Va’ dove ti porta il Dáimōn.

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di Valeria Frascatore_

Alla fatidica, roboante domanda:«Cos’è la felicità?» potrebbero essere fornite miliardi di risposte, tutte ugualmente calzanti e dense di significato, in base al sentire comune.

Se fossi io a dovermi pronunciare, direi senza alcun dubbio che, in questo momento della vita, per me la felicità consiste nell’ascoltare il DAIMON.

Si tratta di una recente scoperta e mi fa piacere condividerla perché mi ha permesso di capire, per esperienza diretta, che la realizzazione dell’individuo, nel corso dell’esistenza, non segue uno schema precostituito,di rigida fissità: per arrivare alla meta non esiste LA STRADA, esistono TANTE STRADE POSSIBILI.

La meta non è altro che il compimento del nostro destino, è ciò a cui siamo singolarmente chiamati per dare senso alla nostra presenza nel mondo. La vocazione, intesa dal punto di vista dell’anima,può essere seguita effettuando una specifica scelta professionale oppure assecondando un’esigenza che spinge, pressante, verso una forma d’arte, un’ideologia, un’attività sportiva, uno stile di vita.

L’essenziale è riuscire a decifrare il codice intimo e recondito che ci è stato individualmente attribuito per dare compiutezza a quella che Paulo Coelho definisce, in maniera mirabile,la leggenda personale. La realizzazione della predestinazione dell’anima contribuisce,oltretutto, ad allontanare la prospettiva di una vita infelice, irrisolta e frustrante, nonchè a farci capire quale essenza incarniamo. Del resto, Platone era solito dire che noi siamo ciò che abbiamo scelto di essere e questo ragionamento rende scontato che sia necessaria la volontarietà: non devono essere le dinamiche di remissività e mera casualità a scegliere per noi.

A proposito del tema della realizzazione, è chiaro che la naturale attitudine dell’anima non coincide necessariamente con la realizzazione economica – di cui,però, non mi sento di negare la rilevanza ai fini della sopravvivenza – perché si tratta di due sfere distinte:l’una riguarda una dimensione prettamente spirituale, l’altra attiene ai bisogni materiali e terreni.

Il DAIMON, infatti, secondo le teorie filosofiche nate con Socrate e Platone e riprese in tempi più vicini a noi da C. G. Jung e J. Hilmann, non è altro che una sorta di “corredo genetico dell’anima” che viene fornito a ciascun individuo ancora prima di venire al mondo: è la sua dote, il suo patrimonio di talento e creatività (un po’ genio, un po’ sregolatezza) singolarmente instillato e che, una volta che l’anima di ciascuno di noi si è incarnata nel corpo, viene del tutto dimenticato, al punto che ci sembra di essere nati vuoti.

In realtà il DAIMON giace inascoltato e, per lo più, compresso ma è come brace che cova sotto la cenere perché,la sua,è una lotta forsennata per farsi largo e liberarsi dalla gabbia in cui la dimensione della coscienza lo tiene prigioniero. Non si placa fino a quando non viene assecondato.

Essendo un partner della sola anima, fa a botte con la parte razionale di ognuno di noi che, presi come siamo dalle necessità quotidiane, dalle incombenze legate al lavoro e alla famiglia nonché da stili di vita spesso concitati e superficiali, tendiamo a ignorarne il richiamo.

Anche io confesso di aver trascorso buona parte della vita reprimendo la chiamata del mio DAIMON.

Ho sempre nutrito una forte passione per la scrittura ma ho finito con l’accantonarla per anni,in nome di una miriade di quelle che ora, col senno di poi, riesco serenamente a qualificare come false priorità.

Proprio queste ultime, mi hanno reso totalmente sorda e cieca a qualsiasi volontà di appagamento dell’ispirazione creativa che, alla fine, si è manifestata in maniera davvero impellente. E io mi sono dovuta arrendere a questa forza dirompente.

E’ avvenuto tutto in una fase della vita in cui mai mi sarei aspettata il verificarsi di così tanti, concomitanti avvenimenti, alcuni dei quali non lasciavano certamente presagire l’assecondamento, da parte mia, della vocazione alla scrittura.

Innanzitutto, qualche anno fa, ho deciso di lasciare la professione di avvocato dopo più di quindici anni di carriera: è stato difficile, doloroso, un po’ mortificante…forse. Amavo il mio lavoro e ho sempre cercato di dare il massimo. Alla mia età, dopo una delusione del genere, avrei potuto arrendermi…altro che daimon!Ma questo non è accaduto.

Successivamente, è scoppiata la pandemia e, anche in tal caso, avrei potuto lasciarmi travolgere dagli eventi e piangermi addosso.

Invece, proprio in un momento tanto critico, di grandi dilemmi ed altrettanti, mille interrogativi su quello che il futuro avrebbe potuto riservarmi, il mio daimon si è aperto il giusto varco, io mi sono concentrata su quella voce interiore e l’ho ascoltata iniziando un percorso di vera e propria rinascita,riappropriandomi di me stessa e delle mie passioni, ormai da troppo tempo sopite.

