La Luna piena della neve. E non solo…

LA LUNA PIENA DELLA NEVE❄️

Oggi, 24 febbraio, la Luna raggiungerà la sua fase di pienezza alle 13.30 circa, ora italiana: il nostro satellite sarà posizionato davanti alla costellazione del Leone ma non sarà possibile osservarla in quel momento preciso perchè ancora sotto l’orizzonte: dovremo così aspettare il crepuscolo serale per vederla sorgere (immagine).

Questa Luna piena sarà una “Microluna”, la prima del 2024. È così chiamata quando la ‘pienezza’ coincide con il suo passaggio in apogeo, ossia nel punto della sua orbita più lontano dalla Terra, a circa 400000 km (la distanza media é di circa 384000).
Ciò significa che ai nostri occhi la Luna apparirà un po’ meno grande (7%) e meno luminosa (14%) del solito.

Nel nostro emisfero siamo in pieno inverno e può capitare che nevichi. Per questo la luna piena di febbraio è tradizionalmente chiamata la Luna della Neve.
Le tribù indiane del Nord America la chiamavano anche Luna della Fame poichè in questa stagione la caccia diventava difficoltosa.
La luna piena di febbraio ha anche altri nomi secondo le diverse culture. Eccone alcuni:

Cinese: Luna dei Germogli
Celtico: Luna del Ghiaccio
Creek: Luna dell’Aquila

Nell’emisfero Sud, dove adesso è estate, è chiamata Luna del Grano, Luna dell’Orzo, Luna Rossa, Luna del Segugio.

Ecco di seguito gli orari (di Roma) per osservare la Luna piena:

Oggi (sabato) 24 feb, sorgerà alle 17.53 e tramonterà domani, domenica, alle 07.09;

Domani domenica 25 feb, sorgerà alle 18.54 e tramonterà lunedì 26 mattina alle 07.29;

Cieli sereni
PG




9 febbraio – Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca. 🇬🇷

Il 9 febbraio è la Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca. 🇬🇷

Ogni anno il 9 febbraio si celebra la Giornata Mondiale della lingua e della Cultura Greca istituita nel 2017 per evidenziare il ruolo fondamentale della lingua e della cultura greca nello sviluppo e nel consolidamento della cultura europea e mondiale.
La data scelta, il 9 febbraio, commemora la morte del poeta romantico Dionysios Solomos avvenuta nel 1859.
È considerato il maggiore dei poeti in lingua greca moderna, fu sostenitore dell’indipendenza ed è l’autore dell’attuale inno nazionale greco.

καθαροί ουρανοί
(cieli sereni)
PG




I “Carioca” di Rio de Janeiro

Mercoledì 25 ottobre 2023

Nave Vespucci in porto a Rio de Janeiro

PERCHÈ SI CHIAMA RIO DE JANEIRO?

Nell’area in cui sorge Rio de Janeiro, il 1 gennaio 1502 giunsero i primi esploratori portoghesi nel corso di una spedizione, guidata da Gaspar de Lemos, alla quale partecipava anche Amerigo Vespucci.
Gli europei pensarono, inizialmente, che la baia di Guanabara fosse la foce di un fiume, cosìcchè la chiamarono “Rio de Janeiro” (ossia “fiume di gennaio” in portoghese).

CURIOSITÀ
Gli abitanti di Rio de Janeiro, (e non tutti i brasiliani !) sono chiamati “Carioca”.
Da cosa viene questo termine?

I coloni costruirono un edificio in pietra in corrispondenza della foce di un fiume che scendeva dal Corcovado fino alla baia di Guanabara sulla spiaggia di Flamengo.
Così gli Indios di etnia Tupi che abitavano la baia, iniziarono a chiamare i nuovi arrivati carioca (da kara’ iwa = uomo bianco e oka = casa), da cui carioca, casa dei bianchi.

