Il Primo Angelo: sintesi

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Il ciclo di mosaici della navata centrale della Basilica di Santa Maria Maggiore, commissionato da Papa Sisto III (432-440 d.C.), è una delle testimonianze più straordinarie e complete dell’arte paleocristiana e contiene una gemma artistica eccezionale: la prima rappresentazione attualmente conosciuta dell’Arcangelo Michele.
Nel pannello che illustra il passo del Libro di Giosuè (Gs 5,13-15), vediamo Giosuè, a capo del suo esercito, prostrarsi di fronte a una figura imponente, stante su una roccia-podio, che si qualifica come “Capo dell’esercito del Signore”.


* Identificazione Teologica:

Sebbene il testo biblico non faccia esplicitamente il nome dell’arcangelo, la tradizione dei Padri della Chiesa ha quasi unanimemente identificato questa figura con San Michele. È la sua prima grande manifestazione nell’Antico Testamento come “Strategos”, ovvero condottiero e capo supremo delle milizie celesti.


* Iconografia Precoce:

Questo mosaico è fondamentale perché ci mostra la prima rappresentazione artistica di Michele in questo ruolo di comandante.

L’iconografia non è ancora quella del guerriero medievale alato.  La figura è rappresentata in uno stile da soldato tardo-romano, senza ali ma con l’aureola, vestito con una uniforme che denota autorità e potenza; e senza elmo e bilancia, attributi che diventeranno canonici secoli dopo. È sicuramente un angelo-principe guerriero, un condottiero celeste la cui autorità è divina.
* Un Ponte tra le Iconografie: La rappresentazione di Santa Maria Maggiore si colloca in un punto cruciale. È precedente alle figure di angeli come semplici messaggeri o dignitari di corte (come nel Dittico del British Museum o a Sant’Apollinare in Classe), ma precede anche la standardizzazione di San Michele come soldato di Cristo che sconfigge il drago, iconografia che verrà popolarizzata in Occidente soprattutto dai Longobardi.
In conclusione, il mosaico di Santa Maria Maggiore è una testimonianza eccezionale e antichissima dell’interpretazione di San Michele come capo delle armate divine, un’immagine potentissima che ha gettato le basi per tutta l’evoluzione successiva della sua figura nell’arte cristiana. Rappresenta un punto di partenza cronologicamente ed artisticamente fondamentale nello sviluppo della sua iconografia.

Le successive rappresentazioni artistiche  conosciute di San Michele Arcangelo risalgono infatti all’arte bizantina, un periodo in cui la sua figura assumeva connotazioni molto diverse da quelle del principe guerriero di Santa Maria Maggiore

L’iconografia bizantina lo ritrae infatti principalmente come un messaggero e un dignitario della corte celeste,

abbigliato con sontuose vesti simili a quelle dei funzionari dell’Impero Romano d’Oriente,  a sottolineare il suo ruolo di “primo ministro” di Dio.

  • Dittico in avorio del British Museum (circa 525-550 d.C.): Considerata una delle più importanti e antiche raffigurazioni dell’arcangelo, questa tavoletta in avorio proveniente da Costantinopoli mostra una figura maestosa, identificata come San Michele. L’arcangelo, privo di nimbo, tiene in una mano un globo sormontato da una croce e nell’altra un lungo scettro. È vestito con una tunica e un pallio, abiti tipici dell’aristocrazia tardo-romana e bizantina.
  • Mosaici dell’arco trionfale di Sant’Apollinare in Classe (VI secolo): In questa basilica ravennate, San Michele è raffigurato, insieme all’arcangelo Gabriele, ai lati del clipeo con il Cristo. Anche in questo caso, è rappresentato in abiti da dignitario di corte, con la clamide purpurea, simbolo di potere imperiale.

  • L’Arcangelo torna Guerriero:  L’Influenza Longobarda.

  • L’immagine di San Michele come combattente e difensore del popolo di Dio si diffonde in Occidente soprattutto grazie alla devozione dei Longobardi, che lo elessero a loro patrono.
  • Monete di Re Cuniperto (688-700 d.C.): Tra le prime testimonianze dell’iconografia guerriera di San Michele vi sono le monete coniate dal re longobardo Cuniperto. Su questi tremissi aurei, l’arcangelo è raffigurato stante, armato di lancia e scudo, per la prima volta dopo  associato a un’immagine militare.
  • Santuario di Monte Sant’Angelo: Sebbene l’affresco originale sia andato perduto, fonti storiche attestano la presenza di un’immagine di San Michele che trafigge il drago nel santuario garganico in epoca altomedievale (anteriore al IX secolo). Questo luogo, sorto dopo le apparizioni del V secolo, divenne un centro propulsore del culto micaelico e della sua iconografia guerriera in tutta Europa.

  • La Visione di Castel Sant’Angelo
    Una menzione particolare merita la leggenda legata a Roma. Secondo la tradizione, nel 590 d.C., durante una grave pestilenza, Papa Gregorio Magno ebbe la visione di San Michele Arcangelo sulla cima della Mole Adriana, nell’atto di rinfoderare la spada, a significare la fine dell’epidemia. Questo evento, che diede il nome di Castel Sant’Angelo al monumento, ha ispirato innumerevoli opere d’arte nei secoli successivi. Tuttavia, le statue che oggi coronano il castello sono di epoche molto più tarde. La prima statua documentata, in legno, risale alla fine dell’XI secolo.

  • Possiamo individuare quindi due filoni iconografici principali per le prime rappresentazioni di San Michele Arcangelo: quello bizantino, che lo raffigura come un nobile dignitario celeste, e quello occidentale, che, soprattutto a partire dall’epoca longobarda, ne esalta le virtù di guerriero e protettore, e che trae origine proprio nell’eccezionale mosaico di Santa Maria Maggiore.

Giancarlo De Leo

Fuorimag.it

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