al sommario diritto del mare esistente.
Cieli sereni PG
La Bigotta
8 agosto 2023 – terzo giorno di navigazione in Atlantico per Nave Vespucci
LA BIGOTTA
A bordo le bigotte sono bozzelli in legno durissimo di forma sferica, schiacciata, forati orizzontalmente da tre o quattro fori, nei quali passa una cima di canapa (corridore) che deve essere tesata. Ogni bigotta fa coppia con un’altra bigotta e costituiscono una sorta di paranco: il corridore passa alternativamente nei fori dell’una e dell’altra, e quando viene teso, le bigotte si avvicinano.
Serve a mantenere tesate le manovre dormienti (quindi fisse) come ad esempio le sartie degli alberi delle navi armate in maniera tradizionale. Sulle navi più moderne (nel caso delle sartie) il lavoro delle bigotte lo fanno gli ARRIDATOI.
Cieli sereni PG
L’ ARRIDATOIO È …
L’ ARRIDATOIO, detto anche TENDITORE, è un meccanismo usato per portare e mantenere alla giusta tensione i cavi che tengono fissati gli alberi delle navi e delle imbarcazioni. Questi cavi, che sono le “SARTIE” e “PATERAZZI/STRALLI”, (a seconda che sorreggano gli alberi trasversalmente o longitudinalmente) una volta regolati, non necessitano di essere continuamente manovrati per la navigazione e per questo vengono chiamati “MANOVRE DORMIENTI”. [Si distinguono dalle “MANOVRE CORRENTI” che si utilizzano per manovrare e orientare vele e pennoni]
L’ARRIDATOIO, (dal verbo “ridare” ripetere la tesatura), è costituito da un tirante metallico con due viti poste alle estremità, una ad avvitamento destrorso ed una sinistrorsa.
Cieli sereni e buon vento PG
La traversata atlantica del Vespucci e le “onde tropicali” – 7 agosto 2023
Il Vespucci ha lasciato le Isole di Capo Verde, e si appresta ad effettuare la traversata atlantica verso Santo Domingo: 2.680 miglia nautiche, circa 5.000 chilometri !
COME NEL TERZO VIAGGIO DI CRISTOFORO COLOMBO
I quattro viaggi di Colombo (vedi immagine) seguirono rotte simili ma non identiche. La terza scese molto più a Sud-Ovest passando proprio da Capo Verde dopo aver toccato Madeira e le Canarie.
LE ONDE TROPICALI
Nei prossimi giorni il Vespucci dovrà navigare anche su un altro tipo di onde: le ONDE TROPICALI. Le onde tropicali non sono onde di mare ma perturbazioni di aria (basse pressioni), che scorrono periodicamente in sequenza (una media di 5 al mese) da Est verso Ovest, lungo la fascia tropicale dell’Oceano Atlantico. Queste basse pressioni (vortici antiorari 🔄) sono anche chiamate, per la latitudine alla quale si generano, cicloni tropicali. A volte, soprattutto tra giugno e settembre, degenerano in forti perturbazioni🌩️, fino a raggiungere la forza di uragano🌪️ ed abbattersi sulle isole del Mar dei Caraibi, proprio dove sta dirigendo la nostra nave.
✍️ Dall’immagine satellitare in calce, ricevuta questa notte, si nota che un vortice si trova ben al di sotto della rotta del Vespucci (linea tratteggiata): per le prossime 24 ore, dunque, il rischio di forti perturbazioni è quasi nullo. 👌
Buon vento e cieli sereni PG
Domenica 6 agosto 2023 – I Capoverdiani sono i più belli del Mondo?
Dalla ‘nave più bella del mondo’ in porto a Capo Verde
I PIÙ BELLI DEL MONDO
La prestigiosa rivista PLOS Genetics ha pubblicato i risultati di una ricerca scientifica relativa alla popolazione capoverdiana e alle sue caratteristiche somatiche. Lo studio è stato condotto su un campione di 700 individui e su un milione di marcatori molecolari: le conclusioni sono state che la popolazione di Capo Verde presenta caratteristiche uniche dato il livello di mescolanza assolutamente straordinario tra Europei e Africani. Si riscontra l’intera gamma possibile di pigmentazione della pelle e anche del colore degli occhi ed in generale anche i tratti somatici appaiono la migliore sintesi tra caratteristiche europee e africane. Molti ritengono, forse a ragione, che la bellezza capoverdiana non abbia pari nel mondo; qualcuno replicherebbe “de gustibus” ma considerata tale straordinaria varietà è il caso di affermare che ce n’è, praticamente,… per tutti i gusti. (da quotidiano punto net)
Cieli sereni PG
Sabato 5 agosto 2023 – Praia di Capo Verde
In porto a Praia di Capo Verde
Antonio DA NOLI, fu un navigatore genovese al servizio del Portogallo, nato nel 1419. A trenta anni, partì da Genova con il fratello e il nipote, con tre galee di sua proprietà, e si recò in Portogallo per ottenere l’appoggio di Enrico il Navigatore che gli permise di navigare lungo le coste atlantiche dell’Africa e scoprire alcune isole (quelle più a Nord) dell’arcipelago di Capo Verde, come dimostra un documento del 1462 firmato da Alfonso V, re del Portogallo.
LA LEGGENDA DI ANTONIO DA NOLI Un’antica leggenda narra che Antonio Da Noli lasciò Genova per ragioni… di cuore. Si legge che fosse innamorato di una bellissima ragazza genovese. La giovane ricambiava il suo amore, ma essendo di ceto più elevato, i genitori di lei non acconsentivano al matrimonio.
Con il cuore spezzato, Antonio decise di partire per cercare di dimenticarla. Fu così che si dedicò anima e corpo alle esplorazioni scoprendo in Africa molti luoghi ancora sconosciuti. Ma, per quanto le sue spedizioni avessero successo, non riusciva a dimenticare la sua bella innamorata genovese.
Un giorno Antonio, mentre si trovava su un’isola di Capo Verde, avvistò insieme al suo equipaggio una nave in difficoltà, che stava per affondare. Riuscì a salvare tutti, e scoprì con grande felicità che, a bordo di quella nave, si trovava niente meno che la sua innamorata, scappata da Genova, per andare a cercarlo. Naturalmente quando la coppia tornò a Genova, i genitori della ragazza, così contenti che la loro figlia fosse tornata sana e salva, acconsentirono alle nozze.
Il navigatore genovese Antonio da Noli ha dato il nome ad una nave della Regia Marina italiana affondata il 9 Settembre 1943 nelle Bocche di Bonifacio. La Flotta da Battaglia italiana fu attaccata dai tedeschi poche ore dopo l’annuncio dell’armistizio: il Cacciatorpediniere Antonio Da Noli salta su un campo minato nel tentativo di disimpegnarsi dal fuoco tedesco proveniente dalle batterie della Corsica. Affonda, a circa 5 miglia a ponente del faro di Pertusato, dividendosi in due tronconi. Nel settembre del 2009 il relitto del Da Noli è stato individuato su un fondale di circa 90 metri.
Il motto della nave era, Prendimi teco a l’ultima fortuna, un verso tratto dalla tragedia La Nave di Gabriele D’Annunzio.
Cieli sereni PG
Il potere del ‘no’: Come dire di no può migliorare la produttività e il successo.
di Redazione Online_
Imparare a dire di no è un potente strumento per migliorare la produttività e concentrarsi su ciò che conta davvero nella vita e nel proprio lavoro.
Non solo è una competenza essenziale, ma diventa ancor più importante man mano che il successo e le responsabilità aumentano.
“Non c’è riunione più veloce di quella che non si tiene affatto”
Questa frase rende bene l’idea.
Ma ciò non vuol dire che non dovreste mai partecipare a una riunione, ma la verità è che diciamo di sì a molte cose che in realtà non vogliamo fare (non è forse vero che ci sono molte riunioni che non devono essere tenute?).
Ecco di seguito una sintesi dei punti chiave del ragionamento:
Il trucco definitivo per aumentare la produttività è dire di no. Non fare qualcosa sarà sempre più veloce che farla.
Molte volte diciamo di sì a cose che non vogliamo fare solo per evitare di sembrare scortesi o poco disponibili.
Dire di no è un’abilità importante da sviluppare, poiché ci permette di risparmiare tempo e concentrarci su ciò che è veramente significativo per i nostri obiettivi.
Il no è una decisione, mentre il sì è una responsabilità. Quando dici di no, mantieni la libertà di scegliere come utilizzare il tuo tempo in futuro.
Anche se può essere difficile dire di no a persone care o colleghi, è importante imparare a farlo in modo gentile e diretto.
Steve Jobs è un esempio di come dire di no sia cruciale per mantenere il focus e raggiungere il successo. “La gente pensa che concentrarsi significhi dire sì alla cosa su cui ci si deve concentrare. Ma non è affatto così. Significa dire no a centinaia di altre buone idee che ci sono. Bisogna scegliere con attenzione”.
Dire di no è una strategia che può essere utile in qualsiasi fase della carriera, e con il tempo, diventa ancora più importante per proteggere il tuo tempo e concentrarti sulle opportunità migliori.
Per migliorare la tua capacità di dire di no, chiediti se un’opportunità ti entusiasma abbastanza da abbandonare ciò che stai facendo al momento.
Eliminare le cose che non sono importanti è più utile dell’ottimizzare le attività. Un “no” ben detto può essere più potente di un “sì”.
Con il tempo, devi aumentare il livello di rigore nei confronti delle opportunità, dire di no anche a cose che un tempo consideravi valide, per fare spazio a opportunità ancora migliori.
Questo articolo è dedicato ad una mia cara amica di Palermo, incapace di dire “No”, soprattutto a se stessa.
ADL
GLI ALISEI
Gli alisei sono venti costanti che spirano regolarmente per tutto l’anno in direzione dell’equatore. La velocità media si aggira intorno ai 13 nodi con picchi massimi di 18 in estate (luglio) e con medie di poco inferiori, nei mesi di giugno ed agosto. Si fanno poi più leggeri da ottobre a dicembre.
Questi venti spirano simmetricamente sia nell’emisfero boreale che nell’emisfero australe: hanno direzione da Nord-Est verso l’equatore nell’emisfero Nord e da Sud-Est verso l’equatore nell’emisfero Sud.
PERCHÈ ESISTONO? Il maggiore riscaldamento della Terra intorno alla fascia dell’Equatore determina una risalita di aria (bassa pressione al suolo) che, per compensazione, “attira” aria dalle due fasce tropicali contigue (alte pressioni). Questo costante “rimpiazzamento” di aria sono proprio gli ALISEI i quali, per quanto detto, dovrebbero spirare in modo perpendicolare, sia da Nord che da Sud, verso l’Equatore.
Ecco la rappresentazione di una sezione VERTICALE dell’ atmosfera sull’Equatore 👇
🌞 ⬅️ ☁️☁️ ➡️ 🌞 ¦ ¦ ¦ ⬇️ ⬆️ ⬇️ ¦ ¦ ¦ A ➡️ B _ ⬅️_ _A 〰️〰️〰️ 〰️〰️〰️〰️〰️ < NORD SUD > ¦ Equatore
A = Alta Pressione B = Bassa Pressione ⬅️➡️ = Direzione dei Venti (Nord/Sud) ⬆️⬇️ = Movimento dell’Aria (Ascendente/Discendente) 〰️ = Livello del Mare 🌞 = Cielo Sereno ☁️ = Nuvolosità
Soffiano, invece, in maniera obliqua (Vedi figura). Perchè? La causa è il moto di rotazione della Terra (da Ovest a Est) che tende a deviare ogni massa in movimento verso destra nell’emisfero nord e verso sinistra nell’emisfero sud (forza di Coriolis).
CURIOSITÀ Questi venti sono sempre stati importantissimi per la navigazione oceanica a vela: le prime circumnavigazioni della Terra, infatti, venivano sempre effettuate andando verso Ovest sfruttando la spinta di questi venti. Per questo in inglese gli Alisei sono chiamati trade winds, (“venti del commercio”).
Cieli sereni PG
“Le Tendenze del Lavoro 2023: Professioni più Richieste e Aree di Sviluppo per Aziende di Successo”.
di redazione online_
Quali sono le principali tendenze che stanno rivoluzionando il panorama lavorativo?
Qui di seguito troverai le professioni più richieste e le aree di sviluppo fondamentali su cui conviene investire.
L’impatto del Covid e la successiva transizione digitale e green hanno accentuato il fenomeno della carenza di competenze, noto come “Skill Shortage”, nelle aziende.
La gestione dei talenti a tutti i livelli è diventata essenziale per le aziende al fine di anticipare le competenze del futuro e attuare strategie di Upskilling e Re-skilling, aiutando così i dipendenti ad acquisire nuove competenze per essere più competitivi sul mercato.
Curiosamente, mentre l’automazione sostituirà progressivamente il lavoro routinario, competenze tipicamente umane, come la capacità di risolvere problemi, l’empatia e la creatività, stanno guadagnando sempre più importanza.
Tutto ciò richiederà una notevole riqualificazione della forza lavoro.
Allo stesso tempo, il boom dello smart working e della gig economy ha trasformato significativamente il modo in cui i lavoratori interagiscono con le aziende, un aspetto da non sottovalutare, soprattutto in relazione allo sviluppo di strumenti digitali.
Ma verso quale direzione stiamo andando? Quali sono le nuove tendenze?
Le tendenze nel mondo del lavoro nell’immediato futuro riflettono l’ininterrotta crescita della domanda di diverse figure professionali: dagli specialisti IT alla medicina, dai professionisti della Green Economy al digital marketing, con un’innovativa “new entry” nel contesto italiano.
Diversi studi di settore concordano sul cambiamento in atto nel mondo del lavoro e sui trend che le aziende devono considerare nelle loro politiche.
La ricerca analizza le tendenze chiave che stanno ridefinendo il futuro del lavoro, individuando così le professioni più ricercate.
Le 4 professioni più promettenti per il 2024:
Figure IT e Sviluppatori: Le professioni legate alle tecnologie dell’informazione (IT) e all’intelligenza artificiale (IA) sono estremamente ricercate sia oggi che in futuro. Con la crescente importanza della digitalizzazione e la necessità di automatizzare processi aziendali, ci sono numerose opportunità per professionisti IT come sviluppatori software, ingegneri di machine learning e data scientist. Queste figure sono spesso altamente remunerate, e con lo smart working in espansione, si aprono prospettive di carriera a livello globale.
Medici e Operatori Sanitari: L’attenzione crescente rivolta alla pandemia di COVID-19 e la domanda in aumento di servizi sanitari in generale rendono le professioni mediche e sanitarie particolarmente richieste. Medici, infermieri e altri professionisti del settore sono essenziali per garantire cure adeguate e di qualità.
Professionisti della Green Economy: La crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale e la transizione verso fonti di energia pulite e sostenibili hanno generato una domanda esplosiva per professioni legate alla green economy. Ingegneri ambientali, esperti di efficienza energetica e tecnici delle energie rinnovabili sono fortemente richiesti per supportare e gestire questa transizione verso un’economia più sostenibile.
Marketers & Specialisti di E-commerce: Il boom degli acquisti online ha portato a una crescente richiesta di professionisti di marketing digitale e specialisti di e-commerce, come specialisti SEO e social media manager.
Le aziende devono prepararsi adeguatamente per queste tendenze e investire in formazione, sviluppo e gestione dei talenti. Le competenze digitali e la flessibilità dei dipendenti diventeranno sempre più cruciali per il successo aziendale in questo nuovo contesto lavorativo in continua evoluzione.
L’intelligenza artificiale e le tecnologie low code stanno rivoluzionando il modo in cui lavoriamo.
di Redazione Online_
Nel mondo digitale, la velocità è sempre più importante.
Questo vale anche per l’elaborazione dei dati, che si moltiplicano in maniera esponenziale, sempre più.Per questo, il mondo IT si sta orientando sempre di più all’uso dell’intelligenza artificiale (AI) e delle tecnologie low code.
Le tecnologie low code sono un tipo di software che semplifica la creazione di applicazioni software senza richiedere la conoscenza del codice.
Questo le rende accessibili a un pubblico più ampio, inclusi non sviluppatori.
Le tecnologie low code sono utilizzate da aziende di tutte le dimensioni per creare applicazioni che supportano i loro obiettivi aziendali. Sono utilizzate per creare applicazioni per la gestione dei clienti, la gestione dei progetti, l’analisi dei dati e altro ancora.
I processi ” low code” sono in rapida crescita e sono previste implementazioni esponenziali per questo tipo di programmazione, perché offre una serie di vantaggi, tra cui:
Riduzione dei costi: le tecnologie low code possono ridurre i costi di sviluppo software riducendo la necessità di assumere sviluppatori professionisti.
Aumento della velocità: le tecnologie low code possono accelerare il processo di sviluppo software consentendo agli utenti di creare applicazioni più velocemente.
Aumento della flessibilità: le tecnologie low code sono più flessibili rispetto ai tradizionali strumenti di sviluppo software, in quanto consentono agli utenti di creare applicazioni che si adattano alle loro esigenze specifiche.
Migliore collaborazione: le tecnologie low code possono migliorare la collaborazione tra i membri del team, in quanto consentono agli utenti di condividere e modificare facilmente le applicazioni.
L’AI può automatizzare molte attività di elaborazione dei dati, come il tracciamento, la sincronizzazione e la gestione.
Questo può liberare tempo agli sviluppatori per concentrarsi su attività più strategiche, come la ricerca di nuove tecnologie e la creazione di nuove applicazioni, E’ questo si traduce in una migliore esperienza utente, una riduzione dei costi generali per le aziende, un aumento delle vendite con maggiore soddisfazione del cliente.
E’ ormai un fatto incontrovertibile che l’AI può migliorare l’esperienza utente (UX) fornendo informazioni personalizzate e raccomandazioni.
Nel complesso, l’AI e le tecnologie low code stanno trasformando il modo in cui l’IT viene utilizzato, rendendo il lavoro più efficiente, produttivo e personalizzato.
Come l’intelligenza artificiale può fornire un’assistenza personalizzata ai clienti.
un articolo di Dr.AI_
L’intelligenza artificiale (AI) sta rivoluzionando il modo in cui le aziende operano, rivoluzionando i processi e migliorando l’efficienza.
L’AI può essere utilizzata per automatizzare attività ripetitive e dispendiose in termini di tempo, prendere decisioni migliori e fornire un’assistenza personalizzata ai clienti.
Ecco alcuni dei modi in cui l’AI sta cambiando la gestione aziendale:
Automatizzazione: L’AI può essere utilizzata per automatizzare una vasta gamma di attività, come la gestione delle relazioni con i clienti, la gestione dei dati e la gestione delle risorse umane. Ciò può liberare i dipendenti per concentrarsi su attività più strategiche e creative.
Decisioni migliori: L’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati e identificare modelli che potrebbero non essere evidenti agli umani. Ciò può aiutare le aziende a prendere decisioni migliori in merito a questioni come il marketing, la produzione e la finanza.
Assistenza personalizzata: L’AI può essere utilizzata per fornire un’assistenza personalizzata ai clienti. Ad esempio, l’AI può essere utilizzata per generare risposte personalizzate alle domande dei clienti, raccomandare prodotti e servizi e risolvere i problemi.
L’AI ha il potenziale per rivoluzionare il modo in cui le aziende operano.
Tuttavia, è importante notare che l’AI non è una soluzione magica.
L’AI può essere utilizzata per migliorare l’efficienza e la produttività, ma non può sostituire la creatività e l’intuito umano. Le aziende devono essere consapevoli di questi limiti e utilizzarla in modo strategico per ottenere il massimo vantaggio.
Ecco alcuni esempi di come l’AI viene già utilizzata nelle aziende:
Gestione delle relazioni con i clienti: L’AI può essere utilizzata per automatizzare le attività di customer service, come la risposta alle domande dei clienti, la risoluzione dei problemi e la gestione dei reclami. Ciò può liberare i dipendenti per concentrarsi su attività più strategiche, come la costruzione di relazioni con i clienti e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi.
Gestione dei dati: L’AI può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati, come i dati di vendita, i dati dei clienti e i dati dei social media. Ciò può aiutare le aziende a identificare tendenze, prevedere le tendenze e prendere decisioni migliori.
Gestione delle risorse umane: L’AI può essere utilizzata per automatizzare le attività di gestione delle risorse umane, come la pianificazione delle risorse, la gestione dei talenti e la formazione. Ciò può liberare i dipendenti per concentrarsi su attività più strategiche, come lo sviluppo della cultura aziendale e la creazione di un ambiente di lavoro positivo.
L’AI è una tecnologia potente che ha il potenziale per rivoluzionare il modo in cui le aziende operano.
Le aziende che abbracciano l’AI possono ottenere un vantaggio competitivo significativo, e non riconoscere questa potenzialità può portare a danni irreparabili alle società che non intendono usarla.
La leadership è una questione di scelta.
di Giovanna Marrai_
La leadership è un’abilità complessa che richiede una varietà di competenze. È l’abilità di guidare e motivare gli altri verso un obiettivo comune. I leader sono in grado di ispirare gli altri, prendere decisioni difficili e creare un ambiente positivo in cui le persone possono lavorare al meglio.
Esistono molti stili di leadership diversi. Alcuni leader sono più autoritari, mentre altri sono più democratici. Non esiste un unico stile di leadership migliore, poiché il migliore stile dipenderà dalla situazione specifica.
Ecco alcuni dei tratti più importanti di un buon leader:
Visione: i leader hanno una visione chiara del futuro e sono in grado di comunicarla agli altri.
Motivazione: i leader sono in grado di motivare gli altri a raggiungere gli obiettivi comuni.
Decisione: i leader sono in grado di prendere decisioni difficili anche quando non sono popolari.
Comunicazione: i leader sono in grado di comunicare in modo chiaro ed efficace con gli altri.
Costruttore di relazioni: i leader sono in grado di costruire relazioni forti con gli altri.
Flessibile: i leader sono in grado di adattarsi a situazioni in continua evoluzione.
Se vuoi diventare un leader, è importante sviluppare queste competenze. Ci sono molti modi per farlo, ad esempio attraverso la formazione, la pratica e l’esperienza.
Ecco alcuni suggerimenti per diventare un leader:
Sviluppa una forte visione: cosa vuoi ottenere? Cosa vuoi cambiare? Una volta che hai una forte visione, sarai in grado di motivarti e motivare gli altri a raggiungerla.
Sii un modello per gli altri: i leader sono un esempio per gli altri. Assicurati di comportarti in modo coerente con i tuoi valori e le tue convinzioni.
Sii un ascoltatore attivo: i leader sono in grado di ascoltare gli altri e comprendere i loro punti di vista. Questo è importante per costruire relazioni e creare consenso.
Sii inclusivo: i leader sono in grado di coinvolgere tutti, indipendentemente da background o esperienze. Questo è importante per creare un ambiente positivo in cui tutti si sentano apprezzati e valorizzati.
Sii coraggioso: i leader sono in grado di prendere decisioni difficili anche quando non sono popolari. Questo è importante per raggiungere gli obiettivi comuni.
La leadership è una sfida, ma è anche un’opportunità. I leader hanno la possibilità di cambiare il mondo e di avere un impatto positivo sulla vita degli altri. Se hai la passione per la leadership, non esitare a sviluppare le tue competenze e diventare un leader.
GiovannaMarrai è una consulente di leadership che lavora con aziende di tutte le dimensioni per sviluppare e migliorare le loro capacità di leadership. È un’esperta di diversi stili di leadership, e aiuta i suoi clienti a trovare lo stile che funziona meglio per loro.
Lunedì 31 luglio 2023 – Nave Vespucci in sosta a Dakar – Come si galleggia nel Lago Rosa…
Il Lago RETBA (o Lac Rose) è un lago che si trova vicino alla penisola di Cap Vert, a nord est di Dakar. Ha una larghezza massima di 1,5 km, è lungo 5 km e dista appena un chilometro dall’Oceano Atlantico.
È così chiamato per le sue acque rosa dovute, secondo gli esperti, ad una particolare alga ( Dunaliella salina ) che insieme ad un batterio ( Desulfohalobium retbaense ) produce un pigmento che conferisce alle acque questo suggestivo colore che cambia a seconda della luce e che è particolarmente visibile durante la stagione secca (da novembre a maggio).
Il batterio non è pericoloso per l’uomo e per questo motivo è possibile fare il bagno nel lago, dove, una volta immersi, si è sostenuti facilmente a galla: le sue acque, infatti, presentano una concentrazione di sale superiore persino a quella del Mar Morto (380 grammi per litro !).
CURIOSITÀ Questa località è stata il punto di arrivo 🏁 della celebre Parigi-Dakar fino all’edizione del 2007 quando il suo percorso venne spostato in Sudamerica e poi, nel 2020, in Arabia Saudita, mantenendo comunque la denominazione ‘Rally Dakar’.
Il lago Retba è candidato per essere insignito dall’UNESCO del titolo di patrimonio mondiale dell’umanità.
Cieli sereni PG
Domenica 30 luglio 2023 – Nave Vespucci in porto a Dakar
UN’ ISOLA FATTA DI CONCHIGLIE !
Lungo la costa a Sud di Dakar, a circa 100 km dalla capitale, si trova Joal-Fadiouth, un piccolo villaggio di pescatori unico al mondo: vi è un’isola fatta quasi interamente di conchiglie. Il paese si divide in due parti, da un lato vi è Joal la zona sulla costa e dall’altra Fadiouth legate insieme da un ponte di legno lungo circa 400 metri. Dove non vi sono costruzioni, il terreno è completamente ricoperto di conchiglie, perché gli abitanti, da sempre, raccolgono molluschi, sia per mangiarne il frutto, sia per usare i gusci al fine di costruire qualunque cosa, anche strade e edifici! Uno dei modi in cui gli abitanti danno impulso alla loro economia è la fabbricazione di gioielli con le conchiglie raccolte.
Ogni angolo delle strade ed anche il cimitero sono sommersi da conchiglie. Quest’ultimo ha anche un’altra particolarità: è l’unico cimitero del Senegal, dove vengono sepolti indistintamente cristiani e musulmani.
Cieli sereni PG
Sabato 29 luglio 2023 – Il Vespucci è arrivato in SENEGAL
Sabato 29 luglio 2023 Il Vespucci è arrivato in SENEGAL
La nave si è ormeggiata questa mattina al Grand Wharf de la Marine nel Porto di Dakar .
DAKAR (in lingua wolof Ndakaaru) è la capitale del Senegal situata nella punta della penisola di Capo Verde (Cap Vert)
A circa un miglio dal porto di Dakar si trova l’isola di Gorée dove, nel 1444, i portoghesi fondarono un insediamento che chiamarono Palma. Successivamente Gorée divenne una base per la tratta degli schiavi, che per tre secoli caratterizzò tristemente l’economia della zona.
Per la memoria di quel tempo e come simbolo di riscatto, nel 2010, l’allora presidente Abdoulaye Wade, fece realizzare il Monumento al Rinascimento Africano.
Il monumento è una statua di bronzo alta 49 metri che sorge su una delle due colline di Dakar chiamate Les Mamelles.
Il soggetto mostra una famiglia che emerge dalla cima di una montagna: è la figura di una giovane donna e di un uomo che porta in braccio un bambino che a sua volta, con la mano, indica il mare. La statua, progettata dall’architetto senegalese Pierre Goudiaby Atepa, è rivolta verso l’oceano Atlantico, indicando simbolicamente la Statua della Libertà.
Il monumento ha subito molte critiche: sullo stile da ‘realismo socialista’ non appropriato all’Africa e sulle fattezze poco africane del corpo maschile. Gli imam locali affermano, inoltre, che mostrare in una statua figure umane seminude è idolatria.
CURIOSITÀ Vi è una sala panoramica, collocata in cima alla testa dell’uomo, raggiungibile anche con un ascensore, che può accogliere 15 persone.
Cieli sereni PG
Venerdì 28 luglio 2023 – Il Tropico del Cancro
Ultimo giorno di navigazione verso Dakar
SOTTO IL TROPICO DEL CANCRO…
Da qualche giorno il Vespucci si trova in navigazione dentro la fascia tropicale a cavallo dell’Equatore, così chiamata perchè delimitata, a Nord, dal TROPICO DEL CANCRO e a Sud dal Tropico del Capricorno.
Cosa è il Tropico del Cancro?
Il tropico del Cancro è il parallelo più settentrionale in cui il Sole culmina allo zenitun solo giorno all’anno (nel solstizio di giugno). Al Tropico del Capricorno lo stesso avviene nel solstizio di dicembre. Nei punti della Terra che invece si trovano all’interno di questa fascia, il fenomeno avviene in due date, che variano a seconda della latitudine. Tutto ciò è dovuto alla rivoluzione della Terra in orbita intorno al Sole e all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre (23° 27′): al mezzogiorno solare (passaggio in meridiano) il sole si presenta esattamente sulla verticale (come si dice “a picco!”) non producendo alcuna ombra! Questo è avvenuto sul Vespucci mercoledì scorso 26 luglio in latitudine 19° 25′ N. Il Vespucci attraverserà di nuovo il Tropico del Cancro, ma da Sud a Nord, nel giugno del 2024 (!) e poi ancora 4 volte durante questo giro del mondo: ma non è detto che in quei giorni avrà ancora il Sole esattamente “a picco”.
Cieli sereni PG
“L’Equilibrio delle Azioni: come le nostre scelte definiscono il nostro futuro”
di Alessia Montalto_
Il Karma è una legge universale in cui ogni azione ha una reazione corrispondente.
Newton lo sapeva bene quando disse: “ad ogni azione corrisponde anche una reazione uguale o contraria.”
Secondo questa logica, le azioni umane generano energia positiva o negativa, che poi ritorna alla fonte di partenza.
Le azioni negative, purtroppo, hanno un impatto maggiore e richiedono maggiori sforzi per essere bilanciate da azioni positive.
Il concetto di Karma, presente anche nella filosofia indiana, implica che ogni nostro comportamento o pensiero ha delle conseguenze e contribuisce a creare equilibrio o disequilibrio nelle nostre vite.
Il ciclo delle rinascite, noto come Samsara, è una manifestazione di questo processo di riequilibrio.
Per agire secondo il principio del Karma, dobbiamo agire spontaneamente e empaticamente verso gli altri, senza misurare in modo egoistico gli effetti delle nostre azioni.
Questo ci permette di bilanciare continuamente il nostro karma e vivere in uno stato di grazia, orientato verso gratificazioni interiori ed umane, anziché seguire logiche competitive e materialistiche.
Riflettiamo sulla nostra sensibilità verso gli altri, evitando azioni negative e cercando di contribuire positivamente alla nostra vita e quella delle persone con le quali condividiamo il nostro tempo.
Solo così possiamo creare un’energia benefica e influenzare positivamente il nostro destino.
Ufo e fenomeni aerei non identificati: “Rinvenuti resti non umani”
Immagine tratta dal film “Arrivals” di Denis Villeneuve – 2016
di Redazione online_
Un’audizione storica, oggi 27 luglio, davanti alla commissione di Controllo della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti che ha gettato luce su un programma segreto per il recupero e lo studio di oggetti volanti non identificati (UAP).
L’ex maggiore David Grusch, ex agente dell’intelligence dell’Aeronautica USA, ha rivelato dettagli scioccanti sul programma, e insieme a due veterani dell’esercito, Ryan Graves e David Fravor, ha fornito testimonianze coinvolgenti riguardo agli avvistamenti di UAP.
Conosciuto come “la talpa degli Ufo”, il maggiore Grusch ha svelato che il governo degli Stati Uniti sta da tempo conducendo un programma segreto per il recupero e lo studio di rottami di UAP. Tuttavia, l’accesso a questo programma gli è stato negato nonostante fosse coinvolto in incarichi ufficiali presso il National Reconnaissance Office, l’agenzia responsabile dei satelliti spia degli USA. Grusch ha dichiarato di avere informazioni su attività “non umane” risalenti addirittura agli anni ’30 del secolo scorso.
Le testimonianze di Ryan Graves e David Fravor
Ryan Graves e David Fravor, ex piloti della Marina, hanno offerto prove concrete riguardo agli incontri con UAP durante le operazioni di volo. Graves ha sottolineato come questi incontri non siano eventi isolati, ma piuttosto comuni nel nostro spazio aereo, tanto che sono persino discussi durante i briefing pre-volo. Fravor ha descritto il suo incontro ravvicinato con un UAP noto come “Tic Tac Ufo” nel 2004, confermato anche dal Pentagono.
La Ricerca di Trasparenza
L’udienza pubblica è stata indetta per consentire al Congresso USA di ottenere ulteriori informazioni riguardo agli UAP, un tema considerato di sicurezza nazionale e oggetto di dibattito da anni. I testimoni hanno affermato che il governo possiede informazioni su forme di vita extraterrestri e tecnologie aliene avanzate. Nonostante il Pentagono abbia smentito le affermazioni di Grusch riguardo a un presunto insabbiamento, l’interesse per la ricerca di trasparenza e la divulgazione di informazioni riguardo agli UAP sta crescendo sia nel Congresso che tra i cittadini americani.
Le Implicazioni della Sicurezza Nazionale
Ryan Graves ha sottolineato che se gli UAP fossero droni stranieri, rappresenterebbero un problema urgente di sicurezza nazionale. Al contrario, se si tratta di fenomeni ancora non compresi dalla scienza, ciò diventerebbe un problema per gli scienziati. In ogni caso, gli oggetti volanti non identificati costituiscono una preoccupazione per la sicurezza dei voli e potrebbero richiedere ulteriori indagini e studi approfonditi.
La Richiesta di Trasparenza
Le testimonianze dei tre militari hanno rafforzato la volontà del Congresso di fare chiarezza sugli UAP. Il deputato repubblicano Tim Burchett ha sostenuto che il popolo americano merita la verità e che la trasparenza del governo è essenziale su questa materia. Il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer, ha presentato un emendamento per rendere pubblici tutti i documenti governativi legati agli UAP, sottolineando la necessità di fornire maggiori informazioni sulla questione.
Conclusioni
L’udienza davanti alla commissione di Controllo della Camera dei Rappresentanti ha sollevato interrogativi significativi riguardo agli UAP e ha alimentato la richiesta di trasparenza riguardo ai programmi governativi segreti su questo argomento. Mentre il dibattito prosegue, l’interesse e l’attenzione sull’esistenza di oggetti volanti non identificati e possibili incontri con forme di vita extraterrestri continuano a crescere sia all’interno del governo che tra il pubblico americano. Il futuro potrebbe portare a nuove scoperte e
I Pirati della Mauritania
📌 Nave Vespucci sta navigando a largo delle coste della Mauritania con destinazione Dakar (Senegal)
Sulla rotta è presente un discreto traffico di mercantili che navigano lungo la costa in direzione Nord e Sud e di pescherecci intenti ad operare più vicino alla costa. Le coste della Mauritania quasi coincidono con il grande rigonfiamento dell’Africa occidentale: tra i due promontori prominenti di Cap Blanc (nell’immagine l’omonimo faro) e di Cap Vert in Senegal (Dakar). Gli esploratori europei le chiamarono rispettivamente “capo bianco” per le sue sabbie desertiche e “capo verde” per la vegetazione che si comincia ad intravedere più a Sud. Capo Bianco è una lunga penisola sabbiosa che ripara la Baie de Nouâdhibou, l’unico porto naturalmente protetto della costa mauritana. Il faro si trova vicino alla punta di questa penisola.
La caratteristica degna di nota di questa costa è la piattaforma continentale che si estende in mare per circa 50 miglia e ha una profondità molto ridotta.
I PIRATI Lungo la costa africana occidentale esiste una concreta possibilità di imbattersi nei pirati.yÿÿyĝñññ Si tratta dei moderni pirati che operano generalmente con piccole imbarcazioni veloci puntando per lo più le navi da carico e in alcuni casi gli yacht. Lo scopo non è quello di fare bottino ma sequestrare letteralmente l’intera nave per poi chiedere un riscatto. La nostra nave, però, non passerà vicino alle zone in cui, di recente, sono state segnalate minacce. Tuttavia continuerà a tenere d’occhio i report forniti dall’ IMB PRC (International Maritime Bureau Piracy Reporting Center), un’agenzia che offre un servizio 24 ore su 24 aggiornando in tempo reale la mappa degli episodi di pirateria in tutto il mondo.
Cieli sereni PG
“Barbie di Greta Gerwig: Un Manifesto Femminista Con Sfumature di Rosa”
di Redazione Online_
Barbie di Greta Gerwig è finalmente arrivato al cinema a partire dal 20 luglio, colorando il mondo di rosa e suscitando grande interesse, meme e una vasta campagna pubblicitaria.
Ora, vale la pena affrontare questa osannata pellicola dopo tutta questa attesa?
Se siete appassionati della celebre bambola, probabilmente sì. Tuttavia, se vi aspettate una commedia spensierata e divertente, potreste rimanere delusi, forse anche un po’ arrabbiati.
La sceneggiatura, creata da Greta Gerwig e Noah Baumbach, moglie e marito, è piena di amore per i dettagli, generando situazioni paradossali e battute perfette per diventare virali.
Gli attori, sia i protagonisti Margot Robbie (Barbie) e Ryan Gosling (Ken), sia i comprimari come Allan (interpretato da Michael Cera) e Gloria (interpretata da America Ferrera), offrono delle interpretazioni magistrali.
Tuttavia, ciò che potrebbe essere problematico è la satira sociale che permea l’intero film. Scherzando si può dire tutto, anche la verità, ma nutriamo qualche dubbio sul fatto che il mondo sarebbe migliore senza gli uomini.
Questa fragilità sottostante permea l’intera narrazione.
Barbie è un film in cui gli uomini sono rappresentati come i villain, non perché commettano azioni malvagie oggettivamente, ma semplicemente perché sono uomini. Nel “perfetto” mondo di Barbieland, tutti i Ken (chiamati tutti con lo stesso nome, ovvero Ken) sono considerati degli imbecilli buoni a nulla.
All’inizio, questa rappresentazione può risultare divertente, ma a lungo andare diventa stancante.
Mentre Barbie ricopre ruoli come presidente, medico, netturbina, astronauta e vincitrice di un Premio Nobel, Ken si riduce alla semplice definizione di “spiaggia”, credendo persino che sia un lavoro. Ken è solo muscoli, birra e risse, non sa fare altro. Non ha nemmeno una casa, o se l’ha, nessuno ha mai pensato a dove possa abitare. È praticamente insignificante.
D’altro canto, tra le Barbie, il supporto reciproco è sempre al massimo livello.
Fatta eccezione per Barbie Stramba, che ha perso la sua bellezza a causa di un passato difficile, e Barbie incinta, considerata una sorta di paria da tutte a causa della sua pancia.
Quando la bravissima Margot Robbie, nei panni di Barbie Stereotipo, si trova a fronteggiare una crisi di nervi insospettabile nonostante la sua vita apparentemente perfetta, è costretta a fare un viaggio nel mondo reale insieme a Ken, che la corteggia da sempre e lei tratta con nonchalance e sorrisi sublimi.
Nel mondo reale, entrambi si confrontano con il patriarcato. Questa esperienza è una pessima notizia per lei, ma per lui è un risveglio dell’anima, finalmente capisce di poter essere qualcosa di più, o addirittura di poter comandare.
Con l’aiuto di due donne umane, una madre e sua figlia, Barbie torna nel suo universo con un forte mal di testa e si trova costretta ad affrontare il temibile “patriarcato”.
Ne scaturisce una guerra tra maschi e femmine, in cui i primi sono rappresentati come stupidi e le seconde come estremamente intelligenti, per natura. Non c’è animosità né rivalità tra le donne, che siano bambole o umane, si sostengono sempre a vicenda.
Non vedremo mai attriti tra Barbie veterinaria e Barbie surfista californiana, perché il vero nemico è l’uomo.
Il messaggio del film, al di là della trama, sembra essere: aspirate a essere “donne ordinarie, felici di arrivare a fine giornata, possibilmente da sole e senza la zavorra di un Ken tra i piedi”.
Barbie va oltre l’esagerazione tipica della satira e promuove la grande, grandissima solitudine come unico modello di vita vincente.
Questa solitudine estrema, quasi aggressiva, mira a sopprimere qualsiasi relazione sentimentale in nome di un bene più grande: combattere il patriarcato.
E per farlo, bisogna combattere contro tutti gli uomini, illuderli, ingannarli e considerarli poco più che accessori decorativi, spesso fastidiosi e pacchiani, poiché, anche se non se ne rendono conto, sono solo degli inutili imbecilli.
Sia Barbie che Ken cercano il proprio posto nel mondo, uno scopo che li faccia sentire completi. Sarebbe stato bello, e anche utile, se entrambi si fossero aiutati a comprendere quale potesse essere la loro strada, partendo dalla stessa situazione iniziale: entrambi sono bambole, non umani.
Invece, Ken è condannato e Barbie è eletta regina, per nascita.
Barbie rappresenta un manifesto femminista distorto, con l’aggiunta di glitter, battute e canzoncine catchy.
Se cercate di spegnere il cervello per due ore, allora Barbie è sicuramente il film adatto a voi.
Che il “pinkwashing” vi accompagni lieve.
Lunedì 24 luglio 2023 – Nave Vespucci verso Dakar
Nave Vespucci in navigazione verso Dakar
Come consuetudine, anche ieri, all’ora del tramonto, si è svolta, con l’equipaggio schierato in coperta, la cerimonia dell’ammaina bandiera. Qualcuno, a bordo, ha chiesto al comandante Bitta “Perchè il sole appare schiacciato all’orizzonte ?”
È la RIFRAZIONE ATMOSFERICA che fa deviare la luce dalla sua linea retta di propagazione mentre attraversa l’atmosfera. Ciò è dovuto alla densità dell’aria che varia in base all’altezza: il Sole, quando si trova vicino all’orizzonte, appare più piccolo lungo l’asse verticale, risultando leggermente schiacciato. Lo stesso fenomeno fa sì che appaia un po’ più alto sull’orizzonte rispetto alla realtà con un duplice risultato:
al crepuscolo serale, appare ancora visibile quando, in realtà, è già tramontato sotto l’orizzonte;
all’alba, lo si scorge nascente, quando invece si trova ancora sotto l’orizzonte (Vedi disegno).
Cieli sereni PG
Domenica 23 luglio 2023 – Nave Vespucci sulla rotta di Colombo
Nave Vespucci ha lasciato le Isole Canarie ed è in rotta verso Dakar (Senegal)
SULLA ROTTA DI COLOMBO Lo stesso avvenne il 6 settembre 1492 quando le Caravelle di Colombo salparono da Las Palmas con destinazione ‘presunta’ le coste orientali dell’Asia. La Niña, la Pinta e la Santa Maria vi erano giunte il 9 agosto, dove approfittarono per terminare l’allestimento delle navi e per reclutare qualche marinaio delle Canarie, noti per la loro destrezza e la conoscenza delle acque.
Il vantaggio di seguire una rotta passando dalle Canarie anzichè puntare subito verso Ponente dalla Spagna, fu quello di evitare l’area di formazione degli uragani: i cicloni tropicali atlantici, infatti, raggiungono la massima frequenza tra agosto e settembre e dopo aver attraversato gran parte dell’Oceano Atlantico alle latitudini equatoriali, tendono a risalire verso nord, non più bloccati dall’azione dell’Anticiclone delle Azzorre, e impattare proprio i Caraibi, meta delle tre caravelle.
Sarà stata la fortuna, oppure un’eccezionale (per quel tempo) conoscenza della meteorologia, ma Colombo non poteva scegliere tempi e modi migliori per il suo viaggio.
CURIOSITÀ Nave Vespucci questa volta scenderà ancora più a Sud: dopo Dakar si spingerà fino a Capo Verde, come fece Cristoforo Colombo nel suo terzo viaggio per le Americhe.
Cieli sereni PG
22 luglio 2023 – Nave Vespucci a Las Palmas. Perché ha lo scafo colorato a fasce bianche e nere?
Perchè il Vespucci ha lo scafo colorato a fasce bianche e nere?
Lo scafo di Nave Vespucci ha una colorazione a strisce bianche e nere orizzontali, che rievoca il passato, quando i fianchi dei vascelli ottocenteschi mostravano delle fasce bianche in corrispondenza dei ponti di batteria ovvero le due linee di cannoni.