Cieli sereni
PG




Domenica 13 agosto 2023 – “Il buco del Gatto”

7° giorno di navigazione in Atlantico per Nave Vespucci

IL “BUCO DEL GATTO”
(Dal Diario del comandante Bitta del 17 giugno 2020)

Il “BUCO DEL GATTO” è il nome dato all’apertura nella coffa, la piattaforma situata sulla parte alta di ogni albero, usata dai marinai addetti alle vele e dalle vedette.

Il termine coffa deriva dalla cesta presente nei galeoni del XVII e XVIII secolo, adatta a contenere gli uomini di vedetta.

Salendo vi si accede, dalle draglie, anche attraverso un buco sul fondo senza doversi sporgere in fuori dal bordo.
Questo “passaggio” era utilizzato prevalentemente da quei marinai (si chiamavano “terrazzani”) che erano reclutati a forza nei porti e non erano molto confidenti nell’arrampicarsi: un esperto marinaio o un ufficiale mai sarebbe passato dal “buco del gatto” e tuttora, tale passaggio non è consentito ai cadetti.

Cieli sereni
PG




10 Strategie Efficaci per Imparare una Lingua velocemente


Se stai cercando di espandere i tuoi orizzonti e padroneggiare una nuova lingua, non c’è niente di meglio che seguire i consigli di chi l’ha fatto con successo*.

Ecco quindi 10 preziosi consigli per l’apprendimento linguistico.

1.Inizia dialoghi semplici: Comincia il tuo percorso linguistico con dialoghi brevi e chiari. Questo approccio ti consentirà di acquisire familiarità con il nuovo idioma in meno di 90 giorni.

2. Leggi e Sottolinea : inizia leggendo testi al tuo livello di conoscenza o leggermente più avanzato. Concentrati sulle frasi più comprensibili per un apprendimento efficace e sottolinea quelle che non capisci (noterai con il tempo che saranno sempre meno).

3.Prova a parlare (senza temere di sbagliare): Investi tempo nella corretta pronuncia fin dall’inizio. Apprendi dalle voci dei madrelingua e ripeti gli stessi suoni per acquisire una pronuncia naturale.

4.Lettura mirata: Leggi consapevolmente, concentrandoti su argomenti che ti interessano e rispecchiano le tue passioni. Questo rende l’apprendimento più coinvolgente e divertente.

5.Parla fin dall’inizio: Non trascurare l’importanza del parlare. Inizia le conversazioni quotidiane subito per ottenere risultati rapidi. Prova, sbaglia, ripeti, sbaglia. Così funziona….

6.Immergiti nel contesto: Crea un contesto “familiare” leggendo e ascoltando in modo intensivo, ed immergendoti metaforicamente nel Paese del quale stai studiando la lingua. Lo puoi fare tranquillamente da casa, attraverso il Web. 

7. Focus su una Lingua: Concentrati su una lingua alla volta per massimizzare la tua attenzione e apprendimento. Evita di disperdere le tue energie su più lingue contemporaneamente.

8.Studia seriamente:  evita scorciatoie poco efficaci e impegna te stesso nello studio serio. Ignora falsi miti, rimedi facili, e concentrati sull’apprendimento metodico.

9.Guarda senza sottotitoli: Guarda film o la TV nella lingua che stai studiando, ma leva i sottotitoli per una reale comprensione dell’idioma (all’inizio non ci capirai un granchè, è normale).

10.Accetta l’ambiguità: . Non cercare di capire ogni singola parola, ma accogli il “senso” di una frase per un apprendimento più profondo.

Ricorda, l’apprendimento linguistico può richiedere tempo.

Quindi, apprezza e festeggia anche ogni piccolo progresso lungo il tuo percorso.

Imparare una lingua è un viaggio emozionante, quindi come ogni viaggio, cerca di divertirti.!


*Il testo offre 10 preziosi consigli per imparare una lingua in modo rapido ed efficace, basati sull’esperienza di Olly Richards, un esperto poliglotta che ha imparato otto lingue con successo.




