Tra ragione e follia.

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One of six woodcuts to the chess story The Royal Game by Stefan Zweig. Artist: Elke Rehder, Germany.

di Borislav Mancini_

Si è sempre associato il gioco degli scacchi ad una rappresentazione simbolica di una guerra strategica, una attività tipicamente machiavellica.

Ma io li ho sempre considerati come una sorta di ragionamento esasperato, di lucida follia, che può portare ad un black out mentale.

Il ragionamento estremamente razionale, portato alle estreme conseguenze, ti può a volte trascinare  in un loop astratto dove il pensiero rischia di perdersi, e così la ragione.

Per questo si parla di ossessione, e di conseguenza, è facile comprendere perché la letteratura spesso si avventura lungo il cammino cercando di seguirne il filo, fino a sfiorare e in certi casi, raggiungere la follia.

Seguire il proprio ragionamento e quello del proprio avversario cercando di anticiparne le mosse, in un rincorrersi di aspettative e conoscenza di se stessi e dell’altro, è tipico di un certo tipo di psicoanalisi, e dunque ha a che fare in senso lato, anche con la pazzia.

Tra le migliaia di libri che trattano l’argomento, alcuni possono presentare sfaccettature interessanti che ovviamente invito ad approfondire. La difesa di Lužin” di Vladimir Nabokov ad esempio, spiega in qualche misura quanto ho descritto. L’autore, appassionato giocatore degli scacchi, ammette che nel corso dei suoi vent’anni d’esilio ha dedicato un’enorme quantità di tempo alla composizione di problemi scacchistici, al punto che si rammarica che negli anni più prolifici della sua vita, lo studio maniacale del gioco e delle sue infinite potenzialità mentali, abbia preso così tanto tempo da fargli trascurare altre esperienze, che rimpiange di non poter ormai più fare. La vita del protagonista del romanzo,  Lužin, era fatta di pedine da muovere sulla scacchiera; di strategie nuove da creare ogni volta, di partite da vinceredi avversari da battere. Fuori dalla scacchiera, nulla ha senso per Lužin, e nulla davvero esiste. La resa dei conti di questa “malattia” si riassumente nella convinzione che porta il protagonista del racconto a convincersi che una perversa combinazione di mosse sia stata ordita dalla vita contro di lui e che debba escogitare una difesa valida per non soccombervi.

Samuel Beckett, nel suo romanzo “Murphy” sceglie di far ruotare tutta questa ossessione intorno al protagonista che, verso la fine del romanzo, gioca un’epica partita a scacchi con il signor Endon. Murphy inizia a lavorare come infermiere in un ospedale psichiatrico e scopre che la pazzia dei pazienti è un’attraente alternativa all’esistenza cosciente. Attraverso le potenzialità artistiche e metaforiche degli scacchi, cerca senza riuscirci di riprodurre il gioco simmetrico e ciclico del suo rivale, nella stessa misura in cui è incapace di lasciarsi andare a manifestazioni che non siano speculari a quelle del suo malato avversario.

Il legame tra un’innata propensione al gioco degli scacchi e l’incompetenza sociale, sia determinata da una qualche forma di malattia mentale o meno, è così stretto nel nostro quadro immaginifico da diventare un tratto caratteristico che va a incastrarsi nella descrizione di un carattere timido e schivo. Senza voler approfondire troppo l’argomento,negli anni Settanta del secolo scorso era diventato di moda credere che lo schizofrenico nella sua follia sia in un certo senso più vicino alla verità di noi tutti, nella nostra cosiddetta sanità. 

La novella degli scacchi” di Stefan Zweig non è come nei casi precedenti un romanzo, ma un racconto che l’autore scrisse nel 1941, pochi mesi prima di suicidarsi, nel pieno della seconda guerra mondiale e ovviamente dell’incubo nazista. In questo caso, la componente angosciosa è largamente presente, come una sorta di marchio indelebile. Tema centrale del racconto sono ovviamente gli scacchi, mondo a cui l’autore si appassionò negli anni in cui visse a Petropolis. Gli scacchi erano per Zweig l’unica vera distrazione dal lavoro. La trama di partenza è semplice. A bordo di una nave da crociera il dott. B. e il signor Czentovič, giocano una drammatica partita a scacchi, come nel capolavoro di Ingmar Bergman, Il Settimo sigilloIntorno alla scacchiera si sfidano due persone profondamente diverse. Il dottor B. è dotto, elegante, rappresentante della cultura del vecchio mondo, colta e raffinata, di quell’età d’oro di matrice Ottocentesca, a un passo dal definitivo tramonto. L’altro, invece, nonostante sia il campione mondiale in carica, è un uomo rozzo, arrogante e profondamente venale, espressione di quel mondo che si sta sfrontatamente affermando.Non si tratta di una semplice partita ma di una vera e propria resa dei conti con la vita. Una sfida fra due uomini diversi ma uniti dal mistero e da due esistenze avvolte in una enigmatica nebbia.

Con rare eccezioni, i personaggi delle storie citate vivono in funzione del loro mestiere e sembrano vedere il mondo attraverso il filtro di una scacchiera, avendo di fronte personaggi fortemente alienati dal mondo, vivi e capaci quasi esclusivamente quando si tratta di giocare. In tutti i casi è presente un forte dualismo, una contrapposizione appassionata tra scacchisti che si considerano l’uno la nemesi dell’altro. La presenza di un acerrimo rivale è quasi obbligata, e nel caso degli scacchi è curioso notare come a questo violento dualismo si accompagni un’evidente vena sociologica. 

In fondo, il giocatore di scacchi è libero di scegliere ad ogni mossa varie possibilità. Ma ogni mossa comporterà una serie di conseguenze ineluttabili. La necessità di compiere un certo tipo di mossa, determinerà il risultato finale, facendo si che questo non sia il risultato del caso, ma di una decisione consapevole e ragionata. Un confronto tra libertà e destino, fra conoscenza e impulso. Tra ragione e follia.

Note sull’autore_

Borislav Mancini è nato a Kiev nel 1964 dove il padre Pietro, ingegnere, lavorava per una multinazionale italiana. La madre Alina Solovyova appartiene ad una famiglia altolocata della capitale ucraina.

Trasferitosi in italia da ragazzo, ha compiuto gli studi superiori a Roma prima, e Udine successivamente dove si è Laureato in Lingue e letteratura extraeuropea presso l’università di Udine. Appassionato di scacchi sin da bambino, è stato nella TOP 100 del Live rating mondiale.

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