D’altra parte nessuno, intorno a me, avrebbe potuto essermi di aiuto perché, se il mondo esterno non è in grado di decodificare il messaggio del DAIMON, neppure il DAIMON riesce a comprendere la realtà che lo circonda. C’è un’incomunicabilità pressoché irrisolvibile, se non da noi stessi, nel momento in cui diamo la possibilità a questa famosa luce interiore di illuminarci il cammino.

Sta di fatto che non solo ho ritrovato le giuste motivazioni per reinventarmi professionalmente ma ho ricominciato anche a scrivere. Ho trovato addirittura il coraggio di pubblicare un libro – scelta che, fino a qualche anno fa, avrei considerato una follia – e, grazie a una speciale energia benefica che mi accompagna ormai da diversi mesi, in questo momento ho persino l’opportunità di poter divulgare i miei contenuti attraverso delle collaborazioni piovute letteralmente dal cielo.

Scrivo tanto, sono ispirata e percepisco, a livello quasi epidermico, quella energia creativa di cui ho sentito ripetutamente parlare documentandomi sui risvolti filosofici e psicologici della teoria del DAIMON. Non è una colpa rispondere alla sua chiamata:non è follia…al contrario, è garanzia di benessere.

Scrivere,infatti, mi fa stare bene e mi aiuta a esorcizzare perplessità, paure e insicurezze. Adoro condividere le mie emozioni con altre persone ma non ne cerco l’approvazione a tutti i costi. Anzi, preferisco pensare che le mie parole generino dibattito e forniscano spunti critici, in modo da poter avere occasioni di confronto, anche a distanza, con quanti mi leggono.

Non so esattamente dove mi porterà il percorso che ho intrapreso e forse neppure sono smaniosa di trovare a tutti i costi una risposta a questo quesito. Sono partita senza pretese, senza darmi obiettivi precisi e totalmente priva di ambizioni:faccio quello che mi piace e, per me, è già tantissimo. Provo a coltivare la mia passione in sordina, a piccoli passi.

L’unica cosa che so è che, dal 2019 ad oggi, non c’è stato un solo istante in cui abbia percepito come infruttuoso, sbagliato, insensato l’ascolto della voce del mio DAIMON.

Lui sapeva già tutto ancor prima che ci conoscessimo. Io no, ma mi sono affidata. E non tornerei indietro, perché ho sperimentato delle emozioni intense e genuine che hanno reso unica e irripetibile la mia personale esperienza.

Una volta il mio DAIMON mi ha detto: “scrivi tanto, non smettere mai perché ti fa stare bene e ti condurrà a cose buone” . Si è avverato tutto.

Rispondere alla sua chiamata, così come decidere di pubblicare un libro – che, tra le altre cose, racconta in nuce di come ho seguito la mia vocazione – è stata una delle cose migliori che abbia fatto nella vita, dopo i miei figli.

Certo, l’esperienza che ho vissuto è decisamente più articolata e densa di aneddoti,ma intendo rispettare una precisa consegna di riserbo e ossequioso silenzio nel non rivelarli. Ho imparato ad apprezzare e praticare la discrezione a oltranza come stile di vita. Credo sia un buon allenamento finalizzato a evitare di ripetere determinati errori e a porre rimedio a quelli ,eventualmente, commessi finora.

La mia sarà anche una storia come un’altra, forse banale…di quelle che passano inosservate ma cedere alla banalità o passare inosservata per non averla raccontata, mi avrebbe resa decisamente più infelice e soprattutto avrebbe impedito a chi la sta leggendo in questo momento di comprendere che, nella ricerca della vocazione spirituale, non si è soli. Anche se, poi, la scelta finale di rispondere alla chiamata è esclusivamente nostra.

Rudyard Kipling diceva “Quando ti fai guidare dal tuo DAIMON ,non cercare di pensare coscientemente. Lasciati andare, aspetta e obbedisci “.

Io mi sono lasciata andare, l’ho ascoltato, ho obbedito e ora non lo lascerò più andare via.

Glielo devo, in nome del sogno di realizzazione interiore che mi ha regalato da cui, francamente ,spero proprio di non svegliarmi.


Valeria Frascatore_

Ho 47 anni. Coniugata, due figli. Sono un ex avvocato civilista, da sempre appassionata di scrittura. Sono autodidatta, non avendo mai seguito alcun corso specifico sulla materia. Il mio interesse é assolutamente innato, complici – forse – il piacere per le letture, la curiosità e la particolare proprietà di linguaggio che,sin dall’infanzia, hanno caratterizzato il mio percorso di vita. Ho da poco pubblicato il mio primo romanzo breve dal titolo:Il social-consiglio in outfit da Bianconiglio. Per me è assolutamente terapeutico alimentare la passione per tutto ciò che riguarda il mondo della scrittura. Trovo affascinante l’arte della parola (scritta e parlata) e la considero una chiave di comunicazione fondamentale di cui non bisognerebbe mai perdere di vista il significato, profondo e speciale. Credo fortemente nell’impatto emotivo dello scrivere che mi consente di mettermi in ascolto di me stessa e relazionarmi con gli altri in una modalità che ha davvero un non so che di magico.