10 luglio 2023 – Nave Vespucci sta navigando nel Mare delle Baleari

È uno dei mari in cui è suddiviso convenzionalmente il Mediterraneo.
È delimitato a nord dalla Spagna e dalla Francia e a sud dalle Isole Baleari.
Non si è certi dell’origine del toponimo ma potrebbe derivare dal greco βαλλω, (bállō) ovvero gettare (pietre o giavellotti).
Nelle Isole Baleari, infatti, era nota l’abilità degli abitanti nell’arte di lanciare pietre con le fionde.
Quegli ottimi frombolieri, descritti anche dagli storici antichi, venivano utilizzati come mercenari da Greci, Punici e Romani.
Da ciò deriva anche la parola balistica, la scienza che studia il moto dei proiettili.

COSA ACCADDE OGGI ?

10 LUGLIO 1658
Nasce a Bologna Luigi Ferdinando MARSILI che è stato uno scienziato, militare, geologo e botanico italiano

A Bologna creò una Camera di Geografia e Nautica dell’antico Istituto delle Scienze, una delle più antiche accademie scientifiche italiane tuttora esistenti.
La produzione consisteva in varie tipologie di carte geografiche e nautiche, alcune delle quali incise su rame e decorate con motivi floreali e allegorici.
Notevole la pregiatissima collezione di modelli di navi dei sec. XVII e XVIII, realizzati in scala dagli stessi cantieri che varavano le navi.

Sembra che l’Istituto raccogliesse questi modelli di vascelli e galere per conoscere i segreti tecnici della potenza marittima, militare e commerciale di nazioni come la Francia o l’Inghilterra.

In suo onore, è chiamato il più grande vulcano sottomarino europeo: il Monte Marsili che sorge nei fondali del Mar Tirreno.

Cieli sereni
PG




CALIGO, MACAIA e GAIGO
COSA SONO ?

CALIGO
La “caligo”, dall’omonima parola latina, è un fenomeno meteorologico primaverile abbastanza frequente nelle nostre coste, in particolare in Liguria.
In condizioni particolari, come il mare ancora freddo e un debole vento da sud che si muove sulla superficie dell’acqua, si genera un banco di nebbia sulla fascia costiera di pochi metri d’altezza che dalle alture dell’entroterra si manifesta come una spettacolare “marea di nubi”. (Foto)

MACAIA
La parola “macaia” (o maccaja) ha una probabile origine greca, e deriva da malakia , languore, oppure dal latino malacia , bonaccia di mare.

Si tratta di un fenomeno diverso dalla caligo anche se è anch’esso associato a infiltrazioni d’aria umida marittima (vento meridionale) manifestandosi come una nuvolosità bassa pesante.
Da Genova le colline appaiono immerse nella nebbia, mentre il capoluogo è avvolto nel grigiore. Da queste nubi non scende pioggia, se non qualche sparuta goccia d’acqua: sono comunque i segni precursori di un cambiamento del tempo, anteriori al passaggio di una perturbazione.

Il fenomeno è citato nella famosa canzone Genova per noi scritta da Paolo Conte e cantata per la prima volta da Bruno Lauzi

🎵🎶
Ma quella faccia un po’ così
Quell’espressione un po’ così
Che abbiamo noi..

Macaia, scimmia di luce e di follia
Foschia, pesci, Africa, sonno, nausea, fantasia ….
🎵🎶

GAIGO
Il “gaigo”, invece è la nebbia che si adagia sulle dorsali liguri da ponente a levante. È l’opposto della macaia, causata da venti settentrionali umidi provenienti dalla pianura Padana che, per un effetto chiamato “stau” (le correnti d’aria cariche di umidità che risalgono i rilievi montuosi), provocano una copertura nuvolosa sul versante padano e l’effetto “tovaglia” su quello ligure.