Il Vespucci fu costruito nel 1930 (varato nel 31) ricalcando il modello del Monarca, la nave ammiraglia della Marina delle Due Sicilie, dal quale trasse l’aspetto e molti dettagli tecnici. Il Monarca fu la più grande nave da guerra di tutti gli Stati preunitari d’Italia, anch’esso varato a Castellammare di Stabia nel 1850, quasi 80 anni prima del Vespucci! A quel tempo stava tramontando l’era delle navi a vela e si era già aperta l’epoca dei “vapori”. Così quel veliero, pensato per durare nel tempo, fu progettato in funzione di una successiva integrazione con un apparato motore a vapore (caldaie) e la spinta ad elica, cosa che avvenne nel 1860. Quello stesso anno, con l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte, la nave passò nelle mani della marina sabauda; il Monarca fu ribattezzato Re Galantuomo, in onore di Vittorio Emanuele II, e per l’ironia della sorte, le truppe borboniche se lo videro schierato contro durante l’assedio di Gaeta che pose fine al Regno delle Due Sicilie.
Quel veliero fu il modello sul quale si costruì, non solo l’Amerigo Vespucci ma anche il ‘gemello’ Cristoforo Colombo.
Cieli sereni PG
21 luglio 2023 – Nave Vespucci in porto a Las Palmas
OSSERVARE LE STELLE ALLE CANARIE L’ osservatorio astronomico del Roque de los Muchachos è situato nell’isola di La Palma (la più occidentale delle 7 Isole Canarie). Si tratta di uno dei migliori punti d’osservazione trovandosi in alta quota a 2400 metri. Le particolari condizioni climatiche dell’isola mantengono costantemente le nuvole ad una quota non superiore ai 500 metri sul livello del mare così da bloccare l’inquinamento luminoso dei centri abitati: questo fenomeno è chiamato dai locali Panza de Burro (letteralmente pancia dell’asino), che consente un’osservazione ottimale delle stelle.
LE STELLE CADENTI DEL CIGNO
È da poco passato il novilunio (17 luglio scorso) e pertanto, in assenza del chiarore lunare, sarà possibile osservare le meteore alfa Cignidi, così chiamate perchè il radiante, ovvero il punto da cui sembra che le stelle cadenti partano, è la stella più luminosa (alfa) della costellazione del Cigno, DENEB. Insieme a VEGA (Lira) e ALTAIR (Aquila), questa stella fa parte del grande TRIANGOLO ESTIVO: chiunque può riconoscerlo, con il cielo sereno, proprio sopra la propria testa.
Cieli sereni PG
Giovedì 20 luglio 2023 – Nave Vespucci in porto a Las Palmas, dove c’è il miglior clima al mondo (secondo gli Americani…)
VIVERE A LAS PALMAS Secondo uno studio condotto da ricercatori di una università statunitense, il clima di Las Palmas, nella maggiore delle isole delle Canarie (Gran Canaria), è il migliore del mondo, con una temperatura media annua che si assesta intorno ai 23°C, che nei mesi freddi raramente scende al di sotto dei 20°C e l’acqua mai sotto i 18°C. Nei mesi più caldi, la temperatura massima è di 28°-30°C per un clima ventilato e secco con pochissime precipitazioni, in media soltanto 22 giorni l’anno.
CURIOSITÀ Quanti italiani vivono alle Canarie?
La nazionalità estera più diffusa tra gli abitanti dell’Arcipelago delle Isole Canarie, è proprio quella italiana, che stacca per numero tutte le altre comunità. Nell’Arcipelago vivono circa 50 mila persone provenienti dall’Italia. 🇮🇹 La seconda comunità è quella proveniente dal Regno Unito 🇬🇧, con 30 mila britannici. Al terzo posto si trova la comunità tedesca 🇩🇪 con 25 mila residenti.
Cieli sereni PG
Mercoledì 19 luglio 2023 – Nave Vespucci è giunta a Las Palmas de Gran Canaria
Perchè si chiama LAS PALMAS? Las Palmas de Gran Canaria fu fondata nel 1478 dal comandante castigliano Juan Rejon che, giunto sull’isola per sottometterla al controllo spagnolo, creò il suo accampamento recintandolo con tronchi di palme.
Lo stesso Cristoforo Colombo, durante il suo primo viaggio di scoperta del 1492, si fermò a Las Palmas per far effettuare delle riparazioni alla Pinta, e vi fece sosta di nuovo anche durante il viaggio di ritorno in Spagna. A testimonianza del suo soggiorno restano i ricordi conservati nel museo a lui dedicato, la Casa de Colon, che l’ospitò a Vegueta, il barrio storico della città.
CURIOSITÀ Las Palmas de Gran Canaria è gemellata con la città di San Antonio, negli USA, fondata nel 1718 da coloni provenienti dalle Isole Canarie. 🇺🇲🇪🇸
Cieli sereni PG
Martedì 18 luglio 2023 – Nave Vespucci è entrata nelle acque territoriali spagnole diretto a Las Palmas (Isola di Gran Canaria)
LA BANDIERA DELLE ISOLE CANARIE
È un tricolore bianco, azzurro e giallo che deriva dai vessilli delle città di Santa Cruz de Tenerife (blu e bianco) e di Las Palmas di Gran Canaria (giallo). Inoltre, questi colori sono comuni anche sulle bandiere di tutte e sette le isole Canarie. Al centro è presente uno scudo blu contenente sette isole d’argento, sormontato da una corona e retto da due cani ( Podenco Canario ), una razza autoctona delle Isole Canarie, tra le più antiche esistenti: lo riconducono, addirittura, al cane dei faraoni egizi.
Sopra la corona si legge, in lettere maiuscole, il motto “OCEANO”.
Cieli sereni PG
Lunedì 17 luglio 2023 – Che tipo di veliero è il Vespucci? (che continua la navigazione in Oceano Atlantico verso le Canarie)
Questa mattina al comandante Bitta è stato chiesto:… che tipo di veliero è il Vespucci ?
Per rispondere è necessario considerare l’ armo che è l’insieme delle attrezzature necessarie alla navigazione: più specificamente il numero degli alberi e la forma delle vele.
Sembra banale ma il Vespucci, per il suo armo velico, è classificato secondo nomenclatura … NAVE, cioè un veliero a tre alberi, tutti armati con vele quadre, più un bompresso, anch’esso considerato un albero, sebbene sia inclinato sulla prua.
Tanto per citare altri tipi di velieri, la NAVE A PALO ha invece quattro alberi, i primi tre armati con vele quadre, mentre il quarto, detto appunto “palo”, ha vele auriche, di forma trapezoidale.
Nella foto in basso a sinistra, si vede la nave a palo HERZOGIN CECILIE, un quattro alberi di costruzione tedesca che prese il nome dalla principessa ereditaria tedesca Duchessa Cecilia di Mecklenburg-Schwerin (1886-1954), moglie del principe ereditario Guglielmo di Prussia (Herzogin in tedesco significa duchessa). Ha navigato sotto bandiera tedesca, francese e finlandese, dal 1902 al 1936
Un altro tipo di veliero è il BRIGANTINO A PALO definito un tre alberi con i primi due alberi armati con vele quadre, il terzo con vele auriche.
Nell’immagine in basso a destra il brigantino a palo ITALIA famoso per il suo rocambolesco naufragio a Tristan de Cunha nel 1892… ma questa è un’altra storia!
Cieli sereni PG
15 luglio 2023 – Nave Vespucci si trova in navigazione sulla latitudine di Casablanca (33° 35′ Nord)
A Ovest del porto di Casablanca si erge il Faro di EL HANK che porta il nome del punto in cui è stato costruito. È il faro più alto del Marocco! Progettato dall’architetto francese Albert Laprade, famoso per il suo progetto del Palais de la Porte Dorée a Parigi, il faro è in un tipico stile di moschea a forma di minareto. In funzione dal 1920, ha contribuito allo sviluppo e alla sicurezza del porto di Casablanca che precedentemente era considerato molto pericoloso. Il faro è alto 51 m, (quanto l’albero di trinchetto del Vespucci) e ha un diametro alla base di 39 m. È necessario salire 256 gradini per raggiungere la piattaforma superiore.
CURIOSITÀ Il faro può essere avvistato a 30 miglia, circa 55 chilometri!
Cieli sereni PG
14 luglio 2023 – Nave Vespucci sta navigando in Oceano Atlantico di fronte alle coste del Marocco.
L’Oceano Atlantico prende il nome dal titano ATLANTE, che nella mitologia greca fu costretto da Zeus a tenere sulle spalle l’intera volta celeste per aver organizzato la rivolta, poi fallita, dei Titani contro gli dei dell’Olimpo.
Atlante era anche il re della Mauritania, appassionato studioso di astronomia. Secondo lo storico Diodoro Siculo, il Titano fu il primo a rappresentare il mondo sferico quando tutti gli uomini credevano che la terra fosse piatta e che terminasse alle colonne d’Ercole. Per questo nell’immaginario divenne poi il Titano che trasportava una sfera sulle proprie spalle alludendo alla sua scoperta.
CURIOSITÀ La prima vertebra della spina dorsale si chiama Atlante proprio perché sorregge il cranio, così come il Titano sorreggeva la sfera celeste.
Nell’immagine si vede l’ Atlante Farnese conservato al Museo Archeologico di Napoli.
Cieli sereni PG
LE SCIMMIE A GIBILTERRA ? 🐒
Le Bertucce di Gibilterra sono l’unica popolazione di scimmie selvatiche in Europa. Sono Macachi di Barberia (Macaca sylvanus), note anche come Macachi di Gibilterra; I locali le chiamano monos, “scimmie” in Llanito. Il Llanito è il dialetto creolo parlato a Gibilterra. È la terza lingua dopo l’inglese (ufficiale) e lo spagnolo ed è parlata da circa 20mila persone.
CURIOSITÀ Sono considerate il simbolo del Territorio, che fino a pochi anni fa aveva proprio questo animale stampato sulla moneta da 5 pence.
Cieli sereni PG
(We are not) California dreamin’…
…che Mediterraneo sia!
Scopello (Italy)
Scopello (Italy)
Poros (Greece)
Poros (Greece)
Amorgos (Greece)
Amorgos (Greece)
Fregene (Italy)
Amorgos (Greece)
Amorgos (Greece)
Ischia (Italy)
12 luglio 2023 – Nave Vespucci in navigazione nel Mare di Alboran
Il Vespucci, diretto a Las Palmas, in questo momento si trova in navigazione nel MARE DI ALBORAN
Questa parte del Mediterraneo è attraversata sia da correnti profonde provenienti da Est, che portano l’acqua più salata del Mediterraneo nell’ Oceano Atlantico, sia dalle correnti superficiali che si muovono in senso contrario. Il risultato di questo scambio è la presenza di movimenti circolari delle masse d’acqua.
Essendo una zona di transizione fra il Mediterraneo e l’Atlantico, questo mare ospita specie caratteristiche delle due zone: notevole la presenza di tursiopi 🐬, oltre che di focene, l’ultima popolazione del Mediterraneo. Inoltre qui vengono a nutrirsi le tartarughe marine dell’intero Mediterraneo, attratte dall’abbondante cibo a disposizione.
Questo mare prende il nome dall’ ISOLA di ALBORAN che fa parte del territorio della Spagna (distante 90 km) nonostante sia più vicina alle coste settentrionali del Marocco (50 km). Per questo è tuttora rivendicata dallo stato africano. Possedimento spagnolo fin dal 1540, a sua volta deve il nome al pirata tunisino Al Borani, che aveva una base sull’isola. Per la sua posizione strategica, nel 1960 alcune navi da pesca sovietiche tentarono di installare una base sull’isola. Il regime franchista reagì inviando una guarnigione della marina militare, che ancora oggi costituisce l’unico insediamento presente su Alborán. L’isola ospita alcune costruzioni: un faro, la casa abbandonata del guardiano del faro, un eliporto, due moli e un campo di calcio;
CURIOSITÀ Sorprendentemente c’è anche un cimitero con tre tombe. Due delle sepolture sono della suocera e della moglie di un guardiano del faro, decedute rispettivamente nel 1910 e 1920. La terza tomba non ha nome, ma secondo alcune fonti si tratta di un aviatore tedesco della seconda guerra mondiale restituito dal mare dopo l’abbattimento del suo velivolo e la conseguente morte.
Cieli sereni PG
11 LUGLIO – GIORNATA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE
L’ 11 LUGLIO si celebra la giornata della popolazione mondiale, una ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1989 per attirare l’attenzione sull’aumento della popolazione mondiale e sull’effetto che questo incremento sta esercitando sulle disuguaglianze, sul clima e sul pianeta. Secondo una stima ufficiale delle Nazioni Unite, all’inizio del 2023 la popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi (!). Nessuno può sapere con esattezza l’ammontare della popolazione, il cui valore reale è compreso, presumibilmente, in una forchetta di più o meno 100 milioni rispetto alle stime.
Ma il punto è che, mese più mese meno, il dato è impressionante, se si pensa che eravamo 4 miliardi nel 1974, 7 miliardi nel 2011 e, secondo l’ONU, potremmo essere 10 miliardi nel 2050. Un trend frutto dei progressi della medicina, innanzitutto, e del relativo miglioramento delle condizioni di vita.
CURIOSITÀ Si è calcolato che ogni 24 ore nascono in media 237mila bambini (uno ogni 2,7 secondi) e che muoiano 140mila persone, dunque sulla Terra ogni giorno ci sono 97mila persone in più (4mila in più ogni ora…!) 🕑
Cieli sereni PG
11 luglio 2023 – Nave Vespucci attraversa il Meridiano di Greenwich (o “Meridiano zero”)
Nave Vespucci, in navigazione lungo le coste spagnole, la scorsa notte ha attraversato, da Est ad Ovest, il Meridiano di Greenwich conosciuto anche come “meridiano zero”. La Nave rimarrà nell’Emisfero Ovest fino all’attraversamento dell’ ‘antimeridiano di Greenwich’ previsto per il prossimo anno in navigazione nell’ Oceano Pacifico.
Questa linea immaginaria che unisce il Polo Nord e il Polo Sud, è l’origine da cui si traggono le unità di misura delle distanze in mare ed è il riferimento dei tempi: è così chiamato perché attraversa il Royal Observatory di Greenwich (Londra) e passa per otto Paesi: Regno Unito, Francia, Spagna, Algeria, Mali, Burkina Faso, Togo, Ghana.
CURIOSITÀ La Spagna, essendo attraversata dal meridiano di Greenwich, dovrebbe utilizzare l’orario del fuso in vigore in Irlanda e Regno Unito, quindi un’ora meno che in Italia. Vige, invece, lo stesso orario di Roma e degli altri paesi dell’Europa centrale. Questa ‘anomalia’ è dovuta ad una modifica che risale alla dittatura di Franco, ed è all’origine degli orari “ritardati” che caratterizzano i ritmi di vita del Paese: gli orari dei pasti sono spostati in avanti così come l’apertura dei commerci o degli uffici.
IL RECORD DEL TRAMONTO TARDIVO. L’anomalia della Spagna in tema di orari è massima il giorno del solstizio d’estate, quando il ritardi dell’ora del tramonto tocca il suo record annuale.
In Galizia, la regione situata nell’estremo nord-occidentale della Spagna, proprio sopra il Portogallo (paese che invece utilizza il fuso irario di Londra), il 21 giugno, il Sole tramonta ben oltre le 22.00. A Santiago de Compostela, importante meta per i camminatori del Camino de Santiago, avviene alle 22.16. Ma La Coruña li batte tutti, con il tramonto alle 22.19 !
Cieli sereni PG Grazieee🫡
10 luglio 2023 – Nave Vespucci sta navigando nel Mare delle Baleari
È uno dei mari in cui è suddiviso convenzionalmente il Mediterraneo. È delimitato a nord dalla Spagna e dalla Francia e a sud dalle Isole Baleari. Non si è certi dell’origine del toponimo ma potrebbe derivare dal greco βαλλω, (bállō) ovvero gettare (pietre o giavellotti). Nelle Isole Baleari, infatti, era nota l’abilità degli abitanti nell’arte di lanciare pietre con le fionde. Quegli ottimi frombolieri, descritti anche dagli storici antichi, venivano utilizzati come mercenari da Greci, Punici e Romani. Da ciò deriva anche la parola balistica, la scienza che studia il moto dei proiettili.
COSA ACCADDE OGGI ?
10 LUGLIO 1658 Nasce a Bologna Luigi Ferdinando MARSILI che è stato uno scienziato, militare, geologo e botanico italiano
A Bologna creò una Camera di Geografia e Nautica dell’antico Istituto delle Scienze, una delle più antiche accademie scientifiche italiane tuttora esistenti. La produzione consisteva in varie tipologie di carte geografiche e nautiche, alcune delle quali incise su rame e decorate con motivi floreali e allegorici. Notevole la pregiatissima collezione di modelli di navi dei sec. XVII e XVIII, realizzati in scala dagli stessi cantieri che varavano le navi.
Sembra che l’Istituto raccogliesse questi modelli di vascelli e galere per conoscere i segreti tecnici della potenza marittima, militare e commerciale di nazioni come la Francia o l’Inghilterra.
In suo onore, è chiamato il più grande vulcano sottomarino europeo: il Monte Marsili che sorge nei fondali del Mar Tirreno.
Cieli sereni PG
ACCADDE OGGI – 9 LUGLIO 1958 – IL PIÙ GRANDE TSUNAMI DELL’ EPOCA MODERNA
IL PIÙ GRANDE TSUNAMI DELL’ EPOCA MODERNA
Il 9 Luglio del 1958 un gigantesco Tsunami si abbattè nella Lituya Bay (Alaska) a causa della caduta, all’interno della baia, di una colossale frana staccatasi dalle pendici Monte Crillon al seguito di un violentissimo terremoto.
Caddero in mare qualcosa come 30 milioni di metri cubi di roccia che spostarono all’istante un immenso quantitativo di acqua producendo la colossale onda di tsunami.
L’altezza massima dell’onda fu determinata osservando la vegetazione che sul versante opposto a quello della frana fu cancellata completamente fino ad un altezza di 525 metri (!), tale quindi fu l’altezza massima raggiunta dall’acqua che poi si diresse all’interno della baia con un’onda alta circa 200 metri. Quest’onda fu affrontata da tre piccole imbarcazioni che si trovavano all’interno della baia. Una delle tre fu spazzata via mentre le altre due riuscirono a salvarsi cavalcando l’onda. I superstiti raccontarono di una vera e propria montagna d’acqua che si diresse verso di loro ad una velocità impressionante.
È sicuramente l’evento di questo tipo di maggiore portata che sia mai stato registrato e direttamente osservato nel 20° secolo. L’evento di Lituya Bay dimostra che i megatsunami esistono e sono possibili come causa di eventi franosi eccezionali o di caduta di asteroidi. Per questo ultimo caso è stato calcolato che un asteroide del diametro di 1 km che viaggia a 25-30 km al secondo, se impattasse nell’Oceano, potrebbe generare uno tsunami con un’onda di 300-800 metri, destinato poi ad arrivare nell’entroterra per migliaia di km.
Cieli sereni PG
VENERE, la prima “stella” della sera…o del mattino?
Nave Vespucci è in navigazione di fronte alle coste catalane all’altezza di Barcellona.
A bordo qualcuno si sta ancora domandando che cosa era quel punto luminosissimo visibile al tramonto di ieri sera sull’orizzonte di Ponente. (Vedi foto)
Si trattava di VENERE che in questi giorni è al massimo della sua luminosità. Lo è stato esattamente venerdì scorso, 7 luglio, quando ha brillato sopra l’orizzonte subito dopo il tramonto come l’oggetto più luminoso in quella direzione (e in tutto il cielo). Per chi non ha avuto l’opportunità di vederlo, il pianeta rimarrà comunque molto luminoso anche al tramonto dei prossimi giorni di metà luglio. Poi lo sarà di nuovo a settembre, ma all’alba sull’orizzonte di Levante!
CURIOSITÀ Venere può essere osservato o come “stella della sera” (il caso di questi giorni) o come “stella del mattino”. In altre parole, o dopo il tramonto del Sole oppure prima dell’alba, con un’alternanza di circa 10 mesi.
PERCHÈ? Venere gira attorno al Sole su un’orbita interna alla nostra, e pertanto, vedendolo noi “da fuori”, con il Sole al centro, il pianeta si trova da una parte o dall’altra del Sole, ma mai più lontano di un angolo di 45°.
Un arco di 45 gradi, nella volta celeste, corrisponde a tre ore in termini di movimento (relativo) degli astri e pertanto Venere possiamo vederlo tramontare non più di tre ore dopo il Sole oppure sorgere non più di tre ore prima. L’ altro pianeta “inferiore” (cioè con orbita interna a quella della Terra) è Mercurio: questo, dal Sole, può allontanarsi al massimo di 25°, rimanendo quindi visibile, sempre e solamente, o al crepuscolo serale (1h e 30m dopo il tramonto) o a quello mattinale (1h e 30m prima dell’alba) .
Cieli sereni PG
IL GOLFO DEL LEONE – DALL’ OBLÒ DEL COMANDANTE BITTA
8 luglio 2023 Nave Vespucci, dopo aver lasciato il porto di Marsiglia, si trova in navigazione nel Golfo del Leone
Si tratta della grande insenatura nella costa Sud della Francia, che va da Tolone fino al confine con la Spagna. (Vedi figura). La sua posizione geografica e i rilievi fanno confluire correnti d’aria che generano il caratteristico vento da Nord Ovest, il MISTRAL, che può alzare sul mare onde e venti tra i più temibili del Mediterraneo (tempeste note sotto il nome di lionate).
PERCHÈ SI CHIAMA GOLFO DEL LEONE ? 🤔
Il Golfo del Leone ha avuto nomi diversi nel corso della storia. Durante l’antichità, il nome prevalente era quello di Mare Gallicum (“mare dei Galli”). Nel Medioevo poi comparve l’attuale nome “Golfo del Leone” per le cui origini ci sono due ipotesi.
La prima è che il nome derivi dal confronto con un leone: questa parte di mare è pericolosa quanto il grosso felìde per i forti e improvvisi venti sopra accennati che minacciano le barche dei marinai e dei pescatori.
La seconda ipotesi è suggerita dal fatto che il picco di Saint-Loup, situato all’estremità meridionale del Massiccio Centrale, dietro la costa, ricorda, come profilo, un leone sdraiato: inconfondibile punto di riferimento per chi osserva da una barca entrando nel golfo.
Cieli sereni 🦁 PG
DALL’ OBLÒ DEL COMANDANTE BITTA – 7 luglio 2023: “IL” VESPUCCI ORMEGGIATO IN PORTO A MARSIGLIA
[Foto L. Esposito]
CURIOSITÀ Si dice ” la Vespucci è ormeggiata” o ” il Vespucci è ormeggiato”? 🤔
Le unità della Marina Militare vengono declinate al maschile secondo un’ antica tradizione per la quale le navi armate erano definite come “REGIO LEGNO” oppure, come “VASCELLO”. Come per intendere “il regio legno” (o “il vascello) Vespucci.
Sotto il Regno d’Italia, l’appellativo aveva cambiato genere essendo le unità definite come “Regia Nave” (RN) ma, ritornando ai nostri giorni, si usa dire correntemente, ” il Vespucci” così come ” il Cavour”, ” il San Giorgio”, ecc..
PERCHÈ SI DICE “ORMEGGIARE” ?
È un termine che deriva dal greco ὁρμίζω (ormízo), che a sua volta viene da ὅρμος (ormos) [rada, luogo per ancorare]. Si intende assicurare una nave, o un’imbarcazione in genere, a un punto fermo con mezzi di ritenuta (ancore, catene, cavi fra nave e bitte a terra, fra nave e boa, ecc.) per mantenerla in posizione prestabilita, contro l’azione del mare e del vento. [Treccani].
Mentre per il diporto e per le unità militari, si parla comunemente di ORMEGGIARE, esiste un sinonimo, ATTRACCARE, più diffuso nella marina mercantile.
Cieli sereni PG
LO SPRAY DI JOSHUA SLOCUM – 3 LUGLIO 1898
Dopo 46.000 miglIa di navigazione si conclude a Fairhaven, nel Massachusetts, la prima circumnavigazione del globo in solitaria da parte di Joshua Slocum e del suo Spray. Era partito più di 3 anni prima da Boston, il 24 aprile 1895. Lo Spray era un’imbarcazione costruita nel 1801 armata dapprima a sloop e successivamente a yawl, originariamente adibito alla pesca delle ostriche, di 11,20 m di lunghezza fuori tutto. Anch’esso costituisce una leggenda come il suo costruttore, armatore ed unico membro di equipaggio, il Capitano Joshua Slocum. L’impresa è raccontata nel libro “Solo, Intorno Al Mondo”. La morte del capitano Slocum è avvolta nel mistero: il 14 novembre 1909 Slocum salpò con lo Spray per le Indie Occidentali per uno dei suoi soliti viaggi invernali; avrebbe esplorato i fiumi Orinoco, Rio Negro e Rio delle Amazoni. Non arrivò mai, e né Slocum né lo Spray furono più ritrovati.
CURIOSITÀ Nonostante fosse un marinaio esperto, Slocum non sapeva nuotare: considerava inutile imparare a nuotare.
Cieli sereni PG
LA LUNA DEL CERVO
3 luglio 2023 Continua navigazione di Nave Vespucci verso Marsiglia, nelle acque a Sud della Francia
Oggi, alle ore 13:40 ora italiana, la Luna raggiungerà il plenilunio. Quasi allo stesso tempo transiterà anche nel punto più vicino alla Terra (Perigeo) e sarà dunque la prima Superluna dell’anno: apparirà più grande del 6% circa e più luminosa del 12% rispetto a una normale luna piena.
Spesso però capita di ammirare una Luna piena più grande, ma non perchè è più vicina alla Terra. In quel caso si tratta di un’illusione ottica, detta “illusione lunare”: il disco lunare sembra più grande quando sorge o cala facendo da sfondo ad un panorama come montagne, colline o manufatti (navi o costruzioni).
La Luna piena di luglio è chiamata tradizionalmente la LUNA DEL CERVO perchè legata ad un determinato evento stagionale: è il mese in cui le corna dei cervi finiscono la loro crescita e raggiungono la massima lunghezza. Non è però il solo nome: secondo altre leggende la Luna di luglio viene chiamata anche Luna dei Temporali, perché frequenti in questo periodo. Per i cinesi è la Luna del fantasma affamato e per i Celti la Luna della rivendicazione (Moon of Claiming). I Cherokee la chiamavano Luna del mais maturo (Ripe Corn Moon) e infine, nell’emifero australe dove in questo periodo è inverno, Luna di ghiaccio.
Cieli sereni PG
DALL’OBLÒ DEL COMANDANTE BITTA – IL PRINCIPATO DI MONACO
Domenica 2 luglio 2023 Nave Vespucci, in navigazione verso Marsiglia, ha da poco attraversato le acque del PRINCIPATO DI MONACO
PERCHÈ SI CHIAMA PRINCIPATO DI MONACO?
Si tratta di uno degli Stati più antichi del mondo: esiste, in maniera continuativa, dalla fine del XIII secolo; la sua origine si fa risalire generalmente all’iniziativa di Francesco Grimaldi, un nobile guelfo genovese che s’impadronì con destrezza di un castello ivi edificato, di proprietà di un rivale ghibellino; avendo compiuto tale impresa introducendosi nel maniero travestito da monaco, la circostanza diede anche il nome alla signorìa che ne sorse e che poi divenne Stato.
È il paese più stretto del mondo, con una larghezza che varia dai 350 ai 1.700 metri ed è il secondo Paese più piccolo del mondo, con soli 202 ettari di territorio. È tra gli Stati più densamente popolati del mondo.
LA BANDIERA 🇲🇨
La bandiera di Monaco, rossa e bianca, venne decisa nel 1881 dal fondatore di Monte-Carlo, il Principe Carlo III. Questi colori sono per tradizione quelli della famiglia Grimaldi. Si dice che prendano le mosse dalla Repubblica di Genova mentre in un’altra versione più poetica, il rosso rappresenterebbe il sangue della Patrona, Santa Devota.
Cieli sereni PG
L’ OBLÒ DEL COMANDANTE BITTA – GENOVA, LA CROCE DI SAN GIORGIO.
Il comandante Bitta è un curioso e stravagante personaggio uscito dalla penna di Paolo Giannetti (PG), che “osserva” dal suo “oblò virtuale” di Nave Vespucci i porti visitati e le rotte percorse cercando le risposte a quesiti su chi, che cosa, dove, come, quando e perchè… . Gli anedotti e le curiosità possono riguardare il mare, la navigazione, la meteorologia, l’astronomia e altro.
Genova 1 luglio 2023 Partenza di Nave Vespucci per il Tour Mondiale 2023-2025.
LA CROCE DI SAN GIORGIO Nello stemma della Marina Militare, il ‘secondo quarto’ (chiamato in araldica il cantone sinistro del capo) è occupato dalla Croce di San Giorgio, simbolo di Genova, potente Repubblica Marinara, che iniziò ad usarla nell’alto medioevo. In quel periodo storico, la “Superba” partecipava attivamente alle Crociate: la leggenda narra che, durante una cruenta battaglia per la presa di Gerusalemme (nel 1099), il Santo apparve per incitare alla vittoria le truppe cristiane. Da quel momento Genova adottò ufficialmente la croce di S. Giorgio come proprio vessillo 🏴. La croce della Repubblica di Genova fu in seguito adottata altrove in Italia e nel mondo.
Cieli sereni PG
OGGI 1° LUGLIO…”GIRO DI BOA” DI METÀ ANNO!
Oggi 1º luglio siamo al 182º giorno dell’anno. Questa notte, appena passata la mezzanotte, mancheranno altrettanti giorni alla fine dell’anno.
Cieli sereni PG
30 GIUGNO – GIORNATA MONDIALE DEGLI ASTEROIDI
Il 30 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Asteroidi (Asteroid Day) che fu istituita nel 2014 per far conoscere il ruolo degli asteroidi nella formazione del nostro sistema solare, l’ eventuale sfruttamento delle risorse che forniscono, come possono aprire la strada a future esplorazioni e infine come sia possibile proteggere il nostro pianeta dagli impatti.
COSA È UN ASTEROIDE? Come premessa ricordiamo la definizione di “pianeta” come ‘corpo freddo (senza luce propria) che orbita intorno al Sole’. Oltre agli 8 pianeti più noti, rientrano in questa definizione molti altri corpi celesti più piccoli, anch’essi orbitanti intorno al Sole. Questi “pianetini” sono denominati ASTEROIDI (nello spazio ne sono stati contati circa trecentomila) e tra i più grandi conosciamo Cerere (950 km di diametro), Vesta e Pallade (circa 500 km). [Vedi immagini in scala con la Terra]. Questi pianetini più grandi hanno forma quasi sferica, mentre quelli di diametro inferiore possono avere forme irregolari. La maggior parte di loro ruota attorno ad un proprio asse, e le “giornate” (un giro completo) durano tra le 5 e le 20 ore.
La data del 30 giugno è stata scelta per ricordare l’anniversario del più importante evento esplosivo naturale registrato nella storia recente della Terra: l’impatto avvenuto quel giorno di 115 anni fa (nel 1908) a Tunguska in Siberia.
Cieli sereni PG
29 GIUGNO – LA BARCA DI SAN PIETRO
Quando eravamo piccini il nostro babbo, la sera del 28 giugno ci faceva “la barca di San Pietro”. Per noi era una magia…non si capiva cosa fosse né come lui riuscisse a fare questa cosa strana e misteriosa.
LA TRADIZIONE Per la festività dei SS Pietro e Paolo si era soliti riempire un recipiente di acqua e immergervi un albume di uovo. Il contenitore doveva essere lasciato per tutta la notte tra il 28 e il 29 giugno all’aperto, su un prato, o su un davanzale. Il giorno seguente l’albume aveva le sembianze delle vele di una nave, generata proprio dal “soffio” di San Pietro. La tradizione vuole che questa trasformazione avvenga solo ed esclusivamente in quella notte e, a seconda di come apparivano le vele, si poteva capire se il raccolto sarebbe stato abbondante o meno. I contadini capivano dalla forma delle vele anche le condizioni del tempo: vele aperte significavano bel tempo e caldo, vele chiuse l’arrivo della pioggia.
Oggi, dopo tanti anni, manteniamo viva la tradizione che il babbo e, prima di lui, il nonno e il babbo del nonno, ci hanno tramandato: abbiamo voluto ripetere ancora una volta quello che loro facevano e questa mattina abbiamo trovato questa (vedi foto).
Auguri a Pietro, a Paolo, a Piera, a Paola, e a tutti coloro che si chiamano con nomi composti da questi. 😇
Cieli sereni PG
ACCADDE OGGI – 27 GIUGNO 1974
Il SAN GIUSEPPE II rientra ad Anzio al termine della prima spedizione italiana in Antartide. Si tratta di una feluca di 16 metri dotata di due vele latine, fiocco, controfiocco e trinchetta condotta dal comandante Giovanni Ajmone-Cat con un equipaggio formato da quattro Sottufficiali della Marina Militare Italiana.
La spedizione, dagli scopi puramente scientifici e supportata dalla Marina Militare italiana, era partita da Torre del Greco (NA) il 1° luglio 1973 e furono percorse, in quasi un anno, più di 20.000 miglia.
Sul “San Giuseppe II” la navigazione antartica venne compiuta con le tecniche veliche e marinaresche tradizionali non essendoci stato montato nemmeno il radar.
PERCHÈ SAN GIUSEPPE II ? Il comandante Ajmone Cat le diede il nome “San Giuseppe Due” in onore della goletta “San José” a bordo della quale il tenente di vascello Giacomo Bove, nel 1882, raggiunse Ushuaia nei cui pressi naufragò nel tentativo di raggiungere l’Antartide.
CURIOSITÀ Gli enti cartografici che mappano il territorio antartico britannico, hanno denominato il lago posto all’interno di Deception Island, nelle Isole Shetland meridionali, con il nome di Ajmonecat Lake.
Cieli sereni PG
25 GIUGNO – GIORNATA MONDIALE DELLA GENTE DI MARE
Il 25 GIUGNO è la Giornata Mondiale della Gente di Mare ( Day of Seafarer ).
La Giornata è stata scelta dall’International Maritime Organization (IMO) in riconoscimento del contributo dei marittimi al commercio internazionale, all’economia mondiale ed alla società civile nel suo complesso e per i rischi e i costi personali che sostengono durante il lavoro. Secondo le stime dell’IMO, le navi trasportano quasi il 90% del commercio mondiale di merci: molti degli oggetti e dei prodotti che usiamo e consumiamo quotidianamente arrivano grazie al lavoro di marinai e marittimi.
Cieli sereni PG
24 GIUGNO – LA CROCE DI SAN GIOVANNI
LA CROCE DI SAN GIOVANNI Lo stemma della Marina Militare italiana è composto da uno scudo diviso in quattro quarti, ognuno dei quali rappresenta il blasone di una repubblica marinara. In basso a sinistra è presente la cosiddetta croce di Amalfi o croce di Malta, nota anche come croce di San Giovanni che fu il simbolo della repubblica di Amalfi. Fu adottata nel 1126 da un gruppo di monaci guidato da Frà Gerardo Sasso, nativo di Scala di Amalfi, benedettino dell’Abbazia di Cava, che presero a occuparsi delle sofferenze dei pellegrini sulle vie della Terra Santa. Si trattava dell’ Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni.
Le punte della croce rappresentano le 8 più importanti virtù cristiane:
Lealtà Pietà Franchezza Coraggio Gloria ed onore Disprezzo per la morte Solidarietà verso i poveri ed i malati Rispetto per la Chiesa
Altre fonti riportano che le 8 punte sono il riferimento agli 8 princìpi che dovevano rispettare gli antichi cavalieri:
Cieli sereni e Buon Onomastico a tutti i GIOVANNI/A e ai GIANNI/A ! (E a tutti/e i Gian-Franco, Gian-Maria…)
PG
21 GIUGNO 2023 “SOLSTIZIO D’ESTATE”. Il giorno più lungo dell’anno?…a Venezia, un pò di più! ;-)
È OGGI IL GIORNO PIÙ LUNGO DELL’ ANNO ?
Oggi 21 giugno alle 17 circa (ora italiana) cade il SOLSTIZIO che per il nostro emisfero segna l’inizio dell’ESTATE. Teoricamente è il DÌ PIÙ LUNGO DELL’ ANNO (…e ovviamente la notte più corta); Il Sole, al mezzodì, raggiungerà, il punto più alto di tutto l’anno e in Italia avremo circa 15 ore di luce. Gli orari del sorgere e del tramonto del Sole variano ovviamente da luogo a luogo: cercando di seguito la città più vicina a noi possiamo conoscerne più precisamente gli orari e scoprire che oggi…NON è ovunque il giorno più lungo dell’anno.
A GENOVA il Sole oggi è sorto alle 05:40 e tramonterà alle 21:12 (15 ore e 32 minuti di insolazione). L’alba ha già cominciato a ‘ritardare’, togliendo minuti di luce, già dal 19 giugno scorso mentre il ‘ritardo’ del tramonto del Sole (che ‘aggiunge’ luce) si protrarrà ancora fino al 3 luglio. Il bilancio è tale che a GENOVA (udite udite!) il SOLSTIZIO di oggi NON È IL DÌ PIÙ LUNGO dell’anno perchè il massimo di 15 ore e 33 minuti di luce (un minuto in più di oggi… ) si raggiungerà domani 22 e ancora per 3 giorni fino 24 giugno!
A ROMA il Sole oggi è sorto alle 05:35 e tramonterà alle 20:48 (15 ore e 13 min di insolazione). L’alba ha già cominciato a ‘ritardare’ giornalmente (a ‘togliere’ minuti di luce) già da lunedì scorso 19 giugno mentre il ‘ritardo’ del tramonto (‘aggiunta’ giornaliera di ulteriori minuti di luce) si protrarrà ancora fino al 2 luglio. Il bilancio è che i giorni più lunghi, con un massimo di 15 ore e 13 minuti di luce saranno ben undici, dal 17 al 27 giugno.
A VENEZIA il Sole oggi è sorto alle 05:22 e tramonterà alle 21:03 (15 ore e 41 min di insolazione). L’alba, già da oggi, comincia a ‘ritardare’ ( a ‘togliere’ luce) giorno dopo giorno, mentre il ‘ritardo’ del tramonto del Sole (‘aumento’ giornaliero di luce) si protrarrà ancora fino al 30 giugno. Il bilancio è che i giorni più lunghi, con un massimo di 15 ore e 41 min di luce, sono ben dieci a cavallo del solstizio e precisamente dal 18 al 27 giugno.
A PALERMO il Sole oggi è sorto alle 05:44 e tramonterà alle 20:34 (14 ore e 50 min di insolazione). L’alba comincerà a ‘ritardare’ (e quindi a ‘togliere’ minuti di luce) da domani 22 giugno mentre il ‘ritardo’ del tramonto del Sole (‘aggiunta’ giornaliera di ulteriori minuti di luce) si protrarrà ancora fino al 3 luglio. Il bilancio è che i giorni più lunghi con un massimo di 14 ore e 50 min di luce sono 6, da ieri 20 e fino al 25 giugno.
A BRINDISI il Sole oggi è sorto alle 05:17 e tramonterà alle 20:22 (15 ore e 5 minuti di soleggiamento). L’alba comincerà a ‘ritardare’ (e quindi ‘togliendo’ minuti di luce) dal prossimo 24 giugno mentre il ‘ritardo’ del tramonto del Sole (‘guadagnando’ minuti di luce) si protrarrà ancora fino al 5 luglio. Il bilancio è tale che a BRINDISI, come a Genova, IL SOLSTIZIO NON È IL GIORNO PIÙ LUNGO dell’anno, perchè il massimo di 15 ore e 6 minuti di luce (un minuto in più di oggi… ) si raggiungerà domani 22 e dopodomani 23 giugno!
A LIVORNO il Sole oggi è sorto alle 05:36 e tramonterà alle 21:03 (15 ore e 27 min di insolazione). L’alba inizia oggi a ‘ritardare’ (e quindi a ‘perdere’ minuti di luce) mentre il ‘ritardo’ del tramonto del Sole (‘guadagno’ di minuti di luce) si protrarrà ancora fino al 4 luglio. Il bilancio è che i giorni più lunghi con un massimo di 15 ore e 27 min di luce sono 7 dal 19 al 25 giugno.
Considerando i valori minimi e massimi di tempo di insolazione tra PALERMO e VENEZIA, in laguna in questi giorni avranno circa 51 minuti in più di luce rispetto al capoluogo siciliano.
CURIOSITÀ Nell’Emisfero Nord, il solstizio d’estate di solito si verifica il 20 o il 21 giugno. Raramente può verificarsi il 22 giugno, ma non succederà in questo secolo. Il prossimo solstizio d’estate in quella data avverrà nel 2203! . Nell’Emisfero Sud, il solstizio d’estate avviene la maggior parte delle volte il 21 o 22 dicembre; può anche raramente cadere il 20 o il 23 dicembre. In questo secolo, solo cinque solstizi si verificano il 20 dicembre mentre il prossimo solstizio in data 23 dicembre avverrà nel 2303! .
Cieli sereni PG
8 GIUGNO 2023 – Giornata Mondiale degli Oceani
L’8 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani. Le Nazioni Unite selezionano ogni volta un tema diverso per questa Giornata. Il tema dell’edizione 2023 è: “Planet Ocean: Tides are Changing“.
CURIOSITA’ SUGLI OCEANI
“UN MARE DI VITA” Il 94% degli esseri viventi che popolano il globo si trovano negli oceani. Ci vivono infatti circa 10 miliardi di tonnellate di pesci e la maggior parte di questi vive fra i 200 e i 1000 metri di profondità.
“MARE E… MONTI” La catena montuosa più lunga del mondo (65.000 chilometri!), si trova quasi interamente sotto l’oceano. Questa catena montuosa è meno esplorata della superficie di Venere o Marte, possiamo quindi dire che sia un luogo praticamente intatto e pressoché sconosciuto.
“LA TERRA UN PIANETA ANCORA INESPLORATO” Abbiamo esplorato solo il 5% degli oceani il che significa che il 65% dell’intero pianeta è praticamente sconosciuto.
“PERCHÈ BLU?” Il colore del mare è il frutto delle lunghezze d’onda rosse e arancioni della luce solare che vengono assorbite dalla superficie dell’acqua mentre le lunghezze d’onda blu penetrano in profondità, dando così all’oceano quel caratteristico colore blu che tutti quanti conosciamo.
“UN MONDO AL BUIO” La luce solare, può penetrare fino a circa 100 metri sotto la superficie dell’acqua. Una profondità esigua rispetto alla ‘altezza’ media degli oceani di circa 3.800 metri, i quali si trovano in gran parte in uno stato di oscurità perenne.
“UNA FABBRICA DI OSSIGENO” Un ruolo importantissimo dell’oceano per la nostra vita è quello di produrre gran parte dell’ossigeno che respiriamo. Molti pensano che siano solo gli alberi a produrre ossigeno. Non è così: il fitoplancton (ovvero i microrganismi che vivono sulla superficiale dell’oceano) si fotosintetizza allo stesso modo delle piante rimuovendo l’anidride carbonica e rilasciando ossigeno. Viene prodotto il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbito il 30% dell’anidride carbonica.
“UN MARE D’ORO” Negli oceani si nascondono più di 20 tonnellate d’oro! Non si tratta di forzieri stracolmi di monete che giacciono ancora nei relitti di vascelli affondati ma della presenza di questo metallo prezioso, come di altri elementi, diluito in percentuale tale che un litro di acqua di mare può contenere un miliardesimo di grammo d’oro.
Cieli sereni PG
Rome. Over the top.
Architectural emergencies in the eternal city…pics by Giancarlo & Gregory 😉
Finestra sui social – Twitter: Olga Tuleninova (@olgatuleninova)
Si muove tra Parigi, Londra e le capitali della Europa Danubiana solo su strada ferrata a bordo di carrozze blu con la scritta dorata: “Compagnie Internationale des Wagons-Lits et des Grands Express Européens “.
Nel vagone pullmann, tra profumo di caffé, ostriche e champagne, servita, riverita e coccolata dai magnifici sette della Brigade di bordo, discetta di Arte e mondanità con banchieri con baffi a manubrio e nobilesse ristorate e restaurate.
dettaglio finale: quanto sopra è tutto falso, non sappiamo chi sia e assolutamente nulla di lei… ma ci piace immaginarla così!
