Foro.. Italico sì, ma alla maniera greca!

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Piscine coperte del CONI e Università del Foro Italico, Roma. Arch. Costantino Costantini.

I vari grandi campioni stranieri di nuoto, tennis, atletica o rugby che abbiano avuto la fortuna di partecipare al Trofeo Settecolli, agli Internazionali, al Golden Gala o al Sei Nazioni sono concordi nell’affermare che gli impianti sportivi del Foro Italico sono tra i più suggestivi del mondo. Difficile dar loro torto; peccato che questa meravigliosa parte di Roma, definita a valle di Ponte Milvio tra le pendici di Monte Mario e l’ansa del Tevere, dopo più di 90 anni dai primi progetti non risulti essere ancora stata studiata con la dovuta attenzione e la giusta distanza critica, perché continua a pagare lo scotto della sua forte valenza simbolica, ancora ben percepibile.
Indubbiamente, si tratta di un bel manifesto del regime fascista, che al tempo pretendeva per la gioventù le migliori strutture oltre che “luce, aria, acqua e sapone”; ma la matrice ideologica non può e non deve nascondere l’evidente qualità degli edifici originari e dell’intero impianto urbanistico, da considerare come capolavori in senso assoluto.
Qualche anno fa si parlava – spesso anche a sproposito – di “impatto ambientale” così come adesso vanno per la maggiore altri termini come “sostenibilità” e l’oramai usurata “ecologia” (omettendo qui, per carità di patria, gli orrendi e corrispondenti termini/derivati anglofoni) però quasi sempre dimenticando di citare il primo storico esempio nel campo architettonico, quello inarrivabile dei teatri – e degli stadi – greci: dove gli invasi dedicati agli attori o agli sportivi erano incavati nel terreno, quindi senza dover creare
strutture in elevazione per le gradinate. Era quella la sensibilità “green” propria dei tempi. Quella era anche la cultura dell’Ellade, davvero molto più sensibile e raffinata di quella dei loro invasori romani: potremmo ragionevolmente supporre che un cittadino di Atene, Sparta o Delfi del VII secolo a.C., se proiettato nel futuro, avrebbe considerato anche il Colosseo (I sec. D.C.) come un vero ecomostro.
E appunto con i criteri urbanistici di Olimpia, Siracusa ed Epidauro l’Architetto Enrico Del Debbio (1891-1973) convinse i gerarchi del ventennio a scegliere per il Foro proprio quell’area depressa sulla sponda destra del fiume, spesso soggetta ad inondazioni: perché si adattava idealmente all’impianto di attrezzature alla “maniera ellenica”, incavando campi e stadi per consentire la salvaguardia paesistica della macchia arborea esistente e del versante est del Monte Mario; lasciando così emergere la possibilità di allestire l’intera aera a parco pubblico dotato di un magnifico e tuttora invitto sfondo collinare, per la gioia di adulti e bambini che ancora oggi sciamano felici in questo angolo di paradiso, anzi …del Monte Olimpo!

(cliccare sulle immagini per vederle per intero ed ingrandite)

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