CURIOSITÀ
La leggenda ligure sulla caligo

Secondo una credenza popolare, la caligo sarebbe, in “realtà”, la nebbia che accompagna le anime verso la loro pace. Gli spiriti risalirebbero dal mare per venire a prendere le anime rimaste incastrate tra la vita terrena e quella ultraterrena. La nebbia così formata avvolgerebbe la costa, preleverebbe le anime senza pace e le condurrebbe verso la luce, ritirandosi in questo modo nel mare, che culla gli spiriti dando loro tranquillità.

Cieli sereni
PG




Earth Overshoot Day

[Che sia passato non vuol dire che non sia più importante…]

di Francesca Bux

C’è già stato e, come sempre, abbiamo fatto finta di niente.

Stiamo parlando dell’Earth Overshoot Day (EOD), in italiano “Giorno del Superamento Terrestre” e indica, a livello illustrativo, l’esatta data in cui il genere umano consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell’intero anno.

Nel 2022 l’EOD è stato in piena estate, precisamente il 28 luglio. 

E mentre la maggior parte di noi era – giustamente – alle prese con vacanze, apertivi, spensieratezza e meritato relax, la nostra amata casa contava già un sovrasfruttamento delle sue risorse.

Facendo un po’di calcoli, si può tranquillamente stimare che, procedendo di questo passo, intorno al 2050 l’umanità consumerà ben il doppio di quanto la Terra produca.

È Evidente come questo non porterà davvero nulla di buono.

Ma visto che ogni anno è sempre diverso, come si fa a calcolare il giorno esatto in cui cade l’EOD?

Ci pensa il Global Footprint Network Gfn, un’organizzazione internazionale che si occupa di contabilità ambientale calcolando l’impronta ecologica.

In pratica, grazie a calcoli a dir la verità non troppo difficili da capire, viene determinato il numero di giorni dell’anno che la biocapacità terrestre riesce a provvedere all’impronta ecologica umana.

Ci spieghiamo meglio.

Il calcolo del giorno definito come Earth Overshoot Day è dato dal rapporto tra la biocapacità del pianeta(ovvero l’ammontare di tutte le risorse che la Terra è in grado di generare annualmente) e l’impronta ecologica dell’umanità (la richiesta totale di risorse per l’intero anno). 

In questo modo, si riesce a stimare la frazione dell’anno per la quale le risorse generate riescono a provvedere al fabbisogno umano e, moltiplicando per 365, si ottiene la data dell’Earth Overshoot Day. 

Perciò:

Dove: 

BIO = biocapacità annuale del pianeta Terra

HEF = impronta ecologica annuale dell’umanità

L’umanità ha iniziato a consumare più di quanto la Terra producesse già nei primi anni Settanta: da allora il giorno in cui viene superato il limite arriva sempre prima (nel 1975 era il 28 novembre) e questo per via della crescita della popolazione mondiale e dell’espansione dei consumi in tutto il mondo.

“Il problema principale è che, nonostante l’evidente deficit ambientale, non stiamo prendendo misure per imboccare la giusta direzione – ha dichiarato Mathis Wackernagel, presidente del Gfn. – è una questioneanche psicologica: quello che è ovvio per il 98 % dei bambini, è considerato dai pianificatori economici un rischio minore ,che non merita la nostra attenzione”.

Ma cosa si può fare concretamente per invertire la rotta e iniziare a prendersi davvero cura del nostro pianeta?

  • Stimolare settori emergenti – come le energie rinnovabili – riducendo così i rischi e i costi connessi a settori imprenditoriali senza futuro, perché basati su tecnologie vecchie e inquinanti
  • Disinvestire sulle fonti fossili, a favore delle energie pulite
  • Riducendo il consumo di carne, la cui produzione ha un terribile impatto ambientale
  • Consumare prodotti provenienti dal proprio territorio
  • Evitare gli sprechi alimentari

Noi stiamo consumando il capitale naturale, come se avessimo a disposizione 1,75 Terre e capite bene che questo non è più sostenibile.

“La terra è un bel posto e per essa vale la pena di lottare.”