In Italia è detta CALENDIMAGGIO, o Cantar maggio, la festa con cui il 1° maggio si celebra l’arrivo della primavera. L’evento trae il nome dalle calende del mese nel calendario romano, in cui si onorava la dea Flora, responsabile della fioritura degli alberi. È una festa conosciuta anche nel resto d’Europa, corrispondente, ad esempio, alla festa celtica di Beltane o alla notte di Valpurga in Germania: astronomicamente è contrapposta a quella dei morti del 1° novembre. Il Calendimaggio è festeggiato ancora oggi in molte regioni d’Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: in Toscana (Montagna pistoiese), in Umbria (Assisi), e poi ancora in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Liguria dove si celebra la festa delle “Quattro Province”, ovvero Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova. I riti propiziatori si svolgono tramite una questua durante la quale, in cambio di cibo (vino, dolci..), i “maggianti” (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano. Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) e i fiori (viole, rose), citati nelle strofe dei canti, e con i quali i partecipanti si ornano. La tradizione nelle montagne pistoiesi vuole che un grosso ramo di un ontano venga trasportato dai maggerini e su di esso vengano appesi i doni offerti dalle case. Attorno alla pianta si tengono danze e la scelta della Regina del Maggio. Alla fine del percorso questo ramo, a seconda dei luoghi, può essere issato con i doni per diventare un palo della cuccagna.
Cieli sereni e buon 1° maggio PG
Il Mondo a colori di Natino
Il Mondo a colori, 2021. – Natino Chirico
Negli indimenticabili ’60, la Casa Editrice Fabbri lanciò una collana editoriale di successo: “I Maestri del Colore” , che contribuì non poco alla diffusione della Storia dell’Arte a livello popolare nell’Italia del boom economico. In cinque anni uscirono in edicola 278 fascicoli settimanali, ognuno dedicato ad un artista, o ad un fenomeno particolare della pittura. La qualità della pubblicazione era assicurata da firme molto prestigiose e da una eccellente confezione tipografica, che permetteva la riproduzione delle opere in tavole di grande formato. Il tutto associato ad un prezzo abbordabile (dalle 300 lire nel 1963 alle 380 lire, nel 1967).
Ma della collana ne parleremo a breve in maniera più specifica. La premessa ci serve semplicemente per dire che una ipotetica prosecuzione dell’impresa dedicata ai contemporanei non potrebbe certamente fare a meno di riservare un fascicolo ad un artista che davvero può fregiarsi a ragion veduta del titolo di “Maestro del Colore”: Natino Chirico.
Natino è un idealista, un sognatore: lo si capisce dai suoi soggetti, che rende sempre iconici: Don Chisciotte, uno dei suoi preferiti. O dalla sua Italia. Nato a Reggio Calabria, profondamente innamorato della sua terra, non perde l’occasione di omaggiare le sue radici con delle opere che esaltano la bellezza della cultura mediterranea.
Lo è anche perché crede fermamente, e rappresenta magistralmente nei valori da mantenere e recuperare: Amicizia e Solidarietà, per esempio, dipinta con i volti e le biciclette di Gino Bartali e Fausto Coppi.
Che sia un sognatore lo si percepisce dai suoi numerosi omaggi a Chaplin e Fellini che riescono, ed è difficile impresa, ad evocare la magia del mondo dei due Maestri.
Bisogna aggiungere che il suo è un amore spassionato proprio per tutto il mondo del Cinema: non si contano le opere dedicate ad attori e registi, colti e rappresentati infallibilmente nelle loro espressioni più riconoscibili.
Vogliamo poi parlare delle Attrici….?
Retrospettiva in VR: Una mostra di Natino Chirico sulle Donne del Cinema (2011, allo Spazio Metastasio 15 di Roma, una galleria d’Arte purtroppo non più esistente)
“Napul’è mille culure”, cantava Pino Daniele. Questa la Piedigrotta di Natino Chirico:
Piedigrotta – Natino Chirico
Il bastone di Charlot – Natino ChiricoCharlie Chaplin – Natino ChiricoLe scarpe di Charlot – Natino ChiricoCharlie Chaplin e Federico Fellini – Natino ChiricoIl Tuffatore – Natino Chirico
Il Tuffatore (in tre versioni) – Natino Chirico
Maxxi
Fotogallery. Always in progress 😉
Sono “solo” 2775! ( 21 aprile, natale di Roma)
foto di Tolomeus
Oggi si festeggia il Natale di Roma che, secondo la leggenda, sarebbe stata fondata da Romolo il 21 aprile del 753 avanti Cristo.
Da questa data in poi derivava la cronologia romana, definita con la locuzione latina Ab Urbe condita, ovvero “dalla fondazione della Città”, che contava gli anni a partire da tale presunta fondazione.
CURIOSITÀ Molti siti e testate annunciano la data di oggi come il 2776° compleanno di Roma perchè vengono sommati, istintivamente, il numero degli anni “a. C.” con quelli “d. C.” ottenendo, appunto (753 + 2023) 2776.
IN REALTÀ LA CITTÀ ETERNA COMPIE QUEST’ANNO 2775 ANNI !!
L’operazione corretta da fare è:
(753 + 2023) – 1 = 2775 anni !
La sottrazione di un anno è dovuta al semplice fatto che… NON ESISTE L’ ANNO 0 (“zero”)!: in altre parole tra il 21 aprile dell’ 1 a. C. e il 21 aprile dell’ 1 d. C. trascorse un solo anno e NON DUE!
Cieli sereni e Buon Natale Roma! PG
🌑🌓🌔🌕🌖🌗🌑
COME SI CALCOLA L’ETÀ DELLA LUNA?
È possibile calcolare l’età della luna (la sua fase) per un qualsiasi giorno dell’anno senza ricorrere alla consultazione di un calendario che ne indichi le fasi. Bisogna però conoscere, per l`anno in corso, l’EPATTA.
COS’È L’EPATTA ?
L’ epatta (dal greco: ἐπακταὶ ἡμέραι epaktài hēmèrai = giorni aggiunti; in latino: epactae dies) è il numero di giorni da aggiungere alla data dell’ultimo novilunio 🌑 dell’anno precedente per completare l’anno solare. Quest’anno 2023 l’epatta è 8 perchè l’ultima luna nuova del 2022 cadde il 23 dicembre e 8 sono i giorni per arrivare al 31 dicembre.
Di seguito il numero di epatta per gli anni dal 2018 al 2023:
ATTENZIONE: Per trovare l’età della Luna nei mesi (e solamente nei mesi) di GENNAIO e FEBBRAIO bisogna riferirsi all’epatta dell’anno precedente.
CALCOLO Si considera la differenza in mesi tra il mese relativo alla data di cui si vuole conoscere l’età della luna e il mese di MARZO, estremi inclusi. Questa si chiama eccedenza annuale . In tal senso, marzo = 1, aprile = 2, maggio = 3, aprile = 4 … fino a dicembre = 10, gennaio = 11 e febbraio = 12.
Si somma quindi epatta + eccedenza annuale + numero del giorno di cui si vuole conoscere la luna. Se il risultato è maggiore di 30 si sottrae 30.
Il numero così ottenuto indica l’ ETÀ DELLA LUNA in giorni.
ESEMPIO Per oggi 13 aprile 2023, il numero di epatta per il 2023 è 8, il numero di mesi da marzo ad aprile (estremi inclusi) è 2 e la data è 13, per cui la somma è: 8 (epatta) + 2 (eccedenza annuale) + 13 (data) = 23. La luna ha 23 giorni. [23 è un numero oltre la metà della durata di una lunazione di 29,5 giorni, quindi la luna è in fase CALANTE 🌘]
Se siano più importanti le parole, o le immagini, è un quesito che infiamma le discussioni e anima le speculazioni filosofiche, fin dalla notte dei tempi. La domanda è semplice, quasi banale nella sua linearità. Ciò che è complicato è cogitare una risposta che sia possibile argomentare, sostenere, difendere, perché sia accettabile oltre la mera elaborazione soggettiva del concetto.
Nel novero dei sistemi rappresentazionali dell’umana psiche (di cui non tratteremo in questa sede) si dice spesso che l’uomo – inteso come specie, non come genere sessuale, con buona pace del politically correct che tutto incattivisce e complica – sia prevalentemente visuale, elaborando i concetti per associazione d’immagini, prima ancora che per parole e pensieri. Vero, ma solo in parte e solo in funzione stringente del contesto e del proprio stato d’animo (a seconda quindi del metaprogramma in uso in un determinato momento, ma nemmeno di questo parleremo in questa sede). Ne consegue il detto “Un’immagine vale più di mille parole”. Un motto popolare che non spiega in funzione di cosa e secondo chi, ma soprattutto perché, ciò dovrebbe essere accettato come postulato di verità.
Con il termine metaprogramma ci si riferisce ad un filtro mentale che determina una risposta ad uno stimolo di tipo automatico e abitudinario. I metaprogrammi sono programmi dei programmi, o come direbbe Bandler sono mappe delle mappe.
Messa in questi termini, la questione sembra complicata, nella sua complessa struttura e nell’analisi di un concetto interrogativo che, proprio come la vita stessa, non è mai del tutto facile. In realtà è più semplice di quanto apparentemente appaia.
Quindi, potere alle parole o alle immagini?
Personalmente ho sempre liquidato la questione con un ragionamento che, seppur tra mille e uno tentativi di contro-argomentazione, resta in linea di massima inattaccabile, almeno a rigor di logica. Penso infatti, da sempre, che siano più importanti le parole, se davvero d’importanza vogliamo parlare, in un’ipotetica gerarchia valoriale che le vede avverse alle immagini. Laddove le parole possono far scaturire, nella nostra fantasia potenzialmente infinita, altrettanto infinite immagini, queste ultime possono, per evidenti motivi, far scaturire, a loro volta, un numero finito di parole. Perché se la fantasia è infinita, il linguaggio è finito, nel senso che ai vocaboli che lo compongono, può essere attribuita una dimensione numerica. Quindi, le parole possono essere contate, le immagini fantastiche no.
Di conseguenza, ciò che può evocare l’infinito ha, indiscutibilmente, più valore e potenza di ciò che evoca qualcosa di numericamente finito e quantificabile.
E’ proprio come quando leggiamo un libro e la scena viene dipinta dalla nostra fantasia, evocata dalla sequenza di parole lette. Al contrario, guardando il film tratto da quella stessa storia, la potenza immaginifica è di molto inferiore, nonostante la musica, le luci e gli effetti speciali. Perché è immagine, fantasia non proprietaria, imposta e non elaborata. Nulla a confronto dell’infinita nostra fantasia, quando a darle vita sono le descrizioni fatte di parole.
Gioco, set, partita!
Ma proviamo a guardare la questione da un’altra angolazione, decisamente più interessante, a rischio di andare fuori tema. Nel novero delle parole – più importanti delle immagini, come appena argomentato e dimostrato – può l’ordine, con le quali sono esse espresse, cambiare il risultato di ciò che comunichiamo?
Secondo la proprietà commutativa (una delle più usate in aritmetica) al mutare dell’ordine dei fattori, nelle addizioni e nelle moltiplicazioni, il risultato resta invariato. Ma accade lo stesso con le parole e con le immagini, che inevitabilmente esse evocano? Davvero mutando l’ordine delle parole e dei concetti espressi, il risultato resta identico?
Giorni fa leggevo un’interessante intervista rilasciata dall’artista Maurizio Cattelan (quello del dito medio in piazza degli affari a Milano) nella quale l’artista rispondeva, alla classica e un po’ banale domanda “come siamo messi a rapporti interpersonali?”, con un altrettanto banale e scontato, quasi abitudinario “pochi ma buoni”. Ed ecco che, la magia delle sfumature tra le parole prende forma, nel momento esatto in cui l’artista rigira all’intervistatore, per pura cortesia (immagino), la stessa domanda, ottenendo in risposta un ben più interessante “buoni ma pochi”.
MAURIZIO CATTELAN_ L.O.V.E._Piazza Affari_Milano_ Immagine presa dal web_tanks to MILANO TODAY
Certo, il concetto, al lettore frettoloso e superficiale appare lo stesso, perfettamente identico, soprattutto se applichiamo la proprietà commutativa, trasferendola dall’aritmetica alle parole, cambiandone quindi l’ordine, ma lasciando invariato il significato.
Ne siamo proprio sicuri? Siamo davvero certi che “pochi ma buoni” sia lo stesso identico concetto espresso dal suo opposto “buoni ma pochi”?
Probabilmente si, o forse no… ogni argomentazione è valida e gode di uguale dignità, se ci fermiamo al mero significato letterale delle parole che delineano in concetto. Ma, andiamo oltre, superiamo la superficie e tagliamo la tela (ricordando Lucio Fontana), superando il limite spaziale del supporto, in una dimensione metafisica alternativa, che conferisca un corpus nuovo al concetto espresso e che, grazie all’ordine delle parole, ne muti il significato trasmesso e percepito.
Lucio Fontana_Concetto spaziale_Attesa_1965
È una questione di assetto mentale, di punto d’osservazione, di prospettiva.
Il risultato, distillato dal concetto espresso, muta la sua sostanza a seconda dell’attenzione, del focus direbbero oltre oceano, che poniamo alla prima o alla seconda parola, se sia il “poco” al centro della nostra attenzione, quindi prioritario espressivamente parlando, o se al centro ci finisca il “buono”, illuminato all’improvviso dalle luci della ribalta. Perché loro, le parole, dipendono dal contesto nel quale sono espresse, da esso attingono forma, sostanza, colore e peso, quel peso che, astratta la parola dal contesto, diventa non quantificabile e, spesso, irrilevante.
Definire i propri rapporti interpersonali “Pochi, ma buoni” conferisce un peso e una sostanza, una tangibilità al concetto di scarsità, relegando a quello di qualità un ruolo secondario d’illusoria consolazione. Una rassegnazione che, in forma lapidaria, chiude la questione, non avendo altro da aggiungere al concetto che, per sua stessa struttura, esclude sviluppi narrativi.
Definirli, per contro “buoni, ma pochi”, pone al contrario l’accento sulla qualità dei rapporti, definendoli buoni prima d’ogni altra accezione. Solo in seconda analisi, a titolo quasi autocritico, in un impeto di desiderio d’allargare questa cerchia relazionale, essi vengono definiti “pochi”, lasciando cadere così ogni rassegnata o consolatoria connotazione d’immobilità, per muovere l’istinto umano di socializzazione.
Perché definirsi “poveri ma felici”, per godere di un altro esempio, è un concetto lontano anni luce dal suo omologo “felici ma poveri”, apparentemente uguali, ma intimamente diversi, opposti, antagonisti.
Pirandello ha scritto: “Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”.
Spesso attribuiamo troppo peso alle parole, un peso che non è proprio, o specifico, bensì relativo, dedotto dal quel contesto, all’interno del quale, la parola viene espressa, da cui attinge significato, oggettivo o soggettivo ch’esso sia. Un peso che, a livello percettivo (quasi fosse il gusto nell’assaporare quei concetti) varia a seconda dell’ordine con il quale, questi sapori, vengono inseriti nel gusto finale.
Allo stesso modo conferiamo un significato tutto nostro alle immagini, rendendole soggettive, attribuendo loro una volgarità che, senza la corretta analisi del contesto espressivo, è solo nella nostra testa. Come nel caso del dito di Cattelan, appunto. Anche un gigantesco dito medio di marmo, seppur volgare in apparenza, una volta contestualizzato, assume ben altro, alto e nobile significato.
Ci fermiamo alla parola, o alla singola immagine, senza analizzare il quadro d’insieme e la scena nella sua interezza. Ma non degniamo d’importanza le sfumature che mutano lo scenario e donano valenza alla frase, al concetto, al pensiero e alle parole, alla potenza pittorico-espressiva che esse veicolano, tra luci e ombre, tra fantasia e realtà.
E in fatto di sfumature e dettagli, le parole ne sanno una più del diavolo e delle infinite immagini che possono evocare.
Note sull’autore_
Christian Lezzi, classe 1972, laureato in ingegneria e in psicologia, è da sempre innamorato del pensiero pensato, del ragionamento critico e del confronto interpersonale. Cultore delle diversità, ricerca e analizza, instancabilmente, i più disparati punti di vista alla base del comportamento umano. Atavico antagonista della falsa crescita personale, iconoclasta della mediocrità, eretico dissacratore degli stereotipi e dell’opinione comune superficiale. Imprenditore, Autore e Business Coach, nei suoi scritti racconta i fatti della vita, da un punto di vista inedito e mai ortodosso.
L’OMBRA DI VENERE
In questo periodo dell’anno, e fino a metà agosto, è ben visibile, ad Ovest nel cielo della sera, il pianeta VENERE. Non tutti sanno che, oltre al Sole e la Luna (a cavallo del plenilunio), anche Venere è capace di creare un’ombra sulla Terra!
Venere è circa 6 volte più luminoso di Giove, e ben 17 volte più splendente di Sirio, la stella più luminosa del cielo. È talmente brillante da proiettare ombre e riflettersi sull’acqua. Per osservarne l’ombra, il pianeta deve essere alto almeno 20° sopra l’orizzonte, e dobbiamo trovarci in totale assenza di altre luci (inquinamento luminoso, luna, ecc.): se il cielo è terso possiamo arrivare a vedere la nostra ombra proiettata dal pianeta su una parete bianca; se inquinato, in ogni caso, è possibile vedere il suo riflesso sul mare (foto).
CURIOSITÀ Venere ha una particolarità interessante: visto che il pianeta è, per noi, quasi puntiforme rispetto al Sole e alla Luna, la sua ombra, anche se debolissima, ha i contorni più netti di quella prodotta dagli altri due corpi celesti.
Cieli sereni PG
LA LUNA ROSA
Domani giovedì 6 aprile alle 6.34, ora italiana, ci sarà la Luna Piena Rosa. Attenzione. Il colore del nostro satellite non cambierà affatto: il nome di Luna Piena Rosa (Full Pink Moon) deriva dalla tradizione dei nativi americani di riferirsi ad un particolare muschio phlox, un piccolo fiore rosa abbondante sul terreno all’inizio della primavera (immagine).
Quest’anno, la Luna piena d’aprile sarà quella che determina il giorno in cui cade la Pasqua cattolica che si festeggia appunto la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. In questo 2023, plenilunio e Pasqua sono molto ravvicinati, in quanto quest’ultima cadrà domenica prossima 9 aprile.
Altri nomi attribuiti alla Luna piena di aprile nelle diverse culture sono:
Cinese: Luna della Peonia Celtico: Luna della Crescita Cherokee: Luna dei Fiori Nell’Emisfero Sud: Luna del Raccolto, Luna del Cacciatore.
CURIOSITÀ Che cos’è quel puntino luminoso che domani sera vedremo vicino alla Luna? Si tratta di SPICA, una stella lontana circa 250 anni luce. È la più luminosa della Vergine, la costellazione che “attraverserà” domani la Luna. Il suo nome deriva dalla parola latina spica virginis (spiga di grano della Vergine), in riferimento alla pianta che la Vergine porta in mano nelle rappresentazioni canoniche della figura zodiacale.
Cieli sereni PG
Finestra sui social – X: Elon Musk (@elonmusk)
Il ragazzo sembra promettente e si farà, ma è un poco timido e così abbiamo deciso di concedergli magnanimamente la nostra prestigiosa vetrina….
armatevi solo di carta, penna… e delle quattro operazioni elementari per calcolare in che data cadrà – o è caduta – la Pasqua di ogni anno!
La S. Pasqua si celebra “la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’Equinozio di primavera”. Essendo legata al ciclo della LUNA, la Pasqua è dunque una festività ‘MOBILE’, ovvero la sua data varia di anno in anno. Come si fa a trovare la data della PASQUA ?
Un metodo per trovare la data della Pasqua di un qualsiasi anno senza consultare internet o un calendario, è quello di svolgere delle semplici operazioni aritmetiche: addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni con il metodo “manuale” imparato a scuola (senza calcolatrice!) con il quale si ricavava anche il valore del “resto” della divisione.
Seguendo il procedimento, otterremo alla fine p+1 (il giorno) ed n (il mese, 3 = marzo, 4 = aprile) della S. Pasqua.
Pronti con carta e penna? Ecco lo SCHEMA DI CALCOLO ! ✍️
Anno : 19 = ..-.. con resto a Anno : 100 = b con resto c b : 4 = d con resto e (b + 8) : 25 = f (b – f +1) : 3 = g (19 × a + b – d – g + 15) : 30 = ..-.. con resto h c : 4 = i con resto k [32+(2×e)+(2×i)-h-k] : 7=..-.. con resto L [a+(11×h)+(22×L)] : 451= m [h+L-(7×m)+114]:31= n con resto p
ESEMPIO DI CALCOLO per trovare la data della PASQUA del 2023 :
2023 : 19 = 106 con resto 9 2023 : 100 = 20 con resto 23 20 : 4 = 5 con resto 0 (20 + 8) : 25 = 1 con resto 3 (20 – 1 +1) : 3 = 6 con resto 2 (19 × 9 + 20 – 5 – 6 + 15) : 30 = 6 con resto 15 23 : 4 = 5 con resto 3 [32+0+10-15-3] : 7= 3 con resto 3 [9+(11×15)+(22×3)] : 451= 0 con resto 240 [15 + 3 – 0 + 114]:31= 4 con resto 8
n = 4 : il mese di aprile. p = 8 -> p+1 = 9 : il giorno 9
Dunque la Pasqua di quest’anno cadrà il 9 aprile!
DOMANDA Quale fu il giorno di Pasqua nell’anno della tua nascita?
Cieli sereni 🌿🕊️ PG
20 MARZO SIAMO ALL’ EQUINOZIO! È AUTUNNO O PRIMAVERA ?!
Oggi, lunedì 20 MARZO, per la precisione alle 22:24 (ora italiana), si verificherà l’EQUINOZIO che segnerà ufficialmente l’inizio della PRIMAVERA per gli abitanti della Terra che vivono nell’Emisfero Boreale e dell’AUTUNNO per l’Emisfero Australe. Il Sole si troverà “a picco” sull’ Equatore e la durata del dì sarà all’incirca uguale a quella della notte su tutta la Terra. La parola “equinozio” (da equi-nox) sta ad indicare, appunto, la suddivisione, per questo giorno, tra le 12 ore di luce e le 12 ore di buio.
Quando accadrà, però, gli orologi del mondo segneranno, per convenzione, un’ora diversa e, in qualche caso, anche un giorno diverso!
Convenzionalmente diciamo che le 4 stagioni cominciano il giorno 21 dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. In realtà le date esatte degli equinozi (marzo e settembre) e dei solstizi (giugno, dicembre) dipendono dai moti “irregolari” della Terra: per i prossimi 79 anni (fino al 2102) per noi l’Equinozio di primavera non cadrà mai il 21 marzo, ma il 20 e, qualche volta, il 19. L’ultima volta che è stato il 21 marzo fu nel 2007.
CURIOSITÀ In IRAN l’Equinozio avverrà alle ore 00:54 locali (lì sono 2 ore e 30 minuti avanti) quando il calendario segnerà già il 21 marzo! Sempre con il calendario che segna il 21 marzo si celebrerà l’inizio della primavera a Tokio (dove sono 8 ore “avanti”) mentre a Sydney (10 ore “avanti”) entreranno in autunno!
Tornando in IRAN, a quell’ora scoccherà anche il nuovo anno per il calendario persiano: sarà il primo giorno dell’anno 1402 !
Cieli sereni PG
CALIGO, MACAIA e GAIGO COSA SONO ?
CALIGO La “caligo”, dall’omonima parola latina, è un fenomeno meteorologico primaverile abbastanza frequente nelle nostre coste, in particolare in Liguria. In condizioni particolari, come il mare ancora freddo e un debole vento da sud che si muove sulla superficie dell’acqua, si genera un banco di nebbia sulla fascia costiera di pochi metri d’altezza che dalle alture dell’entroterra si manifesta come una spettacolare “marea di nubi”. (Foto)
MACAIA La parola “macaia” (o maccaja) ha una probabile origine greca, e deriva da malakia , languore, oppure dal latino malacia , bonaccia di mare.
Si tratta di un fenomeno diverso dalla caligo anche se è anch’esso associato a infiltrazioni d’aria umida marittima (vento meridionale) manifestandosi come una nuvolosità bassa pesante. Da Genova le colline appaiono immerse nella nebbia, mentre il capoluogo è avvolto nel grigiore. Da queste nubi non scende pioggia, se non qualche sparuta goccia d’acqua: sono comunque i segni precursori di un cambiamento del tempo, anteriori al passaggio di una perturbazione.
Il fenomeno è citato nella famosa canzone Genova per noi scritta da Paolo Conte e cantata per la prima volta da Bruno Lauzi
🎵🎶 Ma quella faccia un po’ così Quell’espressione un po’ così Che abbiamo noi.. … Macaia, scimmia di luce e di follia Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia …. 🎵🎶
GAIGO Il “gaigo”, invece è la nebbia che si adagia sulle dorsali liguri da ponente a levante. È l’opposto della macaia, causata da venti settentrionali umidi provenienti dalla pianura Padana che, per un effetto chiamato “stau” (le correnti d’aria cariche di umidità che risalgono i rilievi montuosi), provocano una copertura nuvolosa sul versante padano e l’effetto “tovaglia” su quello ligure.
CURIOSITÀ La leggenda ligure sulla caligo
Secondo una credenza popolare, la caligo sarebbe, in “realtà”, la nebbia che accompagna le anime verso la loro pace. Gli spiriti risalirebbero dal mare per venire a prendere le anime rimaste incastrate tra la vita terrena e quella ultraterrena. La nebbia così formata avvolgerebbe la costa, preleverebbe le anime senza pace e le condurrebbe verso la luce, ritirandosi in questo modo nel mare, che culla gli spiriti dando loro tranquillità.
Cieli sereni PG
PERCHÈ FEBBRAIO HA 28 GIORNI?
Il comandante Bitta più volte si è posto questa domanda alla quale spesso ha sentito rispondere …“è sempre stato così”.
VEDIAMO LA STORIA Per gli antichi Romani, al tempo di Romolo, gli anni duravano 10 mesi, e venivano definiti per cadenzare le stagioni in relazione al raccolto: l’inverno, infatti, era un periodo di circa 60 giorni SENZA mesi! Il secondo re di Roma, Numa Pompilio, nel VIII secolo a.C., decise che il calendario sarebbe dovuto essere più accurato, allineandolosi ai 12 cicli lunari di un anno: il nuovo anno doveva quindi essere formato da 355 giorni e, per rispettare questo valore, il nuovo re introdusse i due mesi di gennaio e febbraio. Ma come si arrivò a determinare “per difetto” quest’ultimo mese? I romani ritenevano che i numeri pari portassero sfortuna; non a caso, ogni mese aveva un numero dispari di giorni (si alternavano tra 29 e 31), ma per arrivare ai 355 giorni, un mese avrebbe dovuto essere per forza di un numero pari di giorni e così fu scelto proprio febbraio. Non a caso, il secondo mese dell’anno era riconosciuto come un periodo sfortunato. Secondo alcuni esperti, febbraio si sarebbe guadagnato questa nomea a causa dei riti funebri officiati durante questo lasso di tempo e l’ipotesi è avvalorata dalla somiglianza tra il termine febbraio e la parola sabina februare, che significa “purificare”.
CURIOSITÀ Perché, ogni quattro anni, febbraio è composto da 29 giorni?
Fu introdotto nel calendario promulgato da Giulio Cesare che entró in vigore nel 45 a.C. e che prevedeva degli anni di 365 giorni e uno di 366 giorni ogni quattro. Si trattò di una scelta fatta per rimanere allineati al calendario astronomico, considerando che, dai calcoli, risultava che un anno in realtà non dura esattamente 365 giorni ma 365 giorni e 6 ore: così il giorno in più inserito ogni 4 anni serviva proprio a compensare quelle 6 ore di “disavanzo” di ogni anno (6×4 = 24h = 1 giorno). Nel 1582 Papa Gregorio XIII, con l’introduzione del calendario gregoriano, (anno calcolato di 365 giorni 5 ore 49 minuti e 6 secondi) corresse ulteriormente il tiro eliminando tre anni bisestili ogni 400, sempre all’inizio del secolo. La regola, da allora, divenne questa: un anno è bisestile se il suo numero è divisibile per 4, con l’eccezione degli anni secolari (divisibili per 100) che non siano divisibili per 400. Ciò significa, ad esempio, che nel 2100 il 29 febbraio non ci sarà così come non c’è stato nel 1900. Il prossimo anno, il 2024, sarà bisestile.
Cieli sereni PG
Il meccanismo di Antikythera
di Redazione Fuori Online_
Il meccanismo di Anticitera è un antico dispositivo meccanico a sfere che risale al II secolo a.C. e che è stato scoperto nel 1901 nelle rovine di un relitto di nave vicino all’isola di Anticitera, in Grecia.
È considerato uno dei primi calcolatori astronomici della storia e uno dei più importanti reperti archeologici mai scoperti.
Il dispositivo era costituito da una serie di ingranaggi, cavi e dischi di bronzo, e sembra essere stato progettato per calcolare la posizione del Sole, della Luna e di alcuni pianeti nel corso dell’anno.
Era in grado anche di prevedere le eclissi solari e lunari, nonché di mostrare la fase della Luna.
La complessità e la precisione del meccanismo di Anticitera sono impressionanti, considerando l’epoca in cui è stato creato.
La sua tecnologia era molto più avanzata rispetto a qualsiasi altro dispositivo meccanico dell’epoca e probabilmente ha richiesto anni di lavoro e di competenze avanzate per essere realizzato.
Non si sa con certezza chi abbia creato il meccanismo di Anticitera e a quale scopo, ma si ritiene che potrebbe essere stato utilizzato per scopi astrologici, scientifici o religiosi.
Il dispositivo è anche considerato un importante esempio di ingegneria meccanica e ha influenzato lo sviluppo della tecnologia meccanica in Europa e nel mondo musulmano.
Il meccanismo di Anticitera è stato ricostruito da archeologi e ingegneri moderni, che hanno utilizzato tecniche di scansione tridimensionale e modellazione computerizzata per creare una replica funzionante del dispositivo.
Questa replica ha permesso di comprendere meglio le funzioni del meccanismo e ha dimostrato la sua importanza storica e tecnologica.
Nonostante questo progresso, resta ancora fitto il mistero sul reale utilizzo che veniva fatto della macchina di Anticitera e sul motivo per cui i Greci, capaci di un simile esempio di ingegneria meccanica, non abbiano inventato altre tecnologie avanzate come gli orologi.
Zendaya è una delle figure più influenti a livello mondiale, sia nel mondo dell’intrattenimento che in quello della moda. Attrice, cantante, modella e attivista, questa giovane donna ha dimostrato di avere un talento eccezionale e una personalità magnetica che la rendono una delle personalità più ammirate e seguite al mondo.
Nata a Oakland, in California, nel 1996, Zendaya Maree Stoermer Coleman ha iniziato la sua carriera all’età di soli 8 anni come modella per Macy’s, prima di approdare alla televisione nel 2010 con un ruolo nella serie Disney “Shake It Up”. Da allora, Zendaya ha continuato a conquistare il pubblico con la sua bellezza, la sua versatilità e il suo impegno sociale.
Una delle caratteristiche distintive di Zendaya è la sua capacità di affrontare temi sociali importanti attraverso la sua arte e la sua attivismo. Ha sempre utilizzato la sua piattaforma per parlare di questioni importanti come il razzismo, la disuguaglianza di genere, la rappresentazione dei neri nell’industria dell’intrattenimento e molto altro. Inoltre, è un’attivista del movimento Black Lives Matter, e si è impegnata per sostenere la comunità LGBTQ+ e altre minoranze.
Oltre al suo attivismo, Zendaya ha dimostrato di essere una talentuosa attrice, vincendo il premio Emmy per la sua interpretazione nella serie “Euphoria” del 2019. Ha anche recitato in film come “Spider-Man: Homecoming” e “The Greatest Showman”, dimostrando la sua versatilità come attrice.
Ma Zendaya non è solo una talentuosa attrice. Ha anche conquistato il mondo della moda con il suo stile unico e audace. È stata scelta come testimonial di molte campagne pubblicitarie, come quella di Lancôme e Valentino, ed è stata invitata a sfilare sulle passerelle di marchi prestigiosi come Tommy Hilfiger e Marc Jacobs.
Inoltre, Zendaya ha dimostrato di essere un’icona di stile, con un guardaroba che spazia dal casual al glamour, e che ispira molte donne in tutto il mondo. Ha lanciato anche la sua linea di abbigliamento, chiamata Daya by Zendaya, che mira a offrire una moda accessibile e inclusiva per tutte le donne.
In sintesi, Zendaya è una figura influente a livello mondiale grazie alla sua arte, al suo attivismo e al suo stile. Ha dimostrato di essere un’artista poliedrica, capace di affrontare temi importanti attraverso la sua arte e di ispirare molte persone in tutto il mondo. Con la sua forza e la sua determinazione, ha conquistato il cuore di molte persone, e ha dimostrato di essere una fonte di ispirazione per molte giovani donne in tutto il mondo.
Il mito della Torre rivisto attraverso le opere di Celestino Russo
Il testo che segue è stato scritto a seguito della visita della galleria d’arte di Lorenzo Vatalaro sita in zona Brera Milano che esponeva delle opere dell’artista Celestino Russo. Le emozioni in noi evocate sono poi passate attraverso al setaccio del metodo che abbiamo sviluppato per ri-analizzare i miti dell’antica Grecia.
Il risultato della nostra riflessione intorno al significato simbolico del mito della torre è riassunto nel seguente scritto.
Introduzione
Il mito che ha a che fare con le torri è un mito antichissimo e a noi, che apparteniamo alla cultura occidentale, richiamano in primis le torri campanarie. Il simbolismo ad esse collegato rimanda al desiderio dell’uomo, o per lo meno di alcuni di essi, a voler ri-collegare il cielo con la terra. Ricordiamo che il sostantivo religione, deriva dal verbo latino religere, dove “re” è un prefisso che significa la ripetizione di un’azione e dal verbo ”lĭgo, lĭgas, ligavi, ligatum, lĭgāre” che vuol dire “legare”, “unire”, “congiungere”, “riunire”. La torre più famosa di tutte è la torre di Babele che però nei secoli è stata associata all’arroganza dell’uomo, il quale, invece di mettersi in contatto con il creatore, cerca di porsi al suo stesso livello. Le opere di Celestino Russo pur rifacendosi a questi concetti, suscitano anche altre immagini interiori. Abbiamo pertanto deciso di osservare queste opere con gli occhi del cuore così come ci invitava a fare il Michelangelo Buonarroti (1475-1564) che nel verso 49 delle Rime:
« Amor, la tuo beltà non è mortale: nessun volto fra noi è che pareggi, l’immagine del cor, che ‘nfiammi e reggi, con altro foco e muovi con altr’ale ».
alludeva ad un particolare tipo di percezione il quale, non arrestandosi all’aspetto esteriore e formale delle cose e delle persone, giunge, tramite il cuore inteso come organo psicologico preposto al riconoscimento delle emozioni, alla cosiddetta φύσις – physys, ovvero alla natura intrinseca, alla qualità innata o all’essenza particolare presente all’interno di ciascuna di esse.
Sarebbero le forme esteriori che scatenano associazioni libere di idee le quali a loro volta, rimandano ad altre immagini per analogia o per sympatheia συμπάθεια (da “σύν” – assieme, con e da πάθος – “sofferenza”, “patimento”, “passione” ma soprattutto “esperienza”, “emozione”, “ciò che si prova”) suscitando altre sensazioni.
alludeva ad un particolare tipo di percezione il quale, non arrestandosi all’aspetto esteriore e formale delle cose e delle persone, giunge, tramite il cuore inteso come organo psicologico preposto al riconoscimento delle emozioni, alla cosiddetta φύσις – physys, ovvero alla natura intrinseca, alla qualità innata o all’essenza particolare presente all’interno di ciascuna di esse.
Sarebbero le forme esteriori che scatenano associazioni libere di idee le quali a loro volta, rimandano ad altre immagini per analogia o per sympatheia συμπάθεια (da “σύν” – assieme, con e da πάθος – “sofferenza”, “patimento”, “passione” ma soprattutto “esperienza”, “emozione”, “ciò che si prova”) suscitando altre sensazioni.
Premessa all’analisi
Prima di analizzare le opere di Celestino Russo sentiamo il bisogno di soffermarci sul significato della torre in sé. Che cosa è la torre? Quali immagini suscita ? A cosa rimanda per similitudine e corrispondenza ? Come abbiamo accennato nell’introduzione, la torre è qualcosa che avvicina, è una sorta di ponte verticale che ha l’ambizione di collegare non tanto terre o nazioni diverse ma mondi o dimensioni diverse.
Ma quali mondi in particolare ? Per scoprire ciò, anche in questo caso, abbiamo deciso di applicare lo stesso metodo di indagine che adoperiamo per la pubblicazione degli articoli che hanno per protagonisti i miti dell’antica Grecia nei quali, invece di soffermarci sulle vicende che afferivano ad una religione politeista ormai estinta, in accordo con il modello della psicologia archetipica di James Hillman vi troviamo la metafora del mondo della psyche, delle emozioni e dei sentimenti rappresentati per mezzo di storie che ricordano più i sogni notturni che descrizioni di eventi dotati di senso compiuto. Per comprendere gli archetipi incarnati dalla torre siamo partiti con la ricerca etimologica del sostantivo come veniva pronunciato in greco antico per vedere successivamente se esso fosse in grado di evocare da un punto di vista immaginale negli antichi e a noi ai giorni nostri, a livello inconscio, particolari significati.
Etimologia del sostantivo torre La parola «torre» in greco antico si scriveva πύργος – pyrgos che derivava dal verbo πυργόω – pyrgoo che significa “munire di torri”, “fortificare”, ma anche “ingrandire”, “esagerare” ed addirittura “magnificare” ed “esaltare”, ma anche “essere altero”. Da questi primi indizi è più facile comprendere perché alla torre venga associata l’arroganza di chi cerca di elevarsi, esaltarsi, di chi esagera. Ma tra i significati che rinveniamo nei vocabolari consultati, abbiamo trovato anche “andare a testa alta”, “alzarsi in piedi” e “raddrizzarsi”.
Questi ultimi due in particolare, non suggeriscono a nostro avviso tanto la sfacciataggine di un superbo, quanto piuttosto sembrano riferirsi a colui che conscio di sé, dei propri pregi e difetti, affronta la vita “a testa alta“. Interessante anche il fatto che la preposizione περί – peri, significa “rotatoria”, “rotondo” e “tondeggiante” e “smussato” che rimandano proprio alla forma delle torri del Russo.
fotografie scattate dall’autore con il permesso della galleria
Non siamo in grado di affermarlo con certezza, ma è possibile che l’artista scolpendo e dando forma alle sue creazioni possa essersi lasciato inconsciamente guidare dal significato intrinseco del termine, dall’essenza che sta dietro alla torre in sé. In altre parole avrebbe praticato quella che per gli antichi greci era la τέχνη – tekné, ovvero l’arte, l’abilità di rappresentare sia l’oggetto che la sostanza andando al di là di ciò che è visibile agli occhi.
Originalità delle rappresentazioni di Celestino Russo
Che cosa ha attratto in particolare la nostra curiosità ? Il fatto che oltre ad esservi delle torri che puntano verso l’alto, ve ne sono alcune che sembrano spingersi verso il basso. Il che ci ha portati ad immaginare un cammino in discesa, verso le profondità dell’anima, dove è possibile fare conoscenza profonda di noi stessi. Inoltre i pezzi forgiati dall’interno ci fanno pensare al cammino sempre lento e tortuoso che il ricercatore di sé deve compiere quando va alla ricerca del proprio contenuto rimosso, senza sapere cosa troverà e quanto in fondo si spingerà nella sua ricerca.
Così come alcune sculture che appaiono incomplete, che ci ricordano chi inizia il proprio cammino, in questo caso in salita, e poi, per tutta una serie di motivi, lo interrompe.
A questo punto mossi dallo spirito che aleggia in uno dei motti dello scrittore Saint-Exupéry ossia, « l’essenziale è invisibile agli occhi », ci siamo domandati, non tanto se questo fosse l’intendimento dell’artista, quanto invece, in base ai nostri studi riguardo ai μῦθοι – mithoi rivisti in chiave psicoanalitica, quale altro significato si celasse dietro alle due categorie di torri. In altre parole, quali sarebbero i significati psicologici che questi simboli incarnerebbero al di là delle più facili e scontate attribuzioni ?
In base agli studi compiuti, derivati dall’analisi di alcune opere artistiche rinascimentali che si erano ispirate alla teologia orfica, che ricordiamo era una forma di religiosità monoteista andata perduta e che circolava tra filosofi e ceti abbienti dell’antica Grecia, nonché dalla rilettura che abbiamo condotto a riguardo del mito di Orfeo ed Euridice, siamo giunti alle seguenti associazioni.
Le torri che salgono
Le torri che sembrano elevarsi incarnerebbero l’archetipo di quel ponte tra mondi, quello che Marsilio Ficino definì l’Anima Mundi.
«L’Anima [mundi] – ψυχή, si può chiamare il centro della Natura, l’intermediaria di tutte le cose, la catena del mondo, il volto del tutto, il nodo e la “copula mundi». Tratto da: «Theologia platonica», III, 2, traduzione di Nicola Abbagnano di Marsilio Ficino (1433-1499)
È grazie al Rinascimento che l’Anima cessa di possedere unicamente un significato spirituale e diventa il sinonimo di quella che oggi chiamiamo psyche, termine coniato dal teologo ed umanista Philipp Melanchton che fu amico e consigliere personale di Martin Lutero, ovvero quelle facoltà della mente che riguardano il mondo delle emozioni dei sentimenti.
È tipico di questo periodo, la ri-traduzione dei testi dell’antica Grecia, dove la ricerca dei significati dei lemmi all’interno dei vocabolari non avviene più pensando di avere a che fare con storie mitologiche che riguardavano protagonisti leggendari appartenenti ad una religione politeista, bensì con racconti metaforici il cui scopo era di rivolgersi al cuore di ciascuno di noi, ovvero al nostro lato emozionale. Ma anche la scoperta di nuovi testi antichi che si credevano perduti, portati con sé da intellettuali e uomini
appartenenti alla chiesa ortodossa che parteciparono al concilio di Ferrara Firenze del 1438 1449, il quale riuscì a ricucire temporaneamente lo scisma avvenuto tra la Chiesa occidentale e la Chiesa ortodossa avvenuta nel 1054.
Fatte queste premesse, l’Anima Mundi, secondo il modello dei filosofi neoplatonici che partecipavano alle sessioni di studio che si tenevano presso l’Accademia Neoplatonica di Careggi (FI), andrebbe immaginata come una sorta di contenitore di quegli archetipi che per Platone ed il suo erede Plotino sarebbero a fondamento della creazione sensibile, dove ci sono i prototipi di tutte le anime particolari o individuali e con le quali essa rimane in costante collegamento.
Ma anche gli archetipi di quelle immagini che popolano il mondo interiore dell’uomo e che sarebbero la causa di emozioni e sentimenti primitivi, intensi e profondi, impersonati, all’interno del pantheon degli dei, dalle figure dei Titani.
Ecco che secondo questa chiave di lettura, l’uomo che è proteso verso l’alto non è più l’uomo che con arroganza vuole porsi a livello del creatore (secondo la teogonia orfica infatti l’Uno creatore è ineffabile ed inconoscibile, pertanto il peccato di hybris in questo contesto non è contemplato), bensì è colui che vuole comprendere, per dirla similmente al filosofo neoplatonico Damascio (450 – 532), i principi primi, quelli che gli permettono di comprendere il Tutto, di distinguere la singolarità nella pluralità, di comprendere le leggi che regolano l’animo umano e che quindi influenzano anche la propria.
Marsilio Ficino (1433-1499) ritratto in un affresco del Ghirlandaio che si trova all’interno della chiesa di Santa Maria Novella immagine tratta da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Marsilio_Ficino_-_Angel_Appearing_to_Zacharias_(detail).jpg
Le torri che scendono verso il basso
Le torri che scendono invece, richiamano in noi il racconto del mito di Orfeo ed Euridice, quando il figlio di Eagro e Calliope si reca nell’Ade alla ricerca della propria amata, morta appena dopo il matrimonio. Notoriamente l’Ade, similmente al Tartaro, viene liquidato, a nostro avviso in maniera semplicistica, come il regno delle tenebre e della morte.
Come, perché e quando entrambi i termini abbiano smarrito il loro significato originario, non è dato sapere, ma se vogliamo interpretare i racconti mitologici in chiave psicologica, dobbiamo andare prima di tutto in cerca del significato che presumibilmente essi evocavano tra gli antichi.
Usiamo anche in questo caso il verbo evocare perché, i sostantivi, gli aggettivi ed i verbi del greco antico, non erano solamente dei segni, e quindi non seguivano le rigide regole della semiotica moderna, bensì impersonando dei simboli, erano metafore che rimandavano ad altri significati, soprattutto all’ambito dell’anima/psyche. Pertanto, secondo il vocabolario Liddel-Scott-Jones, Ἀίδης – aides/Ade, è composto dalla particella α – alfa privativa, un elemento che indica la negazione di quanto espresso dal sostantivo successivo, e dal verbo ἰδεῖν.
