Le installazioni di Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli per la Collettiva Rome Art Week “We as Nature”

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(di Sabrina Consolini)

Per il primo numero di questa rivista online vogliamo dare spazio alla più importante manifestazione di Arte Contemporanea che si è tenuta a Roma a fine 2020: la IV ed. di Rome Art Week (dal 26 al 31 ottobre) che a causa delle restrizioni del DpCM ha visto annullati, all’ultimo, i tantissimi degli oltre 100 eventi espositivi in programma che sono visibili (per tutto il 2021) a 360° sul sito www.romeartweek.com. Dei 350 artisti italiani che hanno partecipato a RAW 2020, in 50 sono invece presenti alla Collettiva prevista per l’Opening, “We as Nature”, un progetto della curatrice Roberta Melasecca che fa riferimento all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. La Collettiva a cura di Roberta Melasecca, con la collaborazione dei curatori Fabio Milani e Sabrina Consolini si è tenuta presso gli spazi dell’Hotel Ripa Roma e Ripa Place. Tra i 50 artisti partecipanti troviamo alcuni nomi celebri dell’arte contemporanea come Achille Pace, Piero Gilardi, Tancredi Fornasetti e Achille Perilli che si sono confrontati con opere su tela, sculture e installazioni, per indagare il rapporto tra uomo e natura. A catturare il nostro sguardo, perché più concettuali, sono state soprattutto alcune opere di noti e raffinati artisti internazionali: Anghelopoulos, Micaela Legnaioli e Fabiana Roscioli.

All’ingresso nella hall dell’Hotel erano esposte due installazioni: quella di Anghelopoulos “Stazione di posta-Riappropriazione” sottotitolo Sedia con lettere (2019) è composta da semplici oggetti in legno: un bancale (oggetto simbolo del mercato globale su cui vengono trasportate le merci), una vecchia sedia in legno (che è memoria del nostro passato, dei nostri anziani e della vita semplice nelle campagne) e da un cumolo di lettere intagliate (con cui i bimbi imparano le lettere dell’alfabeto e a scrivere il loro nome). Questi semplici elementi, di legno naturale, rappresentano per Anghelopoulos un punto di sosta, di osservazione per l’uomo viaggiatore – sia nel senso di “post-azione”, ovvero nuovo insediamento, con uno spirito pionieristico, quindi con volontà di ricostruzione di una umanità che deve ripartire dalla Natura e dalla Comunicazione, autentica, tra esseri umani. La base per quella ricostruzione di un Nuovo Umanesimo -indicato dal sociologo Zygmunt Bauman- che è urgente e necessaria e che deve compiersi dalle ceneri delle rovine della comunicazione contemporanea. Una comunicazione che attraverso l’uso eccessivo dei social e dei media è spesso omologata, banalizzata, urlata e che non comunica più le cose davvero importanti. Ecco allora che la Stazione di posta di Anghelopoulos è un’occasione per fermarsi e riappropriarsi dei significati, soprattutto delle parole, dei simboli -a partire dai più elementari- e successivamente dei gesti che possono generare azioni complesse e socialmente significative.

Di fronte, troviamo l’installazione di Fabiana Roscioli “Paradiso e Inferno” (1989) che è composta da un dipinto su un grande pannello. L’opera è davvero molto raffinata e realizzata sui toni naturali dell’ocra, dell’azzurro e del verde muschio su uno fondo dorato che raffigura, accanto ad elementi decorativi naturali, un grande uovo. Quest’ultimo che è il simbolo della vita che compare insieme alla Colomba è stato scelto per la collettiva dall’artista, come opera-simbolo della forza rigeneratrice, necessaria all’uomo, per una Vita in Armonia e Pace con la Natura. L’opera è poggiata su di una vecchia sedia in paglia con alcuni rami con foglie, bacche e fiori.

L’altra grande installazione di Micaela Legnaioli “Foglie nel vento” (2019) posta nel Ripa Place è costituita da un muro bianco e da ventidue foglie, tutte di forma e dimensioni differenti, così come diversa è la loro provenienza. Le foglie, poste l’una accanto all’altra, sono realizzate in gesso e resina, di colore bianco, per sottolinearne l’omogeneità nella loro diversità. La vicinanza delle foglie è casuale e provvisoria. Quando arriverà il vento spargerà le foglie ognuna in un’altra collocazione. La foglia simboleggia l’ineluttabilità del cambiamento e del rinnovamento. Le foglie hanno poteri curativi e protettivi. Le foglie rappresentano noi esseri umani, tutti diversi, vicini ma in balìa del vento della vita che ci porta in posti a noi sconosciuti. Il muro bianco è il luogo dove idealmente viviamo e rappresenta il nostro destino invisibile: assume spessore e materia attraverso le foglie che sembrano emergere. Il muro, dove temporaneamente siamo appesi, sottintende per le foglie il dato casuale del trovarsi in un punto piuttosto che in un altro.  Ad essere raffigurato è un luogo mentale per descrivere l’incertezza del destino degli esseri umani. “Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto” scriveva Kandinskij. Il bianco come astrazione e sottrazione. Bianco è il muro e bianche sono le foglie, diverse nella forma, come una storia di destini e silenzi differenti. La certezza di trovarsi a lungo in un posto custodito o in una situazione confortevole non esiste. Noi tutti, nel tempo che ci è dato vivere, come le foglie, viaggiamo nel mondo indipendentemente dalla nostra volontà. Cerchiamo di controllare e scegliere il nostro viaggio ma, forze più grandi di noi, stabiliscono il nostro percorso. L’artista Micaela Legnaioli vuole far riflettere sul fatto involontario e l’accidentalità del trovarsi in un determinato luogo a causa dell’imprevedibilità della vita che, come il vento con le foglie, scompagina, sposta e rimescola decidendo il destino di ognuno.

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