(Ernest Hemingway)


Francesca Bux

Classe 1984.

Veneta dal sangue pugliese, intraprendente, riservata e creativa.

Attenta nei confronti delle nuove tendenze della comunicazione, con un occhio di riguardo per le campagne pubblicitarie di impatto sociale, innovative e fuori dagli schemi.

Lettrice eclettica, viaggiatrice anche solitaria, dipendente dalla musica e dalle espressioni d’arte come la fotografia, la pittura e la moda.

Amante delle rappresentazioni teatrali, tradizionali e indipendenti.

Non ho un mio blog, ma amo scrivere in quello degli altri.




M come Mamma

La statua di una mamma nel porto di Odessa (Ucraina)]

Un vecchio proverbio dice: “Dio non poteva essere dappertutto e allora ha inventato le mamme”.

CURIOSITÀ
Nella maggior parte delle lingue di tutto il mondo, la parola “mamma” inizia sempre con la lettera “m”.

Mummy, mum, mother (inglese🇬🇧),
mamá (spagnolo🇪🇦),
mom (tedesco🇩🇪),
maman (francese🇫🇷),
mamãe (portoghese🇵🇹),
mami (albanese🇦🇱),
mamma (norvegese🇳🇴, islandese🇮🇸),
mamă (rumeno🇷🇴),
mama (ucraino🇺🇦, olandese🇳🇱, croato🇭🇷),
maminka (ceco🇨🇿),
mor (danese🇩🇰).

Anche nei paesi molto più lontani dal nostro la pronuncia è uguale.

A Samoa 🇼🇸 mama,
nelle Figi🇫🇯 nana,
in singalese🇱🇰 amma,
in cinese🇨🇳 mama,
in eskimese anana,
in zulu umama,
in swaili mama.

PERCHÈ ?
Sembra che nei primi mesi di vita, tutti comunichiamo allo stesso modo e che il suono vocale A, unito ai suoni nasali M e N, sia uno dei più semplici da pronunciare in assoluto.
Esista anche il mantra “MA” che è considerato molto protettivo.

Cieli sereni
PG




I confini del tuo linguaggio sono i confini del tuo mondo.


di Matteo Moro_

Domandatevi da dove venite e cosa volete. Fate altrettanto con il vostro vicino di casa, o con la persona che è immersa totalmente nel suo cellulare sul sedile accanto al vostro in metropolitana.

Una domanda così semplice si basa su una lunga serie di presupposti condivisi: conoscere il significato delle parole utilizzate, conoscere la forma interrogativa di una frase, condividere lo stesso idioma. 

Semplice”, starete pensando. 

Al massimo vi toccherà improvvisare in una lingua straniera che avete appreso al liceo o in una scuola serale.

Ma immaginate ora di dover porre la stessa domanda a degli alieni. 

Da dove si comincia a costruire una forma di comunicazione, quando si proviene da mondi diversi, e non si condivide quasi nulla?

La questione, che apre molti interrogativi di natura filosofica ed etica, mette in discussione l’universalità dei significati del mondo in cui siamo immersi e il modo stesso in cui lo concepiamo. 

L’argomento è stato affrontato in un racconto di Ted Chiang, da cui è stato poi tratto il film “Arrival” [2016] diretto da Denis Villeneuve.

Il racconto dal titolo “Story of Your Life”, tenta di spiegare la difficoltà di un dialogo con uno straniero, in questo caso degli Alieni, che non sia suscettibile di incomprensioni.

La storia narrata ha la caratteristica di essere “palindroma”, cioè può essere “letta” dall’inizio alla fine e viceversa, lasciando poi al lettore la possibilità di comprenderne il senso e il significato linguistico, in un senso o nell’altro.

Questa una delle (molteplici) chiavi di lettura. 

E’ il nostro pensiero che determina il modo in cui ci esprimiamo, o la struttura della lingua che parliamo eserciterebbe un’influenza sul processo di categorizzazione mentale di chi parla?