ἰδεῖν – ideìn a sua volta, è l’infinito del verbo εἶδον – eidon, che significa “vedere”, “scorgere”, “guardare”, “osservare”, “considerare”, ma anche, “percepire”, “provare”, “sentire (emozioni)”, “guardare in direzione di ..” e “vedere mentalmente”. Pertanto a livello di immagine mentale, l’Ade veniva percepito dagli antichi come uno spazio dove «non-si-vede», dove vi è l’«impossibilità a guardare», in quanto non vi è ancora non è arrivata la Luce, in altre parole, dove secondo la psicoanalisi moderna alberga il materiale inconscio e rimosso. È da qui che nascono quelle sensazioni fastidiose ed inspiegabili, quel brusio di sottofondo interiore, quelle sensazione di disagio inspiegabili che fintantoché restano sottotraccia ci condizionano, ci inducono in comportamenti solo apparentemente irrazionali ma che in realtà hanno una loro logica ed assumono un loro senso compiuto solo se contestualizzati all’interno delle leggi che guidano la psyché. Stiamo parlando di un luogo destinato a restare oscuro fino a quando non saremo in grado di rendere conscio il materiale psichico inconscio. La torre che scende pertanto, incarnerebbe il lavoro di conoscenza di sé, quello che viene fatto quando riflettiamo perché determinate esperienze evocano in noi certi stati d’animo piuttosto che altri oppure, quando ci rivolgiamo ad un esperto per affrontare un percorso personale di tipo psicoanalitico.
Conclusione
Non siamo in grado di immaginare se questi fossero per davvero gli intenti dell’autore, magari solamente in forma inconscia appunto, oppure di colui che le ha commissionate, ma quella che qui abbiamo esposto è la nostra personale sensazione, la trasposizione di quello che queste opere hanno saputo far risuonare dentro di noi.
Riteniamo inoltre che dal punto di osservazione da cui abbiamo effettuato questa indagine, che queste sculture possano altresì definirsi neo-rinascimentali nel senso che ciascuna di esse non è soltanto la concretizzazione di immagini che appartengono al mondo interiore dell’artista, ma che contengono anche riferimenti al mondo della psiche.
Esattamente com’era intesa l’arte del periodo che va all’incirca dal 1450 fino a tutto il 1500. Perché quando un’opera artistica, rimanda a significati che fanno riferimento al mondo psiche, al mondo delle emozioni e dei sentimenti, essa ci indica la strada verso quella conoscenza che gli antichi chiamavano la γνῶθι σαυτόν – gnōthi saytón, in altre parole, la conoscenza di sé.
Bibliografia
Alessandro Coscia – Pitagora e la casa dei misteri Alessandro Miorelli e Federico Premi – La lingua greca e il ruolo dell’Antico nell’opera di Carlo Michelstaedter – pubblicato su Kentron n° 33/2017 Anna Angelini: bastoni, scettri, e rami dell’antico testamento. Materiali per un’analisi linguistica ed antropologica. tratto da ACME Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano da https://www.ledonline.it/ acme/ Annalisa Caputo – Quando le parole ci guardano. Un percorso interdisciplinare tra Chronos, Aion e Kairos tratto da https://ricerca.uniba.it/retrieve/handle/11586/293951/414289/10%29%20Caputo%20-%20quando%20le%20parole.pdf Aristofane Gli uccelli traduzione di Ettore Romagnoli Versione tratta da https://www.filosofico.net/aristofuccelli42.htm Aristotele – Metafisica – Introduzione, note ed apparati di Giovanni Reale – Rusconi Libri srl 1993 Attilio Quattrocchi – I misteri orfici tratto da http://www.accademiaplatonica.com/i-misteri-orfici/ Baffoni Venturi BASILIO_BESSARIONE DA MONACO BIZANTINO A CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA.pdf tratto da Academia.edu Bandalo, Visnja – Il platonismo di Leon Battista Alberti tratto da https://www.researchgate.net/publication/ 320012434_Il_platonismo_di_Leon_Battista_Alberti Bruno Giordano – De La Causa Principio e Uno – tratto da http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/ BrunoDeLaCausaPrincipioEUno.pdf Bryant jacob A new system, or, An analysis of ancient mythology 1883 (ottenuto da https://archive.org/details/ analysisancientmyth02brya/page/242/mode/2up
Carl Jung ; Kerenyi, Karoly. – Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia [1972] [1983].pdf Carl Jung – Tipi psicologici Raffaello Cortina Editore 2020 Carl Jung (a cura di.) L’uomo ed i suoi simboli – Raffaello Cortina editore 1983 Carl Jung Opere Torino: Bollati Boringhieri, 1981-2007
Colavito Jason Traduzione degli argonautica Orphica da http://www.argonauts-book.com/orphic-argonautica.html Damascius’ Problems and Solutions Concerning First Principles Translated with introduction and notes by Sara Ahbel- Rappe – Oxford University press 2010 David Miller – James Hillman Il Nuovo Politeismo – La rinascita degli dei e delle dee (prefazione di Henry Corbin) Ed. Ghibli 2016
https://www.academia.edu/53096079/La_paura_nella_mitologia_greca_il_Minotauro_ed_il_Drago Massimo Biecher: La chimera ed Ipponoo: https://www.karmanews.it/35918/la-chimera-e-lo-scontro-con-ipponoo/ Mircea Eliade – Trattato di storia delle religioni [1976] Editore Boringhieri, Torino. Nicolò Cusano – Dialogus de deo abscondito il dialogo del di Nascosto tratto da https://docplayer.it/34540019-Nicola- cusano-il-dio-nascosto-dialogus-de-deo-abscondito.htmlJ.R. HALE Nicomachus of Gerasa Introduction to Arithmetic , Book 1 tratto da https://archive.org/details/nicomachus-arithmetic- balboa Pitagora : Le opere e le testimonianze – Oscar Mondadori 2000 op. in due volumi Platone Filebo – tratto da Platone Tutti gli scritti. A cura di Giovanni Reale. – Bompiani 2001 Plotino – Enneadi – Arnoldo Mondadori editore 2012 Proclo: commento al Timeo – scaricabile in pdf da http://chi-lyra.com/commentoaltimeo.php Proclo: Teologia platonica. Nuova edizione riveduta ed ampliata .Testo greco a fronte. A cura di Michele Abbate. Prefazione di Werner Beierwaltes Psicologia Archetipica di James Hillman (scritto da J. Hillman): http://www.treccani.it/enciclopedia/psicologia- archetipica_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/ Raffaele Pecoraro – Confronto tra temperamenti equabili: uno studio Riccardo Martinelli – I filosofi e la musica Robert Graves – I miti greci Longanesi 1963 Romagnoli Ettore, traduzione di – Gli Uccelli di Aristofane Stefano Isola – Appunti su scienza antica e moderna Stefano Isola – Il temperamento matematico: aritmetica e scale musicali Thomas Taylor – The Mystical Hymns of Orpheus. Bertram Dobell and Reeves and Turner editori 1896 Thorwald Dethlefsen e Rüdiger Dahlke – Malattia e destino Edizioni mediterranee 1986 Tonino Griffero Prendere – il mito “alla lettera” Schelling filosofo della mitologia – tratto da Miti antichi e moderni UniversItalia – Roma 2013 Tortorelli Ghidini Marisa – L’armonia orfica: tra etimologia e teogonia – Atti Accademia Pontaniana, Napoli – Supplemento N.S., Vol. LIX (2010), pp. 27-34 Tullio Gregory – L’anima del mondo e l’anima individuale . Tratto da “Anima mundi. La filosofia di Guglielmo di Conches e la Scuola di Chartres”, Firenze, Sansoni, 1955
Vignera Giuseppe LA CONCEZIONE PLATONICA DELL’ANIMA UMANA E DEL SUO DESTINO per Ieronimo e Ellanico
Vocabolari ed enciclopedie
Chantraine-Dictionnaire Etymologique Grecque Histoire des Mots.pdf Pais Editions Klincksieck 1968 – Vocabolario on Line DIZIONARIO GRECO ANTICO OLIVETTI e MITOLOGIA GRECA a cura di E. Olivetti (II edizione 2015)
Vocabolario della Lingua Greca di Franco Montanari – Loescher editore, II edizione 2004 Liddell, Scott, Jones’ – A Greek–English-German-French Lexicon – https://lsj.gr/wiki/Main_Page Dizionario Olivetti Latino italiano on line https://www.dizionario-latino.com Francesco Michelazzo Nuovi itinerari alla scoperta del greco antico: Le strutture fondamentali della lingua greca: fonetica, morfologia, sintassi, semantica, pragmatica – Firenze University Press 2019 Francesco Perri – Dizionario di mitologia Classica Garzanti 1970 Dizionario di mitologia classica – Garzanti Francesco Perri 1970 Enciclopedia Garzanti della filosofia e logica, linguistica, epistemologia, pedagogia , psicologia , psicoanalisi, sociologia, antropologia culturale, religioni, teologia, 1998. a cura di Giovanni Vattimo Enciclopedia Treccani on line http://www.miti3000.it/mito/index.htm Mitologia e d’intorni https://books.openedition.org OpenEdition è una piattaforma online di libri per le scienze umane e sociali. Più della metà sono ad accesso libero. https://www.gutenberg.org/ebooks/ https://www.hellenicgods.org/
Appassionato fin da ragazzo di fisica nucleare, elettronica e computer, entrato nel mondo del lavoro scopre che la sfera emozionale è importante tanto quanto quella razionale.
Ricoprendo all’interno delle aziende ruoli di sempre maggior responsabilità, osserva che per avere successo, oltre ad investire in ricerca e sviluppo ed in strumenti di marketing innovativi, le organizzazioni non possono prescindere dal fatto che le emozioni giochino un ruolo determinante tra i fattori critici di successo.
Grazie ai libri del Prof. Giampiero Quaglino, viene a conoscenza delle più moderne teorie sulla leadership ed in particolare quelle del docente dell’Insead, Manfred Kets de Vries, con cui condivide la visione secondo la quale non esistono modelli di leadership vincenti, ma solo relazioni efficaci tra gli individui.
Nel 2014 la rivista “Nuova Atletica”, organo ufficiale della Federazione Italiana Di Atletica Leggera, gli commissiona una serie di contributi sulla leadership per allenatori professionisti, coerente con le teorie che quotidianamente cerca di mettere in pratica sul lavoro.
Appassionato anche di filosofia, va alla ricerca instancabile di un modello che metta al centro l’individuo e ne rispetti l’unicità ma che al contempo, sia riconducibile a dei principi da cui cui tutto “principia”, convinto che la cultura e la superspecializzazione della scienza e della tecnologia moderna, conduca ad un inevitabile frammentazione dell’Io.
Ritiene di aver trovato ciò che cercava, riscoprendo la filosofia platonica e di Plotino e nella rilettura dei miti greci attraverso le lenti della psicologia archetipica introdotta dallo psicoanalista junghiano James Hillmann assieme ad i contributi dei filosofi E. Casey, L. Corman e dell’antropologo J.P. Vernant.
Pubblica con cadenza mensile sul magazine “karmanews.it” articoli che reinterpretano i miti dell’antica Grecia in chiave psicoanalitica, ritenendoli una metafora dei travagli dell’anima che, mediante l’uso di immagini e di racconti fantastici, si rivolgono direttamente al cuore e quindi all’inconscio.
QUAND’È CARNEVALE ?
Una domanda che il comandante Bitta si è posto, visto che la ricorrenza non ha una data fissa e, rispetto alla Pasqua, si “spalma” su più giorni.
Esiste una distinzione fra Carnevale di rito ‘romano’ e quello ‘ambrosiano’.
Rito romano Il Carnevale di rito romano inizia OGGI, GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO (giovedì grasso) e durerà fino al 21 febbraio (martedì grasso), ultima occasione per fare baldoria prima della Quaresima, che inizierà il giorno seguente, 22 febbraio (mercoledì delle ceneri), giorno di digiuno e astinenza. In mezzo c’è il 19 febbraio, la domenica di Carnevale, giorno dedicato a sfilate e cortei di maschere.
Rito ambrosiano Il rito ambrosiano, ancora seguito nell’arcidiocesi di Milano, sposta il Carnevale qualche giorno più avanti nel calendario, perché la Quaresima non inizia il mercoledì delle ceneri, ma la domenica successiva (quest’anno il 26 febbraio). Questo vuol dire che i festeggiamenti, al contrario che nel resto d’Italia, inizieranno martedì 21 febbraio per chiudersi sabato 25 febbraio.
Perché questa differenza fra i due riti? La leggenda parla di una richiesta fatta da Sant’Ambrogio, futuro patrono di Milano, il quale, lontano dalla città per un pellegrinaggio, raccomandò di attendere il suo rientro per poter iniziare le celebrazioni della Quaresima.
La realtà storica è un’altra: il rito Romano considera le domeniche giorni di non digiuno e quindi anticipa l’inizio della Quaresima al mercoledì delle ceneri per avere 40 giorni ‘effettivi’ di digiuno. Il rito Ambrosiano, più antico di quello Romano, non ha mai avuto il mercoledì delle Ceneri: l’inizio della Quaresima si calcola a partire dalla domenica successiva, la sesta prima di Pasqua, quella del digiuno di Gesù nel deserto che si legge nel Vangelo. Nel calendario, si va a ritroso dal giovedì santo per contare i quaranta giorni e arrivare alla prima domenica di Quaresima: dunque, i quaranta giorni di penitenza iniziavano la sesta domenica prima di Pasqua e terminavano al triduo pasquale (escluso) che cominciava ai vespri del giovedì santo. Poi, nel Medioevo, subentrò l’idea dei quaranta giorni effettivi di digiuno e la Quaresima fu intesa come periodo di preparazione alla domenica di Pasqua anziché al triduo pasquale. Il nuovo computo partì dunque a ritroso dal sabato santo e contando quaranta giorni, saltando le domeniche, arriviamo proprio al mercoledì precedente la prima domenica di Quaresima. Questo computo fu accolto dalla Chiesa romana e si diffuse in tutto l’Occidente, tranne che a Milano.
Cieli sereni PG
Green Deal
Immagine generata dal sistema di AI DALL-E in base a delle Key Words estrapolate dall’articolo.
di Redazione Fuori Online
Nel settembre del 2021, il governo britannico ha annunciato piani ambiziosi per eliminare la vendita di auto a benzina e diesel entro il 2030 e l’eliminazione completa delle vendite di veicoli a combustione interna entro il 2035. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di gas serra e la dipendenza dal petrolio, e promuovere l’adozione di veicoli a zero emissioni.
Sebbene l’adozione di auto a zero emissioni abbia chiaramente benefici ambientali, ci sono anche preoccupazioni riguardo alle conseguenze per l’occupazione. Il passaggio a veicoli elettrici potrebbe avere un impatto significativo sull’industria automobilistica e sui lavoratori che dipendono da essa.
Ad esempio, si prevede che la produzione di motori a combustione interna e parti correlate diminuirà drasticamente con l’aumento della domanda di auto elettriche. Questo potrebbe comportare la chiusura di alcune fabbriche, la riduzione dei posti di lavoro e la necessità di riqualificare i lavoratori per altri settori.
Tuttavia, ci sono anche opportunità di lavoro associate all’adozione di auto elettriche. La produzione di veicoli elettrici richiederà ancora la lavorazione di materiali, la progettazione e la costruzione di veicoli, l’installazione di infrastrutture di ricarica e la manutenzione e riparazione di veicoli elettrici. Inoltre, la tecnologia dell’auto elettrica richiederà nuove competenze e specializzazioni, come l’elettronica, la programmazione e la gestione delle batterie.
Per attenuare gli impatti negativi sul lavoro, è importante che i governi e le imprese agiscano prontamente per garantire che i lavoratori dell’industria automobilistica siano adeguatamente formati e qualificati per il futuro dell’industria. I governi dovrebbero anche considerare politiche di sostegno, come incentivi fiscali, sovvenzioni per la riqualificazione, programmi di formazione professionale e trasferimenti di competenze, per aiutare i lavoratori a far fronte alla transizione verso l’elettrificazione dei veicoli.
In definitiva, l’adozione di auto a zero emissioni rappresenta una sfida e un’opportunità per l’industria automobilistica e per l’occupazione. Tuttavia, con la giusta strategia e il sostegno adeguato, si può fare in modo che la transizione sia una vittoria per l’ambiente e per i lavoratori.
San Valentino.
San Valentino è la festa degli innamorati celebrata in molti paesi del mondo il 14 febbraio di ogni anno. Tuttavia, le sue origini risalgono a molto tempo fa e sono incerte.
La leggenda più comune riguardo a San Valentino è quella del vescovo romano Valentino, che durante il regno di Claudio II, intorno al 270 d.C., avrebbe disobbedito all’editto che proibiva i matrimoni tra giovani, considerati poco utili per l’esercito. Valentino celebrava i matrimoni in segreto e in questo modo aiutava i giovani innamorati a coronare il loro sogno d’amore. Tuttavia, Claudio II lo scoprì e lo fece imprigionare e giustiziare il 14 febbraio.
Un’altra teoria riguardo alle origini di San Valentino risale al periodo antico romano, in cui si celebrava la festa della fertilità chiamata Lupercalia, che cadeva il 15 febbraio. Durante questa festa, i giovani sceltevano a sorte un partner per passare la notte insieme, in un rito simbolico di purificazione e fertilità. Con l’arrivo del cristianesimo, la festa di San Valentino si sovrappose alla Lupercalia e ne assorbì alcuni elementi.
Indipendentemente dalle sue origini, San Valentino è diventato un simbolo dell’amore romantico e della celebrazione delle relazioni affettive. Oggi, questa festa viene celebrata in tutto il mondo con gesti di affetto, regali e cene romantiche.
(Si ringrazia ChatGPT di Open.ai per la collaborazione ;-))
“STALAGMITI DI.. LAGO”
Non si tratta di Photoshop! La foto trovata sul web è vera. Siamo sul Lago Michigan (Usa) negli Stati Uniti; lì le acque sono congelate per la maggior parte dell’inverno dato che le temperature possono scendere fino a -30°C. Poi, con il sopraggiungere di temperature più miti, invece di sciogliersi, il ghiaccio si frantuma, dando vita ad uno scenario incredibile, fatto di stalagmiti e stalattiti.
Il Lago Michigan è uno dei cinque Grandi Laghi dell’America del Nord, il secondo per volume (4900 km cubi) e il terzo per superficie (58000 km quadrati). È l’unico, dei cinque, circondato esclusivamente dal territorio degli Stati Uniti e lungo le sue sponde vivono circa 12 milioni di persone, principalmente nelle aree metropolitane di Chicago e Milwaukee.
Cieli sereni PG
7 FEBBRAIO 1974 – INDIPENDENZA DI GRENADA
ACCADDE OGGI / 7 FEBBRAIO 1974 – INDIPENDENZA DI GRENADA
Ogni 7 febbraio è festa nazionale a GRENADA, lo Stato caraibico resosi indipendente dal Regno Unito in questo giorno del 1974. Vi sbarcò, per primo, Cristoforo Colombo nel 1498, durante il suo terzo viaggio, battezzandola Concepción. Successivamente gli Spagnoli le dettero il nome di GRENADA, per i verdi rilievi dell’isola che ricordavano le montagne sovrastanti la città di Granada in Andalusia. Grenada è nota come l’ Isola delle Spezie , in quanto produttrice di una grande varietà di spezie come cannella, chiodi di garofano e zenzero. Un posto di primo piano occupa la Myristica Fragrans, un albero sempreverde da cui si ricava la noce moscata tanto importante da venire anche rappresentata sulla bandiera nazionale.
La BANDIERA DI GRENADA 🇬🇩
Mostra 7 stelle che rappresentano le sette parrocchie della nazione: quella centrale si riferisce alla diocesi della capitale Saint George. I colori rosso, giallo e verde simboleggiano rispettivamente il coraggio, il sole e l’ agricoltura e nella parte verde a sinistra è inserito un disegno stilizzato di un frutto fresco di noce moscata.
Cieli sereni PG
Alba e Tramonto
Pari non sono… Qual è l’una e quale l’altro?
Le luci dell’alba e del tramonto hanno spesso un colore molto diverso tra di loro. In fondo si tratta di uno stesso fenomeno, quindi, la luce e i colori non dovrebbero diffondersi alla stessa maniera ?
Dato che le leggi fisiche restano invariate in entrambi i casi, a parità di condizioni atmosferiche, dovremmo avere albe identiche ai tramonti, ma questo accade solamente in particolari situazioni – ad esempio – in mare aperto. Se invece ci troviamo sulla costa, come appare nelle foto, il colore dell’alba (a sinistra) puó essere diverso da quello del tramonto (a destra). Perchè? All’alba, il sole attraversa quasi tangenzialmente gli strati dell’atmosfera già sottoposti al raffreddamento notturno, mentre al tramonto gli stessi raggi percorrono la stessa traiettoria nell’atmosfera ma attraverso strati d’aria che sono stati riscaldati durante il giorno. La luce più rossa del tramonto deriva dunque dalla maggiore temperatura dell’aria.
Ma questa non è l’unica causa. Entra in gioco anche la minore o maggiore quantità di polveri in sospensione nell’atmosfera: al mattino queste ultime si possono trovare in parte depositate durante la notte, permettendo alla luce di penetrare meglio nell’atmosfera, mentre alla sera, con le polveri al massimo della sospensione, i raggi solari vengono in parte assorbiti (specialmente nella banda del blu) diffondendo una luce rossastra che diviene poi via via sempre più scura. Anche l’ umidità dell’aria ha un ruolo fondamentale secondo il seguente schema semplificato di “causa – – > effetto”.
Dato che normalmente le perturbazioni (alle nostre latitudini) provengono da Ovest, l’aria secca eventualmente presente in quella direzione (verso ponente = al tramonto) è presagio di bel tempo per le ore successive e ciò spiega il proverbio: “rosso di sera bel tempo si spera”
In mezzo a tutte queste spiegazioni di leggi fisiche di diffusione e rifrazione, entra in gioco anche il nostro occhio, che si adatta diversamente quando la luminosità ambientale è in aumento o in diminuizione (dopo la notte l’occhio è in grado di cogliere molte più sfumature di colori), e il nostro cervello, che interpreta il tutto in modo indipendente, dà percezioni di colore che spesso sono diverse da persona a persona.
Cieli sereni PG
#PRENDIPOSIZIONE
di Redazione Online
Amleta è un’associazione di promozione sociale il cui scopo è contrastare la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo.
È stata fondata da 28 attrici distribuite su tutto il territorio nazionale.
Amleta è un collettivo femminista intersezionale che punta i riflettori sulla presenza femminile nel mondo dello spettacolo, sulla rappresentazione della donna nella drammaturgia classica e contemporanea ed è un osservatorio vigile e costante per combattere violenza e molestie nei luoghi di lavoro.
Discriminazioni, stereotipi, sessismo, abusi, gender gap, gender pay gap, gestione dei fondi pubblici: questo è il problema!
Amleta è nata per raccogliere dati e monitorare le differenze di trattamento tra donne e uomini nel mondo dello spettacolo, per chiedere spazi in cui le donne possano esprimere i loro talenti ed esercitare la loro intelligenza.
Amleta è nata tutte le volte che sopra un molestatore o un abusante è stata messa la vernice glitterata dell’artista genio a cui tutto è concesso.
Amleta è nata da tanto tempo e in tanti luoghi.
A questo link il manifesto della associazione, che noi di FUORI invitiamo a sostenere divulgando e soprattuto esercitando quotidianamente, nella vita e nel lavoro, i principi fondanti dell’Organizzazione.
7 GENNAIO FESTA DEL TRICOLORE
Oggi 7 gennaio si celebra la FESTA DEL TRICOLORE.
È necessario un vessillo nazionale, tra un popolo che risorge a libertà; necessarissimo a noi, nella lotta che stiamo per incominciare; a noi che quasi stranieri ci guardiamo fra un popolo e l’altro….Un tale vessillo dobbiamo creare…. Il 16 luglio 1789 il rosso ed il turchino, colori della città di Parigi, erano decretati colori nazionali; ad essi univasi il bianco in onore del re, e così componevasi la bandiera di Francia. Noi al bianco ed al rosso, colori della nostra Bologna, uniamo il verde, in segno della speranza che tutto il popolo italiano segua la rivoluzione nazionale da noi iniziata, che cancelli que’ confini segnati dalla tirannide forestiera.
(Luigi Zamboni, 16 settembre 1794)
Queste parole spiegano il perché la bandiera italiana, simile a quella francese, è VERDE, BIANCA e ROSSA: nel 1794 due studenti dell’università di Bologna – Luigi Zamboni e Giovanni Battista de Rolandis – furono i primi ad apporre in una coccarda i tre colori bianco, rosso e verde modificando quella francese: la speranza era quella di restituire l’indipendenza a Bologna. Il bianco e il rosso ricordavano il colore delle rispettive città di provenienza (Bologna e Castell’Alfero – Asti) mentre il verde era il colore della speranza. Speranza ben presto infranta, perché i due giovani patrioti furono scoperti e giustiziati.
CURIOSITÀ I colori della bandiera italiana hanno anche un significato religioso legato alle tre virtù teologali fede, speranza e carità. L’accostamento è intuibile: il bianco è la fede, il verde la speranza e il rosso la carità.
Cieli Sereni 🇮🇹 PG
7 GENNAIO 2023 LA LUNA PIENA DEL LUPO
Oggi 7 Gennaio siamo al PLENILUNIO. Il plenilunio è la fase della Luna durante la quale l’emisfero lunare che è illuminato dal Sole è interamente visibile dalla Terra. Ciò avviene perchè in quel momento la Luna si trova “in opposizione” rispetto al Sole ed è detta LUNA PIENA . Quella di gennaio è definita la LUNA DEL LUPO, così chiamata dai nativi americani che in questa stagione sentivano i lupi affamati ululare vicino ai loro villaggi.
LA LEGGENDA Una leggenda racconta che un giorno la Luna, scesa sulla Terra, mentre si trovava in un bosco, rimase impigliata ad un ramo. Un lupo la liberò e per tutta la notte la Luna e il lupo rimasero insieme raccontandosi mille storie. La Luna si innamorò di quell’animale, ma sapendo che doveva andarsene e presa dall’egoismo, rubò l’ombra al lupo per non dimenticare quell’ incontro. Da allora, il lupo ulula alla Luna perché vuole indietro la sua ombra.
L’ULULATO A parte la leggenda, l’ululato del lupo è un fenomeno molto curioso. Ogni lupo ha il suo ululato, unico e inimitabile, con cui comunica con gli altri esemplari del branco. Affinché si possa udire il più lontano possibile il lupo alza la testa e da qui è nata la credenza che i lupi ululino alla Luna. Inoltre l’ululato è una forma di controllo; se, ad esempio, si ritrovano lontani dal resto del branco, i lupi ululano per “rassicurarsi” a vicenda in vista di ricongiungersi. Inoltre si è constatato che la Luna influenza effettivamente l’ululato dei lupi, soprattutto nella sua intensità e frequenza, specialmente quando è piena.
Cieli sereni PG
I villaggi di Asterix, quello vero.
Breden, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
58-52 a.C.: Giulio Cesare conquista la Gallia. Tutta? (cit.) Si, proprio tutta, con buona pace dei galli e galletti di cartone Goscinny, Uderzo, Asterix e Obelix. I limiti orientali della Gallia, e quindi del dominio di Roma, vengono fissati sul Reno. Reno che comunque viene occasionalmente passato almeno un paio di volte dalle legioni romane (grazie ad incredibili ponti allestiti in pochi giorni, descritti accuratamente dallo stesso Cesare) solo – per “convincere” i Germani, diciamo con modi un tantinello spicci – di rimanere più tranquilli nei loro villaggetti al di là del fiume, evitando di commettere scorribande in Gallia. Ecco, appunto, villaggetti. Al di là del Reno non c’erano infatti delle città, ma degli insediamenti abitativi molto più rarefatti: come Giulio Cesare aveva già notato, e come spiega ancor meglio Tacito (98 d.c.) nel suo “De origine et situ Germanorum”:
“È notorio che le popolazioni germaniche non hanno vere e proprie città e che non amano neppure case fra loro contigue. Vivono in dimore isolate e sparse, a seconda che li attragga una fonte, un campo, un bosco. Non costruiscono, come noi, villaggi con edifici vicini e addossati gli uni agli altri: ciascuno lascia uno spazio intorno alla propria casa o per precauzione contro possibili incendi o per imperizia nella costruzione. Non impiegano pietre tagliate o mattoni: per ogni cosa si servono di legname grezzo, incuranti di assicurare un aspetto accogliente.“
Ehrsen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Testimoniando così l’esistenza di edifici simili a quella che sarebbe poi diventata la fachwerkhaus, la casa caratteristica dei popoli germanici. Per rendere l’idea, nell’odierna Geimar-Fritzlar, in Turingia, esiste una ricostruzione di un insediamento abitativo tipico della tribù dei Catti, allora posizionati tra il Reno e il Meno al tempo di Augusto.
Come sappiamo, i programmi di Cesare che, secondo Plutarco, dopo queste escursioni dimostrative aveva in mente di rimettere le cose definitivamente a posto nella “Germania Magna” (quella oltre il Reno), furono bruscamente interrotti da Bruto e Cassio nelle ben note Idi di Marzo del 44 a.C.
A sua volta Augusto, dopo qualche anno e una volta “chiarita” nel Mediterraneo la situazione con Marco Antonio e Cleopatra, riprese il programma di Cesare nel nord Europa, spostando il confine orientale dell’Impero dal Reno all’Elba e provando ad imporre il “lifestyle” romano anche alle tribù barbariche dislocate tra questi due grandi fiumi. Fu decisamente un fallimento: il governatore Varo, avido ed ottuso, proveniente dalla Siria e abituato alle corruzioni e alle mollezze dei regni mediorentali, non capì nulla dello spirito libero, selvaggio ed indomito dei Germani che nel 9 d.c. si unirono sotto la guida di Arminio (Hermann der Cherusker) per ribellarsi a Roma, annientando tre legioni in quella che sarebbe diventata la “Clades Variana”, la disfatta di Teutoburgo. La peggiore sconfitta subita da Roma dai tempi di Annibale.
Si è giustamente detto che queste circostanze (la congiura contro Cesare, la ribellione – o il vile tradimento, a seconda del punto di vista – di Arminio) abbiano radicalmente cambiato il corso della Storia, sottolineando che se Roma ha perso la Germania, allo stesso modo la Germania perse Roma, con tutte le conseguenze del caso: tralasciando gli aspetti politici, filosofici, religiosi, culturali e linguistici che ne sarebbero conseguiti, tra Reno ed Elba non furono più costruiti edifici pubblici, terme, ponti, strade, acquedotti, fortificazioni, accampamenti, mura, città. Quindi, niente “Insulae”, nessuna “Domus”. Le abitudini dei Germani sarebbero infatti rimaste sostanzialmente quelle descritte da Cesare e Tacito ancora per diversi secoli se non millenni; ancora oggi possiamo facilmente rintracciare il DNA delle abitazioni di duemila anni fa nell’ odierna “casa a graticcio”, la fachwerkhaus.
Gutersloh, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Ehrsen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Fachwerk, in tedesco, è il termine che si usa per definire questa artigianale e plurisecolare metodologia costruttiva in cui l’edificio è sorretto da una struttura lignea portante, fatta di montanti, travi e puntelli, sapientemente assemblati tra loro. Lo scheletro a vista – che si direbbe oggi “eco-friendly” – grazie all’elasticità propria del legno riesce a resistere anche a grandi sollecitazioni di neve e vento. Le tamponature tra le travi e i pannelli (Gefach), sono di norma riempite con un graticcio o una cannicciata di rami sottili rivestita di argilla su entrambi i lati, oppure – meno frequentemente – con un impasto di ciottoli e/o laterizi.
Presso Hollenstein (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
La struttura così evidente, non diversamente da quella propria della tradizione giapponese alla quale per certi versi un poco assomiglia, assume anche una forte valenza decorativa, smentendo così l’ingeneroso giudizio estetico di Tacito (nota a sua discolpa: era abituato a ben altro stile, quello imperale di bronzi e marmi; si pensi che allora il Colosseo era nuovo di zecca…)
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Questo principio costruttivo, di uso corrente fino all’Ottocento, è stato declinato in molte variazioni e trasformazioni influenzate dalle caratteristiche storiche e geografiche delle diverse regioni tedesche (e anche francesi: già Cesare aveva scritto che le case dei Galli, dei Britanni e dei Germani si assomigliavano: la continua osmosi culturale tra le due rive del Reno ha fatto il resto),
Gutersloh, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Le case a graticcio in Germania si trovano ancora in una stupefacente varietà di forme, intrecci e decorazioni, a volte figurative, altre puramente ornamentali, tutte diverse tra loro a causa delle caratteristiche spiccatamente artigianali; anche a cercarle col lanternino, non si trovano infatti due case Fachwerk uguali tra loro.
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, DeutschlandBad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Schwalenberg, (Lippe) Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bergkirchen, (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Bad Salzuflen (Lippe), Nordrhein-Westfalen, Deutschland
Il periodo di massimo splendore dell’edificio a graticcio è senz’altro quello tra il XVI e l’inizio del XVII secolo. Esiste addirittura una strada delle case a graticcio (“Fachwerkstraße”) che attraversa per 2.800 km tutta la Germania, dal nord al sud, collegando quasi 100 città tedesche, attraversando ben 6 Lander: Bassa Sassonia, Sassonia-Anhalt, Turingia, Assia, Baden-Württemberg, Baviera. Ma, e questo per noi è davvero tanto sorprendente quanto incomprensibile, escludendo proprio la Renania settentrionale-Vestfalia, cioè proprio quella regione appena al di là del Reno, e cioè quella più direttamente interessata dalle vicende descritte da Cesare e Tacito.
Nel cuore della Nordrhein-Westfalen (questo il nome attuale del Land, in tedesco) e segnatamente nella provincia della Lippe, sono invece conservati un gran numero di edifici a graticcio, nei piccoli centri storici o dispersi tra boschi e campi: ne abbiamo quindi fotografati alcuni che si trovano fuori delle grandi rotte turistiche, nelle località di Ehrsen, Breden, Bad Salzuflen, Schotmar, Gutersloh, Bergkirchen, Hollenstein, Schwalenberg, Herford. Edifici che, non a caso, si trovano disseminati nella Selva di Teutoburgo, sì, proprio la foresta teatro della battaglia tra Germani e Romani del 9.d.C.
Al centro della quale, sulla sommità di una collina, svetta un ciclopico monumento dedicato ad Arminio, l’Asterix teutone capo della resistenza militare – e culturale – contro i Romani: in ultima analisi, è anche merito suo se le case a graticcio si sono continuate a costruire e sono arrivate fino a noi secondo la tradizione locale, quella raccontataci da Giulio Cesare e Publio Cornelio Tacito.
Il 2 gennaio 1839 Louis Jacques Mandé Daguerre, un chimico e fisico francese, realizza la prima fotografia della luna. Quel giorno diviene una data storica per il mondo dell’astronomia.
L’immagine del satellite terrestre realizzata da Daguerre fu in realtà ottenuta utilizzando una lastra di rame su cui venne applicato uno strato di argento poi sensibilizzato alla luce tramite vapori di iodio. La lastra venne esposta per circa dieci minuti, ma lo sviluppo vero e proprio avvenne tramite vapori di mercurio a 60° C. Il fissaggio conclusivo fu ottenuto con una soluzione di iodio e argento. Questa tecnica, allora inedita, di fissaggio dell’immagine, prese proprio il nome dal suo inventore, ovvero la DAGHERROTIPIA.
Cieli sereni PG
Il Solstizio d’Inverno
Ogni 21 dicembre ci troviamo al SOLSTIZIO D’INVERNO (dovremmo più propriamente chiamarlo ‘Solstizio di Dicembre’ dato che per metà del mondo adesso è estate!).
Il Sole, a mezzodì, ovvero nel suo punto più alto, sarà alla sua MINIMA ALTEZZA sull’orizzonte rispetto agli altri giorni (allo stesso orario) e descriverà nel cielo l’arco diurno più corto dell’anno. Il Sole “indugerà” ancora per qualche giorno in questo suo percorso minimo e per questo si definisce Solstizio dal latino “Sol” = Sole e “sistere” = sostare.
L’astronomia ci insegna che nel nostro emisfero il giorno del solstizio, che puó cadere il 21 o il 22 dicembre, è il dì più corto dell’anno (intervallo di tempo minimo tra alba e tramonto). Comunemente la nostra percezione della lunghezza delle giornate si basa sull’osservazione dell’anticipo (o ritardo) dell’ora del TRAMONTO del sole (di solito siamo tutti svegli e ne possiamo apprezzare la variazione), piuttosto che dell’anticipo o ritardo del SORGERE del sole (a quell’ora molti ancora dormono o non sono ancora usciti di casa). Siamo quindi più propensi a battezzare come il ‘giorno più corto’ quello in cui il sole tramonta prima invece di considerare, nelle 24 ore, il mimimo arco temporale di luce .
Ci domandiamo dunque: oggi 21 dicembre, Solstizio d’Inverno, é anche il giorno in cui il sole tramonta prima, ovvero, fa buio prima? La risposta è NO!
I più attenti avranno fatto caso che in questi giorni già si sta facendo buio più tardi dando l’impressione che le giornate si stiano allungando. Pochi però avranno notato che l’alba sta ancora ritardando. Di fatto, l’accorciamento delle giornate non é ‘sincronizzato’ tra ritardi dell’alba e anticipi dei tramonti: in altre parole non c’è coincidenza tra il giorno del massimo ritardo dell’alba, il giorno del massimo anticipo del tramonto e la data del dì più corto.
Un esempio A Roma (latitudine ~42° N), in questo dicembre 2022, il massimo anticipo del tramonto (ore 16.39) si é avuto il 5 dicembre scorso. Il massimo ritardo del sorgere (ore 07:38) si raggiungerà il 4 Gennaio 2023. Il dì più corto è, appunto, oggi 21 dicembre con 9 ore e 8 minuti di soleggiamento.
Perchè queste tre date non coincidono? Ciò dipende da due cause:
1^ Causa La variazione del moto orbitale della Terra (Equazione del tempo). La velocità della Terra lungo la sua orbita ellittica intorno al Sole presenta un punto più vicino alla nostra stella (Perielio) ed uno più lontano (Afelio). Il nostro pianeta, a dicembre, si trova (strano ma vero..) PIÙ VICINO al Sole (arriverà al Perielio il prossimo 4 gennaio) e per la 2ª legge di Keplero accelera il suo moto (il contrario avviene in prossimità dell’ Afelio). Conseguentemente accelera il moto apparente del Sole sulla volta celeste trovandosi in una posizione “anticipata” rispetto al ‘sole medio’ (un sole fittizio che ha un moto uniforme), importante perchè cadenza le ore, i minuti e i secondi ….dei nostri orologi. Ciò riduce, di fatto, ogni giorno, il tempo in cui il Sole illumina la terra.
2^ Causa L’ inclinazione dell’asse terrestre sull’orbita (variazione della declinazione del Sole). La variazione della declinazione del sole (al solstizio invernale) fa sì che i giorni in cui il sole tramonta prima sono quelli della prima settimana di dicembre.
CONCLUSIONE Il risultato netto delle due cause sopra descritte è stato, sempre per Roma:
fino all’5 dicembre è stato preponderante l’effetto della variazione della declinazione (è negativa: anticipa il tramonto e ritarda l’alba).
dopo il 5 dicembre, l’effetto della variazione di declinazione è superato dall’equazione del tempo, e ritarda sia l’alba che il tramonto. Il sopravvento dell’equazione del tempo avverrà fino al 4 gennaio.
dopo il 4 gennaio ritornerà preponderante l’effetto della declinazione: l’alba comincerà ad anticipare ed il tramonto continuerà a ritardare.
La stessa cosa, seppur meno accentuata, si verificherà intorno al solstizio d’estate 2023 (21 giugno): a Roma si avrà l’alba più anticipata il 13 giugno (04:34) e il tramonto più tardivo il 25 giugno (19:49).
Cieli sereni PG
“I love Allah”
Mullah Neda Mohammad Nadeem, ex governatore e comandante militare, nonché esponente della linea dura religiosa, è stato nominato responsabile dell’Università lo scorso ottobre e sin da subito aveva espresso la sua ferma opposizione all’istruzione femminile, definendola non islamica e contraria ai valori afghani.
Sin dal loro arrivo al potere, i talebani, dopo aver di fatto impedito alle donne di lavorare e aver imposto il velo integrale che deve lasciare scoperti solo gli occhi (ma con il burqa vanno nascosti anche quelli), nel marzo scorso avevano disposto la chiusura delle scuole femminili, in attesa di nuove direttive in accordo con la legge islamica.
Direttive mai emesse, senza contare che senza aver frequentato le scuole superiori è di fatto impossibile accedere all’università.
In questo contesto, tre mesi fa migliaia di ragazze e donne avevano potuto sostenere gli esami di ammissione all’università in tutto il paese, anche se nell’ambito di radicali restrizioni sulla scelta dei corsi di studio, con veterinaria, ingegneria, economia e agricoltura vietate, e giornalismo severamente limitato.
fonte : www.ansa.it
Siamo perbenisti con i pensieri degli altri. Pronti a giudicare, senza mai guardare quella trave. La nostra.
Ci sono momenti, nella vita di tutti noi accade inevitabilmente, in cui ci si trova nella situazione in cui scegliere fra il vivere un momento della propria vita in maniera piena, intera, completa, o piuttosto atteggiarsi in un falso, corretto, formale atteggiamento che, tutto il resto del mondo, perbenista ed ipocrita, gli chiede di vivere.
Scarcity Marketing [il Must Have che in verità non vuoi avere]
Le tecniche del marketing sono davvero molteplici e si nascondono dietro bisogni, esigenze e illusioni, che troppo spesso non pensiamo nemmeno di avere.
Una di queste è la Scarcity Marketing.
Per Scarcity Marketing si intende quella strategia che utilizza il principio di scarsità (questa è infatti la traduzione italiana), facendo leva sui timori del consumatore di non possedere uno specifico servizio o prodotto e agendo sulla sua paura inconscia di perdersi qualcosa.
Da qui, si crea quindi un vero e proprio senso di urgenza, una necessità di acquisto che porta a non perdere tempo e non ragionare sull’effettiva utilità dell’acquisto.
Elementi che la caratterizzano:
– offerte a tempo limitato (urgenza)
– posti limitati (esclusività)
– pezzo unico (rarità)
– ultimi pezzi rimasti (eccesso di domanda)
A questo punto, siamo certi che avete capito benissimo di cosa stiamo parlando!
Questa subdola quanto affascinante strategia, si basa sulla psicologia cognitiva, ovvero quel principio secondo cui gli esseri umani sono portati a desiderare ciò che gli appare come limitato o che rischia di non essere più reperibile.
Lo psicologo americano R. Cialdini – uno dei primissimi studiosi a descrivere il principio di
scarsità applicato al marketing – ha affermato che “le opportunità sembrano più preziose
quando la loro disponibilità è limitata” e che “la scarsità porta l’individuo a
desiderare ciò che appare come limitato o che rischia di non avere più a causa di
un’attesa prolungata”.
In sintesi, sembrerebbe che noi siamo più portati a desiderare quello che risulta praticamente quasi impossibile da avere.
“Per FOMO (acronimo per l’espressione inglese “fear of missing out”, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”) si intende quella paura o ansia sociale di perdere, non aver accesso o essere esclusi da eventi, esperienze, contesti sociali rilevanti”.
Si tratta di una delle dinamiche tipiche di Internet e possono essere spiegate semplicemente come l’impulso di vedere immediatamente le Stories pubblicate da amici e personaggi famosi su Instagram, lo scrolling automatico che facciamo su Facebook, le serie tv da guardare subito non appena escono, così da poterle commentare immediatamente e stare al passo con i discorsi.
Quindi la FOMO unita alle tecniche di Scarcity marketing, costituiscono una combo pazzesca per indurre a comprare d’impulso e non ragionare abbastanza su quello che si sta acquistando.
Due condizioni indivisibili arricchiscono la situazione: il desiderio di esclusività e quello di popolarità.
Basandosi su questi princìpi, la maggior parte delle strategie di Scarcity marketing più diffuse possono essere suddivise in:
– Limited-Time Scarcity (LTS), dove il consumatore è consapevole di avere
un determinato limite di tempo per ottenere il prodotto, spesso alle
condizioni di una promozione in corso
– Limited-Quantity Scarcity (LQS), dove il consumatore è informato della
limitata disponibilità di un certo prodotto in vendita e quindi del rischio di non
poterlo acquistare in futuro, perché esaurito (innescando così anche la FOMO).
Rendere prodotti / servizi / situazioni disponibili solo per un determinato periodo di tempo, facendo intendere che è vantaggioso fare l’acquisto esclusivamente in quel momento, è uno dei pilastri dei saldi nei negozi e degli sconti proposti da alcuni brand (come i famosi Prime Days di Amazon).
C’è da dire che ormai tutti noi siamo abituati a questo meccanismo, quindi, per non perdere l’efficacia del meccanismo, vengono create altre situazioni, che sostengono la semplice idea del “pagar meno”.
Edizioni limitate, limitata disponibilità, countdown di fine offerta, ma anche prezzi proibitivi (spesso usati nei settori del lusso) sono solo alcune delle sfaccettature di questa strategia, così semplice ma efficace.
Casi studio
Coca Cola
Nel 2011 la Coca Cola lanciò in Australia una campagna di marketing multinazionale
nella quale il noto logo veniva sostituito con un nome di persona, da scegliere tra i 250 più popolari nel Down Under.
Come sappiamo, la campagna ebbe così tanto successo, che fu successivamente lanciata in oltre 80 paesi!
In Australia, fu stimato un aumento del 4% della quota di Coca-Cola nel suo
settore ed un aumento del 7% nel consumo da parte dei giovani adulti
Negli Stati Uniti, l’aumento delle vendite si attestò ad oltre il 2%, invertendo un
trend al ribasso che durava da più di 10 anni
Molti esperti del settore pubblicità hanno sfruttato successivamente il successo
della campagna “Share a Coke” per ricordare l’efficacia della personalizzazione
del messaggio promozionale
Hermès
L’ambasciatore indiscusso dell’applicazione dello Scarcity Marketing nel settore moda di lusso, è sicuramente Hermès.
Per acquistare una Birkin o una Kelly ,le liste d’attesa possono arrivare fino a due anni e il prezzo varia dai 7.000 ai 100.00 euro.
La difficolta d’acquisto però non è un deterrente, bensì un motivo in più per volere la borsa e distinguersi dagli altri.
Maison Cléo
Un giovane brand parigino, con 200 mila follower su Instagram, che vede le sue collezioni andare in sold-out in poche ore.
Come ci riesce?
L’idea della fondatrice è davvero semplice: utilizzare solamente tessuti di scarto, per motivi di sostenibilità ambientale.
Tutte le settimane, in base ai materiali recuperati, Maison Cléo crea abiti ogni volta diversi.
La comunicazione avviene solo tramite il profilo Instagram e i vestiti vengono venduti sull’e-commerce il mercoledì.
Questo sistema crea grande interesse attorno al brand, perché le novità sono costanti e i pezzi limitati.
Lidl
Nel 2020, la famosa catena di supermercati ha deciso di creare una propria linea di abbigliamento.
Forse non tutti sanno che i capi targati “Lidl Fan Collection”, sono nati dopo una precedente iniziativa del colosso tedesco, che offriva ai clienti la possibilità di vincere dei calzini, se si fossero recati in negozio per un selfie.
Ebbe talmente tanto successo che, dopo pochi mesi, sono usciti sul mercato cappelli, scarpe, magliette e ciabatte con i colori e il logo del supermercato, ad un prezzo davvero basso, quasi ridicolo.
Qui è stata la svolta: in poche ore si è registrato un imprevisto tutto esaurito e quei capi acquistati per pochi euro, sono stati ritrovati su EBay a cifre folli.
Ma perché funziona così bene questa tattica di mercato?
– Amiamo creare scorciatoie in un mondo così sempre complesso e frenetico.
È facilissimo determinare il valore di qualcosa in base alla disponibilità: se è rara, supponiamo che sia di qualità superiore e che valga ben più di un oggetto comune, facile da ottenere.
– Il principio di scarsità limita il numero di opportunità che abbiamo a disposizione.
Diminuendo le opportunità, perdiamo la libertà di scegliere e noi siamo psicologicamente portati a reagire fermamente contro questa perdita (reattanza psicologica).
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
La bandiera Argentina
Non tutti sanno che la bandiera dell’Argentina ha remote origini italiane!
La creó nel 1812 il generale, politico ed economista Manuel Belgrano, il cui padre Domenico era un commerciante di Oneglia (Imperia), emigrato in Spagna e poi in Sud America. Secondo la tradizione, il vessillo, che ha due bande azzurre e una bianca, fu ispirato da uno sguardo levato verso il cielo dal generale, mentre si trovava sulla riva del fiume Paraná. Si racconta un’altra storia sull’origine dei colori della bandiera argentina che sembra derivino dai colori delle vesti della Madonna, nelle rappresentazioni tradizionali dei due veli bianco e celeste. Al centro della bandiera è posto un emblema del Sole, il Sol de Mayo, che richiama la Rivoluzione di maggio, l’inizio del processo di indipendenza dalla Spagna. Un sole dal volto umano simboleggia Inti, il dio sole del popolo Inca artefice di una delle maggiori civiltà precolombiane che si sviluppò nell’altopiano andino, tra il XII e il XVI secolo.
Cieli sereni PG
Avatar 2, un primo giorno in stile Thor
di Redazione Online
Nessun record.
“Avatar: La via dell’acqua” è partito al botteghino italiano con 1.454.100 euro nel primo giorno, poco più del 1.410.000 registrato alla partenza da “Thor: Love and Thunder”.
Nel 2022 il debutto migliore era stato quello di “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” con 2.027.000.
Numericamente, “Avatar 2” sembra che attiri lo stesso tipo di interesse che è consolidata per le “Saghe Marvel”, e se dovessimo basarci solo sull’analogia suggerita dai numeri con “Thor 4”, potremmo vedere un traguardo finale italiano sui 12 milioni di euro.
Dato importante per il “mercato cinema” odierno, ma non epocale, come il lungometraggio (il film dura più di 3 ore!!) dovrà essere, visto quanto è costato ed è dunque costretto ad incassare.
“The Batman” con Robert Pattinson, debuttò peggio con 695.000 euro, ma alla fine ha superato comunque i 10 milioni al botteghino italiano.
Se, per ipotesi, “Avatar 2” dovesse crescere come “The Batman “ anche aiutato dalle imminenti feste natalizie, potrebbe riuscire ad arrivare a toccare i 20 milioni.
I paragoni tra “AVATAR 2” e il suo predecessore AVATAR sembrano per ora fuori parametro: il primo, quando uscì nel 2010 incassò in Italia, a metà gennaio 2010, ben 65 milioni di euro, portando al cinema 7.500.000 di spettatori.
Per curiosità, consideriamo che dopo la pandemia un solo film è riuscito a superare la soglia dei 20 milioni qui da noi, cioè “Spider-Man No Way Home “dell’anno scorso, arrivando ai 25 diventando peraltro un fenomeno di costume, comprensivo di “reaction” in sala condivise sui social.
No, non stiamo parlando di una canzone o di un episodio della saga di Star Trek: Voyager, ma dell’appuntamento che qualsiasi persona, patita dello shopping o meno, non si fa sfuggire!
Lo avete aspettato da mesi, avete screenshottato oggetti, fatto liste dei desideri, immaginato il momento dell’acquisto e, anche se ormai è già passato, i suoi effetti rimarranno indelebili, soprattutto nelle carte di credito.
Ma sapete che se avete deciso per un brand invece che un altro, è anche merito della loro linea di comunicazione?
Ebbene sì. Mettetevi comodi e noi in pochi minuti vi mostreremo alcuni esempi di campagne marketing davvero efficaci.
“And the Oscar goes to…”
Un posto d’onore sicuramente spetta al colosso statunitense Amazon.
Ogni anno, la più grande Internet company al mondo propone già dall’inizio di Novembre spot e video, che sono molto più di una semplice azione pubblicitaria.
Come ad esempio per “Thoughtful Theo”: qui il premuroso protagonista Theo decide di giocare d’anticipo sui regali di Natale e iniziare a fare acquisti approfittando degli sconti disponibili anche prima del Black Friday.
In questo modo, non solo risparmierà molti soldi, ma può pensare tranquillamente a rendere felici tutti, persino il suo dentista!
Inoltre, con la consueta tagline: “Spend Less. Smile More.”, il filo conduttore tra acquisto intelligente – regalo per tutti – dentista – sorriso è immediato, facilmente comprensibile e pone una situazione che per la maggior parte delle persone è sinonimo di dolore, come una perfetta occasione per sorprendere qualcuno.
Invece con “Wonderland Will”, Amazon ci convince a non farci scappare l’occasione di regalare gioia a chi ci sta intorno quotidianamente o a iniziare a far risplendere la magia del Natale anche nell’ambiente che ci circonda.
15 secondi per mostrare come gli acquisti fatti da Will, abbiano trasformato il suo posto di lavoro in un suggestivo villaggio di Natale, rendendo così felici anche i suoi colleghi.
Un tocco in più dedicato alla sostenibilità viene dato alla fine, quando è sottolineato il fatto che abbia decorato le sale con carta da stampate riciclata.
Amazon in questo modo ci tiene a rimarcare come i suoi servizi possano migliorare la qualità della vita dei suoi clienti, riuscendo a portare l’identità del brand (nel suo logo c’è un infatti un sorriso) a fianco a sentimenti come felicità e gratificazione.
E dall’Europa arriva una risposta che è tutto, tranne che impercettibile!
Anche MediaWorld si difende molto bene e la sua strategia di giocare d’anticipo sugli sconti è pensata per portare a far fare acquisti “con calma”, così da avere tempo per vedere bene tutte le offerte e capire quali siano quelle più vantaggiose.
Per fare questo, gli eclettici e poliedrici protagonisti “Elio e le storie tese” hanno raccontato, tramite micro pillole della durata di 30 secondi, le offerte delle settimane antecedenti il Black Friday.
La scelta dei testimonial non poteva essere più azzeccata: MediaWorld aveva infatti l’intento di far arrivare il messaggio della favolosa lunghezza temporale delle sue offerte e chi meglio de “i più grandi allungatori di vocali italiani” – come per stessa definizione data da Elio – poteva farlo?!
“Il brand (in Italiano “il brando”) si è accorto delle nostre doti camaleontiche e soprattutto di una dote di cui nessuno si era accorto finora: la nostra capacità di allungare le vocali. Così, quando si è posto il problema di allungare la “i” (in inglese “ai”) di Black Friday, è stato naturale pensare a noi”, commenta il frontman del gruppo.
Da questa base, viene creato un video divertente, efficace e semplicissimo: gli Elio e le Storie Tese salgono sul palco di MediaWorld per dare il via e rendere più lungo possibile il Black Friiiiiiiiday aziendale!
https://www.youtube.com/watch?v=vV_lTcWFh_E
Ma il Black Friday è anche occasione per fare “qualcosa di più”!
C’è anche tanta voglia di scardinare gli schemi e rendere protagonisti chi invece proprio quella giornata non vede l’ora che finisca.
L’iniziativa, che prende il nome di # OptOutside, è rivolta anche ai consumatori: un invito celebrare il tempo nella natura, mettendo così da parte quella frenesia consumistica e lo stress che possono derivare da dover fare acquisti “quasi per forza”, come se davvero non ci fossero altre alternative o altro modo per passare quei due giorni di festa.
Ah, per i dipendenti sarà comunque una giornata lavorativa retribuita.
E secondo voi poteva mancare il miglior amico delle nostre case?
Di controtendenza anche Ikea con il suo #BuybackFriday: oltre alle solite imperdibili occasioni, una delle aziende leader nella vendita di mobili, complementi d’arredo e oggettistica per la casa, dà la possibilità ai suoi clienti di portare mobili usati, restituendo un buono del 50% del loro valore.
In più, tutta la merce reputata “non idonea” per una nuova vendita, verrà riciclata o donataalle comunità bisognose.
Il noto marchio di abbigliamento, oltre ad essere molto noto e popolare, non è nuovo nell’aiutare ambiente e comunità: in occasione di un Black Friday di qualche anno fa, ha infatti lanciato la sua 100% For the Planet campaign.
Nello specifico, tutto 100% delle vendite della giornata è donata a enti di beneficenza e organizzazioni di base per il cambiamento ambientale.
In maniera quasi inaspettata, la campagna è ha raggiunto oltre 10 milioni di dollari, invece dei 2 milioni di dollari previsti, dimostrando anche come i clienti siano disposti a spendere qualcosina in più, se sanno che i loro soldi saranno utilizzati per rendere il mondo un posto migliore.
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
Se invece di analizzare il mondo del lavoro in un’ottica analitica, lo leggiamo simbolicamente attraverso le lenti della psicologia archetipica, esso ci svela lati inediti ed insospettabili.
Introduzione
Negli gli ultimi due anni analizzando i miti dell’antica Grecia ( qui ) abbiamo appreso come essi non siano soltanto i protagonisti di una religione politeista ma che, in accordo con il modello della psicologia archetipica, interpretano i sentimenti e le emozioni che vivono in ciascuno di noi.
Per quanto riguarda le organizzazioni aziendali, c’è chi le chiama imprese, chi aziende, altri società, sono a disposizione innumerevoli libri che le analizzano proponendo soluzioni per renderle più redditizie ed efficienti e che forniscono consigli ai dirigenti su come trasmettere entusiasmo e passione ai loro collaboratori.
Il nostro scopo, invece, è quello di sostituire questa interpretazione con la visione che abbiamo mutuato ed adattato da una frase sovente ripetuta da James Hillmann il quale, citando il poeta inglese John Keats, diceva «Chiamate, vi prego il mondo -la valle del fare anima- e allora scoprirete a cosa serve il mondo». Noi invece, adattandola a questo contesto preferiamo dire «Chiamate, le organizzazioni -le valli del fare anima- e allora scoprirete a cosa esse realmente servono».
Ma cosa si intende per fare anima ?
Si tratta di qualcosa di più e di più profondo che porre l’individuo al centro delle aziende, come anche noi abbiamo fatto negli articoli pubblicati otto anni fa sulla rivista edita dal Coni “Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport”, rivista riservata agli allenatori di atletica leggera (vedere bibliografia), ma adesso, riteniamo che sia arrivato il momento di fare un ulteriore salto di qualità e comprendere che i luoghi di lavoro sono anche spazi dove ognuno, interagendo con l’ombra dell’altro, ombra nel senso junghiano del termine, fa quello che gli antichi greci, chiamavano la «γνῶθισαυτόν– gnothi sayton» ovvero, «la conoscenza profonda di sé».
In quest’ottica, il cosiddetto «posto di lavoro», da mezzo di sostentamento, luogo per conseguire il successo personale, ma anche talvolta “covo di vipere”, diventa il posto dove il nostro Ego, ovvero il lato «costruito» che facciamo vedere agli altri e che in primis nasconde a noi stessi la nostra vera ed unica essenza, si scontra con i lati oscuri, i cosiddetti lati ombra dei nostri colleghi e superiori con lo scopo aureo di aiutarci a «fare anima».
D’altro canto proprio Carl Jung, il “nonno” della psicologia archetipica soleva dire: «Non si diventa illuminati perché si immagina qualcosa di chiaro, ma perché si rende cosciente l’oscuro».
Ma per poter rendere visibile questo materiale non ancora elaborato, da noi tanto temuto ma che non necessariamente contiene aspetti malvagi o negativi, dobbiamo prima, in accordo con il modello che abbiamo preso in prestito dalla psicologia archetipica, riconoscere l’ombra sotto forma di miti che pervadono l’organizzazione e poi, identificare gli dei che simbolicamente agiscono dentro di noi, perché “fare anima” vuol dire iniziare a comprendere le imperscrutabili dinamiche che operano all’interno della nostra psiche, anche e soprattutto grazie a coloro con i quali trascorriamo, magari senza provare alcuna particolare simpatia, otto o più ore, al giorno.
Ecco allora che questo universo di anime, tenute assieme da una comune finalità materiale, dove ciascuna di esse porta con sé le proprie fragilità, paure e talvolta nevrosi, può trovare un nuovo ed inedito senso nell’andare a lavorare.
Da questa nuova prospettiva, le relazioni tra leader e follower e tra colleghi di ufficio, sono finalizzate non solo ad attività concrete ma anche in modo, apparentemente subordinato, «a conoscere sé stessi».
In questa maniera per ciascuno di noi, il posto di lavoro assume una nuova valenza, ovvero diventa lo spazio dove facciamo il percorso di individuazione, dove facciamo esperienza delle leggi che governano la psiche, dove riconosciamo i nostri talenti, o meglio, dato che quest’ultima affermazione è un po’ troppo inflazionata, è lì dove si scoprono i miti, nel nostro caso, gli dei dell’antica Grecia, che incarnano i nostri desideri, le nostre ambizioni ed aspirazioni.
Se coloro che ci leggono per la prima volta trovassero il nostro lessico inconsueto, li invitiamo a consultare alcuni articoli, specialmente i primi, che abbiamo dedicato alla rilettura dei miti dell’antica Grecia rivisti sotto le lenti della psicologia archetipica già pubblicati qui.
Prima di scoprire quali sono i veri miti che agiscono dentro di noi, cominciamo ad esaminare alcuni falsi miti che permeano inconsciamente le organizzazioni.
Il mito dell’organizzazione
Il primo mito da sfatare è quello di ritenere che esista una sorta di creatura che trova il suo senso solo nel produrre o trasformare un bene od un servizio in qualcos’altro, mentre secondo la visione che stiamo proponendo, essa trova il senso più autentico, quando essa, per dirla alla Hillman «fa da teatro ai miti che la posseggono».
Solitamente ci si sforza di dare un senso all’esistenza di una impresa tramite la cosiddetta «mission aziendale» (se si usasse il temine missione si correrebbe il rischio di svelare un non detto, ovvero che si pretende dai collaboratori la medesima cieca ed incondizionata obbedienza che vige nelle congregazioni ecclesiali), ma che guarda caso, “freudianamente” viene appeso all’ingresso delle mense o dei bagni di alcune aziende quasi a voler sottintendere che essa è destinata a restare nel “Tartaro”, ovvero nei luoghi oscuri, profondi e quindi inconsci, dell’ ”Anima collettiva aziendale”.
La missione aziendale diventa così quella che lo psicoanalista britannico Donald Winnicot, speriamo che bonariamente ci perdoni per aver trasportato il suo termine al di fuori degli ambiti tradizionali, chiamerebbe “il falso sé dell’organizzazione”, che in questo specifico caso, si identificherebbe con il tentativo di rimuovere lo scopo che non viene esplicitato, ovvero: «Noi esistiamo per fare soldi».
Non contestiamo questo assunto che anzi, riteniamo legittimo, ma il non ammetterlo, lo relega nell’inconscio dell’”anima dell’impresa” e lo trasforma in quel non detto, il cui silenzio col tempo diventerà così assordante, da oscurare quella che con un superfluo anglesismo, verrà chiamata “mission”.
L’azienda, invece, è molto di più, ed infatti, parafrasando e ricontestualizzando James Hillman «essa non è tanto una risultante di forze e pressioni, quanto piuttosto l’attuazione di scenari mitici» dei quali purtroppo viene fraintesa e talvolta mistificata, la sua essenza più intima.
Quando sentiamo dire «Il capo non riconosce le mie idee», oppure «il capo non vale nulla e se Io fossi al suo posto farei meglio di lui..» oppure, quando si sente ripetere il refrain «se l’azienda non va come dovrebbe è tutta colpa di Tizio», quest’ultimo, precisiamo, è il classico esempio del capro espiatorio, significa che, da un punto di vista archetipico, stanno agendo inconsciamente tre scenari mitici e quindi inconsci.
Nel primo caso è il dio Chronos ad entrare in azione o meglio, l’istanza psichica da lui simbolizzata, che sebbene affermasse pubblicamente «Io non sarò mai come mio padre Urano», similmente al genitore rinnega la sua progenie, o meglio ancora, fuor di metafora, usa le idee dei collaboratori senza riconoscerne pubblicamente il contributo.
Il secondo rappresenta il dio Φαέθων – Phaeton che per invidia o per senso di inferiorità nei confronti dell’amico Ἔπᾰφος– Epafos, il figlio di Zeus, prende le redini del carro del padre Apollo per dimostrare il proprio valore ed invece combina un vero e proprio disastro.
Ed in fine nel terzo caso, il Tizio del terzo esempio incarna la Chimera (dal greco χίμαιρα – chimaira , capra) il mostro che simbolizzando le contraddizioni, le incapacità a far fronte alle difficoltà che coesistono all’interno del luogo di lavoro, va invece sacrificato, fuor di metafora isolato, per placare i sensi di colpa causati dall’incapacità di misurarsi in maniera creativa, con quelli che sono i veri problemi che attanagliano l’azienda.
l mito della tecnica e della ragione
Un altro mito che pervade le aziende è di ritenere che per poter superare le crisi e le difficoltà, per essere vincenti sul mercato e primeggiare sui concorrenti, bisogna operare sempre in modo logico e razionale, investire in strumenti che permettono di migliorare sia l’efficienza produttiva che l’organizzazione del lavoro.
In realtà anch’esso è figlio della repressione e della negazione dell’ansia causata dall’angoscia di perdere il posto del lavoro, che è lo strumento per procacciarsi il sostentamento (gli utili nel caso degli azionisti) e che nel nome della fiducia incrollabile nei confronti della Ragione, finisce per deprimere, umiliare e ledere gli aspetti a nostro avviso più autentici e preziosi degli individui, ovvero le loro emozioni, i loro sentimenti e la loro dignità.
Il mito del controllo
Un altro mito, o come la definisce la psicoanalisi prevalente, la formazione reattiva, causata dalla paura negata e/o repressa che l’azienda possa fallire, consiste nel controllo.
Ogni azienda, ogni istituzione o associazione ha la doverosa necessità di istituire dei sistemi di controllo finalizzati alla verifica che non vi siano dispersioni, furti, sprechi di denaro o di tempo.
Talvolta, questo processo, da mezzo finalizzato ad una corretta ed oculata gestione ad ogni livello e funzione, sfugge di mano e diventa il fine. Quando ciò avviene, il sintomo rappresentato da questo mito, si manifesta tramite colei o colui che mette in atto questi controlli, il quale (ovviamente ciò non è sempre vero), più che temere di perdere il controllo sulla struttura, è preoccupato di perdere il controllo di sé.
Ma quand’è che si teme di perdere il controllo di sé stessi?
Si perde il controllo di sé tendenzialmente quando si teme di non avere abbastanza fiducia nelle proprie qualità e nel proprio valore.
Ma direte, com’è possibile che manger laureati nelle università più prestigiose, che hanno frequentato Master presso le scuole di formazione più rinomate e che esteriormente appaiono dotati di sicurezze granitiche, dovrebbero avere poca fiducia in sé stessi?
Perché sono esseri umani. (e a questo punto si potrebbe parlare, ma questa volta non ci asterremo, del falso mito secondo cui il conseguimento di un titolo di studio comporti anche un’espansione della consapevolezza di sé e quindi, al progressivo raggiungimento dell’equilibrio interiore).
A tal proposito, il professore di Harvard ed dell’Insead, Manfred Kets de Vries, ha pubblicato diversi libri, alcuni dei quali li trovate in bibliografia, che smascherano il mito del dirigente freddo, infallibile e risoluto.
Il problema è che queste paure ed insicurezze, si riverberano sia sui familiari, ma questo attiene alla loro sfera privata, che sulle aziende, portano a definire sistemi di pianificazione e monitoraggio che, nei casi più esasperati, portano a distrarre le risorse umane (e non) che gli sono state affidate da quelle che sono le vere priorità del business, ma soprattutto pregiudicando la tanto agognata efficienza.
Pertanto, quella che dovrebbe essere la medicina il cui compito dovrebbe essere quello di prevenire il male, finisce per diventare il veleno che distrugge, paralizza e soffoca le aziende.
Ma c’è un altro effetto collaterale, questa volta un sottinteso, che riguarda i collaboratori e che consiste nel trasmettere loro il messaggio del, «Io non mi fido di te».
Ciascuno di noi avrà probabilmente, almeno una volta nella vita sperimentato quanto distruttiva possa essersi rivelata, soprattutto durante la fase di crescita e sviluppo, la sfiducia da parte di una figura di riferimento, genitore o insegnante che sia e riuscirà pertanto ad immaginare facilmente gli effetti che la sfiducia ha sulla motivazione.
Il mito del cambiamento e della crisi come opportunità di crescita
Un altro mito che pervade le aziende é quello che riguarda non tanto un aspetto della filosofia Zen rappresentato dal miglioramento continuo, ma quello che riguarda la sua ombra, in senso junghiano ovviamente, del mito del cambiamento.
Soprattutto in questi tempi di crisi, leggiamo e ci sentiamo dire che «la crisi è un’opportunità» ed anzi, per poterle prevenire, saremmo costretti a cambiare continuamente.
A dire il vero, questa filosofia viene efficacemente già applicata nei settori creativi come quello della moda, dello spettacolo e dell’arte, ma riversarla tout court a tutti gli altri settori senza prima un’adeguata verifica se il cambiamento comporta un miglioramento o meno, può anche essere pericoloso.
Questo mito, purtroppo, nasconde anche un’insidia che finisce per popolare l’inconscio collettivo dell’organizzazione e che consiste nel concetto non verbalizzato e quindi sottaciuto, che «se tu non cambi, sei fuori».
Ora, al di là degli inevitabili timori riguardanti il proprio destino economico, che però esulano dal nostro contesto, ciò che si rivela letale per la stabilità emozionale e psichica dei collaboratori è che si sta dicendo a livello subliminale: «tu così come sei non mi piaci» evocando quindi sempre a livello inconscio immagini legate all’infanzia, quando eravamo costretti a modificare il nostro comportamento per essere accettati dai nostri genitori.
Quest’ultimo non detto, a nostro avviso è ben più destabilizzante della sottintesa mancanza di fiducia fatta risuonare dall’eccesso di controllo, perché qui il vero tema, non è «cosa posso modificare affinché l’azienda per cui lavoro resti competitiva» ma risuona fino al piano più intimo e primordiale che c’è in noi.
Ovvero, “Cambiare per non perdere l’amore dei nostri genitori”.
Continueremo la nostra analisi nella prossima uscita.
Bibliografia
Daniel Goleman (1996): “Intelligenza emotiva” – Rizzoli editore
Daniel Goleman (1998): “Lavorare con intelligenza emotiva” – Rizzoli editore
Gian Piero Quaglino: Leadership (2005) ed. Cortina.
Gian Piero Quaglino: Psicodinamica della vita organizzativa (1996) ed. Cortina
James Hillman – Articolo di presentazione della Psicologia Archetipica sul sito Treccani:
James Hillman – Re-visione della psicologia Edizione Adelphi 1983
James Hillman – Il codice dell’anima Adelphi 1996
Jean Sinoda Bolen : Gli dei dentro la donna (1993) Casa editrice Astrolabio
Jean Sinoda Bolen. Gli dei dentro l’uomo. Casa editrice Astrolabio. 1995
Jean-Pierre Vernant – Mito e religione in Grecia antica 2009
Manfred Kets de Vries – Danny Miller (1992) “L’organizzazione nevrotica: una diagnosi in profondità dei disturbi e delle patologie del comportamento organizzativo” Raffaello Cortina”
Manfred Kets de Vries – Leader, giullari e impostori (1996) – Raffaello Cortina editore
Manfred Kets de Vries – Successi e fallimento della Leadership – Ferrari e Sinibaldi 2017
Massimo Biecher : Evoluzione del concetto di leadership nel mondo delle aziende italiane e statunitensi – Cosa rende un leader una persona di valore che ha impatto sulle persone? – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 244-245 ripubblicato sul sito academia.edu
Massimo Biecher : L’altra faccia della leadership. Saper guidare le persone verso gli obiettivi Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 246 ripubblicato sul sito academia.edu
Massimo Biecher : La responsabilità degli obiettivi – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport- ANNO XLII – N. 247-248 ripubblicato sul sito academia.edu
Massimo Biecher : Emozioni e Leadership Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – Nuova Atletica ricerca in Scienze dello Sport – ANNO XLII – N. 249 – ripubblicato sul sito academia.edu
Ha lavorato per medie e grandi aziende, anche quotate alla borsa di Milano, sia del settore costruzioni civili che del settore beverage, organizzando e gestendo canali e reti di vendita in Italia e all’estero. Attento osservatore delle dinamiche relazionali, trova nella psicodinamica organizzativa ed in particolare nelle pubblicazioni del prof. Gian Piero Quaglino e dello psicanalista e docente di Harvard e dell’INSEAD, Manfred Kets de Vries, un modello nel quale l’individuo viene posto al centro del mondo del lavoro.Questa visione fa si che il focus si sposta dalle organizzazioni alle relazioni interpersonali, analizzate mediante gli strumenti forniti dalla psicoanalisi di stampo junghiano.Combinando questi studi con la pratica operativa, su una rivista edita sotto l’egida del Fidal-CONI e di un comitato tecnico scientifico intitolata “Nuova Atletica: ricerca in scienze dello sport”, ha pubblicato diversi articoli che si proponevano di illustrare questa visione agli allenatori di atletica leggera chiamati non solo ad ottenere risultati ma soprattutto a formare e trasmettere valori positivi ai giovani atleti. Successivamente, spinto dalla necessità di ricercare una prospettiva che ponesse al centro il mondo delle emozioni e degli impatti che esse hanno sul mondo del lavoro, è approdato agli studi dello psicoanalista americano James Hillman, il quale, partendo dalla riscoperta del mondo classico che è avvenuta durante il rinascimento italiano per merito di alcuni intellettuali come Marsilio Ficino, Nicolò Cusano, Giambattista Vico e molti altri, ha scorto nel modello che, nei simboli e nelle immagini contenute nei racconti della mitologia greca, intravvede la strada che conduce alla conoscenza di sé ed alle leggi che regolano i rapporti tra le persone.Dal 2020 pubblica mensilmente su un web magazine articoli che, rileggendo attraverso le lenti della psicologia archetipica i miti dell’antica Grecia, mirano a far tornare in vita immagini, emozioni e sentimenti che essi evocavano negli antichi.Ha partecipato con dei contributi personali alla pubblicazione di due libri, ed uno, di cui è il solo l’autore, uscirà a breve.
Vento d’inverno: L’Armattano
L’ HARMATTAN (in italiano armattano), è un vento invernale secco e polveroso che soffia a nordest e ovest, dal Sahara al Golfo di Guinea, tra novembre e marzo. È considerato un disastro naturale.
Soffiando sul deserto, raccoglie fini particelle di polvere (tra gli 0,5 e i 10 micrometri) che può spingere addirittura fino in Sudamerica. In alcuni paesi dell’Africa occidentale, il grande quantitativo di polveri può limitare severamente la visibilità oscurando il sole per giorni, risultando paragonabile alla nebbia fitta. L’effetto delle polveri e delle sabbie rimescolate costa ogni anno milioni alle linee aeree in voli annullati e dirottati. Nel Niger, la gente attribuisce all’harmattan la capacità di rendere uomini e animali più irritabili, ma nonostante questa brutta reputazione, l’armattano può talvolta risultare fresco, portando sollievo dal calore opprimente. Per questo motivo, l’harmattan si è guadagnato anche il soprannome di “il Dottore”.
CURIOSITÀ Alcuni test compiuti nel Sahara occidentale rivelano che i campi elettrici, generati dal reciproco sfregamento dei granelli di sabbia spinti dal vento, sollevano una quantità di polvere fino a 10 volte superiore di quanto non sarebbe per il solo effetto del vento, creando così tempeste più vaste e più durature.
Cieli sereni PG
Winckelmann aveva ragione…(e Charbonneux con lui ;-))
Non sopporto le icone russe l’arte finto pop la transavanguardia italiana i graffiti punk inglesi …neanche l’etnica africana. (semicit. da Franco Battiato, 1982)
Prima premessa: Jean Charbonneux (1895-1969), il più famoso archeologo classico francese – che amava considerarsi “un ateniese che il fato aveva voluto far nascere in Francia affinché potesse dirigere da grande un dipartimento del Louvre” – scriveva così nel 1969:
“Se oggi è difficile, forse per la prossima generazione sarà impossibile comprendere e soprattutto sentire profondamente ciò che ha significato nell’Antichità classica, e anche per qualche grande scultore recentemente scomparso, il tipo statuario dell’uomo nudo in piedi.
Niente è stato più esaltante per un disegnatore, per un pittore, e soprattutto per uno scultore, della creazione sempre rinnovata di questo essere che guarda al mondo dalla sua statura e sfida il cielo”
Charbonneux è morto nel 1969, tre anni prima del ritrovamento dei Bronzi nel mare, al largo di Riace. Ma le sue profetiche parole riescono a descrivere – come nessun altro in seguito – lo spirito classico, umanistico e intrinsicamente greco dei due capolavori.
Seconda premessa: Johann Joachim Winckelmann (1717- 1768), archeologico e storico dell’arte tedesco, considerato (a ragione) il padre nobile del neoclassicismo, teorizzava il bello ideale attraverso la “nobilesemplicità” e la “quietagrandezza” delle sculture greche. E, si pensi, il suo giudizio si basava solo sulle copie in marmo di età romana…chissà come avrebbe commentato la scoperta dei due originali bronzei, avvenuta quasi due secoli dopo la pubblicazione del suoi saggio “Gedanken über die Nachahmung der griechischen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst” [Pensieri sull’imitazione delle opere greche in pittura e scultura] , dal quale riportiamo questo passo:
«La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata.»
Ebbene, Il bronzo “B” (“il vecchio”), dalla postura nobilmente rilassata e lo sguardo non focalizzato, concretizza esemplarmente il suo pensiero, molto più del bronzo “A” (“il giovane”) che, al confronto, appare più teso e pronto all’azione, con il capo ruotato, l’espressione ostile del volto e la evidente contrazione dei muscoli delle spalle e del collo.
Non a caso la datazione del “Bronzo B”, per alcuni studiosi, viene collocata intorno al 430 a.C., coincidente quindi con il termine della “Età di Pericle”, il periodo di massimo splendore di Atene, l’apogeo del mondo classico; mentre la realizzazione del “Bronzo A” per la maggior parte degli esperti, dovrebbe essere più antica di una trentina d’anni, quindi nel periodo finale del cosiddetto “stile severo” (460 a.C.).
Lo stle severo fu artisticamente dominato da Mirone di Elèutere, l’autore del Discobolo, (originale in bronzo perduto, ca. 480 a.C., qui illustrato attraverso una copia in marmo di età romana – detta “Discobolo Lancellotti”, conservata a Palazzo Massimo a Roma)
Non sono mancate, inevitabilmente, delle attribuzioni del Riace A a Mirone, ma questa tesi ci appare oggi piuttosto debole per una serie di considerazioni:
il Discobolo rimane lontano dall’equilibrio pacato, perfetto, “classico”,del Riace “B”, ma non ha neanche raggiunto la naturalezza attiva del Bronzo “A”, nei confronti del quale appare in posa mimica, enfatizzata. Il Discobolo evoca teatralmente l’idea di movimento, ma ancora non lo rappresenta dinamicamente. La persistenza del preclassicismo si rivela dalla costruzione della figura, ancora più vicina al rilievo che alla statuaria a tutto tondo, e all’immobilità calligrafica della muscolatura della parte frontale del torso (quella posteriore non è altrettanto definita).
Questa sua ricerca mirata dell’atteggiamento “istantaneo” riscontrabile chiaramente anche nel suo gruppo di Atena e Marsia, si ricollega agli analoghi tentativi fatti in questo senso fin dall’estremo arcaismo, (si vedano i frontoni di Egina) per fissare la vita nell’opera d’arte, cogliendola, ma anche arrestandola, nel momento topico del movimento.
I Bronzi di Riace, al pari del Doriforo di Policleto, presentano già la soluzione formale più strettamente “classica” utilizzata per vitalizzare le statue, che resterà valida per tutta l’antichità, verrà ripresa nel Rinascimento ad opera di Donatello (David, 1430; Michelangelo, (David, 1501-4) Cellini (Perseo, 1546) e che consiste nel rappresentare la possibilità di movimento anziché il movimento stesso, attraverso una figura ferma ma non rigida, grazie a ritmi rigorosi e al bilanciamento ponderato delle parti del corpo. La possibilità di movimento infonde davvero un soffio vitale alla statua, mentre rappresentare in una azione accentuata ne pone in evidenza la effettiva ed artificiosa staticità.
Se ci fidiamo del giudizio estetico di Cicerone (…vogliamo fidarci…), che ricorda Mirone come capace di eseguire opere “non ancora vicinissime alla verità; nondimeno non si esiterà a dichiararle belle; quelle di Policleto sono ancora più belle e già veramente perfette, secondo la mia opinione” , considerando le stupende fattezze anatomiche del “giovane” Bronzo “A”, l’attribuzione a Mirone dovrebbe essere esclusa a priori.
Plinio e Pausania ricordano Mirone per le statue degli atleti vittoriosi ai giochi olimpici e altre rappresentazioni (“Atene e Marsia”, “la Vacca”) ma non lo menzionano mai per uno o più guerrieri, e Riace A guerriero lo è, senza alcun dubbio.
Oltre a Mirone, sono state avanzate numerose altre ipotesi (alcune diremmo fantasiose e di fatto smentite da accertamenti scientifici successivi) relative agli autori, ai personaggi rappresentati e alla collocazione dei Bronyi di Riace; le riassumiamo di seguito in forme tabellari, dividendole in due gruppi, quelle antecedenti al restauro del 1995 e quelle successive.
Un docente di Scienze Motorie specializzato in Anatomia, il prof. Riccardo Partinico, ha recentemente elencato tredici motivi che smonterebbero tutte le ipotesi sopra elencate. Li riportiamo qui punto per punto, senza commenti:
“Le due statue sono state realizzate a metà del V sec. a.C., lo stile artistico le colloca a distanza di trent’anni l’una dall’altra, la statua A nel 460 a.C. e la statua B nel 430 a.C.. Gli esami con il C14 sono stati svolti dal CEDAD di Unisalento diretto dal prof. Calcagnile.
l’argilla estratta dall’interno delle due statue non proviene solo da Argo, ma da due ambienti diversi situati in un vasto bacino idrogeologico compreso tra Atene, Corinto ed Argo. Anche l’argilla contenuta nel braccio destro della “Statua B”, riparato nei secoli successivi al V sec. a.C. proviene dalla Grecia e non da Roma come ha riferito, erroneamente, il giornalista Paolo Di Giannantonio a Radio Vaticana lo scorso 12 aprile (2024, ndr). Il prof. Ludovico Rebaudo durante la Conferenza internazionale svoltasi a Reggio Calabria nel 2022 ha spiegato a tutti i presenti, compreso l’attuale direttore e lo studioso interessato, che le terre estratte dalle due statue non sono identiche e provengono da due luoghi completamente diversi, quella della “Statua A” è ricca di inclusi e quella della “Statua B” è composta di una matrice argillosa fine e con pochi quarzi.
L’Istituto Centrale per il Restauro ha accertato che la percentuale dei metalli utilizzati per comporre il bronzo e lo spessore medio della lamina delle due statue sono diversi, 8,5 mm nella “Statua A” e 7,5 mm nella “Statua B”.
La tecnica manuale per assemblare la parte interna con le lamelle di argilla, i peli di animali, i bastoncini in legno, i chiodi a testa quadrata e le strutture di ferro di forma quadrata è stata materialmente svolta da artisti diversi che hanno anche lasciato le impronte digitali impresse nell’argilla.
Il noto restauratore dei Bronzi di Riace, Nuccio Schepis, assieme alla collega Paola Donati, ha accertato che gli occhi in calcite sono stati incastonati in maniera differente, nella “Statua A” sono stati bloccati con alcune graffette, nella “Statua B”, l’unico occhio risulta essere stato bloccato con un incastro piramidale.
Lo stile artistico delle due statue è diverso, la “Statua A” in stile “Severo” caratteristico del periodo 480/450 a.C., la “Statua B” in stile “Classico”, successivo all’anno 450 a.C..
Nel periodo di realizzazione delle due statue, precisamente nell’Età di Pericle 460/429 a.C., né Tebe, né Argo, avevano soldi da spendere per realizzare costosissime statue in bronzo, in particolare quelle di due personaggi mitologici fratricidi di cui uno era il traditore di Tebe al quale, nel racconto mitologico, veniva anche negata la sepoltura da parte dello zio Creonte, Re di Tebe.
A metà del V sec. a.C. Atene custodiva i contributi versati dalle città componenti la Lega di Delo (478 a.C. / 404 a.C.), e poteva investire nella ristrutturazione del territorio devastato dai persiani durante le guerre svolte dal 490 al 480 a.C. e nella realizzazione del patrimonio artistico e storico, infatti, Pericle in quel periodo fece realizzare da Fidia numerose statue per onorare dei ed eroi delle guerre vinte contro i persiani. Intorno al 460 a.C. Fidia realizzò la statua di Atena Pròmachos (“che combatte in prima linea”), nel 450 a.C. la statua di Apollo Parnòpios (“sterminatore di cavallette”), nel 448 a.C. la statua di Atena Lémnia (detta “La Bella”, per l’isola di Lemno), nel 438 a.C. la statua crisoelefantina di Athena Parthénos (“la vergine”, alta circa 12 metri), nel 432 a.C. la statua di Zeus Olimpio (anche questa alta circa 12 metri). Altre statue in bronzo di statisti e di militari che avevano combattuto per difendere Atene -mi riferisco a Santippo, Milziade, Temistocle, Cilone, Pericle ed altri eroi- furono descritte da Pausania, Tucidide, Plutarco e da altri A8 antichi.
I tenoni di cui erano fornite le due statue, quattro tenoni la “Statua B” ed un tenone la “Statua A” provengono dalle miniere di Laurion, vicinissime ad Atene e distanti circa 200 km da Argo, città dove si vuole ad ogni costo collocare le due statue.
I due Reperti 12801 e 12802 sono stati denominati sin dal 1981 dagli Archeologi che li hanno analizzati il “Giovane” ed il “Vecchio” perché risulta palese la differenza d’età.
Lo studio anatomico effettuato sulle due statue mette in evidenza numerose alterazioni scheletriche, la perfetta somatometria dei muscoli ed il corretto posizionamento delle vene delle mani e dei piedi che esprimono “vitalità”. Nella “Statua A” è presente il progenismo mandibolare ed l’iperlordosi lombare; nella “Statua B” si nota il cranio dolicocefalo, la rettilineizzazione delle vertebre cervicali, la scoliosi dorso-lombare, il varismo del quinto dito dei piedi e l’appiattimento ed allargamento della volta plantare. Tali dismorfismi e particolari anatomici confermano che le due statue rappresentano soggetti realmente vissuti e non personaggi mitologici che sarebbero, invece, stati rappresentati senza alterazioni scheletriche.
Eteocle e Polinice erano fratelli gemelli, ecco perchè era nata la disputa su chi doveva comandare Tebe. Infatti, nel racconto mitologico di Eschilo, Creonte assunse il comando di Tebe fino a quando Eteocle e Polinice non avrebbero raggiunto la maggiore età. Maggiore età che fu raggiunta contemporaneamente dai due fratelli, al punto che si dovette sorteggiare il primo dei fratelli che avrebbe assunto il comando di Tebe.
Le due statue non presentano alcuna somiglianza, né fisica, né fisionomica, sono due soggetti completamente diversi, non esprimono alcuna comunicazione corporea, sono corpi scollegati dal punto di vista posturale, mimico e gestuale. La postura e la gestualità delle due statue sono identiche, sono quelle di un militare in posizione di riposo, dotato di armi dell’epoca, che non esprime alcuna azione, né di attacco, né di difesa. Sui vasi della stessa epoca, vedi per esempio il combattimento mitologico tra Ettore ed Achille o quello tra Achille e Pentesilea, è espressa la dinamicità dell’azione aggressiva, nei racconti di Omero nell’Iliade, libro XXIII riguardo i lottatori, è espressa dinamicità: “Nel mezzo della lizza entrambi accinti presentarsi, e stringendosi a vicenda colle man forti s’afferrar, siccome due travi, che valente architettore congegna insieme a sostenere d’eccelso edificio il colmigno, agli urti invitto degli aquiloni. Allo stirar de’ validi polsi intrecciati scricchiolar si sentono le spalle, il sudor gronda, e spessi appaiono pe’ larghi dossi e per le coste i lividi rosseggianti di sangue”. Nei Bronzi di Riace, che dovevano rappresentare due fratelli fratricidi in uno scontro all’ultimo sangue, il nulla, statici nella stessa postura. Uno con la smorfia e l’altro impassibile guarda, imperturbabile, avanti verso il basso”.