Benjamin Whorf, noto linguista e antropologo americano, insieme al suo maestro Edward Sapir diede vita a uno dei più famosi assiomi linguistici di sempre, la Sapir-Whorf Hypothesis, secondo cui il nostro modo di esprimerci e comunicare, in tutte le forme e modalità, determina il nostro modo di pensare; è quella che viene comunemente riassunta come ipotesi della relatività linguistica. 

“La nostra analisi di ciò che ci circonda e viviamo, segue linee tracciate dalle nostre lingue madri.  Le categorie e le tipologie che individuiamo nel mondo dei fenomeni non le troviamo lì come se stessero davanti agli occhi dell’osservatore; al contrario, il mondo si manifesta in un flusso caleidoscopico di impressioni che devono essere organizzate dalle nostre menti, cioè soprattutto dai sistemi linguistici nelle nostre menti. Noi tagliamo a pezzi la natura, la organizziamo in concetti, e nel farlo le attribuiamo significati, in gran parte perché siamo parti in causa in un accordo per organizzarla in questo modo; un accordo che resta in piedi all’interno della nostra comunità di linguaggio ed è codificato negli schemi della nostra lingua…”.

Nel racconto a cui abbiamo accennato, gli Alieni offrono la possibilità di comprendere la propria facoltà comunicativa, conoscendo la quale si riesce a concepire il loro concetto di tempo non lineare, ma circolare e, di conseguenza, a concretizzarlo in una possibilità, in un dono. Il dono di aprire, figurativamente parlando, un varco nel cerchio dello spazio-continuum, per permettere alla mente umana l’ingresso e uno sguardo nuovo, proiettato in avanti.

Conoscere il futuro, in fondo, significa guardare i propri errori, per comprenderli ed evitare quindi di (ri)commetterli.

Si ritorna allora all’ipotesi di Sapir-Whorf: Il linguaggio incide sulla visione delle cose e dunque se è vero che la lingua che parli determina il tuo modo di pensare, allora è altrettanto vero che, studiandone una nuova, è come se il tuo cervello subisse una decodificazione.

Whorf stesso sosteneva che “Non possiamo parlare affatto, se non accettiamo l’organizzazione e la classificazione dei dati che questo accordo stipula […] significa che nessun individuo è libero di descrivere la natura con assoluta imparzialità, ma è costretto a certi modi di interpretazione, anche quando si ritiene completamente libero.

A dimostrazione della natura intrinsecamente interpretativa del linguaggio, la stessa teoria ha due diverse interpretazioni, una versione forte e una debole.

La prima è nota come determinismo e afferma che il nostro pensiero è interamente determinato dalle strutture della lingua; la versione debole della teoria è definita invece relativismo: le strutture delle lingue eserciterebbero un’influenza sul processo di categorizzazione mentale di chi parla.

“Se si tracciano dozzine di linee di forme differenti, le si nota subito come classificabili nelle categorie di “rette”, “contorte”, “curve”, “zig zag”, perché i termini linguistici contengono in se stessi un carattere stimolante la classificazione. Noi vediamo e udiamo e facciamo altre esperienze in un dato modo in gran parte perché le abitudini linguistiche della nostra comunità ci predispongono a certe scelte di interpretazione.”

Che propendiate per l’una o l’altra interpretazione della teoria , sappiate che la lingua che usate ogni giorno non è così neutra e ovvia come avete sempre immaginato. Ogni volta che parliamo forniamo una rappresentazione simbolica e tangibile della nostra mente e del modo in cui concepiamo il mondo.


Matteo Moro

Architetto dati che lavora nel settore dell’informatica e dei servizi. Interessato alla matematica, al monitoraggio delle prestazioni e a tutto ciò che riguarda il Machine Learning. Professionista dell’ingegneria con un Master focalizzato in Matematica e Informatica presso l’Università degli Studi di Roma Tre e l’Univeristé Aix-Marseille.