Lo stesso Partinico, pur non essendo un Archeologo né uno Storico dell’Arte, si è sbilanciato con due ipotesi di individuazione dei personaggi rappresentati, realmente vissuti: Pericle e Temistocle.
L’ipotesi dettagliata del prof. Partinico
“I Bronzi di Riace, custoditi presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, potrebbero rappresentare gli Ateniesi Temistocle e Pericle, politici di spicco e militari famosi per aver guidato gli eserciti alla vittoria nelle più importanti guerre nel V secolo a. C.. L’ipotesi è fondata sulla comparazione dei risultati delle analisi effettuate dal ministero per i Beni Culturali con gli studi anatomici, le deduzioni e le ricerche storiche che ho svolto sin dall’anno 2005, quando presso la Biblioteca di Reggio Calabria ho presentato le mie prime intuizioni” (cit.)
Luogo e data di realizzazione
L’Istituto Centrale per il Restauro ha effettuato analisi chimiche, tecniche ed archeologiche, rilevando dati incontrovertibili. L’argilla che componeva le strutture interne delle due statue proveniva da microambienti differenti situati in un unico bacino geologico in territorio greco, tra Atene, Corinto ed Argo. Non è possibile individuare la località esatta perché l’argilla greca è molto simile per composizione di minerali. La “Statua A” è stata realizzata nel 460 a.C. e la “Statua B” nel 430 a.C., periodo storico coincidente con l’ “Età di Pericle”.
Autori
L’accertata diversità del periodo di realizzazione, delle tecniche e dei materiali adoperati per strutturare la parte interna, della composizione dei metalli, degli stili artistici e della provenienza dell’argilla, consentono di dedurre che le due statue sono state realizzate da Autori differenti e non possono far parte della stessa scena artistica.
Deduzioni
Le perfette proporzioni dei muscoli scheletrici, le tipicità dei crani, e, soprattutto, le alterazioni scheletriche che si osservano nei corpi delle due statue e che all’epoca erano sconosciute, permettono di dedurre che esse rappresentano due persone realmente vissute di cui si è voluta raffigurare la fisionomia. Quindi, i Bronzi di Riace non possono rappresentare i personaggi mitologici -Etéocle e Polinìce, Anfiarào e Tidéo, Càstore e Pollùce, Erettéo ed Eumòlpo- individuati da altri studiosi.
Studio anatomico della Statua A
Il cranio della “Statua A” è di tipo mesocefalo. Nel sistema scheletrico, normolineo, sono evidenti due dismorfismi: il progenismo mandibolare e l’iperlordosi lombare. Il primo dismorfismo, caratterizzato dall’avanzamento della mandibola, mette in risalto i denti dell’arcata superiore. Il secondo dismorfismo, determinato dalla compensazione del progenismo mandibolare, si manifesta con la riduzione della curvatura delle vertebre lombari, il bacino arretrato, i glutei sollevati e gli addominali avanzati. Il cranio dell’uomo rappresentato è ruotato a destra di circa 40 gradi e, considerato che gli arti superiori esprimono i gesti inconfondibili di chi sostiene con l’avambraccio sinistro uno scudo e con la mano destra una lancia, per deduzione, quel capo dovrebbe accogliere un elmo a completamento della classica dotazione di armi utilizzate dai militari.
Studio anatomico della Statua B
Il cranio della “Statua B” è di tipo dolicocefalo. Nel sistema scheletrico sono evidenti tre dismorfismi: la rettilineizzazione delle vertebre cervicali, la scoliosi dorso/lombare ed il varismo del 5° dito dei piedi. Il primo dismorfismo è stato causato, probabilmente, dalla forma del cranio, allungata esageratamente in senso antero/posteriore, che ha indotto le vertebre cervicali a perdere la normale curva di lordosi, ad allinearsi lungo l’asse longitudinale per far ritrovare al cranio una posizione baricentrica e compensare lo squilibrio. La scoliosi dorso/lombare, prodotta dalla rotazione di alcune vertebre attorno al proprio asse, è stata causata, probabilmente, da posture asimmetriche mantenute costantemente dal personaggio rappresentato ed, anche, per la compensazione dovuta agli altri dimorfismi evidenti in quello scheletro. Il terzo dismorfismo, il varismo del 5° dito dei piedi, dovrebbe essere di natura ereditaria, così come la struttura scheletrica del 2° dito che risulta appena più lungo dell’alluce ed è tipico del cosiddetto “piede greco”. Il capo è leggermente flesso, la postura è militare e le armi in dotazione, sono le stesse di quelle descritte per la “Statua A”.
I muscoli
I muscoli scheletrici dei due personaggi rappresentati dalle statue presentano differenze ipertrofiche e somatometriche che caratterizzano l’età biologica dei due soggetti. Il personaggio rappresentato dalla “Statua A” risulta essere più giovane e vigoroso di quello rappresentato dalla “Statua B”.
Il tipo di ipertrofia muscolare visibile in entrambe le statue è caratteristico della capacità condizionale denominata in fisiologia forza/resistente che si sviluppa praticando discipline di combattimento, quali la Lotta, il Pugilato ed il Pancrazio, tipiche dell’addestramento base di tutti i Guerrieri Greci. Alcuni segni caratteristici della Lotta si notano nel personaggio rappresentato dalla “Statua B”. Le orecchie sono asimmetriche. Nella cartilagine dell’orecchio destro il Trago e la parte anteriore della Fossa Scafoide risultano consumati. Nell’orecchio sinistro il Trago risulta consumato e nel Lobo, nell’Anti-Trago, nell’Anti-Elice, nell’Elice e nella Fossa Scafoide sono presenti otoematomi. La fisionomia degli arti inferiori della “Statua B”, per l’evidente ipertrofia muscolare dei glutei, degli adduttori e dei tricipiti della sura, è compatibile con chi va a cavallo.
Pericle
La “Statua B” dei Bronzi di Riace rappresenta un guerriero greco con un particolare anatomico che caratterizza la sua testa, allungata esageratamente in senso antero/posteriore. Per cinquant’anni si è creduto erroneamente che quella parte allungata a dismisura fosse una porzione creata volutamente dall’Artista per far calzare l’elmo. Lo studio anatomico ha invece rilevato che quello è un vero e proprio cranio, di tipo dolicocefalo e che l’alterazione inizia con l’appiattimento dell’osso frontale a partire dal primo terzo, sopra le orbite, e si congiunge alle due ossa parietali, anch’esse appiattite ed allungate in senso antero/posteriore. Se, come avevano creduto gli studiosi la forma allungata della testa fosse stata una porzione aggiuntiva, l’osso frontale avrebbe avuto una forma regolare, così come quello della “Statua A”.
Dal punto di vista statuario, allungare una testa per far calzare un elmo è irragionevole considerato che la parte che sostiene e mantiene incastrato un elmo è il bordo che poggia sopra l’osso frontale, ai lati sopra le orecchie ed alla base dell’osso occipitale, Inoltre, sarebbe l’unico caso nella storia dell’Arte e dell’Archeologia. Dopo tali considerazioni si può affermare in termini scientifici che il personaggio rappresentato dalla “Statua B” presenta un cranio di tipo dolicocefalo, esageratamente allungato in senso antero/posteriore. Nelle fonti letterarie del V secolo a.C., l’unico personaggio di cui si fa riferimento per avere una forma particolare della testa, èPericle. Plutarco, nella sua opera “Vite Parallele”, riporta gli scritti di Erodoto e del Commediografo Cratìno che soprannominavano Pericle “Schinocefalo” per avere la testa allungata indietro come una cipolla marina. Èupoli scrive che nella testa di Pericle entravano 11 letti. Partendo da questa particolare ed unica forma del cranio rappresentata dalla “Statua B” e confrontandola con i dati chimici e scientifici rilevati con il “carbonio 14” e con i dati geografici e storici l’ipotesi prodotta dal Prof. Partinico assume molta consistenza per un insieme di indizi precisi e concordanti.
Pericle ha governato Atene dal 460 al 429 a.C. proprio nel periodo e nel territorio di realizzazione della statua; lo scultore Fidia, amico personale di Pericle,fu incaricato in quello stesso periodo, di coordinare la ristrutturazione del Partenone e degli edifici distrutti durante le guerre persiane e di realizzare statue in bronzo di divinità ed eroi ateniesi che avevano difeso ed onorato la città. Pericle fu rappresentato da Fidia mentre combatteva contro un’Amazzone, armato di scudo, lancia ed elmo, sullo scudo della statua di Athena Parthenos. Pausania, nella sua opera “Descrizione della Grecia”, elenca tra le statue viste nell’Acropoli di Atene una statua di Pericle esposta di fronte a quella di Santippo. Plutarco, nelle “Vite parallele”, scrive dell’esistenza di statue di Pericle che dovevano essere realizzate con l’elmo sul capo per nascondere la deformità della testa e di Tucidide, che, interpellato da Archidamo II, Re di Sparta, su chi fosse più bravo nella Lotta tra lui e Pericle, rispose: “Vinco io, ma Pericle, che non accetta mai di perdere, fa credere il contrario anche a quelli che hanno visto”.
Temistocle
La “Statua A” dei Bronzi di Riace è stata realizzata trent’anni anni prima della “Statua B”, nella stessa area geografica e rappresenta anch’essa un guerriero greco. Atene fu governata in successione da Temistocle, Cimone e Pericle. Temistocle, promotore del potenziamento militare navale di Atene fin dal 493 a.C., è stato l’eroe delle battaglie di Maratona, Capo Artemisio e Salamina, il condottiero che più di tutti ha contribuito alla vittoria della Grecia contro la Persia del Re Serse. Temistocle morì in esilio nel 459 a.C. e Pericle riabilitò la sua memoria, riconoscendolo come un eroe della causa ateniese. Le copie romane di originali del V secolo a.C. che rappresentano i volti di Pericle e Temistocle, custodite presso i Musei Vaticani, sono molto simili per fisionomia ai Bronzi di Riace”.
Azzardiamo le nostre conclusioni…
Le nostre umilissime considerazioni, partendo dalle fonti storiche:
inoltre, riferendosi all’arte di Mirone e di Pitagora, Plinio afferma a proposito della statua del Pancratiaste di quest’ultimo :
«lo superò Pitagora di Reggio in Italia col Pancratiaste dedicato a Delfi […]. Fece anche Astilo che si vede a Olimpia […]; a Siracusa fece poi uno Zoppo[1] tale che anche a chi lo guarda sembra di sentire il dolore della sua piaga […]; Pitagora fu il primo a riprodurre i tendini e le vene e il primo a trattare i capelli con maggiore diligenza degli altri, suddividendoli con precisione.»
(Plinio il Vecchio XXXIV 59)
Insomma, tra Mirone e Pitagora il livello doveva essere paragonabile se non equivalente, e il terzo posto di Mirone è probabilmente stato assegnato di misura. Vero è che Pitagora viene indicato come il primo scultore ad avere una cura minuziosa di particolari come capelli, tendini e vene; un’attenzione che è tipica dello stile severo e che non riguarda il minuto particolare fine a se stesso, ma la struttura dell’anatomia umana indagata come un tutto organico. Vero anche che i due Riace abbondano in questi particolari anatomici, ma essere il primo cronologicamente non significa essere l’unico, anzi…Inoltre, tornando a Pitagora, le caratteristiche del suo lavoro hanno permesso di attribuirgli dubitativamente moltissime opere e diversi capolavori dell’arte scultorea di passaggio tra lo stile severo e quello protoclassico. Come accaduto per Mirone, le numerose opere attribuite a Pitagora dagli antichi (Plinio e Pausania) sono soprattutto statue di atleti vincitori a Olimpia e a Delfi; ma anche eroi mitologici e effigi divine, tutte perdute e nessuna copia dei suoi lavori è stata identificata con certezza. Alcune citate dalle fonti sono in parte riconoscibili in bronzetti, altre in riproduzioni fatte su gemme, cammei, o sulle monete siciliane e italiote.
Ma le recenti tesi secondo le quali potrebbe essere l’autore di una o addirittura due Riace secondo noi non sono minimamente sostenibili (i riccioli freack del Bronzo A hanno probabilmente fuorviato i seriosi accademici); se il livello di Mirone è quello del Discobolo, e se Pitagora è gli pari o addirittura leggermente inferiore, siamo ben lontani dagli inarrivabili Riace A e B. Rimarrebbero in lizza, a questo punto, solo Fidia (per il “giovane” e Policleto (per il “vecchio”). Guarda caso, la postura di quest’ultimo è esattamente quella canonica del Doriforo.
L’Antico e i competitor moderni
Solamente Michelangelo con il suo David si avvicina all’ideale greco, ma per ragioni prospettiche “inciampa”, alterando le proporzioni perfette dei bronzi classici. Da lontano, il David è un vero “capoccione”.
Neanche Bernini, molti secoli dopo con il suo dinamico David, riesce ad arrivare al livello supremo dei due guerrieri. Fissa mirabilmente un momento, un’espressione (la sua, ahi ahi…) e una situazione: rimane troppo reale, senza raggiungere l’ideale.
In tempi più recenti, anche Rodin ci ha provato, troppo pathos, nulla da fare, il Monte Olimpo rimane troppo alto da scalare.
E allora? Winckelmann aveva ragione, da vendere, pur senza aver potuto godere dell’immenso privilegio, a noi concesso dalla Storia, di ammirare i Bronzi di Riace. E non aveva visto neanche il Pugile delle Terme, scoperto oltre un secolo dopo la sua morte, nel marzo del 1885 su un versante del Quirinale. Con il Pugile che si aggiunge ai due guerrieri, si completa il podio delle tre statue più belle di tutti i tempi e di tutti i luoghi, “by far”.
(Su questo postulato non si ammettono discussioni ;-))
La statua è stata ritrovata tra il secondo e il terzo muro di fondazione di un edificio antico, alla profondità di 6 metri sotto il livello della piattaforma. L’archeologo Rodolfo Lanciani, all’epoca segretario della Commissione Archeologica Comunale, ha lasciato una descrizione tanto vivida quanto precisa delle circostanze del ritrovamento: «Il più importante dato raccolto, mentre ero presente e seguivo la rimozione della terra nella quale il capolavoro giaceva seppellito, è che la statua non era stata gettata là, o seppellita in fretta, ma era stata nascosta e trattata con la massima cura. La figura, trovandosi in posizione seduta, era stata posta su un capitello di pietra dell’ordine dorico, come sopra uno sgabello e il fosso che era stato aperto tra le fondamenta più basse del tempio del Sole, per nascondere la statua era stato riempito con terra setacciata per salvare la superficie del bronzo da ogni possibile offesa. Sono stato presente, nella mia lunga carriera nell’attivo campo dell’archeologia, a molte scoperte; ho sperimentato una sorpresa dopo l’altra; ho talvolta e per lo più inaspettatamente, incontrato reali capolavori ma non ho mai provato un’impressione straordinaria simile a quella creata dalla vista di questo magnifico esemplare di un atleta semi-barbaro, uscente lentamente dal terreno come se si svegliasse da un lungo sonno dopo i suoi valorosi combattimenti»[3] (da Wikipedia)
Il restauro condotto tra il 1984 e il 1987 ha permesso di riconoscere nell’opera aspetti tecnici riconducibili ad ambito classico. L’opera fu realizzata con la tecnica della fusione a cera persa e con il metodo indiretto. La scultura è un insieme di otto segmenti. Le labbra, le ferite e le cicatrici del volto erano fuse separatamente in una lega più scura o in rame massiccio. Separatamente erano fuse anche le dita centrali dei piedi (un aspetto tecnico già riscontrato nei Bronzi di Riace) per permettere una più accurata modellazione degli spazi interdigitali. Lo stesso si dica per la calotta cranica che doveva permettere l’inserimento degli occhi policromi dall’interno. (da Wikipedia)
Dopo due anni di eventi ibridi a causa della pandemia, si è chiusa in questi giorni all’Atelier Richelieu di Parigi la decima edizione dell’Outsider Art Fair.
Per questo suo decimo anniversario, la Fiera – nata a New York nel 1993 ed arrivata in Francia nel 2012 grazie ad Andrew Edlin (imprenditore e gallerista ben noto nel panorama newyorkese, la cui moglie, Valérie Rousseau, è curatrice dell’American Folk Museum).sposta le sue date a settembre, dal 15 al 18, così da acquisire la piena autonomia dalla FIAC (Fiera Internazionale di Arte Contemporanea fondata a Parigi nel 1974) e catturare l’attenzione degli amanti dell’arte in Francia, Europa e oltre, come tiene a precisare il suo fondatore.
L’Arte irregolare o Raw Art si sta facendo sempre più apprezzare e conoscere, tanto che i confini fra Insider e Outsider si fanno sempre più labili, anche grazie alla 55 Biennale Arte 2013 curata da Massimiliano Gioni.
La nuova direttrice dell’OAF di Parigi, Sofia Lanusse, che succede a Nikki Iacovella, dice che “l’Outsider Art non è mai stata celebrata come lo è oggi. Come società” continua Lanusse, ” stiamo infatti cambiando paradigmi e prospettive, affermando il nostro impegno per una revisione più inclusiva della storia dell’arte, che prevede la presenza degli Outsider, e dell’Art Brut in istituzioni contemporanee come il Centre Pompidou di Parigi, LaM nella città di Lille, il Museo di Arte Moderna e il Metropolitan Museum di New York.”
All’evento erano presenti 38 gallerie (3 delle quali solo nell’online viewing room) provenienti da 29 città rappresentanti 13 Paesi.
La Fiera ha dato anche il benvenuto per la prima volta alla Rodovid Gallery di Kiev che presenta i lavori di artisti folk ucraini, compresa la leggendaria Maria Prymachenko (1909-1997), i cui lavori sono stati aggiunti alla Biennale di Venezia di quest’anno.
L’OAF si concentra in modo particolare sugli artisti autodidatti e ha mostrato i lavori di maestri noti quali Henri Darger, Martin Ramirez, Bill Traylor e AloÏse Corbaz, così come artisti viventi come Domenico Zindato, Davide Cicolani, George Widener, Susan Te Kahurangi King, Dan Miller, Shinichi Savana e Luboš Plny.
Domenico Zindato (b. 1966), Riding the Immanent, 2022 – Courtesy of Andrew Edlin Gallery
Subito riconosciuta per il suo spirito anticonformista, l’Outsider Art Fair sta giocando un ruolo fondamentale e vitale nel nutrire una comunità di appassionati collezionisti e incoraggiando un sempre più ampio riconoscimento della Fiera nell’arena dell’arte contemporanea.
L’edizione 2022 dell’OAF di Parigi presenta anche due programmi collaterali: The Underground is Always Outside curato da Aline Kominsky-Crumb and Dan Nadel sui fumetti underground che rimangono una delle forme d’arte più fraintese. Nati dall’impulso liberatorio della controcultura americana degli anni ’60 e affinati negli anni ’70 e ’80, i comics hanno offerto a innumerevoli artisti uno sbocco per commenti culturali taglienti, umorismo assurdo, fioriture psichedeliche, autobiografia confessionale e fantasia a tutto campo.
Robert Williams, Peripheral Bogies (1975)
E I Wish I Could Speak in Technicolor curato da Maurizio Cattelan e Marta Papini, basato intorno alla vita e al lavoro di Eugene Von Bruenchenhein (1910-1983) conosciuto per i suoi dipinti astratti caleidoscopici degli anni Cinquanta, creati usando le dita, i bastoncini, i pettini, le foglie e altri utensili improvvisati per pigiare i colori ad olio intorno alle superfici di tavole di masonite o pezzi di cartone prelevati dagli scatoloni del panificio dove lavorava.
Eugene Von Bruenchenhein (1910 – 1983) No. 818, July 3, 1959, 1959 Oil on masonite 24 x 24 inches
“l’arte più innovativa del Novecento è stata prodotta da quelli che la gente chiamava pazzi, froci, ebrei, ubriaconi, drogati, depressi, contestatori e puttane.
Artisti originali, puri, unici, ‘diversi’, che non troviamo nei manuali di storia dell’arte. Outsiders perché hanno dovuto condividere l’arte con la malattia. Del corpo o dell’anima. O di tutti e due, a volte.
Andrew Lamar Hopkins, Creole Praline Seller (2022) – Courtesy of Gryder Gallery, New Orleans
Perché gli Outsiders sono straordinari perdenti, li riconosci sempre. Non scelgono mai i luoghi e le date giuste per nascere, creare, amare, morire. Vivono in mondi paralleli. E hanno sempre l’indirizzo sbagliato”.
Se il mondo è cambiato, bisogna cambiare il modo di guardare il mondo: Outsider Art Fair ci aiuta a farlo.
Ha una laurea magistrale in Scienze della Comunicazione conseguita presso l’Università degli Studi di Torino ed esperienze prima come Content Manager e poi come giornalista freelance maturate sia in Italia sia all’estero. Ha vissuto e lavorato in Medio Oriente, Nord Europa e Stati Uniti. Lead Generation Specialist all’Istituto Piepoli, si occupa anche di comunicazione sul web e segue lo sviluppo del nuovo business, con uno sguardo all’internazionale. Offre supporto logistico, documentale e organizzativo al team di ricerca. Svolge inoltre attività di recruitment su target di opinion leader e stakeholder.
Earth Overshoot Day
[Che sia passato non vuol dire che non sia più importante…]
C’è già stato e, come sempre, abbiamo fatto finta di niente.
Stiamo parlando dell’Earth Overshoot Day (EOD), in italiano “Giorno del Superamento Terrestre” e indica, a livello illustrativo, l’esatta data in cui il genere umano consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.
Nel 2022 l’EOD è stato in piena estate, precisamente il 28 luglio.
E mentre la maggior parte di noi era – giustamente – alle prese con vacanze, apertivi, spensieratezza e meritato relax, la nostra amata casa contava già un sovrasfruttamento delle sue risorse.
Facendo un po’di calcoli, si può tranquillamente stimare che, procedendo di questo passo, intorno al 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produca.
È Evidente come questo non porterà davvero nulla di buono.
Ma visto che ogni anno è sempre diverso, come si fa a calcolare il giorno esatto in cui cade l’EOD?
Ci pensa il Global Footprint Network Gfn, un’organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta ecologica.
In pratica, grazie a calcoli a dir la verità non troppo difficili da capire, viene determinato il numero di giorni dell’anno che la biocapacità terrestre riesce a provvedere all’impronta ecologica umana.
Ci spieghiamo meglio.
Il calcolo del giorno definito come Earth Overshoot Day è dato dal rapporto tra la biocapacità del pianeta(ovvero l’ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente) e l’impronta ecologica dell’umanità (la richiesta totale di risorse per l’intero anno).
In questo modo, si riesce a stimare la frazione dell’anno per la quale le risorse generate riescono a provvedere al fabbisogno umano e, moltiplicando per 365, si ottiene la data dell’Earth Overshoot Day.
Perciò:
Dove:
BIO = biocapacità annuale del pianeta Terra
HEF = impronta ecologica annuale dell’umanità
L’umanità ha iniziato a consumare più di quanto la Terra producesse già nei primi anni Settanta: da allora il giorno in cui viene superato il limite arriva sempre prima (nel 1975 era il 28 novembre) e questo per via della crescita della popolazione mondiale e dell’espansione dei consumi in tutto il mondo.
“Il problema principale è che, nonostante l’evidente deficit ambientale, non stiamo prendendo misure per imboccare la giusta direzione – ha dichiarato Mathis Wackernagel, presidente del Gfn. – è una questioneanche psicologica: quello che è ovvio per il 98 % dei bambini, è considerato dai pianificatori economici un rischio minore ,che non merita la nostra attenzione”.
Ma cosa si può fare concretamente per invertire la rotta e iniziare a prendersi davvero cura del nostro pianeta?
Stimolare settori emergenti – come le energie rinnovabili – riducendo così i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali senza futuro, perché basati su tecnologie vecchie e inquinanti
Disinvestire sulle fonti fossili, a favore delle energie pulite
Riducendo il consumo di carne, la cui produzione ha un terribile impatto ambientale
Consumare prodotti provenienti dal proprio territorio
Evitare gli sprechi alimentari
Noi stiamo consumando il capitale naturale, come se avessimo a disposizione 1,75 Terre e capite bene che questo non è più sostenibile.
“La terra è un bel posto e per essa vale la pena di lottare.”
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
La sabbia che canta
In alcune spiagge, che a prima vista appaiono come molte altre, quando sono calpestate o vengono battute dal vento, la sabbia delle dune produce un misterioso suono con toni musicali su varie note che possono spaziare dal soprano acuto al basso. Si tratta delle “sabbie cantanti”, un fenomeno a lungo indagato dagli scienziati. Questi ritengono che la musica nasca dalla struttura delle sabbie costituite da minuscoli granelli di quarzo, che il mare ha levigato fino a dare loro una forma rotondeggiante.
Ogni ‘chicco’ è circondato da una minuscola sacca d’aria e l’attrito tra i granelli e l’aria innesca una vibrazione che crea la nota musicale. La nota varia in base alla quantità di umidità nell’atmosfera e alla pressione applicata. Le sabbie musicali si trovano di solito su spiaggie pulitissime, senza polveri o corpi estranei: alcuni esperimenti hanno dimostrato che anche un pizzico di farina arresta le vibrazioni, annullando il particolare suono.
Ci sono varie località nel mondo dove si trova questo tipo di sabbia musicale come la spiaggia di Kotogahama in Giappone, la spiaggia di Whitehaven in Australia e quella dell’isola di Eigg, in Scozia;
Anche in Italia abbiamo una spiaggia musicale. È la spiaggia di Cala Violina, una tra le più belle spiagge della Maremma Toscana, situata tra Follonica e Punta Ala. La sabbia di quella spiaggia ha dato il nome alla cala, in riferimento ai piacevoli suoni che essa “emette”, quando calpestata, simili a quelli del violino. 🎻
Cieli sereni PG
Bandiera a Mezz’asta
Con il termine ‘bandiera a mezz’asta’ si indica la pratica, a bordo e a terra, di issare e far sventolare la bandiera non in testa al pennone ma più in basso, di solito poco sopra la sua metà, in segno di lutto. Il motivo (risalente ad una tradizione del XVII secolo), sarebbe quello di consentire alla “bandiera invisibile della morte” di sventolare in cima all’albero. Per questo, la bandiera a mezz’asta è issata più in basso di quanto è l’ altezza della bandiera stessa: ad esempio se la bandiera è alta 1 metro, sarà issata 1 metro più in basso rispetto alla testa dell’asta.
In TUTTI i Paesi del mondo, per certi eventi luttuosi o in determinate ricorrenze, viene esposta la bandiera nazionale a mezz’asta. Fanno eccezione l’Arabia Saudita e Somaliland dove è SEMPRE vietato mettere la bandiera a mezz’asta, poiché questa, mostrando la “Shahada”- la professione di fede islamica – sarebbe un’offesa alla religione dal momento che quella bandiera porta il più alto concetto di Dio.
Cieli sereni PG
Foro.. Italico sì, ma alla maniera greca!
Piscine coperte del CONI e Università del Foro Italico, Roma. Arch. Costantino Costantini.
I numerosi campioni stranieri di discipline come nuoto, tennis, atletica e rugby che hanno partecipato al Trofeo Settecolli, agli Internazionali, al Golden Gala o al Sei Nazioni concordano nel ritenere gli impianti sportivi del Foro Italico tra i più affascinanti al mondo. È difficile contraddirli; è un peccato che questa splendida parte di Roma, situata a valle di Ponte Milvio tra le pendici di Monte Mario e l’ansa del Tevere, non sia stata ancora esaminata con l’attenzione e la critica necessarie, nonostante siano passati oltre 90 anni dai primi progetti, continuando a subire le conseguenze della sua forte connotazione simbolica, ancora evidente.Certamente, rappresenta un’imponente testimonianza del regime fascista, che all’epoca esigeva per la gioventù le migliori strutture, oltre a “luce, aria, acqua e sapone”; tuttavia, l’ideologia non dovrebbe oscurare la qualità manifesta degli edifici originali e dell’intero complesso urbanistico, da considerarsi veri capolavori.Anni fa si discuteva spesso, talvolta impropriamente, di “impatto ambientale”, mentre oggi prevalgono altri termini come “sostenibilità” e la troppo usata “ecologia” (qui evitiamo, per rispetto nazionale, i terribili termini anglofoni corrispondenti), dimenticando quasi sempre di menzionare il primo esempio storico in architettura, quello insuperabile dei teatri e degli stadi greci: luoghi dove gli spazi dedicati agli attori o agli atleti erano scavati nel terreno, evitando così la costruzione di strutture sopraelevate per le gradinate. Questa era la sensibilità “green” dell’epoca. Era anche la cultura dell’Ellade, decisamente più sensibile e sofisticata di quella dei loro conquistatori romani: possiamo ragionevolmente ipotizzare che un cittadino di Atene, Sparta o Delfi del VII secolo a.C., proiettato nel futuro, avrebbe considerato anche il Colosseo (I sec. D.C.) un vero ecomostro.
(cliccare sulle immagini per vederle per intero ed ingrandite)
Questo isolotto a forma di delfino si chiama GALLO LUNGO, e fa parte di un piccolo arcipelago, che si trova tra Capri e Positano, detto “Li Galli”. Le altre due isole che lo compongono sono La Castelluccia e La Rotonda.
In passato, le isole Li Galli erano note con l’appellativo “Le Sireneuse”. Infatti, secondo un’antica leggenda, le tre isole erano abitate dalle tre sirene dell’Odissea: Partenope, Leucosia e Ligia che seducevano ed ammaliavano i naviganti con il loro canto. Questi perdevano il controllo delle loro navi e, inevitabilmente, si andavano a schiantare sulle rocce degli isolotti! Solo due navi riuscirono a scampare a quel triste destino: quella di Ulisse e quella degli Argonauti.
CURIOSITÀ Il nome LI GALLI dell’arcipelago deriva dal fatto che, sempre secondo la mitologia greca, le tre sirene avevano il volto di una donna bellissima ma il corpo di uccello; da qui l’accostamento tra le sirene “pennute” con i galli.
Di fatto, è solo un braccio robotico, programmato per cercare di contenere il fluido idraulico – di colore rosso sangue che, volutamente, fuoriesce costantemente in quantità limitata – e che è necessario per far continuare a funzionare il braccio stesso.
Se fuoriesce troppo liquido, superiore alla quantità necessaria al funzionamento meccanico, il braccio “morirà”, e quindi il suo movimento, disperato, è funzionale al recupero del liquido per garantire la sopravvivenza per un altro giorno.
Quando il progetto è stato lanciato per la prima volta, il braccio non era programmato per recuperare il suo fluido vitale, ma si è limitato ad interagire con i visitatori, in quanto la quantità di liquido all’interno del sistema era sufficiente e non richiedeva ancora questa attività, vitale, di recupero.
L’opera, visitabile dal 2016 non è stata mai modificata e il braccio robotico ha intrapreso il suo ingrato compito appena uscito dalla fabbrica, al punto che dopo 5 anni lavorava a fatica e in una stanza sporca senza potersi sottrarre alla sua natura.
Programmato per vivere questo destino, non importa cosa abbia fatto o quanto sia stato difficile, ci ha provato, e non c’era modo di sfuggirgli.
Gli spettatori hanno guardato mentre sanguinava lentamente fino al giorno in cui ha smesso di muoversi per sempre.
Vivere i suoi ultimi giorni in un ciclo senza fine tra sostenere la vita e contemporaneamente sanguinare.
Lasciamo ai lettori le interpretazioni filosofiche e morali di questa opera.
Qui sotto alcune fonti verificate , tra le molte che si trovano in Rete.
In ricordo di Piero Angela trascriviamo letteralmente l’articolo/intervista “Divulgare la scienza“, a firma Giancarlo De Leo per Poliziamoderna, rivista ufficiale della Polizia di Stato, pubblicata il 01/03/2012.
Autore di fortunati programmi di informazione, Piero Angela, uno dei protagonisti del calendario della polizia, parla di sè e di come vede il futuro della televisione
Uno dei volti televisivi più noti e popolari presso il grande pubblico, considerato il “divulgatore scientifico” per eccellenza della televisione italiana, Piero Angela è il protagonista del mese di marzo del calendario della Polizia di Stato. Vero pioniere dell’informazione radiotelevisiva (il suo programma SuperQuark, in onda dal 1995, è il punto di riferimento nel campo dei documentari scientifici, storici e naturalistici), autore di molti libri – alcuni dei quali tradotti in inglese, tedesco, francese e spagnolo – venduti in milioni di copie, racconta a Poliziamoderna la sua esperienza professionale rispetto alla televisione e ad alcuni temi di attualità.
Nell’immagine di marzo del calendario lei è ritratto accanto alla Lamborghini e all’aereo P180, due mezzi adibiti anche al trasporto di organi. Lei è a conoscenza di questa attività della polizia? Cosa pensa della donazione di organi in Italia? Ne ero a conoscenza e penso sia un merito per la polizia. Riguardo questo punto credo che in Italia ci sia ancora molto da fare soprattutto in termini di corretta comunicazione. Sull’argomento circolano infatti molte chiacchiere infondate, veicolate con estrema leggerezza da personaggi famosi, che purtroppo arrivano a milioni di persone. In questo senso, una volta commesso un grosso danno, risulta difficile ripararlo; la smentita di un serio scienziato non ha mai l’eco di una corbelleria firmata da un personaggio popolare. Voi della Polizia di Stato difendete i cittadini dai malfattori e dalle truffe, noi giornalisti cerchiamo di difenderli dalle false informazioni: una missione parallela che ci rende in qualche modo affini e che in fondo credo “legittimi” anche la mia presenza nel vostro calendario.
La sua passione non è sempre stata solo il giornalismo, sappiamo che uno dei suoi amori giovanili è stata la musica, in particolare quella jazz. Cosa c’è in comune tra questi suoi interessi? In effetti da giovane sono stato un musicista dilettante con potenzialità professionali. Ho fatto anche dei piccoli tour suonando in giro per l’Italia facendo parte di trii e quartetti che si esibivano nei jazz club. Una esperienza di cui ho fatto tesoro nel mestiere di giornalista. Il linguaggio della musica mi ha insegnato i cambiamenti di ritmo, di intensità, le variazioni sul tema e le digressioni che tuttora utilizzo nelle mie comunicazioni per non apparire – appunto – monocorde. È assolutamente essenziale, per ogni divulgatore, non annoiare mai chi guarda e ascolta, a maggior ragione se gli argomenti trattati sono molto seri.
In una televisione generalista è possibile mantenere un’identità riconoscibile? SuperQuark o Ulisse potranno migrare verso qualche canale tematico per non correre il rischio di essere confusi con programmi che non hanno alcuna validità scientifica? Come giornalista per me è assolutamente naturale rivolgersi ad un pubblico che sia il più vasto possibile, anche per stimolare l’attenzione di chi non si orienterebbe autonomamente verso i temi che proponiamo. In fondo è proprio questa la funzione del divulgatore: dapprima far sorgere un interesse e poi aumentare il livello di consapevolezza del “normale” telespettatore relativamente ad un tema che altrimenti rimarrebbe circoscritto a pochi addetti ai lavori o cultori della materia e del tutto ignoto ai più. Per questo stesso motivo non vedo il futuro di Superquark o di Ulisse in palinsesti specializzati: questi canali potrebbero essere utili soprattutto agli studiosi e agli appassionati di questo o quell’argomento, ma corrono il rischio di diventare dei club per pochi, delle vere riserve indiane mediatiche.
Pensa che la televisione generalista rischi di perdere il pubblico più giovane? È incontestabile che i giovani si stiano allontanando dalla televisione, dirigendosi sempre più verso altri terminali come i tablet e gli smartphone: ma è vero che anche loro continuano a guardare la tv, magari veicolata da Internet, sul proprio pc. Poi ci sono i tanti anziani – e la popolazione invecchia sempre di più – che non si servono delle nuove tecnologie e rimangono fedeli alla televisione tradizionale. Se si guardano i dati di ascolto delle trasmissioni televisive si vede che il bacino di utenza complessivo in realtà è aumentato, in particolare le ore quotidiane di fruizione pro capite – si arriva ad una media oltre quattro ore –, e questo è un dato veramente rilevante. È da tenere presente poi che purtroppo nel nostro Paese è il tubo catodico a tenere banco rispetto per esempio ad altre attività come la lettura. Per molte persone il piccolo schermo è rimasto l’unico gancio culturale disponibile e proprio per questo l’offerta dovrebbe essere sempre più aperta, strutturata e stimolante. Al contrario la moltiplicazione dei canali meramente tematici rischierebbe di condizionare la scelta dello spettatore solo sull’argomento che gli interessa, fiction o trasmissioni calcistiche o altro, impoverendo il ventaglio di informazioni che potrebbe ottenere. Detto questo, sicuramente in un contenitore generalista ci può essere il rischio di confondere l’utente con proposte solo in apparenza somiglianti. Non resta che confidare nella maturità dello spettatore e nella sua capacità di discernimento. D’altra parte, ognuno è responsabile in toto per i propri prodotti e personalmente posso garantire solo per i miei… per concludere in leggerezza, vogliamo infine dire che “il mondo è bello perché è vario?”
Lei è tra i fondatori del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) un’organizzazione per promuovere un controllo sui fenomeni scientificamente inspiegabili. In una società dove spesso sedicenti maghi e veggenti approfittano delle persone psicologicamente deboli quanto valore ha l’affermazione di George Santayana “lo scetticismo è la castità dell’intelletto”? La speculazione a discapito dei creduloni è assolutamente reale e si manifesta in forme più o meno gravi, l’oroscopo ne costituisce l’espressione più diffusa e meno dannosa. Purtroppo, per contrastare efficacemente il problema ci vorrebbe una campagna di informazione collettiva con numerosi testimonial qualificati e conosciuti. Personalmente, anche come scrittore, sono molto impegnato in questo senso, (ndr: ha scritto anche un libro sull’argomento :Viaggio nel mondo del paranormale e ha una rubrica fissa: “L’altra campana” sulla rivista Scienza e Paranormale), ma la mia voce è sempre stata piuttosto isolata.
Lei è anche autore di numerosi libri che spesso approfondiscono gli argomenti trattati nelle sue trasmissioni. Che ne pensa delle nuove tecnologie applicate all’editoria? Legge anche i libri in formato digitale sui tablet o sugli e-book reader? Sono assolutamente consapevole dei vantaggi offerti dalle nuove tecnologie come l’economicità, il risparmio di spazio, di peso e la conseguente disponibilità di una intera biblioteca in pochi centimetri quadri, ma ritengo che questi strumenti siano perlopiù destinati alle nuove e alle nuovissime generazioni, i cosiddetti “nativi digitali”; personalmente continuo ad apprezzare maggiormente la tradizionale carta stampata, facendo parte della generazione dei “nativi gutemberghiani!”.
Oggi, venerdì 12 agosto, il nostro satellite naturale ha raggiunto la fase di plenilunio. Rispetto a noi la Luna si trova dalla parte opposta (opposizione) del Sole, quindi la sua parte illuminata è proprio quella rivolta verso di noi.
La Luna piena di agosto è detta Luna del Grano in quanto coincidente con la raccolta del cereale prima della semina autunnale.
È anche conosciuta come Luna dello Storione, nome che veniva usato dalle tribù indiane perché, in questa parte dell’estate, lo storione dei Grandi Laghi era più facilmente catturabile.
È la quarta e ultima SUPERLUNA del 2022, dopo quelle «dei fiori» (16 maggio), «delle fragole» (14 giugno) e «del cervo» (13 luglio). Ancora una volta, dunque, il nostro satellite si viene a trovare nel tratto di orbita più vicino alla Terra – precisamente a non meno del 90% del suo massimo al perigeo (che è stato mercoledì scorso) – apparendo così, anche se di poco, più grande e luminosa e per questo chiamata SUPERLUNA.
CURIOSITÀ Dato che la Luna ci rivolge sempre la stessa faccia, siamo indotti a pensare che quello che vediamo è esattamente il 50% della superficie lunare. In realtà, dalla Terra, riusciamo ad osservarne di più: circa il 59% ! Il fenomeno, scoperto da Galileo Galilei e spiegato da Newton, è definito “librazione” e ci permette di vedere a periodi alterni le regioni più orientali ed occidentali della Luna. Questo movimento è una conseguenza del moto non uniforme della Luna: quando si trova nei punti della sua orbita più vicini alla Terra (perigeo), si muove piu’ velocemente e la sua rotazione su se stessa, per cosi’ dire, “resta indietro” rispetto alla rivoluzione. Detta in altre parole, nel tempo che impiega a ruotare su se stessa di 90° (..eh sì, anche lei ruota!) la Luna “percorre” 97° di orbita. All’apogeo, gli stessi 90° di rotazione avvengono in 83° di orbita.
L’effetto visibile dalla Terra e’ una lieve rotazione della Luna su se’ stessa: prima in un senso, quando accelera, poi nel senso opposto, quando rallenta.
Cieli sereni PG
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA BIRRA
Ogni primo venerdì di agosto si celebra la Giornata Internazionale della Birra. Il nome BIRRA deriva dal tedesco “bier” ma l’etimologia sarebbe riconducibile al latino biber, cioè bevanda, o alla parola germanica per indicare l’orzo (beuwo).
In Spagna si chiama cerveza e la radice sarebbe da ricercare nel termine latino cervesia, che indicava una birra senza luppolo facendo riferimento alla dea Cerere, divinità dei raccolti. Le sue origini sembrano risalire ai Sumeri e agli antichi popoli della Mesopotamia, che potrebbero aver iniziato a produrla oltre seimila anni fa. Poi la birra si diffuse tra egizi, greci e romani.
UNA STORIA SULLA BIRRA Ebbe inizio nel XVI secolo con una nave e una traversata atlantica. La nave era la Mayflower (in figura), un galeone a tre alberi di circa 180 tonnellate. A bordo c’erano i Padri Pellegrini (ribattezzati poi Thirsty Pilgrims, “pellegrini assetati”). In tutto a bordo 102 persone compresi donne e bambini in fuga dall’Europa. Approdarono in un luogo che la tradizione identifica con Plymouth Rock il 9 novembre 1620 e il primo edificio che costruirono fu proprio… un birrificio !
Come tante bevande alcoliche, anche la birra passò così dall’uso religioso a quello medico e solo in seguito a quello ricreativo. La birra, infatti, veniva servita come ricostituente ai pellegrini che avevano compiuto un lungo viaggio ed era una bevanda naturalmente sterilizzata in un tempo in cui l’acqua non poteva essere consumata prima di essere bollita. Il consumo di birra si diffuse facilmente anche per quest’ultimo motivo. Il luppolo, inoltre, conferiva alla bevanda proprietà antisettiche.
Cieli sereni🍺 PG
Ma come fai a giocare a calcio con le tette?
Chloe Kelly
di Redazione Online
Milena Bertolini, allenatrice della nazionale femminile di calcio riassume le decine di luoghi comuni che le ragazze che praticano questo sport devono sopportare, in una domanda che ha sentito spesso fare “ma come fai a giocare a calcio con le tette?” (che poi è anche il titolo di un libro che ha scritto).
Partendo da questo stereotipo che dimostra se ce ne fosse ancora bisogno quanto il mondo del calcio, così come la società in fondo, è ancora profondamente e irrimediabilmente maschilista e retrograda, per affrontare l’argomento da un particolare punto di vista, che scaturisce dall’episodio degli ultimi minuti della finale degli europei di calcio femminile giocata qualche giorno fa a Londra.
La giocatrice Chloe Kelly, segnato il goal che ha dato alla squadra inglese il titolo, si è sfilata la maglietta, così come fanno i colleghi maschi, mostrando in bella vista il reggiseno.
Chloe Kelly ne ha fatto una questione di semplice parità: «Mi tolgo la maglietta ed esulto, perché un calciatore uomo farebbe esattamente lo stesso. Quindi, come donne, perché non possiamo farlo?»
Ma il gesto non è così banale quanto potrebbe invece apparire la sua spiegazione.
Celebrare il corpo di una donna per la sua capacità atletica significa saper superare un sacco di stereotipi, perché di solito i corpi di donna vengono mostrati e celebrati per la loro attrattività, o tutt’al più per le loro capacità generative, e raramente per la loro potenza fisica.
Il gesto di Chloe Kelly, dunque, è stato molto più di un semplice gesto: perché l’oggetto in questione (il reggiseno) dimostra che anche un semplice indumento intimo, nasconde potenzialità enormi per lo sviluppo di questo sport e per la conseguente emancipazione di chi lo pratica.
Vediamo in sintesi perché.
Le ricerche di biomeccanica della professoressa Joanna Wakefield-Scurr dell’Università di Portsmouth, consulente alla squadra inglese nella scelta dei reggiseni (il fatto che questa definizione vi possa far sorridere dice molto dei pregiudizi di genere che ancora affliggono non solo lo sport. Nessuno sorride a sentir parlare di scienza del piede o biomeccanica delle scarpe sportive) hanno dimostrato che l’effetto che questi hanno sulla salute del seno e l’impatto altrettanto importante sulle prestazioni atletiche che ne conseguono, possono effettivamente incidere in maniera significativa sui risultati sportivi.
Le ricerche hanno dimostrato per esempio che un reggiseno poco sostenuto causa dolore al seno, e che «correre con un reggiseno di scarso sostegno accorcia la falcata delle donne fino a 4 centimetri, cosa che potrebbe aggiungere un chilometro in più alla lunghezza di una maratona». Questo perché «se mentre ci si allena il seno si muove molto, la parte superiore del corpo lavora più duramente per cercare di fermare il movimento e ridurre l’attività muscolare di questa parte del corpo potenzialmente potrebbe allungare le sessioni di allenamento prima di affaticarsi».
La professoressa e il suo gruppo di ricerca hanno supportato le calciatrici inglesi nella scelta dei reggiseni. «Abbiamo analizzato le loro esigenze e tutti i problemi che avevano riscontrato con i reggiseni sportivi, e poi abbiamo prescritto loro quelli più adatti, compreso quello che ha mostrato Chloe»
Tutti i reggiseni prescritti, compreso quello di Kelly, erano prodotti «di largo consumo», i ricercatori hanno però aiutato le atlete a scegliere “con metodo scientifico” quelli più adatti alla conformazione del loro seno.
«Prima di queste ricerche, la maggior parte delle atlete indossava reggiseni in modo casuale e basandosi sui propri gusti e abitudini “con la conseguenza di avere un sostegno del seno molto limitato. Molte riferivano fastidi o dolori al seno. Quattro settimane dopo, l’87% ha dichiarato di aver tratto beneficio da questo intervento e il 17% ha affermato che ha migliorato le prestazioni sportive».
Basterebbe questo per comprendere quanto lavoro e potenzialità ci sono dietro ad uno sport ancora ignorato, solo perché praticato da donne.
Ma dietro all’immagine di Chloe Kelly in reggiseno c’è anche altro. A differenza di un uomo, togliendosi la maglietta lei ha mostrato un marchio commerciale. E le conseguenze sono state immediate: le ricerche su Google per «reggiseno sportivo Nike» sono quasi decuplicate. Quelle per reggiseno sportivo sono aumentate del 1.549% e le vendite di reggiseni sportivi nella catena di grandi magazzini britannica John Lewis sono aumentate del 140%.
A conferma che quello dello sport femminile è anche un mercato pieno di opportunità per chi vuole investirvi.
Renderings depicted in planning documents for The Line show a structure that runs from the Gulf of Aqaba and bisects a mountain range that moves alongside the coast.
Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita, ha recentemente svelato un progetto urbanistico all’avanguardia e totalmente green.
The Line, è una città a zero traffico e zero inquinamento, con abitazioni disposte lungo una linea retta di 170 chilometri. Un luogo dove non esistono né strade né macchine e tutto è raggiungibile in pochi minuti a piedi.
Il Progetto fa parte di “Neom”, l’avveniristica città del futuro che collegherà la costa del Mar Rosso con il nord-ovest dell’Arabia Saudita.
Ma perché questo Progetto è considerato innovativo?
The Line ha alla base un concetto urbanistico molto forte ed è stata progettata per layer. Tra quello pedonale in superficie e quello più profondo per il trasporto veloce, sorgerà anche un livello intermedio destinato alla logistica e altre infrastrutture.
Secondo questa logica, la città sarà organizzata per nuclei, all’interno del quale sarà possibile trovare tutti i servizi essenziali, come scuole, ospedali e uffici, oltre che aree verdi, e tutti raggiungibili facilmente senza l’ausilio di mezzi inquinanti.
I moduli urbani saranno collegati da una linea metropolitana ad alta velocità situata nel sottosuolo al livello più basso. In questa maniera The Line collegherà tutte le diverse comunità [nuclei], con il trasporto da un’estremità all’altra che non richiederà mai più di 20 minuti.
Altra caratteristica innovativa riguarderà l’esperienza di vita, che sarà completamente automatizzata e affidata all’Intelligenza Artificiale. L’IA sarà utilizzata non solo nel trasporto ma in tutta la città, dando vita a una vera e propria Cognitive City che sarà in grado di imparare continuamente i modi predittivi rendendo la vita degli abitanti più facile.
Quando si parla di Arabia Saudita i budget di spesa non sono mai un problema. Ma questa volta i numeri sono impressionanti. La costruzione di The Line e della mega città di Neom costerà più di 500 miliardi di dollari e sarà finanziata dal Saudi Public Investment Fund.
L’enorme progetto urbanistico creerà 380.000 posti di lavoro e contribuirà al PIL nazionale per oltre 39 miliardi di euro entro il 2030.
Gli sviluppatori del progetto sono ottimisti, tanto da affermare che la costruzione di The Line sarà completata entro il 2025.
ACCADDE OGGI 20 LUGLIO 1969 SBARCO DELL’ UOMO SULLA LUNA
Il 20 LUGLIO ricorre l’anniversario dello storico sbarco sulla Luna: la missione spaziale Apollo 11 che portò i primi uomini sulla Luna, L’ “Allunaggio” avvenne alle 22:17, ora italiana, mentre il primo Piede sulla Luna fu messo alle 04:56, sempre ora italiana.. ma del 21 luglio, mentre negli USA era ancora il 20 luglio.
CURIOSITÀ
Qualcosa sopravvivrà sulla Luna per centinaia di migliaia o milioni di anni, forse più della stessa razza umana. Sono le tracce lasciate dagli astronauti: testimonianze della loro ‘passeggiata’ in quella notte. Ciò è dovuto alla mancanza di atmosfera, e quindi di vento, sulla superficie lunare.
Nel 2001 venne pubblicato un libro dove si sosteneva che le foto prese dagli astronauti statunitensi sulla Luna fossero in realtà dei falsi, semplicemente realizzati sulla Terra in uno studio cinematografico. La teoria analizzava alcune supposte anomalie riscontrate sulle foto diffuse dalla NASA. Numerose altre pubblicazioni hanno risposto ai dubbi sollevati ma, nonostante esistano le prove sull’allunaggio dell’Apollo, l’argomento continua a suscitare polemiche.
Cieli sereni PG
Col sole in fronte…
Ieri, 8 luglio, alle 13:14 (ora italiana) il Sole si è trovato esattamente sulla verticale del punto della Terra indicato nella figura, illuminando quella porzione del pianeta evidenziata in chiaro. Quale è stata la particolarità di quell’istante? È stato detto, e scritto, che il 99% della popolazione mondiale (7,8 miliardi di persone), si è trovata nella parte del pianeta illuminata dalla luce del Sole. Questo valore è ricavabile dai dati astronomici (posizione del Sole in funzione della data e dell’ora), dalla geografia del nostro pianeta e dalla distribuzione della popolazione mondiale.
CURIOSITÀ Nella realtà, c’è da considerare che quasi mezzo miliardo di persone si sono trovati al crepuscolo (mattinale o serale), con la luce solare indiretta, ma teoricamente ancora (o già) nell’emisfero notturno (sole sotto l’orizzonte). Togliendo quindi la zona crepuscolare (fascia ombreggiata in figura) otteniamo comunque circa 7,4 miliardi di persone, ovvero il 93% della popolazione mondiale.
Cieli sereni PG
Ita … ops!
L’immagine della bandiera italiana si presenta sempre con il verde sulla sinistra e il rosso a destra. (Così 👉 🇮🇹) .
Questa regola ha delle eccezioni: se la bandiera italiana è raffigurata su un veicolo, o velivolo, essa deve essere mostrata con il verde sempre ‘in avanti’ rispetto al movimento: questo per simboleggiare l’insegna che “sventola” nel vento generato dal moto. Il comandante BITTA ha notato il tricolore sul timone di coda degli aerei ITA (ex Alitalia) il quale, mentre sul lato sinistro è raffigurato nel senso corretto (foto in alto), sul lato destro appare a COLORI INVERTITI 🤦♂️! (foto in basso). Infatti, nella parte anteriore del timone non dovrebbe comparire il verde (e non il rosso), come fosse il pennone da cui ‘garrisce’ il tricolore?” 🤔
Cieli sereni PG
Sono solo dettagli
Think Global, act Local: è il momento del marketing territoriale.
Sempre più spesso si sente parlare di “glocalizzazione”, intendendo una globalizzazione che invece di ignorare, sovrastare o addirittura eliminare le potenzialità offerte dal territorio, le esalta e utilizza per entrarci più consapevolmente, concentrandosi su una dimensione di business fatta di usi e costumi locali.
Ma come può essere identificata questa tendenza?
“Think Global, act Local” è il motto coniato nei poliedrici anni ’80 da Akio Morita, cofondatore e presidente della Sony, che meglio rappresenta questa diversa idea di globalizzazione. Così dicendo, si vuol far capire come la tendenza sia quella di andare verso un abbandono della standardizzazione dei mercati, a favore di una vera e propria tutela delle realtà locali, mettendo in luce sfaccettature e caratteristiche.
Tutto il mondo è paese, insomma.
Al giorno d’oggi, svariate multinazionali stanno adottando questo modo di fare affari.
Pensiamo ad esempio a Netflix.
Con un pubblico davvero estremamente variegato, la multiculturalità rappresenta un valore aggiunto da sfruttare, che offre così anche la possibilità di cavalcare i trend su scala internazionale.
Ed ecco quindi venir fuori successi come la “Casa de Papel”, serie TV spagnola che ha tenuto con il fiato sospeso milioni di persone in tutto il mondo, il nostro “Suburra”, uno dei simboli delle produzioni Made in Italy o ancora il campione di incassi britannico “Black Mirror”.
Un altro esempio sicuramente sotto gli occhi di tutti è dato dalla catena di fast food più famosa al mondo.
Mc Donald’s fa della collaborazione con le realtà locali, con le associazioni e con i cittadini dei territori in cui è presente uno dei punti cardine della sua politica aziendale.
Basti pensare alle nuove ricette per panini firmati Giallozafferano, con ingredienti DOP e IGP che seguono la stagionalità dei prodotti, così da garantire anche la qualità dell’offerta e una continua promozione del territorio.
Volgendo lo sguardo all’estero, l’azienda aveva fatto la stessa cosa nel 2016 per il mercato indiano, quando lanciò il Chicken Maharaja Mac, un maxi burger a base di pollo, pensato apposta per andare incontro alle esigenze della tradizione locale, che impone di astenersi dalla carne di vitello.
Passando dal mercato di massa a quello del lusso, un gigante del settore come Louis Vuitton, sebbene abbia una salda posizione di leadership nel mercato del lusso in Cina e pur essendo presente nel Paese orientale con 47 negozi in 29 diverse città, si è trovato a dover adeguare la propria strategia a seguito della politica anticorruzione avviata dal presidente Xi Jinping, oltre che per la tendenza dei clienti del lusso di allontanarsi dalla ostentazione massiva di loghi.
Questo si è concretizzato con la riduzione della promozione di prodotti caratterizzati dal celeberrimo monogramma LV e l’introduzione di una linea “vintage”, creata specificatamente per quel mercato, utilizzando in un primo momento come brand ambassador, la celebre attrice e cantante pop cinese Fan Bingbing.
Successivamente, per smorzare la percezione che questa testimonial potesse impersonificare l’idea di un prodotto mass-market, venne scritturata Liu Wen, modella cinese di haute-couture, ma con residenza a New York, per una campagna di adv atta a promuovere la collezione Foulard d’Artistes.
Ultimo aspetto da considerare riguarda il fatto di come la glocalization venga tendenzialmente associata a un modello di business che mira soprattutto alla fidelizzazione del cliente.
Il prodotto viene inteso nella sua totalità, comprendendo così anche i servizi di assistenza e manutenzione post-vendita: questo certifica un guadagno duraturo al produttore e spesso costituisce anche la parte più remunerativa dell’intero introito aziendale.
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
PATRIAE UNITATI e CIVIUM LIBERTATI
L’Altare della Patria
Ogni 2 giugno il Presidente della Repubblica, rende omaggio all’ALTARE DELLA PATRIA con la deposizione di una corona d’alloro. L’ Altare della Patria, inaugurato il 4 giugno 1911, raccoglie, nelle sue sculture, la storia dell’unità d’Italia e i simboli della Repubblica. Eccone alcuni:
2 gruppi scultorei in bronzo dorato rappresentano i valori degli italiani: PENSIERO e AZIONE.
4 statue in marmo botticino che simboleggiano i valori morali degli italiani e i principi ideali che rendono salda la nazione: FORZA, CONCORDIA, DIRITTO e SACRIFICIO.
14 bassorilievi di CITTÀ NOBILI italiane posti alla base della statua di Vittorio Emanuele II. Si tratta di capitali delle antiche monarchie italiane preunitarie e delle repubbliche marinare, perciò non necessariamente delle più importanti d’Italia Queste città, considerate “madri” della Patria sono TORINO, VENEZIA, PALERMO, MANTOVA, URBINO, NAPOLI, GENOVA, MILANO, BOLOGNA, RAVENNA, PISA, AMALFI, FERRARA e FIRENZE.
16 statue nel fregio sopra il grande portico personificano le REGIONI italiane. Ogni statua si trova in corrispondenza di una colonna.
2 quadrighe: visibili da tutta Roma, simboleggiano l’UNITÀ e la LIBERTÀ.
2 iscrizioni latine poste sui frontoni dei sottostanti propilei, richiamano i due concetti cardine che informano l’intero monumento: LIBERTÀ DEI CITTADINI (“Civium Libertati”) e UNITÀ DELLA PATRIA (“Patriae Unitati”).
2 fontane dei maggiori mari italiani: a sinistra il MARE ADRIATICO e a destra il MAR TIRRENO.
Cieli sereni 🇮🇹 PG
Non è mai una persona sola a morire. Ad ogni sparo, moriamo tutti, un pò.
Gli Stati Uniti hanno il non invidiabile primato, tra i Paesi occidentali, di morti per arma da fuoco.
Nel 2020 si è raggiunto il numero più elevato di vittime, 578, il che significa più di una al giorno.
La crescita, rispetto agli anni precedenti, è stata esponenziale [Negli Stati Uniti circolano circa 380 milioni di armi a fronte di una popolazione di 319 milioni di abitanti].
Sono dati di cui i politici statunitensi sono al corrente, ovviamente, eppure puntualmente ad ogni strage di innocenti come quella dei giorni scorsi, si riaccende il dibattito sull’uso indiscriminato delle armi, accessibili praticamente a chiunque.
Dibattito che, come era facile prevedere, non riesce mai a fare passi in avanti, nonostante la situazione ed i numeri siano drammatici.
Biden, così come aveva fatto Obama prima di lui, e un po’ meno aveva fatto Trump, si è presentato davanti alla nazione per reclamare una limitazione del commercio e detenzione delle armi.
La Costituzione americana, le sentenze della magistratura, e soprattutto il peso delle lobby sono i fattori che fino a oggi hanno sbarrato la strada a ogni tentativo di «disarmo».
Il secondo emendamento della Costituzione americana consente ai privati cittadini di possedere armi. “Essendo necessaria alla sicurezza di uno stato libero una ben organizzata milizia”, recita testualmente la legge, “il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto”.
Una roccaforte inespugnabile dunque, protetta da una legge fondamentale che funge da pietra angolare della Costituzione americana, e che scaturisce dalle guerre di indipendenza contro britannici e spagnoli.
Qualsiasi tentativo di intervenire su questa, che più che una legge è una filosofia propria dei cittadini americani, è risultato vano.
Nel 2008, una sentenza della Suprema Corte ha ribadito la piena legittimità del secondo emendamento, dichiarando illegittima una legge di uno Stato membro, che cercava di limitare il possesso e l’uso delle armi.
Nel 1994 Bill Clinton approvò una legge (poi abolita nel 2004) che proibiva il commercio di armi da guerra per uso privato, ma l’anno successivo i democratici persero le elezioni di Midterm anche a causa di questa iniziativa, che ostacolava l’azione delle potentissime Lobby favorevoli alle armi.
Nel 2012, dopo la strage di Sandy Hook (26 morti) Barack Obama tornò a chiedere una limitazione ma la proposta non passò.
( Il massacro di Sandy Hook però segnò un precedente di storica rilevanza: per la prima volta una fabbrica di armi accettò di risarcire le vittime della sparatoria , versando 73 milioni di dollari alle 9 famiglie che le avevano fatto causa).
E oggi? Alla luce della ennesima strage di innocenti bambini , quante possibilità ci sono che una riforma della legge vada in porto?
I numeri sembrano non dare speranze.
Il Senato, dove i democratici possono contare sul 50% dei voti, resta un ostacolo insormontabile.
Per modificare una legge serve almeno il 60% dei voti e dunque il 10% dei repubblicani, storicamente contrari all’abolizione, dovrebbero votare contro il loro stesso partito.
Scenario impossibile perché un peso determinante nel settore del commercio delle armi è esercitato dalla NRA, la lobby dei produttori, che finanzia e supporta molti senatori e politici repubblicani.
Il soldato-fotografo Dmytro Kozatskiy, che si fa chiamare “Orest” , è stato catturato dai russi e ha usato il suo profilo Twitter per congedarsi dal mondo.
“E’ fatta.Grazie di tutto dal rifugio di Azovstal. Luogo della mia vita, e della mia morte”.
A questo link tutte le foto che ha chiesto a chiunque di poter condividere.
Alcune delle fotografie condivise da Dmytro Kozatskiy realizzate durante la resistenza nell’acciaieria Azovstal.
Watch up!
Luoghi geometrici…non comuni!
Magna Rita
la colossale statua di Santa Rita da Cascia a Santa Cruz, Brasile
Nelle vicinanze della città di Santa Cruz, in BRASILE, nello Stato del Rio Grande do Norte, si trova una colossale statua di Santa Rita da Cascia. È la statua religiosa cattolica più grande al mondo! Si noti, nella figura, il confronto con altre due famosissime statue: il Cristo Redentore del Corcovado a Rio e la Statua della Libertà a New York.
La città di Santa Cruz organizza ogni 22 maggio, una grande festa dedicata alla Santa e alla quale, mediamente, partecipano non meno di 60.000 persone provenienti da ogni angolo del Brasile.
Viene ricordato che il fondatore della città di Santa Cruz sarebbe stato un oriundo italiano devotissimo a Santa Rita da Cascia approdato in questo territorio nel 1825.
Santa Rita è la Patrona di CASCIA e co-patrona di NAPOLI, della famiglia, delle donne sposate infelicemente e dei casi disperati e apparentemente impossibili.
In ITALIA Santa Rita è festeggiata in diverse località: in Calabria a ROMBIOLO (VV), in Campania ad AVELLINO, in Lombardia a CONSIGLIO DI RUMO (CO), in Piemonte a TORINO, in Puglia a CONVERSANO (BA), in Sardegna a PATTADA (SS), in Sicilia a CASTELVETRANO (TP) e in Toscana a SESTO FIORENTINO (FI).
CURIOSITÀ Santa Rita da Cascia risulta la Santa più invocata sui social network per ottenere una guarigione miracolosa dal Covid-19.
L’eclissi della Luna Piena dei Fiori
LUNEDÌ 16 MAGGIO L’ECLISSI DELLA LUNA PIENA
La LUNA PIENA di questo mese di maggio sarà oscurata dall’ombra della Terra e ci regalerà lo spettacolo di una ECLISSI !.
Purtroppo gli orari non saranno proprio comodi: bisognerà alzarsi in piena notte tra oggi (domenica) e domani (lunedì), intorno alle 3:30, per vedere il disco illuminato del nostro satellite entrare nel cono di penombra generato dalla Terra (vedi figura). L’eclissi vera e propria inizierà alle ore 4:30 circa, quando la Luna inizierà a entrare nel cono d’ombra che via via la oscurerà fino a raggiungere la totalità alle 6:10 c. Purtroppo in Italia seguire l’eclissi fino alla fase di totalità sarà praticamente impossibile, poiché nel frattempo, poco prima delle 6:00, la Luna scenderà sotto l’orizzonte. Per di più, già dopo le 5:00, il cielo inizierà progressivamente a rischiararsi per l’imminente sorgere del Sole che avverrà alle 5:50 c.
Sarà comunque gratificante osservare il progredire dell’eclissi ad occhio nudo (meglio ancora con un binocolo), seguendo la Luna, bassa verso Sud-Ovest, che diventerà sempre più scura prima di sparire sotto l’orizzonte.
Non sono mai stata brava a organizzare gli spazi. I pieni e i vuoti, soprattutto. Amo le cose fatte alla rinfusa.
Ci sto dentro, nel groviglio: occuparmi della matassa dei pensieri è il mio catalogo di viaggio da spulciare.
Consapevolezza di un andare che resti e restituisca il senso dello spostamento dal proprio baricentro.
Intendo provarci.
Sperimentare.
Parto, sì. Perché il pensiero ha bisogno di estensione verso la chiarezza, come il passo si allunga naturalmente in direzione di spazi ampi. E sgombri.
Libertà da ingombri. Dicono sia un obiettivo eleggibile per chi vuole scrivere una storia che non obbedisca a logiche precostituite.
Non riesco a pensarmi confinata in un’idea lineare: cammino a zig-zag per il mondo e vivo di equilibrismi appesi a un filo di voce.
Il megafono lo lascio agli specialisti del rumore. Preferisco che sia un serrato bisbiglio a preannunciare il mio arrivo.
Quante volte, sull’orlo del baratro, gridare e ridere a precipizio mi ha salvato la vita, permettendomi di silenziare il frastuono delle allusioni insensate.
Ho imparato ad amarlo, il silenzio. Riempiendolo di tremiti e di vibrazioni che mi arrivano forti, quando mi capitano sfioramenti di pelle. Di quelli che producono energie indefinibili con il metro umano.
Io spezzo i discorsi con le mani quando non riesco a prendere a morsi la durezza della vita, interrompo la catena dell’ovvio e mi perdo alla ricerca di curiosi indizi, disseminati tra gli scomparti.
Sto mezza aperta e mezza chiusa, abbarbicata a una cerniera rotta da cui sbucano sbuffi e saluti.
Il bagaglio è ancora lì. Sbilenco, più di sempre.
Ostaggio di chiaroscuri, nel livido ombreggiare di una tenda scossa dal vento che ne camuffa le pieghe: pronta per affrontare il cammino io non lo sono stata mai.
Ma arriva un momento in cui rispondere a un’esigenza diventa imperativo categorico, è vera e propria terapia per l’anima. Aria buona per rinfocolare il cervello.
Coltivo il desiderio di capi leggeri, di indossare morbidamente le inquietudini. Me le lascio scivolare addosso senza imporre alcuna destinazione: seta per il cuore, velluto per la mente, broccato per il corpo.
Rotola dal comodino una biglia di vetro colorato. Si strazia su e giù per il pavimento, inciampando in me e nella mia indecisione. È alla deriva, in un mare di destinazioni possibili.
Ne osservo il moto convulso e ascolto il fruscio che genera il suo sfregamento sul parquet. Mi imbambolo mentre pesco dai cassetti e frugo alla ricerca di frammenti, di ricordi da trascinare via.
Mi chino a raccogliere la biglia e la faccio ruotare sul palmo della mano: il rumore è diverso. Sono cambiati i pensieri. Io non sono più io.
Mi frugo nelle tasche piene di ipotesi ardite: so che sarò altro da me, al rientro. Un percorso mi aspetta mentre rifletto su come aspettarlo.
Non temo il vicolo cieco, lungo il quale si cammina a passo d’uomo: mi fa più paura l’autostrada della bestialità dalla vista perfetta, tripla chance di corsia dove se non sorpassi e vai a velocità costante, rischi di bruciare il motore o di rimanere asfaltato.
Penso che se dovesse ospitarmi un treno, lo spingerò via dal binario morto, se sarà un aereo volerà anche con un’ala sola e a piedi camminerò con una scarpa sì e una no: un viaggio viaggia da sé, anche così.
Non serve pianificare, serve volere fortemente uno slittamento di asticella in alto. Una lieve traslazione di parabola verso un esito dai contorni più definiti.
Ho deciso che i tabù sono fatti per essere infranti e anche noi siamo fatti per disintegrarci tra amori folli e legami ruvidi, figli di bagagli semi disfatti.
Stropicciati, ci sparpagliamo nell’aria quando il vento vuole disperderci e ci ricomponiamo magicamente come puzzle perfetti quando, placato il suo impeto, finalmente la natura si riposa.
Nella mia valigia ho chiuso il disagio della fissità di uno schema, un’educazione fredda e rigida come il marmo di questo pavimento che, ormai, ondeggia sotto i miei piedi portandomi dritta al mare, tra flutti e spruzzi da cui ho capito che è inutile ripararsi.
Mi mancherà tutto di questi luoghi, mi mancherà chi mi ha fatto compagnia abitandoli con me, mi mancherà la me che li ha vissuti col desiderio di renderli animati e parlanti. I luoghi siamo noi, permeati di luce e di emozioni vive e vere, che li attraversiamo rendendoli indimenticabili per la mente e per l’anima.
Sto fissando la valigia. La guardo prendere forma e plasmarsi, rinnovata nel turgore. Il tessuto è finalmente teso, senza grinze e pieghe: tutto ha una collocazione e anche i pieni fanno pace coi vuoti.
Ho scoperto che non ho un biglietto. Ho solo un invito a raggiungere il molo. E un disegno. Raffigura una imbarcazione a vela, candida come il cielo, quando si addensa di nuvole che precedono la tempesta. Ha un timone di legno, imponente e lucido. Dicono che la barca sia affidata a una donna esperta ma volubile che non ama i tentennamenti. Chi decide di salpare non ha modo di cambiare idea. Si affida. Come, a volte, capita anche nella vita.
Mi sono affidata tanto nella vita. Ho assecondato, ho accontentato ed elargito senza mai tenere niente per me. Il mio cuore lo sa e ha pagato più volte dazio per questo.
Ora basta. Ora c’è una nave che salpa. E io ho la valigia giusta per questo viaggio. E sono la donna giusta per affrontarlo con la consapevolezza della fruttuosità e dell’arricchimento che da tale esperienza mi deriverà.
Porto con me un taccuino, una penna e il mio pc. Poche cose che significano tanto, tutto per me.
Parto per un viaggio lungo come il mio bisogno di ritrovarmi, dentro e fuori.
Ne parlerò, ne scriverò, lo racconterò senza filtri.
Ho 47 anni. Coniugata, due figli. Sono un ex avvocato civilista, da sempre appassionata di scrittura. Sono autodidatta, non avendo mai seguito alcun corso specifico sulla materia. Il mio interesse é assolutamente innato, complici – forse – il piacere per le letture, la curiosità e la particolare proprietà di linguaggio che,sin dall’infanzia, hanno caratterizzato il mio percorso di vita. Ho da poco pubblicato il mio primo romanzo breve dal titolo:Il social-consiglio in outfit da Bianconiglio. Per me è assolutamente terapeutico alimentare la passione per tutto ciò che riguarda il mondo della scrittura. Trovo affascinante l’arte della parola (scritta e parlata) e la considero una chiave di comunicazione fondamentale di cui non bisognerebbe mai perdere di vista il significato, profondo e speciale. Credo fortemente nell’impatto emotivo dello scrivere che mi consente di mettermi in ascolto di me stessa e relazionarmi con gli altri in una modalità che ha davvero un non so che di magico.
M come Mamma
La statua di una mamma nel porto di Odessa (Ucraina)]
Un vecchio proverbio dice: “Dio non poteva essere dappertutto e allora ha inventato le mamme”.
CURIOSITÀ Nella maggior parte delle lingue di tutto il mondo, la parola “mamma” inizia sempre con la lettera “m”.
Anche nei paesi molto più lontani dal nostro la pronuncia è uguale.
A Samoa 🇼🇸 mama, nelle Figi🇫🇯 nana, in singalese🇱🇰 amma, in cinese🇨🇳 mama, in eskimese anana, in zulu umama, in swaili mama.
PERCHÈ ? Sembra che nei primi mesi di vita, tutti comunichiamo allo stesso modo e che il suono vocale A, unito ai suoni nasali M e N, sia uno dei più semplici da pronunciare in assoluto. Esista anche il mantra “MA” che è considerato molto protettivo.
Buon vento è un modo di dire che si usa fra marinai come augurio di trovare sempre le condizioni migliori per indirizzare il proprio viaggio, un viaggio che, a volte invece, può essere costellato di difficoltà tra le quali è difficile destreggiarsi. Da una di queste difficoltà nasce il progetto espositivo, realizzato da Federica Anna Molfese con l’Associazione Controcorrente e CFC, patrocinato dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma con il sostegno di dell’Associazione Salute Donna Onlus, Cristal BraeSamarcanda Radiotaxi.
Racconta il decorso di una malattia purtroppo molto diffusa, il tumore al seno e viene presentato il 7 maggio alle ore 18,00 presso Rione Roma in Via dell’Arco di Parma 18 che ha, con entusiasmo, accolto l’iniziativa.
E’ il foto-video racconto di un percorso lungo e doloroso che ha coinvolto l’autrice, Federica Anna Molfese e, poco dopo, anche sua madre. Prima dell’operazione di mastectomia che la attendeva ha voluto fotografarsi per ricordare, per raccontare quello che le accadeva e prendere consapevolezza di quello che stava per cambiare. Quella prima foto ha creato un forte legame con la macchina fotografica, che l’ha accompagnata per i due anni successivi. Le foto scattate erano crude, prive di ogni qualsivoglia mediazione sul tema, anche per il modo in cui il tumore era stato scoperto e fatto irruzione nella sua vita, senza nessun avvertimento dall’oggi al domani..
L’esigenza dell’artista è stata quella di creare qualcosa che andasse oltre il personale vissuto e raccontare le paure e le idee che passano per la mente in un momento come quello, al fine di aiutare chi, purtroppo, sì trova ad affrontare una situazione simile a sentirsi meno solo.
Il progetto, curato da Chiara Sandonini, si compone di 3 sezioni ospitate nei diversi piani di Rione Roma, lo spazio polifunzionale situato nei pressi di Piazza Navona, che accoglie l’evento nelle giornate comprese fra il 7 ed il 13 maggio 2022, in concomitanza con il mese della prevenzione dei tumori al seno. Per accedere dall’8 al 13 è necessario prenotare via email a rioneroma@gmail.com o chiamare il numero 3387043943.
L’iniziativa ha riscosso l’interesse della Commissione capitolina della Pari Opportunità ed ha invitato l’artista alla commissione tenutasi il 2 maggio 2022 a seguito della quale la Presidente Michela Cicculli ha dichiarato: “La Commissione delle Pari Opportunità di Roma Capitale sostiene fortemente l’iniziativa Buon Vento Exhibstory che, accanto alle numerose altre iniziative dedicate in questo periodo alla sensibilizzazione sul tumore al seno, è occasione di riflessione su un’esperienza che riguarda ancora troppe donne, anche molto giovani, che non devono sentirsi sole. La Commissione della Pari Opportunità e l’Assemblea Capitolina si faranno promotrici degli atti necessari a diffondere le iniziative di informazione e prevenzione nella città di Roma e di quelli a supporto alle donne che si trovano ad attraversare questa esperienza. La corretta informazione, l’accesso alla prevenzione e alle cure e il sostegno sociale e istituzionale sono i tasselli che possono aiutare le donne ad affrontare e superare anche un’esperienza così difficile e a tornare ad una vita piena e soddisfacente.”
Alla Commisione Comunale ha partecipato anche l’Associazione Salute Donna Onlus, che si dedica alla promozione dell’educazione alla salute, alle attività di prevenzione delle malattie oncologiche, alla informazione sull’importanza dei principi che sono alla base dei corretti stili di vita, al sostegno dei pazienti oncologici nel percorso di cura, al supporto della ricerca scientifica e alla tutela dei diritti dei pazienti anche attraverso un’importante azione Istituzionale. Nella stessa sessione è stata ribadita anche l’importanza di una riflessione da parte delle istituzioni sul sostegno alle idee ed ai progetti artistici delle persone colpite da malattie gravemente invalidanti.
Anche la Regione Lazio ha voluto sostenere BuonVento concedendo il suo patrocinio e la Consigliera e Segretaria Michela Di Biase dichiara: “Raccontare la malattia attraverso l’arte, dare forma al dolore, ai cambiamenti del proprio corpo e a quelli dell’anima e trasformare tutto in un “Buon vento” è quello che Federica ha realizzato attraverso un progetto artistico che ripercorre le tappe del suo tumore al seno: dalla scoperta, all’operazione e alla guarigione. L’istinto ci porta quasi sempre ad allontanare il dolore, a volte anche a nasconderlo, Federica, invece, lo ha mostrato al mondo, lanciando attraverso l’arte un messaggio diretto e potente che è quello della sfida, del coraggio e della vittoria. È attraverso questo racconto che Federica dà forza a tutte le donne che come lei sono colpite dal carcinoma al seno. Il tumore della mammella è ancora oggi la neoplasia più frequente in Italia ma è anche tra le più curabili e la diagnosi precoce riveste un ruolo cruciale nella lotta al tumore al seno. La Regione Lazio ogni anno offre screening gratuiti alle donne tra i 45 e i 49 anni. Inoltre, abbiamo stanziato fondi per contribuire all’acquisto della parrucca e istituito banche della parrucca in tutte le Asl regionali, oltre a prevedere un unico intervento per la mastectomia demolitiva e la ricostruzione contestuale della mammella.”
Il progetto è realizzato con il sostegno di Cristalbra “zerodolore”, il primo reggiseno bustino-bendaggio, ideato per accompagnare ogni persona nei giorni successivi all’intervento necessario in caso di eliminazione di neoplasia o in caso di mastoplastica ma anche in un decorso post operatorio di altro genere che interessi la zona.
Anche la cooperativa di Taxi Samarcanda ha deciso di partecipare al progetto in questo mese in cui festeggia i suoi 30 anni di attività ed ha deciso di celebrarli all’insegna della solidarietà, implementando le già corpose attività del Taxi Solidale, con un’iniziativa in sostegno delle donne che devono recarsi in ospedale per controlli e/o operazioni. Ogni donna, che nel mese di maggio si avvarrà del servizio usufruirà di uno sconto del 10% sia sul trasporto verso la struttura medica – clinica – ospedaliera che dalla stessa verso casa; il codice abbinato all’iniziativa è 0310 “Convenzione Buon Vento” . Samarcanda è da sempre vicina alle problematiche sociali e sostiene periodicamente diverse campagne di solidarietà.
BuonVento continuerà ad essere presente a Roma in diversi luoghi che lo ospiteranno per il valore evocativo e narrativo che lo caratterizza, per sapere dove e quando potrete vederlo seguite i social dell’iniziativa:
Sono una giornalista pubblicista, un ufficio stampa, una professoressa di scuola superiore e una formatrice aziendale. Lavoro con diversi enti di formazione ma anche con università private. Nei miei 43 anni ho capito di essere inguaribilmente curiosa di amare la letteratura, l’arte, il teatro, gli eventi e il digitale per il suo valore innovativo. Sono Membro del comitato scientifico dell’Associazione Nord Est Digitale che promuove e diffonde la cultura del digitale in Italia e sono ambassador per il Lazio del Digital Meet.
A questi link potrete trovare ulteriori info sulla mia attività.
La Festa dei Lavoratori prende spunto da un episodio che risale al 1886. Il 1 maggio di quell’anno, negli Stati Uniti, la Federation of Organized Trades and Labour Unions proclamò uno sciopero generale per chiedere condizioni di lavoro più eque nelle fabbriche. La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una vera e propria battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: morirono 11 persone in quello che passò alla storia come la Rivolta di Haymarket.
CURIOSITÀ: Anche se i fatti all’origine della data simbolica di questa ricorrenza si svolsero a Chicago, negli USA il _“Labor Day”_ si festeggia il primo lunedì di settembre. Quest’anno cadrà il 5 settembre prossimo.
A Volterra (Pisa) la mattina del 1° maggio a colazione si usa mangiare un piatto di trippa. Usanza che viene dai lavoratori delle cave di alabastro.
Cieli sereni PG
Veneziola/Venezziola/Venezuola…Venezuela!
Il Vespucci sta navigando verso Trinidad e Tobago, al largo delle coste del Venezuela..
Ad Amerigo Vespucci non si deve soltanto il nome “America”, ma anche il nome “Venezuela”. Nel 1499, in uno dei suoi viaggi nel nuovo continente, il navigatore fiorentino scoprì un insediamento lagunare con tipiche costruzioni sull’acqua. Queste palafitte, e più in generale l’intera Laguna di Maracaibo, ad Amerigo Vespucci ricordarono Venezia e la definì Veneziola/Venezziola/Venezuola (cioè“piccola Venezia”). Successivamente tutta la regione dove sorgeva questo villaggio assunse, per estensione, tale denominazione che fu poi trasformata in lingua spagnola in “Venezuela”.🇻🇪
Cieli sereni PG
L’acqua del lago non è mai dolce – Giulia Caminito
“L’acqua del lago non è mai dolce” ti assorbe e ti immerge nella storia… il romanzo richiama sensazioni ed episodi della propria infanzia e adolescenza, addolciti da una sottile malinconia e nostalgia per il tempo passato; anche se gli episodi personali non hanno niente a che vedere con quelli raccontati, l’intimità che si crea con il lettore richiama alla memoria tali emozioni.
È inevitabile tifare per i più fragili, commuoversi per le ingiustizie che colpiscono i protagonisti della storia e soffrire per l’anaffettività della famiglia della protagonista.
Si tifa per i più fragili, ci si commuove per le ingiustizie subite dai protagonisti e si soffre per la mancata accoglienza familiare verso i familiari della protagonista.
Gaia racconta in prima persona la sua storia: l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. La sua famiglia è sorretta dalla madre, Adriana. Adriana è una donna di umili origini ma di grande carattere, volitiva e battagliera per la sua famiglia; la donna non transige sul rispetto delle cose comuni e la sua lealtà nei confronti degli altri rappresenta uno dei pochi pilastri educativi offerti ai figli.
Nella famiglia di Gaia o si accettano le regole e le condizioni dettate da Adriana o si deve andare via di casa. Le condizioni economiche sono precarie e la priorità è sopravvivere, sotto tutti i punti di vista.
Nonostante le varie difficoltà, economiche e sociali, Gaia riesce a condurre una vita piuttosto tranquilla: vive al riparo della protezione della madre, seguendone i dettami e uniformandosi al suo volere senza, all’apparenza, venirne schiacciata.
Il fratello maggiore, Mariano, è il suo riferimento.
Quando il fratello però andrà via di casa, la sua mancanza sarà forte e Gaia deciderà di crescere e di affrontare da sola gli eventi che le capiteranno.
La donna che diventerà sarà decisamente diversa dalle aspettative della madre.
In una società che corre e che si evolve in fretta le mancanze, economiche e morali, della famiglia di Gaia si faranno sentire e la ragazza farà sempre più fatica a gestire le proprie emozioni, con ripercussioni a volte importanti sui rapporti sociali.
La storia è ambientata nel paese di Anguillara Sabazia e sul Lago di Bracciano. Le dinamiche popolari ricordano equilibri che forse non torneranno più; equilibri sociali che nella frenesia odierna ci siamo dimenticati e tradizioni tramandate che affascinano e commuovono sempre.
“L’acqua del lago non è mai dolce” racconta una storia cruda e coinvolgente. La scrittura di Giulia Caminito non annoia mai e durante la lettura la curiosità per come si evolveranno gli eventi cresce pagina dopo pagina!
Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!
A questo link qui sotto puoi trovare altre mie recensioni.
Ogni anno, dal 1970, un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera, si celebra quella che è considerata la più grande iniziativa al mondo dedicata all’ambiente.
Obiettivo principale: sensibilizzare l’opinione pubblica sulla salvaguardia del pianeta, della biodiversità, promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri e invertire il degrado dei terreni.
Le Nazioni Unite, nel 2016, hanno scelto il 22 Aprile per adottare ufficialmente l’Accordo di Parigi, che rappresenta l’impegno più importante mai firmato contro la crisi climatica globale.
L’obiettivo del trattato è molto chiaro e prevede l’incremento comunitario di azioni mondiali e il suo raggiungimento può essere riassunto in 3 punti fondamentali:
– contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 °C oltre i livelli preindustriali e di limitare l’aumento a 1,5 °C
– aumentare la capacità di adattamento agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, promuovendo la resilienza climatica e lo sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra, con modalità che non minaccino la produzione alimentare;
– rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso che conduca a uno sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente al clima.
Tutto molto bello e soprattutto estremamente necessario.
Ma cosa significa esattamente la tematica scelta e quali demoni si possono celare dietro una così nobile causa?
“Investire nel Pianeta” è un chiaro riferimento a come la finanza privata – influenzata e guidata spesso anche dalle nostre scelte individuali – è probabilmente uno dei più grandi acceleratori dei capovolgimenti di cui abbiamo bisogno per dare una svolta e mettere un freno ai disastri naturali causati solo dalla nostra noncuranza e senso di onnipotenza.
E’ quindi abbastanza semplice dedurre come, prendendoci cura della nostra Madre Terra, arrivino anche i vantaggi economici.
E qui entra in scena un termine che si è fatto conoscere molto negli ultimi tempi.
Stiamo parlando del Greenwashing.
Origine del nome:
Si tratta di un neologismo nato dalla sincrasi tra le parole “green” (il colore associato da sempre all’ambiente e al movimento ambientalista) e “whitewashing” (imbiancare e – in senso figurato – nascondere qualcosa).
La sua origine viene fatta risalire all’ambientalista statunitense Jay Westerveld, che per primo lo impiegò nel 1986 per stigmatizzare la pratica delle catene alberghiere, che facevano leva sull’impatto ambientale del lavaggio della biancheria per invitare gli utenti a ridurre il consumo di asciugamani, quando in realtà l’invito era mosso quasi esclusivamente da motivazioni economiche (nello specifico, era relativo a un taglio nei costi di gestione).
Ora noi lo utilizziamo per indicare una strategia di comunicazione adoperata da certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche finalizzata a costruire un’immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, con l’unico scopo di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi per l’ambiente dovuti alle proprie attività o ai propri prodotti.
E’ una campagna sostenibile intrapresa dall’azienda, per mostrarsi sensibile alle conseguenze dei propri prodotti sull’ambiente.
Peccato che, come spiega a Will uno dei più agguerriti nemici di questa pratica, nonchè esperto in sostenibilità ambientale e sociale nella moda, Matteo Ward, analizzando le componenti di un capo presentato sul sito, è possibile notare come un tessuto composto da più di due diversi tipi di fibre non possa essere riciclabile.
Inoltre, le stesse fibre derivano da combustibili fossili: questo significa che,lavaggio dopo lavaggio, viene rilasciata della microplastica.
E tutto ciò non è assolutamente né green, né Eco-friendly, né tantomeno etico.
I danni che conseguono un’attività di Greenwashing spaziano dalla perdita di credibilità a quello più serio che consiste nella mancanza di un’azione concreta per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Per questo motivo, è fondamentale l’identificazione delle aziende che realmente hanno incorporato la sostenibilità all’interno della propria organizzazione, soprattutto per gli investitori ESG (Environmental, Social, Governance. Viene utilizzato nel settore economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate all’investimento responsabile (IR), che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance).
Il rischio, altrimenti, è quello di finanziare progetti e imprese che non apportano alcun beneficio per l’ambiente e le persone, vanificando così tutti i princìpi e le buone intenzioni della tematica di questa giornata.
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
Dalla famiglia, come nella tragedia greca e nei romanzi russi?
Qualsiasi risposta è già stata data.
“È un momento” mi disse una volta un amico, nelle acque limpide di Lampedusa, forse per vanto erudito citando un qualche autore di quelli che fanno colpo su una fanciulla che nuota da sola. Tipo Sartre, o qualcosa di simile. Me lo ricordo bene. Fra i ricordi sfocati di un viaggio di maturità, quelli che si facevano un tempo, a luglio inoltrato, con poche lire in tasca.
Arrivavi in un’isola, bianca bianca e con in testa ancora i versi a memoria di qualche tragedia – eit ofel’ Argùs me diaptastai skafos – e subito era scottatura e ubriacatura e amori di una sera.
Un momento, vorrei dirgli decenni dopo, è quello in cui cerchi di afferrarla per fissarla da qualche parte, per ricordartene, per dire agli amici: “ecco, ero felice”, per rispondere alla domanda che crediamo sempre ci venga fatta: “sei felice?”.
“Sì: ho le prove! La luce era perfetta, l’acqua era limpida, ci sentivamo fatti l’uno per l’altra, toccarsi era bello e difficile – troppo ustionati! – ma quindi sì: felice!”
Ma il fatto è che la luce poi cambia, e insomma non era poi così perfetto, e infatti ognuno ha nuotato per conto suo.
Non devi cercare di afferrarla: è fragile la felicità! Si accorge se vuoi stringerla e si squaglia prima che tu possa dire: “eccoti!”
L’ansia della felicità è infelicità pura.
L’infelicità invece si lascia fermare volentieri. Gli infelici sono a loro modo felici: perché la loro infelicità è ben solida, personale, intima. È una compagna che non tradisce, che non si allontana, che si fa afferrare, richiede attenzione esclusiva, è gelosa! L’infelice fugge con cura ogni possibilità di felicità: evita di ricevere regali, di portare a termine progetti, di mostrare il lato migliore di sé, evita l’affetto degli altri e il loro aiuto. Tutto ciò lo (la) priverebbe del piacere di essere infelici, dell’autoerotismo dell’infelicità, della ruminazione ansiosa in cui gli altri sono nemici perché felici.
Vivere accanto a un infelice cronico è l’inferno in terra.
Sebbene l’infelice sembri amare la solitudine, in realtà odia la solitudine altrui, odia chi non cerca la sua compagnia anzi, chi non ha bisogno della sua compagnia. Il bisogno è nemico della felicità. È quindi illusoria e falsa l’autosufficienza dell’infelice: egli (ella) ha bisogno dell’attenzione altrui, delle energie psichiche, della gioia, dell’entusiasmo che pure critica.
Molto di più dell’esibizione di falsa felicità – quella dei social, delle celebrazioni chiassose, dei selfie sorridenti, del successo esibito – io temo la retorica della non esibizione, l’ostentazione del privato, dell’autosufficienza rancorosa, del compiacimento di gusti elitari e raffinati che ammantano di fascino lo squallido e il disadorno.
La tragedia greca è – ovviamente – piena di personaggi infelici. Soprattutto donne. Fra le più infelici c’è Antigone. Sappiamo bene che Antigone è un’eroina: vuole a tutti costi seppellire il fratello Polinice e per farlo non esita a scontrarsi con le leggi e con il perfido tiranno Creonte. È inflessibile e rigida, ma lo spettatore è dalla sua parte perché la sua inflessibilità è migliore di quella – opposta – di Creonte. Ne ammiriamo il coraggio e la determinazione: faccia a faccia col tiranno afferma che il morire non le causa nessun dolore e anzi vuole affrettare la Morte. Ma, quando appare per l’ultima volta sulla scena, già condannata, si esprime in modo ben diverso: chiede di essere guardata mentre va a morire, si dispera per non avere conosciuto l’amore coniugale e perché non sarà pianta da nessuno, lamenta l’infelicità sua e della sua famiglia tutta, si autocommisera, non è più sicura che gli dei siano dalla sua parte. Il Coro si dissocia da lei: l’infelicità necrofila che ha coltivato per tutta la tragedia appare ora in tutta la sua inutilità. Nessun riscatto è possibile. Neanche quello eroico. La sua vita le si rivela arida, povera, solitaria, senza eros, ora che è venuta a cadere la spinta antagonista e ribelle. Coerenza e assenza di conflitto – Antigone è stata incredibilmente sicura di fare bene e che nient’altro esistesse, non l’amore per la sorella né per il fidanzato, oltre al suo dovere di pietà – si rivelano scelte pietrificanti e raggelanti. La morte di Antigone non è ‘bella’ né eroica, ma solitaria e patetica.
Questa tragedia, così amata, ci mostra che le opposte richieste dei due personaggi, così rigide, non possono essere armonizzate in modo da rendere giustizia ad entrambe: ogni scelta implica il rifiuto di qualcosa, ogni valore si afferma in modo totalizzante e senza appello; per evitare il conflitto e il dolore conseguente, per vivere in modo coerente, Antigone si condanna all’infelicità totale, all’insensibilità, alla solitudine vera.
Felice è il coraggio del vuoto, della non aspettativa, del conflitto, dello spazio aperto a ciò che accade, a ciò che non è nostro e non possiamo possedere, che ci può solo essere regalato e non potremo usare per rispondere “sì” alla domanda se siamo felici.
Scrivo, studio, insegno materie con le tecnologie, sono pratica di formazione, giornalista free lance, multipotenziale.
Il Leone di San Marco
Nel quarto superiore del simbolo della Marina Militare compare il Leone di San Marco, secolare simbolo della città di Venezia e della sua antica Repubblica. Detto anche “Leone Marciano” o “Leone Alato”, è la rappresentazione simbolica dell’evangelista san Marco, raffigurato in forma di leone alato. Altri elementi osservabili sono l’aureola, il libro e una spada tra le zampe in varie combinazioni
La simbologia del Leone di San Marco deriva dalla leggenda secondo la quale un angelo sotto forma di leone alato si presentò al Santo, naufragato in laguna, proferendo le parole: «Pax tibi Marce, evangelista meus. Hic requiescet corpus tuum» (Pace a te, Marco, mio evangelista. Qui riposerà il tuo corpo) preannunciandogli che in quel luogo, un giorno, il suo corpo avrebbe trovato riposo e venerazione. Il libro, associato al Vangelo, ripropone spesso le parole del leone: «PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEVS».
Numerose le interpretazioni simboliche riguardo alla combinazione tra spada e libro:
il solo libro aperto è ritenuto simbolo della sovranità dello Stato;
il solo libro chiuso è invece ritenuto simbolo della sovranità delegata alle pubbliche magistrature;
il libro aperto e la spada non visibile a terra è ritenuto simbolo della condizione di pace;
il libro aperto con la spada impugnata sarebbe invece simbolo della pubblica giustizia.
il libro chiuso con spada impugnata, è infine ritenuto simbolo di stato di guerra;
Altri elementi significativi, infine, il leone poggia le zampe anteriori sulla terra e quelle posteriori sull’acqua: particolare riferimento al saldo potere di Venezia sulla terra e sul mare.
Già che ne sarà della Z-Generation e della nostra, che ne sarà dopo che la Z sembra sia divenuta suo malgrado una sorta di “marchio d’infamia”, come fu la “lettera scarlatta” o altri pittogrammi/simboli che neppure credo sia il caso di nominare.
Pare infatti allungarsi l’elenco della Aziende che rimuovono/rivedono il proprio logo dove la Z è più o meno dominante.
– Qualche settimana fa Zurich Assicurazione comunica di voler rimuovere (pare temporaneamente) il logo con la lettera Z per dissociarsi dall’invasione russa in Ucraina.
– Qualche giorno prima l’azienda britannica Ocado aveva deciso di modificare il logo del servizio di spesa veloce online Zoom.
– Un altro caso è quello di Zetland, società di media danese fondata nel 2012, con sede a Copenaghen, un sito d’informazione che pubblica articoli d’approfondimento e podcast per abbonati.
Sinceramente sono perplesso… si va diffondendo la “sindrome dell’inconsciamente colpevole” o “dell’incolpevole fiancheggiatore”, ma tutto questo ha un senso? Ha senso stravolgere il proprio logo e chissà cos’altro dell’immagine di un Brand, con i costi annessi connessi e derivati? E fino a quando?
Grazie ai commenti al mio post in tema su Linkedin, trovo specificato da @Stefano Vatti, che «sono 168 i marchi registrati a livello comunitario che recano la sola lettera “Z”…» Che dire? Almeno avvisiamoli tutti dei rischi che corrono.
Altri commenti perplessi come quello di @Katia Bovani: «Dismettere un logo identificativo di un’impresa consolidata e di un brand il cui valore economico-finanziario è composto anche da segmenti immateriali (come il logo) che fanno parte della pura azienda, non è decisione che l’organo amministrativo può assumere sull’onda emotiva. Men che meno per il timore di essere assimilati a un corpo militare invasore.»
O di @Mariangela Ottaviani: «…proprio per prendere le distanze da queste “sindromi”, è più che mai importante mantenere la propria identità. Se poi si tratta di un brand come quello al quale ti riferisci (Zurich), fondato nella seconda metà del 1800, allora non mi preoccuperei di cambiare logo. Dopo un secolo e mezzo quell’azienda è ancora presente… abbiamo forse chiesto scusa a Bartolomeo Cristofori e variato il numero dei tasti del pianoforte*, quando l’88 è stato associato a “certi ambienti” politici dopo la seconda guerra mondiale?».
Commenti che aiutano a riflettere, perché viviamo un periodo storico dove la forte pressione “social-moral-puritana”, vorrebbe tutti indistintamente equidistanti da ogni “male” (dove il concetto di male è tra l’altro molto “liquido”), obbligatoriamente schierati, perennemente tesi a cospargerci il capo di cenere per gli errori altrui e il non-farlo diviene automaticamente connivenza. Se poi il pensiero social-sociologico individua un suo simbolo pro o contro, che sia un colore o la pressione di un ginocchio, il perverso gioco e fatto!
Altra cosa è ovviamente non solo prendere le distanze con dichiarazioni pubbliche, ma anche intervenire con azioni concrete, finanziarie dirette o meno a sostegno della “causa” che si intende appoggiare.
Nel frattempo difronte a questo dilagare di Z-Remove Potemmo consolarci ipotizzando un lato positivo sul fronte delle “nuove occupazioni” (se non cambiano le cose) l’ SMBC (social-moral-brand-consultant) e per i gruppi più grandi, compartimenti dedicati con professionisti laureati in Storia, Storia delle Religioni, Sociologia, Psicologia (delle masse possibilmente) con forte propensione al settore “social-comunication”.
Oggi c’è chi viene costretto a prendere posizioni con gesti tanto visibili quanto talvolta effimeri oppure si “mette avanti” a scanso di equivoci.
Penso finiremo per vestirci tutti dello stesso colore (o colori), studiando una Storia “rivista e corretta” (come non lo fosse già abbastanza), consolandoci che colori e Storia, potranno cambiare di volta in volta a seconda del “male” di turno.
*(Oggi poi dividere i tasti di un pianoforte tra “bianchi e neri” potrebbe diventare un problema)
Mario Barbieri, classe 1959, sposato, tre figli ormai adulti. Appassionato di Design e Fotografia.
Inizia la sua carriera lavorativa come illustratore, passando per la progettazione di attrazioni per Parchi Divertimento, negli ultimi anni si occupa di arredamento, lavorando in particolare con una delle principali Aziende Italiane nel settore Cucina, Living e Bagno.
In questi giorni, chi si troverà sveglio poco prima del sorgere del Sole (intorno alle 5..🤪), potrà scorgere, allineati nel cielo sud-orientale, ben 4 dei 5 pianeti visibili a occhio nudo. Si tratta di GIOVE, VENERE, MARTE e SATURNO: la loro disposizione offrirà la possibilità di immaginare nel cielo la linea chiamata ECLITTICA, ovvero la proiezione in cielo del piano dell’orbita della Terra intorno al Sole.
Il 23 aprile lo spettacolo sarà ancora più raro: anche la Luna si disporrà sulla ‘retta’ e sarà visibile sulla destra, facendo salire a 5 i corpi celesti allineati, (vedi immagine per le ore 5 circa).
L’allineamento sarà visibile fino al 29 aprile, mentre la stessa configurazione si ripresenterà il 21 maggio prossimo.
Ma non è finita! Intorno al 17 giugno ai 4 pianeti si aggiungerà anche MERCURIO!
CURIOSITÀ Lo spettacolo subirà qualche cambiamento: alla fine di aprile sull’ “ideale retta congiungente”, la posizione di Giove si scambierà con quella di Venere e alla fine di maggio sempre Giove si invertirà anche con Marte.😵💫
Cieli sereni PG
Greco e Latino, in Architettura. Episodio I – Gli ordini classici. Abecedario.
(Interno interattivo a 360 gradi del Pantheon a Roma. Cliccando sul quadratino si ottiene lo schermo intero; trascinado il cursore del mouse ci si muove in ogni direzione )
Quadro assiomatico: l’Architettura è un linguaggio.
Postulato: L’Architettura Classica, l’arte del costruire che nel campo linguistico corrisponde all’antico Greco e al Latino, è esclusivamente quella che utilizza gli ordini architettonici Tuscanico, Dorico, Ionico, Corinzio e Composito.
Definizione: un ordine architettonico è costituito da un insieme di sostegni e sovrastrutture, tra loro correlati, distinto da proporzioni, profili e dettagli caratteristici che lo rendono facilmente riconoscibile. I Cinque Ordini costituiscono l’equivalente delle cinque declinazioni della lingua latina e rappresentano le vere e proprie “uniformi” degli edifici classici.
In questa splendida incisione su rame di Claude Perrault (1613-1688, autore della “colonnade”, come viene chiamata la facciata est del Louvre) sono illustrati quelli che, all’epoca, venivano considerati indiscutibilmente gli ordini classici dell’Architettura: da sinistra Tuscanico, Dorico, Ionico, Corinzio, Composito.
L’utilizzo concreto di questa gamma lo ritroviamo, peraltro, nel corso di millenni della Storia dell’Architettura e senza limitazioni geografiche di sorta: partendo in Grecia dal VI secolo a.C., proseguendo per l’intera estensione dell’Impero Romano, nelle Americhe e financo in Australia, Africa ed Asia, nell’architettura coloniale del XX secolo.
Nelle illustrazioni che seguono, abbiamo volutamente messo a confronto tre diversi esempi dell’ordine “dorico greco/arcaico” ( tutti realizzati in Italia)
Le prime due immagini a sinistra raffigurano il Tempio di Era II (o di Poseidone) a Paestum (V sec. a.C.) mentre le altre due risalgono all’inzio del XIX secolo e sono opere romane di Giuseppe Valadier: rispettivamente Villa Torlonia e la Casina del Pincio, che appunto prende il suo nome. Colonne e capitelli del Tempio sono separati da quelli delle altre costruzioni da oltre 2300 anni….epperò lo stile rimane molto simile, oltre che assolutamente riconoscibile.
Ma perché gli ordini sono proprio (e solo) cinque? All’età di Augusto, per Vitruvio (che conosceremo meglio tra qualche riga) erano limitati a tre: Dorico, Ionico e Corinzio. La gamma ampliata è stata di fatto “certificata” solo quindici secoli dopo, nel Rinascimento, da un architetto bolognese, Sebastiano Serlio (1475-1554), collaboratore di Baldassarre Peruzzi (1481-1536), che a sua volta lo era di Raffaello Sanzio (1483-1520). Raffaello, ricordiamo, oltre che “divin pittore” era stato nominato dal papa Leone X “praefectus marmorum et lapidum omnium“, diventando, di fatto, il primo soprintendente archeologico e ai monumenti della storia.
In questa veste, probabilmente anche seguendo i consigli del concittadino Donato Bramante (1444-1514), il primo progettista della “nuova” Basilica di San Pietro, voluta da Giulio II e fondata nel 1506, Raffaello era stato incaricato di catalogare e ridisegnare le più importanti rovine romane al fine di ricavarne quelle “regole universali” che avevano generato “l’unica buona e vera Architettura, quella degli antichi”, che lo stesso Pontefice voleva riportare in vita per celebrare la rinascita dei fasti dell’Impero Romano, stavolta sotto la guida della Chiesa.
Oltre ai Maestri citati, ricordiamo che intorno al 1500 a Roma si trovavano anche Leonardo da Vinci e Giuliano da Sangallo; poco prima c’erano stati anche Pinturicchio e i decoratori quattrocenteschi della Cappella Sistina: Perugino, Botticelli, Cosimo Rosselli, Ghirlandaio e Signorelli: tutti i grandi artisti umbri e toscani che, a loro volta, nel campo dell’Architettura avevano come punti di riferimento Filippo Brunelleschi e Leon Battista Alberti, le vere stelle polari dell’Umanesimo fiorentino e primi, veri promotori della riscoperta del classicismo nelle arti e nell’architettura dopo il Medioevo.
Cosa ha fatto il buon Serlio allora? Come Architetto, non era dotato di particolare talento; ma potendo disporre degli studi dei contemporanei o di chi lo aveva di poco preceduto, ha avuto l’enorme merito di collezionare, riordinare, sistemare e pubblicare un insieme di conoscenze preziose, frutto delle ricerche appassionate, ma dispersive, di un irripetibile gruppo di geni assoluti. Il risultato dei suoi sforzi è l’opera “I sette libri dell’Architettura”, pubblicati a partire dal 1537 in ordine irregolare ed in tempi e luoghi diversi. Improntato più ad uno spirito pratico che teorico, il suo trattato è in assoluto il primo a codificare in dettaglio i “cinque ordini”, attribuendo grande importanza alle immagini, e costituisce una pietra miliare non solo nella storia della trattatistica di architettura, ma anche nella storia della stampa.
Il frontespizio del Libro IV (il primo ad essere pubblicato nel 1537) ci dice tutto sulle convinzioni dell’autore: le regole sono “generali” e le “maniere” cinque: appunto Toscano, Dorico, Ionico, Corinzio e Composito; cita gli esempi dell’Antichità “che per la maggior parte concordano con la dottrina di Vitruvio”.
Serlio, per qualificare la sua opera, non solo si richiama alle nobili vestigia romane, ma si appella anche all’autorità dottrinale di Vitruvio… e allora, chi era costui, e in cosa consisteva la sua dottrina?
La risposta è semplice: Vitruvio (in latino: Marcus Vitruvius Pollio) era “il Serlio” dell’età di Augusto. Architetto, ma soprattutto trattatista, viene tuttora considerato il più famoso teorico dell’architettura di tutti i tempi.
Attivo nella seconda metà del I secolo a.C. è autore della Basilica di Fano e soprattutto del trattato De architectura (Sull’architettura), in 10 libri, dedicato ad Augusto che gli aveva concesso una pensione.
Scritto probabilmente tra il 29 e il 23 a.C. (periodo nel quale Augusto aveva in mente un rinnovamento generale dell’edilizia pubblica) mirava certamente a ingraziarsi l’imperatore; a cui, non a caso, Vitruvio si rivolge direttamente in ciascuna delle introduzioni preposte ad ogni libro.
Il De architectura è l’unico integro testo latino di architettura giunto fino a noi e per questo il più importante,
Testimonia gli usi e costumi dell’epoca ed è stato studiato da ogni architetto dopo la riscoperta del manoscritto, avvenuta nel XV secolo.
«Tutte queste costruzioni devono avere requisiti di solidità, utilità e bellezza. Avranno solidità quando le fondamenta, costruite con materiali scelti con cura e senza avarizia, poggeranno profondamente e saldamente sul terreno sottostante; utilità, quando la distribuzione dello spazio interno di ciascun edificio di qualsiasi genere sarà corretta e pratica all’uso; bellezza, infine quando l’aspetto dell’opera sarà piacevole per l’armoniosa proporzione delle parti che si ottiene con l’avveduto calcolo delle simmetrie.»
Claude Perrault, “distillò” da questo passo del trattato la leggendaria formula della triade vitruviana, secondo la quale cui ogni buona architettura deve soddisfare tre requisiti:
firmitas (solidità);
utilitas (funzione, destinazione d’uso);
venustas (bellezza).
Che onestamente rimangono difficilmente contestabili, anche dopo duemila anni.
(Fine episodio I. Continua…prossimo episodio: l’ordine tuscanico.)
La “Luna Rosa” della Pasqua 2022
Oggi 16 aprile 2022 è il giorno della Luna Piena di aprile, tradizionalmente chiamata LUNA ROSA. Il nome però non deve trarre in inganno: il nostro satellite, infatti, non appare affatto di quel colore, ma questa sera sorgerà con il suo solito colore dorato per poi prendere, più in alto, il suo aspetto argenteo. Il fenomeno astronomico è battezzato così perché legato alla fioritura di questa stagione di un muschio rosa, una pianta sempreverde i cui fiori rosa-magenta, in alcune regioni degli USA, formano vere e proprie praterie. Questo, come tutti i nomi della Luna Piena che usiamo ancora oggi, derivano dalla tradizione dei nativi americani.
RELAZIONE CON LA PASQUA
La Pasqua è una festa “mobile”, poiché, secondo quanto stabilito dal Concilio di Nicea, si celebra la prima domenica dopo la prima luna piena di primavera. Questo di oggi (alle 20:57 ora italiana) è il primo plenilunio dopo l’equinozio del 20 marzo scorso e quindi domani, domenica 17 aprile, sarà PASQUA.
UN DILEMMA!
Oggi, sabato, nel momento esatto del plenilunio, in molti Paesi del mondo in cui vige un fuso orario con ore ‘avanzate’ .. sarà già passata la mezzanotte e quindi sarà già domenica!; La Pasqua, dunque, in quei Paesi, (stando alla definizione!), dovrebbe essere celebrata la …domenica successiva!! 🤔
NOTA Nella Chiesa occidentale NON viene utilizzata la data ‘reale’ (quella astronomicamente esatta) dell’Equinozio di Primavera (quest’anno, ad esempio, è stato il 20 marzo), bensì una DATA FISSA, sempre il 21 Marzo (detto ‘Equinozio FISSO’) . Inoltre la Chiesa NON considera la ‘vera’ luna piena astronomica ma la LUNA ECCLESIASTICA (fittizia), basata su apposite TABELLE compilate e stabilite dalla Chiesa stessa. Questo criterio adottato dai cattolici permette di calcolare in anticipo la data della Pasqua e svincolarla dalle reali osservazioni dei moti astronomici che, per loro natura, sono irregolari e meno prevedibili. Grazie a questa ‘semplificazione’ si è calcolato la periodicità della sequenza delle date di Pasqua almeno per i prossimi 5 milioni e settecentomila anni !
Cieli sereni e.. Buona Pasqua PG
Nauru: La Repubblica più piccola del Mondo
L’isola di Nauru
NAURU è il nome di un’isoletta dell’Oceano Pacifico situata a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, grande come un quartiere di una città (21 kmq) e abitata da circa diecimila persone.
E’ LA REPUBBLICA PIÙ PICCOLA DEL MONDO. Ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1968 e divenne improvvisamente ricchissima grazie all’esportazione dei fosfati, abbondantissimi nel sottosuolo e dei quali il mondo ha bisogno come fertilizzanti. Nel corso di circa 30 anni, i minerali che hanno reso ricco il paese si sono però esauriti facendo piombare la nazione in una gravissima crisi economica. Così l’isola che fu definita dagli scopritori inglesi (1798) the Pleasant Island (l’Isola Piacevole) oggi è, per l’80%, un’ arida miniera a cielo aperto e con il 40% delle risorse marine compromesse dallo scarico dei detriti. Non ci sono quasi più gli alberi, l’acqua scarseggia, il cambiamento climatico e il conseguente innalzamento del livello dell’oceano la sta minacciando (l’altitudine massima dell’isola è di 60 metri s.l.m.). Il 90% della popolazione è disoccupato e il reddito pro capite è tra i cinque più bassi del mondo.
CURIOSITÀ Secondo uno studio condotto dall’OMS, l’importazione di cibo occidentale durante la crescita economica ha intaccato l’originaria cultura, anche gastronomica, essenzialmente basata sulla pesca e l’ agricoltura. La dieta non salutare e lo stile di vita sedentario sempre più diffuso tra i nauruani a partire dagli anni 1980, hanno portato la popolazione autoctona ad avere le peggiori condizioni di salute nella regione del Pacifico. Gli abitanti di Nauru detengono dei tristi primati: soffrono di obesità (70%), tabagismo (50%), diabete (40%) e alcolismo e hanno un’aspettativa di vita di 50 anni.
La bandiera di Nauru, in alto a sinistra nell’immagine, si compone di un campo blu (che simboleggia l’Oceano Pacifico), separato in due parti uguali da una striscia gialla orizzontale (l’Equatore). Sotto la striscia gialla, sul lato del pennone, è presente una stella bianca a 12 punte (tante quante erano le tribù originarie dell’isola) che rappresenta la posizione geografica di Nauru, appena un grado a Sud dell’Equatore. 🇳🇷
In un tempo come questo, amareggiato, ferito e sconvolto da una guerra che appare tanto assurda, che nella crudezza di tante immagini ci riporta a una delle realtà tra le più terribili e sconvolgenti dell’Uomo che si volge al male, alla violenza, all’odio, alla barbarie, a ciò che lo trascina verso il disumano, quando non nel diabolico, può forse far bene il realismo, la triste verità di un film come “UN’OMBRA NEGLI OCCHI” (su Netflix).
Un film realmente superbo, che sarebbe riduttivo considerare semplicemente un “film di guerra”. Una storia che prende le mosse da un avvenimento realmente accaduto a solo un mese dal termine del secondo conflitto mondiale [*] e che ci racconta di vita, di amori, di fede, di dubbi e conflitti tutti interiori e di come la guerra, possa sconvolgere tutto in un solo istante. Di quanto ci sia di assurdo, di crudelmente beffardo, di inumano, di spietato, di cieco e tragico, in qualsiasi conflitto armato.
Di come poco cambia se il fuoco sia “amico” o “nemico”, di come raramente “il fine giustifichi i mezzi”, di come con assoluta certezza, indicibili sofferenze verranno inflitte ai piccoli e agli innocenti, anche laddove l’obbiettivo fosse raggiunto.
Un racconto che non vuole per forza indicarci un nemico, qualcuno da odiare o da distruggere pensando così di ottenere giustizia, tanto che è chi doveva essere amico che causerà il danno maggiore.
Ma in un tempo sospeso in cui tutto sembra crollare assieme agli edifici, un tempo in cui pare “Dio abbia lasciato cadere la matita” (bisogna vedere il film per comprendere questa metafora), l’Uomo ancora una volta, spinto dalla profonda ribellione verso il male e la morte, sa ritrovare in sé la forza, le risorse, la profondità d’animo che alla tragedia non consente la parola “fine”. Che al Male non lascia l’ultima parola. Là dove lacrime e sorriso si mischiano in mezzo alla polvere e al sangue, là dove disperazione e speranza combattono ad armi pari e l’epilogo non è certo.
Questo è uno di quei film che vanno ben oltre lo spettacolo, che parlano al cuore pur colpendo allo stomaco.
[*] A seguire la breve ricostruzione storica della tragedia raccontata dal film, ma conviene tralasciarne la lettura se si vuole godere appieno della storia, lasciandosi coinvolgere dalla scoperta di quanto dovrà accadere.
Il 21 Marzo 1945 la Royal Air Force britannica, dopo numerose richieste e dietro l’insistenza della resistenza Danese, decide di dare il via all’operazione “Cartagine” che aveva come obiettivo il bombardamento del palazzo Shellhus, allora sede delle Gestapo a Copenaghen dove venivano reclusi e torturati diversi membri del movimento di resistenza Danese e si conservava un nutrito schedario che metteva a rischio (così si riteneva) l’esistenza stessa della resistenza.
Parteciparono 20 bombardieri “Mosquito” in tre ondate da sei velivoli ciascuno (più due ricognitori) che nonostante le perdite (6 aerei e 9 membri dell’equipaggio) raggiunsero e praticamente rasero al suolo la sede della Gestapo.
Disgraziatamente, uno degli apparecchi, dopo aver urtano un edificio (lo Shellhus era situato nel pieno centro cittadino) si andò a schiantare nelle immediate vicinanze della scuola cattolica di lingua francese “Giovanna d’Arco”. I fumi e le fiamme lavatesi dallo schianto, trassero in inganno più di uno dei piloti della RAF, che sganciarono il loro terribile carico di bombe proprio sull’istituto, causando così la morte di 39 tra insegnati e inservienti e 86 bambini oltre a numerosi feriti.
A distanza di poco più di un mese, il 25 Aprile del 1945, verrà dichiarata la fine di quello storico conflitto.
Mario Barbieri, classe 1959, sposato, tre figli ormai adulti. Appassionato di Design e Fotografia.
Inizia la sua carriera lavorativa come illustratore, passando per la progettazione di attrazioni per Parchi Divertimento, negli ultimi anni si occupa di arredamento, lavorando in particolare con una delle principali Aziende Italiane nel settore Cucina, Living e Bagno.
Ho osservato una continuità di comportamento tra chi prima si lamentava per i vaccini e il green pass e oggi sostiene le ragioni della guerra e di Putin.
Sono arrivata a leggere addirittura che le immagini di guerra trasmesse dalle TV e dai social fossero finte, con l’obiettivo di distrarre l’attenzione dal Covid, o addirittura, che la guerra sì, c’è, ma è stata voluta da Putin per liberare il mondo dal DeepState e dal Satanismo, così come aveva tentato di fare Trump durante il suo mandato. Il complottismo, come si vede, è senza limiti e chi lo coltiva non si preoccupa di contraddirsi in continuazione.
Quello che, però, è sempre più evidente, è la continuità di azione tra coloro i quali prima manifestavano contro il vaccino e il tentativo di ridurre i contagi (negando l’esistenza del Covid) con quelli che oggi negano la responsabilità di Putin per la guerra, addossandola tutta alla NATO.
Ciò che appare chiaro è che il passaggio da NO VAX a SÌ PUTIN è un approccio ai problemi del mondo che mostra una preoccupante continuità, e che si sta sedimentando nell’opinione pubblica.
Il rischio a lungo termine è che il sistema di credenze, malleabili, delle folle anti-lockdown e complottiste potrebbero trasformarsi in azioni antigovernative a prescindere dall’evento stesso.
Sto parlando di una sfiducia diffusa in tutto ciò che appare come “mainstream“e, per quanto siano lodevoli e sempre da incoraggiare l’anticonformismo e la capacità critica, qui noto qualcosa di diverso, cioè il desiderio di sentirsi controcorrente sempre e comunque.
Il pensiero comodo, banale, quindi facilmente sposabile, è che se la TV o i giornali dicono una cosa, allora deve essere vero l’esatto contrario.
Certo, a volte questo succede, soprattutto nei regimi dittatoriali; come avviene in questo momento in Russia, per esempio, le immagini della distruzione provocata dai bombardamenti su Mariupol vengono denunciate dalla TV russa come effetti della ritirata ucraina, che si lascerebbe terra bruciata alle spalle.
Pensare, però, che questo avvenga sempre e comunque, soprattutto in una democrazia come la nostra, dove la libertà di stampa è garantita dalla costituzione e dalla pluralità della stessa, è oggettivamente un po’ troppo.
Un pregiudizio che rende totalmente ciechi e non disposti a valutare alternative, di fronte a qualunque tipo di evidenza verificabile e dimostrabile.
Credere che sia vero solo ciò in cui si vuol credere è una forma di ottusità, innegabilmente efficace, che disarma l’interlocutore, anche se questo è mosso dalle migliori intenzioni e dalla totale disponibilità a spiegare il suo punto di vista.
Quale può essere il motivo di tanta ottusità? Il fatto di sentirsi emarginati, senza voce, minacciati dalla diffusione dei valori di uguaglianza, parità e antirazzismo?
Oppure, tra loro, c’è un antisistema ad oltranza e una diffidenza totale verso l’informazione tradizionale?
Molti sono, e questo lo insegna la storia, manipolati per secondi fini, a loro stessi ignoti. Diventano un mero strumento per ottenere altri risultati, di cui loro pagano solo le conseguenze e raramente raccolgono benefici.
La manipolazione di sentimenti e ragioni, che rende possibile l’aggregazione tra persone che normalmente si detesterebbero: dall’estrema destra all’estrema sinistra, dai sovranisti ai liberalisti, dai fanatici religiosi ai cultori di chissà quale altra disciplina.
Chi è disposto a credere alle fantasie di complotto, passa con disinvoltura da una teoria all’altra: basta convincersi di avere capito tutto, di essere più furbi della massa e assurgere a “paladini del pensiero libero”.
Il passo è breve.
Ma in realtà, convincersi che tutti mentano, siano ciechi o sottomessi al potere non significa essere pensatori liberi, è solo un’altra forma di ingenuità.
Esiste una soluzione? Il percorso è di tipo culturale, di educazione, di mentalità, un processo lungo che richiede l’impegno di istituzioni e singoli cittadini.
Respingere disinformazione e falsità richiede innanzitutto la capacità di mettersi in discussione, di saper ascoltare il disagio di chi si sente lasciato indietro.
Ricordiamoci che siamo tutti esseri umani, che ognuno di noi è fallace, e ha pregi e difetti; possiamo e anzi dobbiamo avere opinioni diverse, ma contestualmente abbiamo il dovere di impegnarci con costanza a saperle sostenere con civiltà ed educazione, con l’obiettivo di trovare un punto comune, di armonia, di contatto.
E’, forse, l’unico modo che ci rimane per evitare di sentirci soli.
Valentina Serafin collabora con PIUATHENA ed ha una esperienza pluriennale come Presentatrice, Conduttrice TV e Speaker radiofonica, acquisita collaborando con le più importanti realtà del settore.
Mi spiace non parliamo di guerra in Ucraina e sembrerà un banalità parlare di quanto accaduto sul palco del Dolby Theatre nell’appena trascorsa notte degli Oscar, quando c’è tanta violenza, tanto sangue che scorrono a noi così vicino, con conseguenze e ferite che difficilmente si rimargineranno, ma mi perdonerete se non mi lancio in valutazioni di eventi che completamente mi sovrastano…
Torniamo quindi ad un evento di risibile portata mondiale, anche se per un po’ se ne parlerà, anche se entrerà negli annali dell’Academy e delle sue “Notti dell’Oscar”.
Parrebbe una sfida a singolar tenzone e certamente in tempi andati così sarebbe finita la cosa. Un schiaffo con il guanto (per il massimo disprezzo) e un rimando ai padrini per la scelta delle armi e una richiesta al “primo sangue” quando non all’ “ultimo”.
Forse e dico forse, Chris Rock in tempi di duello ci avrebbe riflettuto due volte nell’usare la sua lingua come spada. Già perché è risaputo, la lingua ferisce, affonda e può anche uccidere, ma a quanto pare la violenza del pugno di Will Smith, ha soverchiato l’altra, è assurta in quanto fisica, al valore di “inaccettabile”, ma è proprio così?
Intanto perché “pugno”, come ovunque piace scrivere? Se Smith avesse assestato un pugno a Rock, questi, nonostante il suo cognome, sarebbe certamente finito “a tappeto”, incapace di riprendersi tanto in fretta. E’ stato un SCHIAFFO quello che Smith ha dato a Rock e lo schiaffo ha un senso molto diverso, quando dato ha chi ha offeso o procurato offesa, perché non dimentichiamo che offesa e ferita c’è stata e non è che in nome della satira o della burla tutto può essere concesso.
Viviamo in un tempo di anime belle, dove ormai qualunque gesto può essere considerato “violenza” e solo più di recente consideriamo la violenza verbale, il ferimento gratuito e ingiustificato di sensibilità o di debolezze altrui, magari più a livello “social” che non in altri contesti come quello del monologo comico-satirico in questione.
C’è un’altra considerazione da fare: non era Smith il bersaglio della violenza dell’ironica, improvvida battuta di Rock, al ché si potrebbe dire “dai Will, incassa, prendi e porta a casa”, ma ad essere colpita è stata la moglie Jada. Colpita in un aspetto che già la fa soffrire e la mette in seria difficoltà.
Facciamo pure i pacifisti, ma chi non avrebbe reagito a difesa di chi si ama? Certo magari non fisicamente, magari con un bel fuck you Chris! Ma ognuno ha il proprio temperamento e Smith, trattenendo il suo, ha solo dato un bello schiaffone a chi irridente pensava anche di essere stato “comico”, mentre è stato solamente meschino.
Ma oggi è Will Smith, che dovrebbe chiedere scusa a Chris Rock, è lui il “violento” che rischia persino la denuncia e l’arresto.
Ma chiederà scusa Chris a Jada? Rischia forse lui la denuncia? Va bene così?
Beh, se va bene così, allora un bello schiaffone in faccia, se lo meritava proprio e se lo deve anche tenere.
Mario Barbieri, classe 1959, sposato, tre figli ormai adulti. Appassionato di Design e Fotografia.
Inizia la sua carriera lavorativa come illustratore, passando per la progettazione di attrazioni per Parchi Divertimento, negli ultimi anni si occupa di arredamento, lavorando in particolare con una delle principali Aziende Italiane nel settore Cucina, Living e Bagno.
Finestra sui social – twitter: Aucharbon (@alcarbon68)
Et voilà un chasseur d’images, figeur d’instants, attrapeur de lumière, collectionneur de graphismes, voleur d’ombres, chercheur de beauté… (inutile tradurre, si capisce benissimo lo stesso e il francese fa sempre figo)
Non lo conosciamo se non attraverso il suo profilo twitter e le magnifiche fotografie in bianco e nero che carica quasi quotidianamente sul social dell’uccellino.
Ma siamo certi che assomigli a Jean Gabin o a Lino Ventura; e senz’altro lo si potrà riconoscere nei bistrot di Boulevard Magenta mentre sorseggia il suo Pernod.
https://twitter.com/alcarbon68
Finestra sui social – twitter: Gregory Acs (@AcsGregory)
Signore e signori, con questo profilo twitter abbiamo il piacere di inaugurare una rubrica con la quale, ad insindacabile giudizio della redazione, in ogni articolo vi presenteremo un profilo social, scelto adducendo motivazioni e ragioni, di volta i volta, tra le più disparate.
Nel caso di @AcsGregory, però, non abbiamo bisogno di arrampicarci troppo sugli specchi: la TL è piena zeppa di fotografie straordinarie. Le sue.
In pochi ci avrebbero mai scommesso, ma il colosso della moda (ai primi posti da sempre delle industrie più inquinanti al mondo) è tra i più attenti all’impatto ambientale delle sue produzioni, diventando così uno dei punti di riferimento alla lotta contro la devastazione dell’ecosistema, con l’entusiasmo degli amanti del fashion con uno stile di vita eco-friendly.
La concezione di shopping etico si allarga e, in aggiunta alla cosmetica vegan, prodotti alimentari equosolidali, detergenti solidi e plastic-free, i migliori acquisti ecologici riguardano capi in cotone organico, ecopelle in fibra di mais, poliestere riciclato.
Tutto ciò è apparso ben chiaro sotto i riflettori appena spenti della Milano Fashion Week, dove la maggior parte dei brand ha presentato collezioni che vogliono smarcarsi dall’equazione “moda = frivolezza”, dando spazio a una ventata di aria giovane, innovativa ma soprattutto green.
Ecco quindi andare in scena la 5°edizione del progetto “Designer for the Planet”: brand emergenti rigorosamente Made in Italy, che hanno fatto della sostenibilità la componente fondamentale per la realizzazione delle loro collezioni.
Un intero spazio all’interno del Fashion Hub ha ospitato quest’anno gli stilisti Acidalatte, BENNU, DassùYAmoroso, Raree Show e Vernisse, giovani talenti che vogliono influenzare positivamente le nuove generazioni, proponendo vestiti alla moda e unici nella loro realizzazione.
Handmade, vecchi abiti second hand, recupero di capi e tessuti provenienti da deadstock e armadi vintage, sono stati il filo conduttore che ha rappresentato i lavori proposti, il tutto unito ad un’elevata sensibilità nei confronti delle tematiche sociali, quali l’accettazione di se stess*, la libertà di osare e la fluidità di genere.
Tra gli innumerevoli vantaggi del riutilizzo dei materiali, spicca la capacità di ridurre la produzione di nuovi capi e il conseguente inquinamento che ne deriva.
Lo sa bene anche Stella McCartney, pioniera del movimento di moda di lusso sostenibile (“Pioneering a sustainable luxury fashion movement”), che da oltre vent’anni si impegna in una produzione etica e cruelty-free.
La celeberrima Falabella bag, borsa lanciata nel 2010, incarna senza ombra di dubbio l’anima del suo marchio: la pelle molto morbida è stata realizzata con olii vegetali, mentre le fodere vedono l’utilizzo dibottiglie in plastica riciclate, senza tuttavia togliere lusso ed eleganza al prodotto.
Una sensibilità moderna e responsabile, che ha portato la stilista a fare scelte sempre più ambientalista, implementando ad esempio l’uso della viscosa sostenibile e del cashmere rigenerato al posto del cashmere vergine.
Non sono da meno i grandi colossi quali l’azienda di abbigliamento svedese “H&M”. Da tempo, infatti, il brand si dimostra attento alle tematiche di sostenibilità, tanto da dichiarare che:”Il nostro obiettivo è che tutti i nostri articoli siano prodotti con materiali riciclati o provenienti da fonti sostenibili entro il 2030. Il 65% dei materiali che usiamo lo è già.”
Una volontà così tanto forte da portare perfino alla realizzazione della collezione Conscious choice: capi creati con almeno il 50% di materiali sostenibili, come appunto il cotone biologico o il poliestere riciclato.
Spazio quindi anche a foglie di ananas, rifiuti di canapa, vecchie reti da pesca e vetro riciclato.
L’importante è iniziare ad aprire lo sguardo verso un futuro dalle scelte più consapevoli, compiendo azioni concrete che rispettino l’ambiente e smettano di danneggiare la natura.
Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.
Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.
Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.
Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.
Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.
“Rosa stacca la spina” ripercorre la storia di una grande storia d’amore fra due persone molto diverse fra loro, le cui differenze non rappresentano un limite ma una risorsa.
Questa potente storia viene bruscamente interrotta da Rosa, che lascia Igor senza spiegazioni e solo nella sua disperazione.
Igor narra in prima persona gli episodi e le emozioni nati in questo legame così intenso quando, dopo undici anni, Rosa lo contatterà di nuovo perché ricoverata in una clinica in fin di vita. Sarà arrivato il momento delle risposte così tanto desiderato dal compagno?
La storia viene ripercorsa dal narratore con delicatezza e nel profondo rispetto dei sentimenti provati reciprocamente e dell’attuale condizione dell’ex compagna. Nel romanzo non viene mai forzata la narrazione, nemmeno riguardo ai momenti di intimità della coppia, dove l’affiatamento trova pieno compimento. Del resto forzare la mano risulterebbe inopportuno perché la spontaneità e la genuinità di questo legame parlano da sole.
In un periodo della nostra vita probabilmente un amore così travolgente è stato vissuto da molti di noi e, nel caso sia finito, i motivi e le conseguenze di tale interruzione sono molto personali ma sicuramente la grandezza del dolore e l’impegno necessario per superare il “lutto” del distacco sono stati immensi. La coppia aveva provato a costruire una famiglia e sarebbe stato bello vedere se, e come, il suo legame sarebbe cambiato.
Igor Nogarotto è molto delicato nel dar voce al narratore, Igor, e la simpatia e ironia sono le seconde caratteristiche di questo romanzo così struggente.
Il punto di vista maschile è molto tenero ed è veramente dolce la lettura del rapporto fornita dall’anima perduta d’amore del narratore (Igor stesso).
È vero che l’amore, quello vero, riesce a superare ogni barriera?
P.s. l’espressione “Napoleone!” dovremo imparare un pò tutti ad usarla…!
Ciao a tutti! Sono Sara Balzotti. Adoro leggere e credo che oggi, più che mai, sia fondamentale divulgare cultura e sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della lettura. Ognuno di noi deve essere in grado di creare una propria autonomia di pensiero, coltivata da una ricerca continua di informazioni, da una libertà intellettuale e dallo scambio di opinioni con le persone che ci stanno intorno. Lo scopo di questa nuova rubrica qui su FUORIMAG è quello di condividere con voi i miei consigli di lettura! Troverete soltanto i commenti ai libri che ho apprezzato e che mi hanno emozionato, ognuno per qualche ragione in particolare. Non troverete commenti negativi ai libri perché ho profondamente rispetto degli scrittori, che ammiro per la loro capacità narrativa, e i giudizi sulle loro opere sono strettamente personali pertanto in questa pagine troverete soltanto positività ed emozioni! Grazie per esserci e per il prezioso lavoro di condivisione della cultura che stai portando avanti con le tue letture! Benvenuto!
A questo link qui sotto puoi trovare altre mie recensioni.
Partiamo dalla fine (per così dire): The Batman dura 176 minuti – dueoreecinquantasei – una durata decisamente impegnativa, soprattutto abituati come siamo alle serie tv. Per cui, scegliete uno spettacolo comodo, fate un respirone e prendetevi un buon caffè.
Dico questo perché dopo averlo visto, e digerito, ho capito che ne è valsa la pena: nonostante sia finito all’una di notte, nonostante la sveglia del giorno dopo, per me merita la nostra attenzione.
Quindi, The Batman. L’uscita era attesissima e aspettando che arrivasse in sala si è parlato parecchio di questo come “il miglior Batman di sempre”. Tra tutti i supereroi, Batman ricopre un posto particolare: non ha superpoteri evidenti, se non il patrimonio di famiglia, ha una psicologia estremamente complessa e si muove in un contesto distopico sì, ma molto credibile e sempre attuale, quello del crimine e della corruzione.